Facciamo un giochino (le Province italiane)

Si parla tanto di costi della politica e la questione Province torna spesso d’attualità. Abolirle? Non abolirle? Il PD ha perso da poco una bella occasione. In realtà basterebbe il SBS (sano buon senso) per cercare di migliorare una situazione davvero grottesca/vergognosa.

Qualche esempio: esiste la Provincia di Oliastra. Dove? Sardegna. Capoluogo? Domandina carogna per i miei 25 lettori. Essendo una provincia con ben 57.965 abitanti (Reggio per capirci ne ha 530.343) ha logicamente 2 (due) capoluoghi: Tortoli (10.838 ab.) e Lanusei (5.656 ab.). Più o meno come Castelnovo Monti e Brescello. Bene. Viva le autonomie locali! Che vuol dire non solo una provincia per 23 comuni ma una Prefettura, una Questura, etc…

Ma veniamo al “continente” (ricordo che in Sardegna c’è anche la provincia del Medio Campidano con 102.409 ab., 28 comuni, capoluoghi (2) Sanluri (8530 ab.) e Villacidro (14454 ab.)): provincia di Verbano-Cusio-Ossola (163.247 ab.), capoluogo Verbania (31.243 ab.) con ben 77 comuni. Poffarre! Certo che 77 comuni sono un bel numero (Reggio ne ha 45), però…Comune di Cursolo (107 ab.), Intragna (114 ab.), Massiola (143 ab.), etc..

E come tacere le maraviglie di Cuneo, detta giustamente la “Provincia granda”? Non solo per la popolazione (592.303 ab.) ma soprattutto per il numero dei comuni: 250! Yes, non ho digitato male. Duecentocinquanta, two hundred and fifty (per dirla alla barese). Vi segnalo in questa deliziosa plaga il comune di Briga Alta (48 ab.), Macra (55 ab.), Torresina (62 ab.) e Valmala (66 ab.), un esempio perfetto di democrazia diretta: pargoli inclusi, basta aspettare e tutti i residenti prima o poi, nel corso della loro esistenza, potranno fare il sindaco o l’assessore…

Allora: non si possono abolire le Province perchè sono previste in Costituzione? Giusto, bene, riordiniamole, basta un procedimento amministrativo. Ponendo alla cifra di 500.000 abitanti il numero minimo per la loro esistenza e soprattutto facciamone un organismo tecnico eliminando i consigli provinciali. Che dite? Troppo facile, vero?

No, ci hanno già detto che ci vuole una riforma, per cui abbiamo già un progetto che istituisce una Commissione che verificherà nel contempo la fattibilità, etc, puff, plof…

Ah, dimenticavo: abbiamo anche la BAT provincia. Provincia di Barletta, Andria, Trani con 392.863 ab. e 3 (tre, drei, three) sedi per amministrare la bellezza di 10 (dieci) Comuni. Non ci facciamo mancare nulla, noi.

Alla prossima: un giochino sui Comuni, con una simulazione nostrana….

Sinistra di questi tempi…

Ecco qui le ultime imprese del nostro Aureliano Buendia di Gallipoli:

Pd, il giorno dei sospetti. E D’Alema attacca: “Voi del Fatto siete tecnicamente fascisti”  (Luca Telese)

Caso Tedesco, Parisi accusa: patto di Latorre con il Pdl. Quando gli si ricorda che lui ha scritto una lettera, pochi giorni fa, a questo giornale, lui risponde: “Era mio dovere rispondere agli avvisi di garanzia di Marco Travaglio. Ma il fatto che io risponda al fascismo giornalistico non mi impedisce di querelare”

Massimo D’Alema, nel Transatlantico di Montecitorio, solo poco prima del voto sull’onorevole Papa. Massimo D’Alema, nel Transatlantico di Montecitorio, palpebre spalancate, tono indignato, mi guarda fisso e dice: “Voi de Il Fatto siete tecnicamente fascisti…”. Che cosa succede perché il Lìder maximo sia così indispettito? Mentre gli chiedo perché sia così arrabbiato fa un gesto plateale. Si toglie gli occhiali da presbite, li infila nel taschino con un gesto ampio del braccio, mi dice con tono di sfida: “Sa, quando ero ragazzo, di solito, dopo che facevo questo gesto, l’interlocutore che si trovava al posto dove lei è ora, poco dopo si ritrovava con il naso sanguinante”.

