Parliamo di Tarnow..

All’inizio dell’estate 1941 la maggioranza degli Ebrei d’Europa, sottomessi al giogo nazista era ancora in vita.
A partire dal Settembre 1939, dopo l’invasione della Polonia – che aveva comunque aperto larghi vuoti tra la popolazione ebraica di quello che sarebbe divenuto il Generalgovernatorato – le condizioni generali delle diverse comunità israelitiche erano andate via via peggiorando: le violenze, le restrizioni discriminatorie, la progressiva costrizione nei ghetti erano divenute pratica comune, così come il costante degradarsi delle materiali condizioni di vita, soffocata dal lavoro obbligatorio, dal razionamento e da improponibili sistemazioni abitative: tutti eventi che provocavano il diffondersi di malattie e malnutrizione, nonchè il progressivo aumento della mortalità, soprattutto tra i più deboli ed anziani.
Ciò nonostante, dal punto di vista strettamente numerico, si può affermare che il Genocidio non era ancora incominciato.
L’uragano cominciò ad addensarsi nel Giugno 1941, dopo l’inizio della Campagna di Russia, che spalancò il Vaso di Pandora della più incommensurabile tra le tragedie umane. Il destino di milioni di uomini, donne e bambini, entrò in gioco in quella torrida e polverosa estate del 1941, quando dal Baltico al Mar Nero, interminabili colonne di uomini e mezzi varcarono il confine sovietico diretti ad est. Dietro di loro, come un quinto cavaliere dell’Apocalisse, la lucida follia annientatrice, che attraverso piccole, erranti coorti genocide (Völkermordkohorten), avrebbe inghiottito uno “shtetl” dopo l’altro con modalità tattiche ed operative che apparivano ancora piuttosto confuse ed improvvisate, ma che con il procedere delle settimane e soprattutto dopo l’attivazione in Polonia delle cosiddette “fabbriche della morte” di Belzec, Sobibor e Treblinka, si sarebbero affinate e “razionalizzate”.
Queste coorti genocide, che dal tardo Giugno 1941 alla fine dello stesso anno perpetrarono i più apocalittici eccidi di massa mediante fucilazioni in fosse comuni, erano composte da poche migliaia di individui, in parte forniti dalla Sichereitspolizei ed in parte dall’Ordnungspolizei: se i primi, in senso generale, potevano a buon titolo definirsi “guerrieri dell’ideologia”, i secondi erano invece piuttosto lontani da questa immagine un po’ stereotipata e per certi versi attualmente obsoleta. Erano piuttosto una flessibile massa di manovra, che poteva essere utilizzata nelle circostanze più disparate.
Dopo le stragi dell’estate/autunno 1941 e la relativa “pausa” invernale, all’inizio dell’estate 1942, in Polonia, reparti di Ordnungspolizei furono presenti alla “riduzione” dei ghetti di Tarnow, di Rzeszow, di Przemysl, i cui abitanti furono deportati al campo di sterminio di Belzec, così come a Kaunas, in Lituania, il cui ghetto veniva periodicamente “svuotato” mediante selezioni che avviavano alla fucilazione i cosiddetti “inabili” . Kommando tratti da battaglioni di polizia presero parte ad esecuzioni mediante camion a gas: così ad esempio, questo avvenne a Belgrado, in Serbia, a Mogilev e Smolensk, in Bielorussia e Russia centrale, nonché a Dzialdowo nella Prussia sud-orientale 3. Plotoni d’esecuzione formati con personale di polizia furono impiegati nell’eliminazione degli elementi ideologicamente indesiderabili rinchiusi nei campi di prigionia o presenti nelle varie comunità che di volta in volta subivano la furia distruttrice della “Weltanschauungskrieg” .
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Non si contano, né sarà mai possibile ricostruire, gli atti di violenza, le vessazioni, le uccisioni singole o di piccoli gruppi, le esecuzioni conseguenti a presunte mancanze verso le regole imposte alle comunità ebraiche rinchiuse nei ghetti attorno ai quali i reparti di polizia sovente prestavano servizio di guardia, oppure gli “abbattimenti” dovuti ai cosiddetti “tentativi di fuga”, durante i rastrellamenti.
E tutto questo senza considerare le attività non strettamente legate alla guerra ideologica, ma riconducibili alle operazioni di controinsurrezione, che regolarmente si concludevano con esecuzioni sommarie, distruzione di villaggi e deportazione di contadini, spesso del tutto estranei alla guerriglia e qualche volta, addirittura, vittime di essa e quindi vittime due volte. Non vi fu aspetto della guerra ideologica che non vide il coinvolgimento – ancorchè con modalità e termini differenti – di reparti dell’Ordnungspolizei: dall’esecuzione di malati di mente allo sradicamento ed espulsione di intere comunità nell’ottica di una pulizia etnica “ante litteram”; dalla persecuzione degli intellettuali alle vessazioni nei confronti del clero, specialmente quello polacco; dalla repressione del dissenso agli arresti in massa di studenti e scioperanti; dalle rappresaglie all’esecuzione delle condanne a morte comminate dai tribunali speciali.
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L’esposizione di tutto questo campionario genocida viene per scelta limitata in questo libro all’estate 1942. Ciò non significa che nel prosieguo del conflitto non si siano verificati, da parte dei reparti di Ordnungspolizei, ulteriori atti criminali: al contrario, altri ve ne furono, e di efferati, per tutto il resto del 1942 ed ancora nel 1943. Semplicemente, si è voluto chiudere con questa data, la quale per motivi tecnici legati alla saturazione dei campi di sterminio di Belzec, di Sobibor e di Treblinka, vide il rinnovato impiego dei reparti di polizia nelle esecuzioni di massa durante la cosiddetta “Operazione Reinhardt” – che comunemente è considerata il punto d’avvio della “soluzione finale del problema ebraico”.
In un certo qual modo, il Luglio 1942 in Polonia chiude anche il cerchio genocida dei reparti di polizia, che proprio in Polonia si era aperto sperimentalmente nel Settembre 1939 e che fra questi due termini vide la sua fase di massima espansione. La stessa data, il 12 Luglio 1942, coincide con il massacro di Jozefòw, da cui prende avvio la narrazione di Christopher Browning, che nel 1992 con la sua opera “Uomini Comuni” , fece luce per la prima volta sulla reale portata del coinvolgimento dell’Ordnungspolizei nel Genocidio ebraico.

http://www.ordnungspolizei.org/index.php?option=com_content&view=article&catid=37%3Aprogetti&id=150%3Aestratto-dal-progetto-polizia-dordine&Itemid=56&lang=it

Parliamo di Tarnow..ultima modifica: 2010-03-09T19:33:00+01:00da pelikan-55
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