Pensierini

Il vento sta calando a Fortezza Bastiani, il cielo è blu, l’estate ormai illanguidisce come una zitella di mezza età e io mi faccio delle domande. Abitudine inveterata e pericolosa, ma, come noto, “nessuno siam perfetti ognuno ci ha i suoi difetti”.

Qualcuno ha scritto che un vaticanologo in fondo è un cremlinologo che ha studiato il latino. Quelli un poco più avanti negli anni si ricorderanno le corrispondenze di Demetrio Volciç da Mosca, la lettura di una frase che sottintendeva, un’allusione che indicava, un sopracciglio alzato che prospettava, un raffreddore che sterminava. Bei tempi. Ogni Putin prima spara e poi spiega. Ma per fortuna c’è il Vaticano. Per fortuna (si fa per dire). Mi viene in mente quella vecchia storiella circa le vacanze della Trinità: il Padre vuole andare al mare, il Figlio in montagna, lo Spirito Santo nell’unico posto al mondo dove non è mai stato. Il Vaticano.

In quel libriccino sovversivo scritto da Luca, Marco, Matteo e Giovanni (ebrei e quindi, forse, comunisti) ho letto tante volte: “Il vostro parlare sia sì, si, no,no, tutto il resto appartiene al demonio”. Quando Cristo salì sul monte a predicare non aveva dietro Navarro Valls e relativo ufficio stampa. Ma si sa, i tempi sono cambiati. Eccome se sono cambiati!

Leggete un comunicato stampa della Sala stampa Vaticana e/o della CEI (Comunicazioni ermetiche indefinite) e poi dite cosa ci avete capito. Salvo mettersi lì e parola per parola, sottomano il dizionario Vaticano-italiano, una paio di trattati di kabbalah e ergonomia linguistica babilonese, iniziare a decrittare, interpretare, strologare. Roba che si fa prima a tornare all’aruspicina e interrogare le viscere del primo pollo della Coop.

Vabbè, sono un cattolico da poco, sempre più affaticato, però. Però c’è un limite, credo, e quel limite negli ultimi tempi mi sembra sempre più spesso non solo superato ma saltato, bypassato, quasi ridicolizzato. Se in tempi così difficili neppure la Chiesa è in grado di aiutare un povero cristiano, cosa ci si può aspettare?

“Signore, da chi andremo, solo tu hai parole di vita eterna”. Già da chi andremo?

Tormentoni: l’ora di religione

Come nel teatro d’avanspettacolo il “tormentone” era quella macchietta ricorrente che a senso, o no, interrompeva il corso della scena, così anche noi abbiamo i nostri “tormentoni”. Quello ferragostano 2009 sarà “L’ora di religione”. Il TAR del Lazio, una volta tanto, ha emesso una sentenza logica e motivata, degna di uno stato laico. La religione come materia facoltativa non deve dare adito a “crediti” e gli insegnanti relativi (designati dal vescovo, motu proprio, senza concorsi o inutili orpelli ma pagati dallo stato, cioè noi) non devono partecipare agli scrutini.

Apriti cielo! Mamma li turchi, episodio di “bieco illuminismo” (ma alla CEI chi glieli scrive i testi? Il portiere del “Bagaglino”?), discriminazione, la gelmina tuona “la religione cattolica esprime un patrimonio di storia, di valori e di tradizioni talmente importante che la sua unicità deve essere riconosciuta e tutelata. Una unicità che la scuola, pur nel rispetto di tutte le altre religioni, ha il dovere di riconoscere e valorizzare», insomma per dirla con Orwell, tutte le religioni sono uguali, ma una è più uguale delle altre. Bene. Viva.

Io, da cattolico affaticato ma praticante, condivido in pieno la sentenza del TAR. Mi piacerebbe vivere in un paese dove i vescovi facciano i vescovi (mestiere già complicato di suo), senza perdere tempo ed energie in nomine, sia che si tratti di fondazioni bancarie che di insegnanti pagati dal denaro pubblico. Un paese dove nelle scuole si insegni, con docenti formati nelle pubbliche università, la materia di “storia delle religioni” (tutte) e si lasciasse ai singoli e alle famiglia la cura dell’educazione religiosa. Il mio dissenso lo esprimo da anni, contribuendo alla auspicata povertà della Chiesa, destinando il mio 8 per mille alla Chiesa Valdese (fra l’altro fra i promotori dell’azione legale oggi conclusa dal TAR del Lazio). Vorrei una Chiesa che fosse Chiesa e uno Stato che fosse Stato. Senza Concordati, accordi vari e giochini di soldi o peggio ad intercorrere fra i due. Vorrei.