Meraviglioso D’Alema quando ti parla così e non ti rendi conto se ci creda sul serio, o se stia giocando alla parodia del bullo, così per inscenare una prova di forza con l’interlocutore: “Lei forse non sa, ma vorrei ricordarglielo che ho fatto a botte tante volte. Ma sono più quelle in cui le ho date che quelle in cui le ho prese”. I bei giorni degli scontri al “Bussola”, correva l’anno 1968, quando il giovane leader della Fgci racconta di aver tirato una molotov. Il D’Alema di oggi – invece – sorride all’imbeccata e distende il palmo, tenendolo parallelo al ventre: “Il mio fisico, come può vedere, è ancora perfettamente allenato”. La mente corre a un memorabile pezzo di Concita De Gregorio in cui D’Alema si vantava di scolpire i suoi deltoidi con un meticoloso lavoro in palestra: “Vede, io non parlo con chi si permette di mettere in dubbio la mia moralità. Non parlo con chi conduce una campagna infame contro il Pd e contro la mia persona. Non parlo con la stampa tecnicamente fascista: non parlo, quindi, con Il Giornale, con Libero, con Panorama e con il Fatto. Ovvero con i quotidiani che stanno cercando di infangare me e il mio partito”. Provi a ricordargli, a D’Alema che ha mandato una lettera a questo giornale tecnicamente fascista: “Sì, è vero. Era mio dovere rispondere agli avvisi di garanzia di Marco Travaglio. Ma il fatto che io risponda al fascismo giornalistico non mi impedisce di querelare”. Fine del prologo e domanda inevitabile. Ma perché Massimo D’Alema era così teso e arrabbiato?

Epilogo. E venne il giorno del sospetto, dentro il Pd. Per qualcuno anche il giorno dell’ira. Sembrava che si celebrasse una vittoria, solo poche ore prima, nel giardinetto di Montecitorio, con Pier Luigi Bersani che esternava felice subito dopo il sì all’arresto per Papa: “È finito il vincolo di maggioranza!”. Ma solo dopo pochi minuti la notizia del rifiuto all’arresto per il senatore Tedesco infrangeva l’idillio e squadernava il vaso di Pandora. Tedesco è stato aiutato, oltre che dalla Lega (anche) da qualche compagno di partito? L’errore nel voto denunciato in aula dal senatore Nicola Latorre era davvero un errore tecnico, come spiegava a caldo l’interessato? La notizia di un accordo fra lo stesso Latorre e il vice capogruppo del Pdl Gaetano Quagliariello per anticipare il voto era il segnale rivelatore di un accordo trasversale? Tutte queste domande, ieri, hanno preso a turbinare con una furia devastante dopo le accuse lanciate a caldo da Arturo Parisi: “Mi auguro che Latorre possa dare una spiegazione che dimostri che non c’è stato nessun patto”. Latorre è pugliese, amico di Tedesco, uomo cardine della corrente dalemiana. Il perfetto identikit di un solito sospetto, in un giorno così. “Il suo comportamento è come minimo dubbio”, attacca ancora Parisi.

Ed è così che l’idillio si muta in un incubo. La settimana scorsa, durante un dibattito alla festa dell’Unità di Forlì, Pier Luigi Bersani risponde a una domanda del giornalista de L’espresso Marco Damilano. “Berlinguer diceva che la questione morale, tolto il problema giudiziario era l’occupazione dello Stato da parte dei partiti. Non è stato un errore avere un responsabile trasporti che siedeva anche nel consiglio di amministrazione dell’Enac, decidendo persino delle rotte?”. Sorprendentemente, prima ancora di sentire la risposta, la platea esplode in un caloroso applauso di consenso, per una domanda così critica. Bersani, come spesso sa fare, non tergiversa: “Sì. Forse è stato un errore”. Ieri i nomi di quel responsabile (bersaniano) Pronzato, quello del senatore Tedesco (ex socialista emigrato nel Pd, uomo vicinissimo a D’Alema) e quello di Filippo Penati (braccio destro e caposegreteria di Bersani fino a pochi mesi fa) turbinavano nella giornata del sospetto creando problemi politici. Ed è di questo che il segretario del Pd parla quando dice: “Noi non dobbiamo fare nessun mea culpa. Siamo stati lineari e coerenti”. Ma dietro questa professione di onestà intellettuale, c’è il dubbio.

