Riformismo

Riformismo. Parola difficile. Inflazionata. Spesa da tutti, come un talismano, come un mantra. In realtà parola vuota che tradisce il vecchio principio “nomina sunt consequentia rerum”. Nessuna res quindi nessuna parola, così dovrebbe essere.

Al contrario di quanto sarebbe logico aspettarsi, la sinistra che del termine riformismo ha fatto un uso intensivo, viene percepita come conservazione, negazione del riformismo, che è innovazione, cambiamento, capacità di progettare oltre l’immediato. Paradossi. O no?

Di fronte a un governo che è palesemente incapace di andare oltre i proclami, inadatto a gestire un paese in profonda crisi, dovrebbe essere facile per una opposizione andare all’attacco, proporre soluzioni, interventi, modifiche, riformare insomma. Invece no. Lasciamo da parte la “sindrome da lemmings” tipica della sinistra, l’inveterata abitudine a volere essere uno più a sinistra dell’altro e altri fenomeni patologici. Credo ci sia un altro elemento che blocca alla radice il vero riformismo. Lo chiamerei la compromissione con il potere, l’avere accettato fino in fondo (e in certi casi oltre) le regole esistenti. E ora tornare indietro è difficile. Qualche esempio.

Ci hanno chiamato alla mobilitazione contro la gelmina che avrebbe distrutto l’Università. Questa Università. La “loro” Università. Andate a vedere chi sono i professori, incaricati, associati, a contratto, a ore, a minuti. La sinistra ha partecipato a pieno titolo al banchetto di occupazione “a prescindere”, sono diventati “prof” onorevoli, portaborse, congiunti, famigli, compagne, ètere. Deve essere rimasto fuori qualche animale domestico ma rimedieranno. E adesso? Quella sinistra che massacrò il povero Berlinguer per le sue timide riforme, cosa fa? Ti propone una bella riforma dove si cacciano a calci in culo i suddetti “prof”, inserendo vero criteri di merito, tipo pubblicazioni, preparazione, esami? Jamais. E allora si glissa e dalli alla gelmina che distrugge l’Università. In piazza a difendere questi qua? Volete nomi e cognomi anche a Reggio? Non ve li darò nemmeno sotto tortura, “tengo famiglia”, ma basta fare mente locale e ve ne accorgerete.

Giustizia? Non funziona. Certo. Angelino Jolie progetta sfracelli. In piazza per la libertà della Magistratura! Quale Magistratura? Questa che non funziona, anche in questo caso quanti magistrati “di sinistra” sono stati eletti in Parlamento? Quanti promossi secondo il principio “uno a me uno a te”? E allora? Difficile tornare indietro e tagliare cifre e somme dai loro emolumenti e restituirli al mondo del lavoro. Quindi dalli ad Angelino Jolie e via così.

Riforma elettorale. Preferenze? Primarie? Ma anche prima della porcata di calderoli (scusate la parolaccia) abbiamo mai scelto noi i nostri candidati di “sinistra”? C’erano. Erano bravi “per definizione”. Punto. Una, due, tre, quattro legislature. Che traccia poi abbiano lasciato lo scopriranno i poveri storici fra qualche anno chiamati a scrivere le loro biografie…Non li invidio. Quindi perchè una nuova legge? Siamo contro, è una porcata, ma…

Enti locali. Si decise che era ora (la moda è anche negli enti pubblici, un anno va di modo l’efficienza, un altro la funzionalità, un altro la professionalità…) di dare un taglio manageriale ai Comuni e Province. In Francia esistono scuole apposite che formano dai tempi di Napoleone i dirigenti pubblici. Noi abbiamo preso la scorciatoia. Quelli che erano i livelli dirigenziali nel vecchio assetto li abbiamo trasformati in “Dirigenti”. Un po’ come nella scuola, abbiamo preso i presidi (che come noto erano le serie B o C degli insegnanti e per questi riciclati in ufficio per limitare i danni) e li abbiamo fatti “dirigenti scolastici” a stipendio doppio. Facile. Oplà. Così negli enti locali. Non si è fatto un semplice passaggio indispensabile: vuoi diventare “dirigente” del ComuneProvincia? Bene. Dimettiti e io ti faccio un contratto privato da “dirigente” di 2,3,5 anni. Poi vedremo. Ehhh, signora mia, troppo duro, eh? No, così i vari dirigenti si sono accumulati, coi i privilegi del pubblico e senza nessuna responsabilità, a stipendio doppio (almeno). Autoassegnantesi premi di produttività e via così. Contemporaneamente si tagliavano i dipendenti, si esternalizzavano i servizi e si privatizzava appena si poteva.

Questo ovunque, nei Comuni di sinistra in primisi. Ho conosciuto assessori che alla parola “esternalizzare” avevano immediati orgasmi e “dirigenti” che, messi sul mercato non durerebbero più che un pesciolino rosso in una vasca di piranha. Ma sono ancora lì, magari in “staff” (cioè senza incarico) ma ancora a libro paga nostro, usque alla pensione, visto che ogni nuova amministrazione si porta dentro i “suoi” dirigenti di fiducia. Uhhh, dimenticavo! Salvo poi quelli che dopo aver fatto danni in servizio, una volta andati in pensione rientrano dalla finestra grazie ad apposito contratto….(pensiero brutto, di destra, potete non leggere: e se Brunetta avesse fatto bene a pubblicare i compensi di questi “dirigenti”? Non è un’azione riformista dire quello che è, visto che il denaro è pubblico..?)

Signora mia, e noi dovremmo essere innovatori? Riformisti? Pensi, cacciare a calci in culo questi docenti universitari, magistrati, presidi, dirigenti! Beh, qualche voto si perderebbe, certo (i loro), ma siamo sicuri che non ne acquisteremmo molti di più dai tanti cittadini davvero di sinistra, interessati a parole come giustizia, equità, lavoro?

Basta, Gianfilippo dice che ho esagerato e che inclino a destra. Mah, sarà, ma se questa è la sinistra…a me sembra davvero “sinistra”…

Riformismoultima modifica: 2009-08-24T18:53:00+02:00da pelikan-55
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