Il mio onore…

La denuncia dei Partigiani: a Nettuno manifestazione celebrativa SS d’Italia
Al sacrario militare omaggio ad ufficiale delle SS italiane. L’Anpi: li denunciamo per apologia di fascismo

ROMA – «Il Comitato delle associazioni della Resistenza di Roma e Lazio ha incaricato uno studio legale di denunciare alla Procura dalla Repubblica gli organizzatori della manifestazione celebrativa delle SS Italiane inquadrate nelle forze armate naziste, svoltasi a Nettuno il 14 marzo 2010, per aver violato le leggi che proibiscono l’apologia del fascismo». Lo rende noto l’Anpi Roma e Lazio.


ssitalianenettutno--180x140.jpg.jpegLa corona per Pio Filippani Ronconi (foto da sito Italiadidestra)

IL RICORDO – Il 14 marzo scorso infatti si è tenuta al sacrario dei caduti della Repubblica Sociale Italiana di Nettuno una celebrazione per ricordare il prof. Pio Filippani Ronconi, Ufficiale combattente del II Battaglione SS italiane «Vendetta», ferito in azione di guerra sul fronte di Nettuno. Al ricordo hanno preso parte un centinaio di persone che hanno deposto una corona di alloro con un nastro tricolore con la scritta «Il mio onor si chiama fedeltà».

In poche parole, un’altra Caporetto (M.Travaglio)

Mentre il Pdl di Meno male che silvio c’è perde 8,5 punti in un anno e tocca il minimo storico, la Lega lo asfalta al nord e Fini può rivendicare i successi in Lazio e Calabria con i suoi Polverini e Scopelliti, soltanto il vertice del Pd poteva trasformare la débâcle berlusconiana in una Caporetto del centrosinistra (fra l’altro, scambiata per una vittoria). Bersani, cioè D’Alema e i suoi boys (almeno quelli rimasti a piede libero), ce l’han messa tutta per perdere le elezioni più facili degli ultimi anni e, alla fine, possono dirsi soddisfatti. In Piemonte hanno candidato una signora arrogante e altezzosa, bypassando le primarie previste dallo statuto del Pd per evitare di dar lustro al più popolare Chiamparino e riuscendo nell’impresa di consegnare il Piemonte a tale Cota da Novara per solennizzare degnamente il 150° dell’Unità d’Italia. A Roma, la città del Papa, hanno subìto la candidatura dell’antipapista Bonino per mancanza di meglio (il meglio ce l’avevano, Zingaretti, ma l’hanno nascosto alla Provincia per evitare che, alla tenera età di 45 anni, prendesse troppo piede), poi l’han pure lasciata sola per tutta la campagna elettorale. In Campania, calpestando un’altra volta lo statuto, hanno sciorinato un signore che ha più processi che capelli in testa perché comunque era “un candidato forte”: infatti. In Calabria han ricicciato un giovin virgulto come Agazio Loiero, che quando ha perso come tutti prevedevano si è pure detto incredulo, quando gli sarebbe bastato guardarsi allo specchio.

Non contenti, questi professionisti del fiasco, questi perditori da Oscar le hanno provate tutte per fumarsi anche la Puglia, candidando un certo Boccia che perderebbe anche contro un paracarro, ma alla fine hanno dovuto arrendersi agli elettori inferociti e concedere le primarie, vinte immancabilmente dal candidato sbagliato, cioè giusto. Hanno inseguito il mitico “centro” dell’Udc, praticamente un centrino da tavola all’uncinetto, perché “guai a perdere il voto moderato”. Infatti gli elettori sono corsi a votare quanto di meno moderato si possa immaginare: oltre a Vendola, i tre partiti che parlano chiaro e si fanno capire, cioè Lega, Cinque Stelle e Di Pietro. Altri, quasi uno su due, sono rimasti a casa o han votato bianco/nullo, curiosamente poco arrapati dai pigolii del “maggior partito dell’opposizione” e dal suo leader, quello che “vado al Festival di Sanremo per stare con la gente” e “in altre parole, un’altra Italia”. Se, col peggiore governo della storia dell’umanità, l’astensionismo penalizza più l’opposizione che la maggioranza, un motivo ci dovrà pur essere. L’aveva già individuato Nanni Moretti nel lontano febbraio 2002, quando in piazza Navona urlò davanti al Politburo centrosinistro “con questi dirigenti non vinceremo mai”.

