Nemico del popolo 2. Senza vendetta

01 azione reggiane grandew472003123922.jpgUn amico mi ha dato una tirata d’orecchi: “Non trattare troppo male la CGIL”. Siamo in un paese dove è ancora è ammesso tutto (meglio, molto) ma non invitare gli amici a fare qualche riflessione, dove prevale una logica di eterno conflittoe, si sa, sotto il fuoco nemico non si può stare tanto a sottilizzare. I miei 25 lettori si ricorderanno che le mie riflessioni non andavano tanto ai contenuti (di economia non ne capisco molto) quanto agli strumenti che venivano utilizzati per difendere/contrastare quei contenuti. Mi colpiva (e mi colpisce) come continuassimo ad usare nel XXI secolo tattiche e strumenti di lotta obsoleti e ormai autolesionisti. Non me la “prendo” con la CGIL, come non dimentico che CISL e UIL hanno mandato giù le peggio cose con il governo del satiro plastificato e di Sakkoni e si mettono a fare sciopero oggi che c’è il buon Monti.

Il mio mestiere mi costringe a guardare i tempi lunghi anche nella storia sindacale/politica e non posso fingere che sempre tutto sia stato fatto bene e che le “meravigliose e progressive sorti” abbiano sempre segnato lo scenario nazionale e locale. Non santifico Santa Romana Chiesa, figurarsi organizzazioni politiche e sindacali. Così (tanto per farmi qualche altro nemico) non posso dimenticare che la lotta delle Reggiane fu un’operazione politica (legittima) costruita su una lotta sindacale persa in partenza. La citazione mi viene dall’aver vissuto qualche ora in questi giorni proprio nelle defunte Reggiane, ridotte ad una ghost factory ad un non luogo per chissà quanto tempo. Propongo di fare ora un “open day” delle Reggiane per mostrare ai reggiani come può finire un luogo di lavoro, storia e identità.

Taccio per carità di parte le pensioni baby, la teoria del salario come “variabile indipendente” o la caduta del governo Prodi per la questione delle 36 ore. Credo che si debba essere rigorosi se vogliamo ripartire e lo si deve essere in primo luogo con se stessi e con i “propri”, non condivido il motto “Right or wrong my country”.

Ironicamente ho ricordato che Di Vittorio o Togliatti sarebbero inorriditi a sentire dire che “…non si tratta!”. Si ricordavano bene di Menotti Serrati e del massimalismo degli anni venti che fu il primo alleato del cavaliere di Predappio. Sempre si deve trattare e trattare significa ascoltare le proposte e proporne delle proprie, ma le nostre proposte non possono essere la litania “i diritti acquisiti non si toccano”, perchè con questa litania abbiamo già perso in partenza. Intanto perchè, comunque, le cose andranno avanti, con o senza di noi (Marchionne docet) e poi perchè dovremmo chiederci quanti di quei “diritti acquisiti” nel tempo si siano trasformati in “privilegi”. Si tratta, si negozia e poi, magari, si rompe, ma dopo e non a prescindere. Quando nel 1947, per protesta contro la destituzione del prefetto Troilo a Milano, Pajetta occupò la Prefettura chiamò trionfante Togliatti per comunicargli l’evento. Il “migliore” lo gelò: “E adesso cosa intendete fare?”. Silenzio. Si narra poi che, dopo l’episodio,  incontrandolo Togliatti spesso gli chiedesse: “Allora, come va la rivoluzione?”.

Per stare ai poeti:

Your old road is
Rapidly agin’.
Please get out of the new one
If you can’t lend your hand
For the times they are a-changin’.

I tempi sono cambiati. E’ possibile pensare che una legge fatta 41 anni fa possa essere rivista, ripensata, riscritta, rilanciata, magari proprio per favorire l’ingresso dei giovani nel lavoro, mantenendo le tutele di chi il lavoro ce l’ha già? Forse sì, forse no. Ma non è il quarto segreto di Fatima. 41 anni fa c’era Rumor al governo (con 27 ministri e 56 s/segretari), Lama diventava segretario della CGIL, in Grecia c’erano i colonnelli, in Spagna Franco, negli Usa Nixon. Nel frattempo qualcosa è successo? Degli ultimi 10 anni di lavoro ne ho passati sette come precario (coco, cocopro, chicchirichi, etc..) e nessuno mi ha mai tutelato o si è preoccupato di pensare, predisporre alcunchè. Ora sono assunto a tempo indeterminato ma so che, dovessero venire a mancare finanziamenti, tornerei nella medesima condizione senza un bao. In 41 anni qualcosa è cambiato. La vecchia strada è velocemente invecchiata, toglietevi per favore dalla nuova se non potete dare una mano perchè i tempi stanno cambiando. Pensavamo che stessero cambiando in meglio, ci siamo dovuti ricredere, ma poco importa. I tempi, comunque, non stanno (più) cambiando, sono già cambiati.

Nemico del popolo 2. Senza vendettaultima modifica: 2011-12-20T09:26:00+01:00da pelikan-55
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