Decreto cancella 25 Aprile e le altre feste laiche: l’opinione dello storico Massimo Storchi
Facciamo tre ipotesi su questo provvedimento: atto politico nel segno del revisionismo, superficialità, banalizzazione di tutto nel nome del mercato. Quale preferisce?
«Non sono mai stato un complottista. Di quelli che vedono sempre oscure manovre dietro a questa o quella decisione. Ma c’è del vero in ognuna delle tre ipotesi. Ma mi viene da aggiungere una quarta ipotesi: la dannosa stupidità».
Spieghi meglio.
«Vogliono cancellare queste feste, dicendo che così si recupera produttività. Ma lo vadano a dire agli operatori turistici, agli albergatori, ai ristoratori, che aspettano a gloria i “ponti” di queste festività, per incrementare i loro redditi in bassa stagione. Non le sembra stupido tutto questo?».
Volendo si potrebbero “spostare” anche festività religiose. O meglio cattoliche.
«Figuriamoci, quelle sì che sono intoccabili».
Lei non è complottista, ma davvero non c’è niente di oscuro dietro alla volontà di cancellare la festa della Liberazione?
«Chiarisco meglio. Senza dubbio questo è uno dei vari tentativi portati avanti in questi ultimi anni per “saggiare”, “tastare il polso degli italiani”. Come dire: proviamoci, poi vediamo. A fare un passo indietro siamo in tempo».
Ma in tutto questo la sinistra e più in generale le forze politiche e sociali che si riconoscono nei valori della Resistenza, della Costituzione, non hanno qualche responsabilità? Insomma, se siamo arrivati a questo punto…
«Certo che ci sono responsabilità e anche grandi. I fascisti fanno il loro lavoro, sono gli antifascisti o almeno una bella fetta di loro che hanno smesso di fare il loro. Ogni giorno bisogna costruire un 25 Aprile, un 2 Giugno, perchè è così che si costruisce un’identità civile e democratica attiva. Il concetto di antifascismo va allargato a quello dell’antitotalitarismo».