Sono gli stessi che sfilano in tutti i salotti televisivi, spiegando che la Lega vince perché “radicata nel territorio” (lo dicono dal 1988, mentre si radicano nelle terrazze romane o si occupano di casi urgentissimi come la morte di Pasolini) e alzando il ditino contro Grillo, che “ci ha fatto perdere” e “non l’avevamo calcolato”. Sono tre anni che Beppe riempie le piazze e li sfida su rifiuti zero, differenziata, no agli inceneritori e ai Tav mortiferi, energie rinnovabili, rete, acqua pubblica, liste pulite, e loro lo trattano da fascista qualunquista giustizialista. Bastava annettersi qualcuna delle sua battaglie, sganciandosi dal partito Calce&Martello e dando un’occhiata a Obama, e lui nemmeno avrebbe presentato le liste. Bastava candidare gente seria e normale, fuori dal solito lombrosario, come a Venezia dove il professor Orsoni è riuscito addirittura a rimpicciolire Brunetta. Ma quelli niente, encefalogramma piatto.

Come dice Carlo Cipolla, diversamente dal mascalzone che danneggia gli altri per favorire se stesso, lo stupido danneggia sia gli altri sia se stesso. Ecco, ci siamo capiti. Ce n’è abbastanza per accompagnarli, con le buone o con le cattive, alle loro case (di riposo). Escano con le mani alzate e si arrendano. I loro elettori, ormai eroici ai limiti del martirio, gliene saranno eternamente grati.

Da il Fatto Quotidiano del 31 marzo

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2464647&title=2464647

Quarantenni fatevi avanti (P.Gomez)

I risultati delle Regionali sono salutari per il Paese e un’opportunità (l’ultima) per il centrosinistra. Dalle urne è uscito un responso chiaro e, checché se ne dica, ben poco favorevole al Cavaliere: il centrodestra ha vinto – generalmente per insussistenza degli avversari – ma Berlusconi ha perso. Dalle Politiche in poi il Pdl (al pari del Pd) è in costante emorragia di voti: nel giro di due anni ha addirittura lasciato per strada il 7 per cento dei consensi. E ora il neonato partito del premier vale quanto valeva la vecchia Forza Italia. Segno che il giudizio di Dio, più volte invocato da Berlusconi contro i giudici e l’informazione, è stato un flop. Dio (gli elettori) si è astenuto o ha votato Lega. Con questi numeri parlare ancora di riforme – a partire dall’unica che interessa all’anziano leader del Pdl: la reintroduzione dell’autorizzazione a procedere – non ha senso.

Se si mettesse davvero mano alla Costituzione, il referendum confermativo, previsto per le leggi fondamentali che non hanno una maggioranza qualificata, è destinato a chiudersi con una sonora bocciatura. Resta, è vero, la via delle riforme condivise sempre invocata dai brontosauri della partitocrazia. Ma si tratta di un percorso politicamente suicida. Saggiamente ben pochi tra gli elettori (di destra e di sinistra) ne sentono il bisogno. Perché al Paese più che nuove regole servono il rispetto di quelle vecchie e una nuova classe dirigente. Per questo la sconfitta della nomenklatura del Pd è un’opportunità.

Se nel Lazio e in Piemonte il centrosinistra avesse vinto (ci voleva un niente), oggi Pier Luigi Bersani racconterebbe di avercela fatta. Per fortuna è andata diversamente. Ed è arrivata l’ora delle centinaia di funzionari, militanti e amministratori locali onesti, con meno di quarant’anni. Adesso tocca a loro. Devono scegliere: o ribellarsi per prendere il potere nel partito, o morire con esso prima ancora di essere nati. Per gli Italiani comunque andrà a finire, sarà una liberazione.

da: Il Fatto, 31 marzo 2010

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2464651&title=2464651

I partiti sono morti (N.Fangareggi)