Tanto si sa come finirà, la gelmina ricorrerà al Consiglio di Stato e la questione sarà riportata nei binari della “normalità”. Soldi e potere. Business as usual.

Adiuvamos eos ut pudeant (Aiutiamoli a vergognarsi /6)

Adiuvamos eos ut pudeant (Aiutiamoli a vergognarsi /6)

Il Vaticano ha ritirato la scomunica ai vescovi lefebvriani.
Adiuvamos eos ut pudeant. Che si vergognino. Ma davvero! Modesta richiesta di un povero cristiano che è stanco, di vedere la gerarchia insultare il diritto, il buon senso, la storia. Una gerarchia che rappresenta sè stessa, autoriproducente. Le chiese si svuotano, i seminari sono in vendita, ci vorrebbero segni profetici e questi cosa fanno? Sordi ai segni dei tempi, rincorrono piccoli brandelli di potere, illusioni di rivincita, incuranti del distacco morale, prima ancora che politico di quel popolo di Dio che pretenderebbero di rappresentare.
Ma le vie della Provvidenza, si sa, sono infinite. Anche questo Papa, alla fine, penso sia provvidenziale, per la nostra salvezza, come sconto dei nostri peccati, come una penitenza, come una lunga Quaresima.

Alberigo_301006_DossettiConcilio.pdf

Il vescovo: “L’olocausto non è mai esistito”

Tale Richard Williamson, nominato vescovo da tale Marcel Lefebvre, ha dichiarato: “..Sì,..secondo me le camere a gas non sono mai esistite..L’antisemitismo può essere cattivo solo quando è contro la verità, ma se c’è qualcosa di vero non può essere cattivo.” Un suo sodale, tale Franz Schmidburger, responsabile della Fraternità [lefebvriana] in Germania afferma che gli ebrei di oggi portano la colpa del deicidio, finchè non prenderanno le distanze dai loro avi e non riconosceranno la natura divina di Gesù Cristo.

(La Repubblica, 23.1.2009)

Al signor Williamson, al suo sodale Schmidburger e ai loro amici non chiedo di vergognarsi, perchè per poterlo fare ci vuole coscienza e onestà, doti di cui sono notoriamente sprovvisti, chiedo invece di vergognarsi alle gerarchie vaticane se si realizzasse quanto ventilato negli ultimi giorni, ovvero il ritiro della scomunica ai lefebvriani che sarebbe stata nelle intenzioni del pontefice germanico. Ricordo che non è stata mai ritirata la scomunica irrogata ai comunisti nel 1949.

Il compagno Gianfranco

Fini: “Leggi razziali, un’infamia e la Chiesa non si oppose”

