500 parole: Elogio della noia

Elogio della noia
“Adesso cosa faccio?” è la frase che, ogni tanto, mi sento rivolgere dai miei figli. Dopo, o invece, dei compiti e prima di cadere nel buco nero del pc o del video. E’ lì si gioca la partita, su quella domanda, che non può essere ignorata salvo cedere al quieto vivere di un figlio incollato, anesteticamente, ad un video, qualunque esso sia, qualunque cosa dica, faccia o proponga. Un figlio promessa di una decerebrazione progressiva e ineluttabile.
Invece è la noia che va incentivata, fatta crescere, non combattuta ma resa produttiva. La noia è, per chi può contare ancora i propri neuroni, una risorsa. Nella noia crescono le idee, i desideri. La noia non è ozio. La noia è accorgersi di esistere e di aver bisogno di coinvolgersi, la noia è vedere il mondo in torno a te che in quel momento sembra non suggerirti nulla. E allora è il tuo turno di proporre qualcosa al mondo.
La  noia è stata una grande amica. Figlio unico, madre iperprotettiva, ho passato molto tempo ad “annoiarmi”, poco incline ai rapporti umani, senza neppure un cortile di un condominio da giocare con altri simili (in centro non c’erano e non ci sono ancora, i cortili per giocare), me ne stavo per conto mio. Ogni tanto dall’altra stanza la domanda: “Cosa fai?”. “Gioco”. A posto. E magari non era vero. O forse sì, per un bambino il confine fra gioco e realtà può essere un muro invalicabile o non esistere un istante dopo. Ma ogni nuovo gioco nasceva da quella “noia”, ogni idea, accettabile e non stupida, mi veniva da quell’inizio, da quel “vuoto” fra un’ora e l’altra. Allora, quando non si passava da karaté, basket, scherma, lingua turca e corso di cucina come i nostri fanciulli fanno abitualmente. Al mattino, soprattutto nei periodi di vacanza in città, al mattino mi svegliavo presto e sapevo che dovevo gestire la mia giornata, proprio partendo da quella noia che mi trovavo dentro. Una giornata tutta per me, una lotta contro quel rischio, di trovarsi  non annoiato, ma in ozio, che come tutti sanno, altro non è che il padre di ogni fesseria umana.
Oggi è facile cadere nel rimpianto: anni felici senza scatole magiche, videogiochi, quando le uniche consolle erano quelle in legno nell’ingresso di casa, in finto stile maggiolini. Ma ogni essere umano si gioca la sua vita dove il Padreterno gliel’ha data e a lui tocca rimboccarsi le maniche o diventare un fan del Grande Fardello televisivo.
Sono stato fortunato, in casa avevo librerie colme e così ho risalito, crescendo di statura, i ripiani, leggendo, metodicamente libro dopo libro, senza mai aver capito l’ordine in cui mio padre li avesse disposti. Ricordo benissimo quando arrivai ai volumi bianchi, intonsi, della Mondadori, Churchill, Storia della seconda Guerra mondiale. Noia? Avercene di quella noia e il tempo per farsela passare! Forse la mia perversione per le vicende umane e il mio stesso lavoro sono nate lì, ma questa, ovviamente, è un’altra “storia”.

500 parole: Elogio della noiaultima modifica: 2009-10-30T10:09:00+01:00da pelikan-55
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