La battuta più illuminata del post voto è di Nichi Vendola: i morti seppelliscono i morti, concentriamoci sui vivi. La seconda è di Beppe Grillo: non siamo di destra o di sinistra, siamo avanti.
Antipolitica? Al contrario. E’ il mondo in cui entriamo.
I partiti sono inadeguati: roba vecchia, stantia, in via di decomposizione. Questione seria, visto che sui partiti si è retta l’unità del paese dal dopoguerra in poi. Ma è la realtà e negarla non serve.
Vedo la pena di tanti giovani accingersi a maneggiare i vecchi arnesi del fare politica come unico sentiero possibile alla partecipazione. Un calvario. Presto si stancheranno. I social network sono pieni e le sezioni sono vuote. Il teatrino non regge. Bisogna fare piazza pulita. Occuparsi dei vivi, appunto, non dei morti.
I giornali di carta si riempiono di cicalecci sulle poltrone: chi farà l’assessore, chi il consigliere eccetera. Morti anche loro. I giornali vendono sempre di meno. Non sono interattivi. Li leggono solo i vecchi. Presto scompariranno con essi.
Non è un problema di gusti.
E’ il mondo che cambia e dice che le forme organizzative della democrazia sono più che decotte. Sono marce.
Non è nuovismo: il nuovismo è una moda e le mode non mi interessano. Insisto: è la realtà. Di oggi, non di domani.
Mi diranno che il Pd ha preso comunque il 40-45%. Ribatto: c’è un crollo verticale dei votanti. Anche in Emilia e anche a Reggio.
Consolarsi con un assessorato o peggio illudersi di essere un modello per l’Italia è segno di profonda inconsapevolezza.
Il Pd non è un partito, è una congerie di clan, amici, titolari di incarichi pubblici. Messo così non ha avvenire.
E il Pdl? Un partito non lo è mai stato. Mi spiace per Fini: si è svegliato tardi. Il Pdl non ha nemmeno mai fatto un congresso. Ma a che servono i congressi? A che servono i delegati, le assemblee, le sezioni? Roba vecchia, finita, sepolta.
Vendola evoca le “virtù civiche”. Vorrei capire meglio ma condivido. La partecipazione esiste eccome. E’ il resto che non c’è più.
Sento Bersani affannarsi: “non abbiamo vinto, ma non abbiamo neanche perso”.
Ho rispetto per Bersani. Poveretto. Capisco la sua pena. Ma al di là della riserva indiana è finita anche per lui.
Si dice: la Lega. Certo: il Nord è leghista e la Lega è un partito. Vent’anni fa si diceva lo stesso: la Lega è l’antipolitica. Poi si è visto com’è andata.
La Lega ha lo stesso problema degli altri. Si chiama modernità. Ossia temi concretissimi e urgenti. Lavoro, reddito, salute, scuola. Se risponde, bene. Se non risponde tornerà nelle valli.
Tre anni senza elezioni per fare le riforme. Le riforme? Vediamo. Lega e Berlusconi hanno il potere in mano da dieci anni meno due. L’Italia sta meglio, per caso? Qualcuno se ne è accorto?
Ma hanno i numeri per riprovarci. Vediamo come li useranno. Per scassare la Costituzione? Per devastare il territorio? Per raccontare tramite i tanti Minzolini agli italiani della tv che hanno abbassato le tasse ed eliminato clientele e ruberie?
Condivido Vendola e condivido Grillo. Ci sono una destra e una sinistra. Poi c’è un avanti. In quell’avanti c’è il nostro avvenire. Su quello bisogna muoversi.
http://www.reggio24ore.com/Sezione.jsp?titolo=I+partiti+sono+morti&idSezione=12231

A voi la scelta (C.De Gregorio)

