6 pensieri su “Pensieri e parole

  1. Caro Massimo,
    ti scrivo come autore satirico (professionista, non amatoriale).
    Dal tuo post non si evince quale sia la tua considerazione in merito alla vignetta. Tiro a indovinare: provocare. Accetto.
    Credo che questa vignetta sia un errore di chi l’ha fatta e di chi s’è preso la responsabilità di pubblicarla. Poichè sia l’uno che l’altro sono persone di stimata professionalità e non improvvisati… hanno fatto uno stupido errore.
    Una vignetta simile produce conseguenze negative di questo tipo:
    – mostrare la superficialità di chi ne risponde (ma l’averla pubblicata dimostra che non si sia fatto carico di alcuna responsabilità).
    – screditare la satira fatta bene (che ormai da tempo in Italia non fa notizia se non associata a polemiche suscitate da quella che pubblichi)
    – dare l’opportunità a un governo che strumentalizza anche il respiro degli altri che non la pensa come lui di calcare la mano in simili occasioni.
    Di “regali” come questi… il governo ne ha ricevuti parecchio.
    COme autore professionista mi dispiaccio che Sergio Staino, che tanto mi ha insegnato, e Concita De Gregorio facciano una simile figura.
    Penso alla frase di Berlusconi sul dopo (?) crisi “Il peggio è passato”, ripresa dal Cav.Banana di Altan al quale tocca la risposta “E lei cosa aspetta?”. Straordinarie battute come queste non solo non fanno notizia, ma nessuno se ne accorge. Eppure cent’anni fa, al tempo de “L’Asino” di Podrecca e Galantara, avrebbe fatto arrossare diversi culi di pietra. Oggi la satira è alla stregua dell’angolino umoristico (ilFattoQuotidiano ne dà un triste esempio con l’inserto domenicale, dove la satira, o sedicente tale, si concentra come una raccolta enigmisica del passatempo).
    La vignetta di Sergio Staino è un episodio stupido, gioca una battuta sfruttando una notizia luttuosa e rammarica che tale lutto non sia accaduto qui da noi. Non credo ci sia molto da interpretare. Spero di vederti presto per fare due chiacchiere a Marola, ciao!
    Fogliazza

  2. Io l’ho pensato e ho pure scomodato qualche santo, indirizzandogli una preghiera che, dal punto di vista cristiano, capisco essere assolutamente sbagliata. Ma, ormai, non faccio che desiderare e immaginare catastrofi liberatorie, diluvi universali. Il corpo, per difendersi dai batteri, produce la febbre. Ecco: credo che se non riusciamo a produrre una sorta di febbre, soccomberemo completamente. E’ comprensibile, quindi, desiderare un “intervento esterno”… un antibiotico, un antinfiammatorio, un bel salasso…

  3. cari amici,
    vi ringrazio degli interventi, davvero molto graditi. In Fortezza Bastiani cerco di inserire cose che diano spunti di riflessione, non necessariamente da condividere o condivisi. In questo senso la vignetta di Staino è stata utile. Mi sorge però una domanda, da non addetto ai lavori, ma davvero bisogna chiedersi “cui prodest” se si vuole fare satira? Io so che nel mio mestiere questa domanda non esiste (salvo tornare alla storiografia militante che tanti danni ha fatto in passato). Nel caso specifico confesso senza timori di averlo pensato anch’io, subito. Sarà che questi tempi merdacei sporcano tutti, ma “Odiare i mascalzoni è cosa nobile”, ci ricordava Quintiliano. Forse non sarà “riformista”, ma nobile lo è di sicuro…

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