Anticipare il voto su Tedesco, dopo mesi in cui la pratica languiva, poteva testimoniare sia una volontà di chiarezza, sia quello che Il Giornale ha perfidamente definito “lo scambio di ostaggi”. Non sapremo mai se la spaccatura della Lega ha impedito un baratto, o se un altro gioco di prestigio del Carroccio ha messo nei guai il Pd senza colpe. Nei giorni dell’anniversario del discorso di Berlinguer sulla questione morale, indagini e arresti dovrebbero richiedere risposte meno irate (D’Alema) o evasive (Bersani). Tedesco non si dimette, Penati si limita all’autosospensione dalla presidenza del consiglio regionale e i militanti assistono sconcertati alla distanza che separa le invettive di Parisi e le professioni di innocenza di Latorre.

Da Il Fatto Quotidiano del 22 luglio 2011

Sinistra d’altri tempi…

 

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Una lettera inedita di Giuseppe Di Vittorio al conte Pavoncelli

 

Ritrovato un manoscritto inedito di Giuseppe Di Vittorio: la lettera in cui si dice costretto, a difesa della sua dignita’ politica, a rifiutare un omaggio natalizio inviatogli dal Conte Giuseppe Pavoncelli

 

“LA FALCE”


COOPERATIVA ANONIMA DI PRODUZIONE E LAVORO
Fra Contadini – Muratori ed affini smobilitati
– CERIGNOLA-

 

li 24 Dicembre 1920

Egregio Sig. Preziuso.

In mia assenza, la mia signora ha ricevuto quel po’ di ben di Dio che mi ha mandato.

Io apprezzo al sommo grado la gentilezza del pensiero del suo Principale ed il nobile sentimento di disinteressata e superiore cortesia cui si e’ certamente ispirato.

Ma io sono un uomo politico attivo, un militante. E si sa che la politica ha delle esigenze crudeli, talvolta brutali anche perche’ – in gran parte – e’ fatta di esagerazioni e di insinuazioni, specialmente in un ambiente – come il nostro – ghiotto di pettegolezzi piu’ o meno piccanti.

Io, Lei ed il Principale, siamo convinti della nostra personale onesta’ ma per la mia situazione politica non basta l’intima coscienza della propria onesta’.

E’ necessaria – e Lei lo intende – anche l’onesta’ esteriore.

Se sul nulla si sono ricamati pettegolezzi repugnanti ad ogni coscienza di galantuomo, su d’una cortesia – sia pure nobilissima come quella in parola – si ricamerebbe chi sa che cosa.

Si che, io, a preventiva tutela della mia dignita’ politica e del buon nome di Giuseppe Pavoncelli, che stimo moltissimo come galantuomo, come studioso e come laborioso, sono costretto a non accettare il regalo, il cui solo pensiero mi e’ di pieno gradimento.

Vorrei spiegarmi piu’ lungamente per dimostrarle e convincerla che la mia non e’, non vuol essere superbia, ma credo di essere stato gia’ chiaro. Il resto s’intuisce.

Percio’ La prego di mandare qualcuno, possibilmente la stessa persona, a ritirare gli oggetti portati.

Ringrazio di cuore Lei ed il Principale e distintamente per gli auguri alla mia Signora.

Dev.mo

Giuseppe Di Vittorio

http://www.casadivittorio.it/lettera1920.html

Ringrazio l’amica Eugenia Valtulina per la segnalazione

 

Ciao, Adriano (di Cervarolo)!

