Serenamente deluso

Questa notte\mattina ho postato su FB l’espressione del mio stato d’animo dopo la sconfitta referendaria: “Serenamente deluso”. Come sapevamo, ed abbiamo visto in maniera spesso grottesca in queste settimane, FB non è il luogo per riflessioni che vadano oltre le dieci righe (c’è chi ci affligge con articolesse infinite, ma questo è un altro discorso), così provo-in breve perché le sensazioni sono ancora troppo recenti-a chiarire il mio punto di vista. Non mi soffermo sul “deluso” perché è abbastanza ovvio. Speravo che il SI vincesse, ho portato quanti più voti sono stato capace di raccogliere e motivare ma le cose sono andate come sappiamo (anche se a Reggio il NO è stato sconfitto).

Mi interessa quell’avverbio che ho usato: “serenamente” che viene in buona parte, come esprimevo nel mio post, dalla consapevolezza di aver votato con la “parte migliore” del paese. Subito mi è stata contestata questa convinzione “ecco la solita presunta superiorità morale…per quello avete perso..blabla”. Io credo che esista un’Italia migliore di quella che ha scelto di non cambiare nulla, per paura, protesta, ideologia o calcolo. Uno sguardo al risultato del voto provincia per provincia me ne da una prima conferma: le poche isolette di verde (SI) nel mare di un’Italia rossa (NO) restano fra le terre dell’Emilia e della Toscana, proprio dove la Resistenza che la Costituzione fece ed ispirò pagò i prezzi più alti (oltre alle province europee di Trento e Bolzano).

E questo è il primo, e forse più solido, motivo di serenità: io non ho votato come i fascisti e i leghisti, questione di storia, di storie, di idee e di principi.

L’antifascismo come punto di riferimento in una campagna elettorale dove, proprio su questo tema, la rottura è stata netta e, per quanto mi riguarda, definitiva.

Un antifascismo che  a 27 anni dalla caduta del Muro non è stato ancora in grado di esprimere e affermare la sua anima di antitotalitarismo non ha futuro. Un antifascismo che piange sulla morte di un dittatore, che rimpiange il sovietismo, che si inchina al primo capataz sudamericano, che innalza ancora nomi e simboli che per decenni hanno significato oppressione e negazione dei diritti, è una semplice autonegazione dei principi su cui dovrebbe fondarsi. Un antifascismo i cui esponenti, istituzionali e non, mostrano, nel dibattito, gli stessi toni della destra, gli stessi schemi settari e infantili vecchi ormai di 80 anni fa, non mi riguarda né può essere elemento positivo per nessuna costruzione politica futura.

Serenità perché, abituato per mestiere e passione a ricorrere alle “fonti”, ho raccolto parecchie centinaia di “mega” di materiale uscito sulla stampa e\o sul web in questa brutta campagna elettorale e quindi posso dimostrare “de facto” non solo quanto vado ora accennando ma anche quanto, in fondo, sia stato utile questo scontro. Ho scritto più volte “Oportet ut scandala eveniant” e lo confermo. Perché è stata una sorta di epifania politica, culturale e sociale. Tutto il carico di settarismo predetto, infantilismo, estremismo parolaio e qualunquismo era già presente, latente ma radicato, aspettava solo l’occasione per emergere ed in questo senso i social ne sono stati lo strumento più efficace. E tutto ciò nella parte politica, la <sinistra> cui io ho fatto (e faccio) riferimento. Il resto non mi interessa-per ora-sia la setta grillina o la galassia di una destra esplosa\implosa da tempo.

Serenità perché osservo come ancora una volta, dopo il 1998, sia stata parte della <sinistra> a giocare contro un’altra parte della <sinistra>. Nel 1998 chiusi i rapporti con quella <sinistra> massimalista e parolaia, nel 2016 procederò nello stesso senso con questa altra <sinistra>, divenuta ormai semplice conservazione dei privilegi, dello status quo, di piccole nicchie di gestione del potere, ben rappresentata da ex-leader concentrati sul proprio ego e interesse personale politico. Incapace a produrre alcuna progettualità, estasiata nella contemplazione di un passato (in parte) glorioso, cieca alla crisi generale del concetto stesso di <sinistra> come si sta rivelando in tutta Europa. Una <sinistra>che non ha voluto capire che il 1989 è stata la fine di un mondo e ha semplicemente rincorso l’oggi, il mantenimento del potere, con un affannoso mutare di sigle e organigrammi, anziché sedersi e riflettere per progettare un futuro adeguato. Una <sinistra>che non ha capito quanto l’evoluzione del lavoro degli ultimi 20 anni avesse modificato totalmente il suo rapporto con la società e la democrazia ed ha insistito in schemi e strutture che il tempo aveva reso obsolete, un po’ come ostinarsi nella nobile arte del maniscalco ai primi del 900, quando le auto ormai stavano diffondendosi ovunque.

Serenità perché la chiarezza è sempre meglio di una taciuta disapprovazione. In queste settimane ho visto\letto amici e conoscenti, che stimavo da anni, abbandonarsi a polemiche puerili, ad insulti, dileggi, battute degne del peggior bar Sport di Benniana memoria. Travolti da un furore ideologico che rivelava un disagio, una frustrazione che, forse per colpa mia, non avevo mai recepito, o almeno non in queste dimensioni e intensità. Epifania personale, quindi, e questo è un altro elemento positivo anche se doloroso.

Serenità infine perché questa sconfitta (cui in fondo sono elettoralmente abituato) è servita a rileggere tanti passaggi della storia italiana europea, arricchendo così il mio esiguo bagaglio di conoscenze e aumentando, lo dico con un pizzico di presunzione, la mia capacità di correlarmi ad una realtà che comunque esiste e procede. Il sole infatti, stamattina, è sorto regolarmente.

Serenamente delusoultima modifica: 2016-12-05T11:45:57+01:00da pelikan-55
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