Un paese conservatore che, pur di non spostarsi vota i Berlusconi e i Grillo

Curzio Maltese (Venerdì Repubblica, 7 febbraio 2014)

Nelle celebrazioni dei vent’anni dall discesa in campo si è tralasciato un po’ ovunque, non solo nella stampa servile, un aspetto centrale. L’Italia è un paese di destra. La grande intuizione politica, ma in realtà commerciale di Berlusconi è stata questa: colmare il vuoto a destra creato dalle conseguenze di Tangentopoli. Con tutto quel che si è detto in questi anni sul genio comunicativo del Cavaliere, il potere delle sue televisioni, la sua astuzia di venditore, la verità banale è che se un altro avesse avuto la stessa intuizione probabilmente ce lo saremmo beccato comunque per un ventennio e oltre.

Del resto, prima della nascita di Forza Italia, la Lega aveva superato il 40 per cento a Milano e in Lombardia e i post fascisti avevano sfondato in molte aree del Centro e del Sud. In Italia il rapporto tra conservatori e progressisti è fermo da sessant’anni in una proporzione 60 a 40. Con la sola eccezione dei referendum radicali degli anni settanta, nel periodo di massimo spostamento a sinistra dell’opinione pubblica, le conquista progressiste nel Paese sono sempre state imposte da minoranze alla maggioranza conservatrice. La Costituzione è figlia di una classe dirigente antifascista, le riforme degli anni sessanta varate dai governi di centrosinistra erano invise all’elettorato democristiano, in larga parte assai più reazionario dei propri dirigenti.

Strano dunque non è che Berlusconi abbia vinto tre volte le elezioni, ma che sia riuscito a perderne due contro i progressisti, sia pure guidati da un ex democristiano e per fattori sfortunati. Fra il 2008 e il 2013 ha perso dieci milioni di voti e questo basterebbe per decretare la fine politica di un leader. Non fosse che la grande astuzia del Cavaliere è sempre stata quella di crearsi molti alibi e delle finte alternative in casa. Ieri Fini o Alfano, domani Toti o magari la figlia Marina. Creando in questo modo il falso mito della propria insostituibilità.

In realtà se domani nascesse a destra un leader più consistente e credibile, vincerebbe a mani basse. Due terzi dei voti di Grillo sono in realtà voti strappati al qualunquismo di destra e ha ragione Casaleggio a preoccuparsi per il voto dei militanti contro il reato di immigrazione clandestina. La cagnara dei deputati grillini in Parlamento è a distrarre l’attenzione degli elettori anti-immigrati, la schiacciante maggioranza dei 5S.

Questo siamo, un paese di conservatori ad ogni costo, perfino al costo di doversi sorbire un clown al governo per un ventennio.

Per dirla con Crainz: “La destra in Italia è il problema ma (questa) sinistra non è la soluzione”…

 

 

Un paese conservatore che, pur di non spostarsi vota i Berlusconi e i Grilloultima modifica: 2014-02-14T16:28:21+01:00da pelikan-55
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