Aia%20Martiri%20di%20Cervarolo2_130x250.jpgIeri è morto Adriano Cappelletti, 83 anni, di Cervarolo. Quel giorno maledetto si salvò perchè i nazi lo videro così piccolo (anche se aveva 16 anni) che lo scambiarono per una ragazzina e lo lasciarono andare. Ha fatto in tempo, anche se di poco, a vedere i colpevoli condannati con la sentenza del 6 luglio scorso al Tribunale di Verona. Ricordo la sua gioia quando seppe che si faceva il processo, dopo 66 anni avrebbe avuto un po’ di giustizia anche lui. Ho raccontato (anche) la sua storia nel mio “Il primo giorno d’inverno”. Ciao, Adriano!

Alla fine di giugno invece è morto, tranquillo nel suo lettuccio, Fritz Olberg, di anni 90, sottotenente della Div.Hermann Göring che quel giorno fu fra i responsabili della strage. L’ergastolo l’ha schivato di poco, ma credo che sia niente a paragone di quello che il buon Dio vorrà riservargli.

Le vacanze hanno tanti lati positivi, relax, belle camminate, sole, panorami stupendi, lo speck sudtirolese. Ma anche non leggere la stampa reggiana tutti i santi giorni. Così sono stato graziato dall’ennesima, miserevole, tirata dei fascisti locali. So che non è da amici farlo, ma più sotto inserisco il link di questa triste cosa. Una sola osservazione: si può anche essere fascisti (ci sono i dianetici, i madjugoriani, i tatuati, i tamarri…), in qualche modo la Costituzione tutela anche loro, ma la cosa che mi fa girare i cabasisi come pale d’elicottero è la solita vecchia questione: i fatti, gli avvenimenti, non sono opinioni. Tacere i fatti, torcerli a piacimento è solo indice di mala fede. I fatti sono fatti. Allora, chiedo scusa per la noiosità, ripeto quanto segue (per gli appassionati c’è sempre il libro di cui sopra):

1. La strage fu condotta in perfetta consonanza con la strategia tedesca sul fronte italiano della primavera 1944. Gli ufficiali in comando, dopo la strage, non furono spediti al fronte per punizione ma per servizio con tutta la Divisione HG. Ci lasciarono la pelle. E’ la guerra. Von Loeben, il più alto in grado, morì invece nel marzo 1945 in Moravia.

2. Rassicuro i fascisti locali che  Tribunale di Verona ha avuto dagli “storici della Resistenza reggiana” (cioè il s/scritto, come Consulente della Procura) tutte le carte relative alla settimana 13-20 marzo 1944, comprese quelle tedesche, come ovvio e come il mio libro testimonia. E’ stato citato e riportato ogni fatto accaduto (scontro di Cerrè Sologno, fucilazione di Monteorsaro etc.), basta andarsi a leggere gli atti, sono lì, scritti e consultabili. I giudici hanno preso perfetta conoscenza delle azioni di Eros e compagni. La questione è semplicemente che in nessun atto tedesco si collegano le azioni (giuste o sbagliate) della banda partigiana con l’azione di Cervarolo e Civago. La controprova è che l’azione di stage è diretta contro i due paesini-in cui nulla era accaduto in quei giorni-e non contro Monteorsaro dove i tedeschi e fascisti erano stati fucilati.

3. I bombardamenti alleati su Reggio furono fatti per scopi militari (colpire le Reggiane prima, l’aeroporto dopo) con pesanti ripercussioni sui civili e non viceversa. E come, comunque, questi attacchi aerei fossero percepiti dalla popolazione sta a testimoniarlo il fenomeno del salvataggio dei medesimi piloti alleati caduti svolto da centinaia di civili reggiani, a rischio della fucilazione.

4. La “Giustizia” intanto è stata fatta a Verona. L’amnistia Togliatti impedirà di farla anche nei confronti dei criminali fascisti che alla strage collaborarono attivamente ma la Procura è già in possesso di tutti i loro nomi, defunti e viventi.

Detto questo, in rapida sintesi, e speriamo di non doverci tornare sopra (ma, conoscendo i “clienti”, ne dubito).

