Leader, giullari e impostori

Di Umberto Galimberti (sabato 18 luglio, Repubblica):

…perché, anche in presenza di comportamenti poco esemplari, il nostro Presidente del Consiglio non perde, se non marginalmente, seguito e consenso. La risposta è molto semplice, perché è un leader carismatico. “Carisma” è una parola che usiamo di frequente, senza mai indagarne l’essenza che, come scrive il neurolinguista americano Robert Dilts, consiste nella “Capacità di creare, attraverso gesti e parole, un mondo al quale le persone desiderino appartenere”. Di solito quel mondo non è reale, gli obiettivi del leader carismatico restano sempre: la sua affermazione, il suo successo, il suo profitto, ma colorati dell’illusione che questi obiettivi possono essere realizzati da tutti coloro che accettano di seguirlo. Lo psicanalista Manfred Kets de Vries autore del libro Leader, giullari e impostori (Raffaello Cortina) così descrive i tratti che connotano la componente carismatica di un leader. A suo dire: quando il sorriso diventa una maschera e l’ottimismo una condotta, quando la comunicazione ha i toni della sicurezza propria di chi non ha paura, di chi non vede ombre, tanto meno dentro di sé, quando la complessità è semplificata fino all’indicazione di una sola via perché altre non se ne danno, quando si è persuasi che ogni branco ha bisogno di un capo e le metafore tratte dal mondo animale diventano abituali, quando lo sguardo è sempre dall’alto, proiettato nel futuro perché il presente è sotto controllo, quando la dipendenza è ciò che soprattutto so esige dagli altri, e quando negli altri si vede solo il proprio riflesso, che è poi il riflesso di una luce senza ombra, allora siamo in presenza di un leader carismatico, il cui tratto peculiare è ben individuato da Gian Piero Quaglino nella sua prefazione al libro di Manfred Kets de Vries. Tutti i leader hanno un sogno, scrive Quaglino , capace di coinvolgere chi lo segue nel suo sogno, “a sognare si è in due: il capo e i suoi gregari, tutti ugualmente coinvolti e partecipi a credere, ad alimentare, ad inseguire il sogno, tutti che si rispecchiano in esso: un sogno a due, un bi-sogno”. Siccome è una costante della natura umana quella per cui metà del mondo si aspetta che qualcuno dica cosa deve fare e l’altra metà non vede l’ora di dirlo, il leader, che appartiene a questa seconda metà, per fare del sogno un bisogno coinvolgente in cui tutti si ritrovano, è costretto a spingere i confini del sogno fino a quel punto in cui i fatti danno l’impressione, non importa se illusoria, di andare incontro ai desideri, mentre la realtà si lascia contaminare dalla sua allucinazione. Un passo ancora e il sogno può spezzarsi, e allora tutti aprono gli occhi e, come annota Quaglino, alla delusione collettiva che sempre accompagna la fine di un sogno, quasi sempre si aggiunge la violenza distruttiva del leader carismatico, che così esprime la vendetta per un sogno tradito. Senza sogni la storia non cammina, ma anche nei sogni occorre una misura se si vuole evitare un risveglio da incubo.

Leader, giullari e impostoriultima modifica: 2009-07-19T18:36:00+02:00da pelikan-55
Reposta per primo quest’articolo