Nella Roma imperiale, al momento del trionfo, sul carro del vincitore che sfilava fra ali di folla entusiasta, dietro a lui a reggere sul suo capo la corona d’alloro c’era un liberto con un compito preciso: sussurargli nell’orecchio il mantra “Ricordati che sei un uomo”. Oggi in trionfo, domani, magari a nutrire vermi e mosche. Ma i dittatori non conoscono incertezze, gli imperatori finirono tutti, chi a fil di spada, chi sistemato da funghi provvidenziali (Claudio) quando la loro presenza era divenuta ormai un ingombro per tutti, servi lanciati a rifarsi una verginità, avversari pronti a prenderne il posto, a scimmiottare, poco dopo, la stessa crudele inutilità.
Ora anche Mara, l’icona del berlusconismo, del sogno che rendeva possibile ogni traguardo, uniche doti: gioventù, bellezza e disponibilità, anche lei è in partenza. con i suoi occhioni spalancati sul mondo, nella sorpresa prima (“io, sono ministro..?”) poi nella rivelazione (“il PdL è dominato da affaristi!..). L’impero romano era finito almeno da un secolo, ci volle Odoacre a deporre Romolo Augustolo (che potè occuparsi delle amate galline) qui chi arriverà, e quando? E dove fuggirà il vecchio imperatore, il cinghialone aveva solo Hammamet (dilettante..), magari passeremo ancora qualche mese a cercarlo nelle sue decine di palazzi, ville, resort, castelli, sparsi per il mondo, in quel mondo che non ha capito il suo grande progetto di bellezza, gioventù e felicità. Solo la Commare secca saprà dove trovarlo quando sarà ora, chissà se gli apparirà come Mara, Ruby, Natascha, Deborah…A dire il vero, come dicono a Roma, “nun ce ne potrebbe fregà de meno..”
p.s. per par condicio: come finiranno i degni epigoni del vecchio satiro, i solerti “oppositori”? In barca a vela verso l’ignoto? O ancora a scannarsi per gli ultimi brandelli di potere, a perdere le ultime primarie del lotto? Dopo Romolo Augustolo arrivarono i barbari, noi lo siamo già diventati grazie a lui, insieme a lui. Intere generazioni tagliate fuori, le più giovani scampate all’estero. Anche noi a raccattare quattro stracci per tirare avanti, fino all’ultimo libro letto, l’ultima giornata vissuta.