Nuova condanna del Presidente della Camera a 70 anni dai provvedimenti. “Fare i conti con questa vergognosa pagina alla quale l’Italia e il Vaticano si adeguarono”. Levata di scudi nel mondo politico cattolico: “Sulla Chiesa Fini sbaglia”. Un richiamo apprezzato invece da Veltroni, Bondi e dalla comunità ebraica.
ROMA – Il fascismo rivelò la sua anima razzista prima delle leggi razziali, ma la Chiesa non fece abbastanza per opporsi a “quell’infamia”. Il presidente della Camera Gianfranco Fini torna a condannare duramente le leggi razziali, ma questa volta – a Montecitorio, in apertura del convegno “1938-2008: settant’anni dalle leggi antiebraiche e razziste, per non dimenticare” – sottolinea anche la passività della società italiana e della Chiesa cattolica contro la legislazione antiebraica.
Ridirei ciò che ho detto. Di fronte alle vivaci prese di posizione non solo dal mondo cattolico contro le sue parole Fini è tornato sul tema ribadendo il concetto. “Ho espresso un convincimento, direi quasi banale, non pensavo che potesse determinare delle polemiche politiche. Io mi riferivo al 1938 e non al 1942. Leggere dichiarazioni polemiche fa parte del quotidiano di un politico, ma io riscriverei il concetto che ho detto perché mi sono documentato e ho fatto riferimento ad un documento del Vaticano del 2000 sulla Chiesa e gli errori del passato”.
“Vergogna”. Fini usa parole dure, come “infamia”, “odiosità” e “vergogna” per riferirsi ai provvedimenti varati da Mussolini: “La loro odiosa iniquità si rivelò in particolare contro gli ebrei che avevano aderito al fascismo. Ma l’ideologia fascista da sola non spiega l’infamia – sottolinea il presidente della Camera – c’è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata, nel suo insieme, alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica”. Oggi Fini e il presidente degli ebrei italiani Renzo Gattegna hanno scoperto una targa nella sala della Regina a Montecitorio per ricordare il settantesimo anniversario.
Il significato. Fare i conti con “l’infamia storica” delle leggi razziali per Fini significa “avere il coraggio di perlustrare gli angoli bui dell’anima italiana, sforzarsi di analizzare le cause che la resero possibile, in un Paese profondamente cattolico e tradizionalmente ricco di sentimenti di umanità e solidarietà”.
Le cause. Tra le cause delle leggi razziali, ricorda il presidente della Camera, “c’è l’anima razzista che il fascismo rivelò nel 1938, ma già presente nell’esasperazione nazionalistica che caratterizzava il regime e la politica coloniale”. E alla base della “mancata reazione della popolazione”, continua, ci furono altri elementi, come “la propensione al conformismo” o la “possibile condivisione della popolazione, negata ma presente, dei pregiudizi e delle teorie antiebraiche, una vocazione all’indifferenza più o meno diffusa”. Dunque, “denunciare l’inequivocabile responsabilità politica e ideologica del fascismo non deve portare a riproporre lo stereotipo autoassolutorio e consolatorio degli ‘italiani brava gente'”.
Le reazioni del mondo politico cattolico. Dopo la netta presa di posizione di Fini, una levata di scudi bipartisan nel mondo politico cattolico. Il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi (Pdl), ha detto: “La Chiesa ha sempre con forza contrastato le leggi razziali, cercando di aiutare gli ebrei perseguitati anche a rischio della vita di numerosi sacerdoti, suore e laici. Questi sono i fatti, lo testimoniano le pagine dalla storia”. Gli ha fatto eco Enrico Farinone (Pd): “Sul fatto che leggi razziali fossero un’infamia siamo d’accordo. Sul fatto che nemmeno la Chiesa sia opposta no. Generalizzare non serve”. Secondo Renato Farina (Pdl): “Che la Chiesa non si sia opposta alle leggi razziali è una leggenda nera, e dispiace che il presidente Fini si adegui a questa versione della storia politically correct”.
Anche Veltroni d’accordo con Fini. D’accordo con le parole di Fini sulla chiesa poco esposta contro le leggi razziali si dichiara Walter Veltroni: “Sono una verità storica, una verità palmare” su cui sono incomprensibili le polemiche. A sostegno di Fini interviene anche il segretario del Pri, Francesco Nucara: “Parole coraggiose, veritiere. Del resto, c’è poco da discutere, visto che Giovanni Paolo II si scusò con il popolo ebraico per le leggi razziali e altro ancora. Vogliamo sperare di non essere noi gli unici a ricordarsi di Wojtyla”. Il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi è convinto che l’applicazione delle leggi razziali del 1938 “fu permessa da un generale ottundimento degli italiani che in buona parte, per quieto vivere, non si esposero troppo a favore degli ebrei”.
“La chiesa non prese una posizione sul massacro degli ebrei”. “Un richiamo che apprezzo perché ricorda che il mancato pronunciamento ufficiale della Chiesa di allora contro la Shoah favorì il persecutore nazista” è il commento dell’ex presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Amos Luzzatto alle parole del presidente della Camera Gianfranco Fini. “A tutt’oggi siamo nelle condizioni di dover dire che, a parte l’ipotetica enciclica di Pio XI, la chiesa cattolica non prese una posizione ufficiale sul massacro degli ebrei. E il silenzio – continua Luzzatto – rafforzò indubbiamente la possibilità del regime nazista di non doversi guardare le spalle. Quando deportarono gli ebrei romani è impossibile che in Vaticano non si sapesse”.


(16 dicembre 2008)

 

I testi delle Leggi razziali:
http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=2037&idCat=75