Il papa è andato a Torino a vedere la sindone. Ognuno impegna il proprio tempo come meglio crede. Personalmente penso che invece di perdere tempo a visitare lenzuola che nulla aggiungono alla fede, avrebbe fatto meglio se si fosse dedicato di più a riformare i preti (quelli che restano) e a rilanciare il concilio Vaticano II, l’unica via per parlare al mondo di oggi. La sindone non mi interessa, mi lascia indifferente perché resta come una «icona», cioè un simbolo di uomo crocifisso e non ha senso perdere tempo in verifiche di autenticità. Essa è parte di quel «superfluo» religioso tanto caro a chi fa incetta di religioso miracolistico, salvo poi considerare gli immigrati indegni di avere gli stessi diritti di tutti gli italioti.
Faceva specie vedere il papa tutto bianco che più bianco non si può e accanto a lui Cota, il governatore leghista e il gentiluomo papale Gianni Letta, il prosseneta di Berlusconi. Mi meraviglio che Berlusconi non abbia preso il posto della sindone per potere dire che era apparso anche al papa e di sentirsi crocifisso per il bene del Paese. Poareto!
Intanto Calderoli non aveva ancora finito di parlare contro l’Unità di Italia che Bagnasco gli ha dato una bacchettata sulla lingua, affermando l’importanza delle celebrazioni. Mi piace l’interventismo veloce della Cei, sempre vigile e attenta a quello che accade nei suoi dintorni. Quanta solerzia e che tempestività, signor Cardinale! Lei non ha mosso un capello davanti alle indecenze del signor Berlusconi a caccia di verginelle minorenni, non ha fato una grinza davanti al caso Boffo, costruito ad arte per intimidire la Cei, ma ora, poffarbacco, nèh!, a scemenza calda, arriva la sua condanna immediata, ferma e risoluto sul «valore non negoziabile» dell’Unità d’Italia.
Miracolo! E’ una svolta! Peccato, che il presidente della Cei, dorma quasi sempre e taccia quando deve parlare. Per es., sia Bagnasco che Bertone devono ancora rispondere alla mia lettera sulla comunione di Berlusconi ai funerali di Raimondo Vianello, a parte le «ante» ex et post di Fisichella che vanifica sempre tutte le occasione di stare zitto. Ricevo telefonate ed e-mail di preti, anche molto anziani, che mi chiedono se i due dell’Ave Maria hanno risposto perché si ritengono scandalizzati dal silenzio della gerarchia che parla dell’unità di Italia, ma nulla le cale dei suoi doveri pastorali. Rispondo che i due «fifty-fifty» non hanno risposto perché «in tutt’altre faccende affaccendate». Così va il mondo della gerarchia mondanizzata.
(6 maggio 2010)
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