Ciao Adriano!

 

http://edicola.linformazione.com/archivio//20110710/13_RE1007.pdf

 

Quasi ritornato..

Lo so che per i miei 25 lettori è stata dura la mia assenza. Ma le ferie sono ferie e le Dolomiti, Dolomiti. Del resto non è successo nulla, o quali: l’Italia è quasi fallita, il vecchio suino è ancora lì (anche se nascosto sotto un tavolo da qualche parte), i vecchi bonzi della sinistra se le sgodacchiano come prima, il concerto del mio dirimpettaio è stato un trionfo.
Tutto bene. Io mi godo ancora un giorno di fresco dall’alto di Fortezza Bastiani. Domani mi unirò a una delle carovane che scendono in pianura, bello fresco, ritemprato e pronto alla pugna…

Odo un suon di corno…mi risponde un toc di tacco…

Sul castello di Verona batte il sole a mezzogiorno, da la Chiusa al pian rintrona solitario un suon di corno..”, ripensavo alla carducciana Leggenda di Teodorico l’altro giorno passeggiando per Verona, in attesa della sentenza del Tribunale Militare (67 anni dopo giustizia è stat fatta). C’era caldo, tanti turisti, il suon di corno non l’ho sentito, ma tant’è, non si può avere tutto, signora mia.

La sentenza è stata letta alle 20.45, dopo dieci ore di camera di Consiglio. C’erano i sindaci dei Comuni colpiti dalle stragi in Emilia e Toscana, c’erano i rappresentati delle Province di Modena e Reggio, c’era una rappresentante della Regione Emilia Romagna. C’erano anche tre consiglieri comunali di Reggio, ma a titolo personale o professionale. Non c’era il Comune di Reggio Emilia. E’ stato detto “ma che c’entriamo noi? Cervarolo mica è Villa Sesso..c’è già la Provincia“. Corretto, legalmente ineccepibile, ma moralmente e politicamente osceno. Sul gonfalone del Comune c’è la medaglia d’oro per quanto è stato fatto in quei 20 mesi, chi oggi ci amministra può farlo perchè qualcuno (per fortuna tanti) decise che valeva la pena di rischiare la pelle per avere la libertà. Non ci si pose il problema dei confini di comune o di quartiere, come non se lo posero neanche i nazi e i fasci quando ammazzarono tanti innocenti.

Quando non si hanno più ideali, principi, prospettive, insomma quelle cose per cui vale la pena vivere, ci si riduce ad amministratori di condomini più o meno grandi, più o meno organizzati. Così, prima o poi, arriverà un nuovo amministratore, più svelto e che ci costerà meno.

A Verona non ho sentito il “suon di corno”, in compenso a Reggio, la stessa sera del 6 luglio sono risuonati “suon di tacchi (a spillo)”. La distanza fra Piazza della Libertà (rieccola) e Fortezza Bastiani mi ha messo al sicuro ma il video è eloquente: http://www.youtube.com/watch?v=zoFdImqrCRo&feature=player_embedded

Abbiamo sentito dire dai nostri amministratori e dirigenti culturali tante volte che noi siamo “più avanti” e non capivamo dove fosse questo “più avanti”. Ora l’abbiamo capito. L'”American Run” (così si chiama mollare qualche sgallettata in corsa libera a rischio caviglia/malleolo) è di gran voga a NY, Sydney, Londra, Milano e Amsterdam. Ora ci siamo anche noi, finalmente!

L’American Run del 6 luglio, per chi non lo sapesse, fa parte del “Happy Animal Triathlon”. Le prossime prove? Il Petosound (con la speciale classifica “burning” con l’accensione delle emissioni gassose) e lo storico “Palio della Caccola”, dove 200 figuranti in abiti matildici, gotici, celtici e topici lotteranno per conquistare la “Caccola d’oro”, che sarà aggiudicata, nella prova di potenza, a chi lancerà a maggior distanza l’oggettino, nella prova di abilità a chi riuscira a formare l’oggetto tondeggiante più grosso. Previsti ricchi premi e cotillons…

That’s all folks! Anche questa è kultura….