Riprendiamo da dove eravamo rimasti, ora che la notte è passata e la realtà si illumina. Il centrosinistra ha perso due regioni cruciali, il Piemonte e il Lazio: un colpo durissimo, per quanto la sconfitta sia stata di misura. Perdere di poco aggrava non allevia l’amarezza. Resta dunque compresso tra il Sud in mano alla destra, con la fulgida eccezione della Puglia, e il Nord dominato dalla Lega che cala verso il centro come una colata lavica inesorabile. I dati dell’Emilia dicono che – se non cambieranno le cose – sarà la prossima a tingersi di verde. Una tenaglia. Scrivevo ieri notte: il paese è stanco. Questo è un voto di delusione e di rabbia. È così: delusione e rabbia verso un centrosinistra che ha disatteso le aspettative. Che rispetto a quel che l’elettorato chiedeva non ha avuto abbastanza coraggio: di cambiare la sua classe dirigente, di puntare sul rinnovamento, su logiche nuove e non solo su somme aritmetiche di alleanze possibili, su un progetto chiaro semplice e alternativo che fosse anche – come dice Vendola – un nuovo «racconto». Anche un linguaggio diverso, certo. La delusione e la rabbia accomuna pezzi di elettorato distanti come i leghisti, i dipietristi, i sostenitori di Grillo. È un sentimento che cresce in provincia, nell’Italia profonda. Tra coloro che hanno votato Lega ci sono milioni di delusi dal Pd. «Si dedica agli ultimi e dimentica i penultimi, che siamo noi» dice uno di loro a Paolo Stefanini nel suo bel libro Avanti Po: ceti popolari, piccola borghesia. Tra gli elettori di Di Pietro ci sono milioni che trovano questo Pd troppo prudente, timido, troppo rivolto al centro di Casini. Moltissimi hanno trovato casa in una posizione ancor più netta, quella di Grillo. Tra le centinaia di mail arrivate ieri eccone una. Scrive Carla Ferrari: «Ho votato Grillo per stanchezza, per desiderio di cambiamento senza grosse aspettative, per dare un segnale al Pd, perché stanca dei soliti meccanismi di potere. Non credo che il Movimento 5 stelle abbia tolto la “manciata utile”: se non ci fosse stato, non avrei votato. Lavoro in una biblioteca trasformata in istituzione dal sindaco Cofferati a fine mandato. Viviamo una situazione di abbandono senza precedenti dopo essere stati il fiore all’occhiello con Bologna capitale della cultura. Non riesco più a porgere l’altra guancia. Sono convinta che la manciata utile l’abbiano buttata nel cestino le mani che stanno smantellando il “modello emiliano” un pezzo alla volta, candidando personaggi impresentabili. A loro preferisco gli ingenui, gli inesperti: rappresentano di più il mio smarrimento, la mia confusione, il mio desiderio di cambiamento». Penso che questo sentimento di stanchezza e di rivolta, di delusione sia vastissimo. È quello che ha vinto le elezioni. Ora abbiamo davanti tre anni durante i quali questo governo proverà a dare il colpo finale al Paese a partire dalle riforme istituzionali. Ne cambierà i connotati. Una lunga marcia che esige che ci si attrezzi di quel che è mancato o non c’è stato abbastanza. Energie nuove, nuove logiche. Più idee, più concretezza, più visione. Più contatto con l’Italia reale, meno analisi a tavolino e più ascolto. Il coraggio di cambiare davvero. L’alternativa, dicono i nostri lettori, è andarsene: fisicamente altrove, o chiusi dentro. A voi la scelta. Noi restiamo.

 

Pensiamoci…

L’ira di Cacciari sui grillini
“Gli darei fuoco”
“Il dato del Piemonte è uno choc, ci vorranno anni per recuperare”

INVIATO A VENEZIA
Massimo Cacciari è a Ca’ Farsetti, dove sta facendo gli scatoloni; giovedì lascia l’ufficio a Giorgio Orsoni, l’avvocato sul quale aveva puntato per non consegnare la città alla destra e a Renato Brunetta. E’ felice per il voto a Venezia, ma “atterrito per lo scenario nazionale. E’ stato uno choc soprattutto il Piemonte; ci vorranno anni per riprendere il nord a una Lega populista, demagogica, fondamentalista. E a chi dobbiamo dire grazie di questo capolavoro? A quelle teste di c… dei grillini”. Il filosofo è arrabbiatissimo, “gli darei fuoro a quelli lì, sono degli sciagurati, si rendono conto di cosa hanno combinato?”. “L’arte di farsi del male a sinistra è immortale, come quella di Fidia”

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=14&ID_articolo=530&ID_sezione=6&sezione=

Elettoralia

Troviamo qualcosa di buono in queste giornate. Lo so, non è facile, ma ci provo:

1. gridolo brunetta è stato trombato al primo turno. Non dovremo preoccuparci, alla prima acqua alta, di mettere in salvo il Sindaco di Venezia…

2. castelli idem a Lecco, quello se lo lasciano nel lago è anche meglio…

3. Aureliano Buendia di Gallipoli ha perso la sua 38 battaglia.

4. Agazio Loiero (ma è un nome o un anagramma?) si toglierà dai cabasisi.

5. Filippi è stato rieletto e così ci assicuriamo altri 5 anni di puro divertimento.

Non è granchè, ma la “nuttata” è sempre più lunga. Ormai matura la convinzione di essere davvero fuori dalla storia, da questo paese che si tinge di verde legoide al nord e di blu color coppola al sud (lo so, la coppola non è blu…). Stasera ci vorrà un buon Marzemino…

Tagli, ritagli, frattaglie…

calderoli_rogo_leggi_burocrazia.jpg.jpegIl sedicente ministro calderoli (scusate la parolaccia) si è esibito nel falò di 375.000 leggi “inutili”. Era dai tempi del salto nel cerchio di fuoco del buon Achille Starace che non si vedeva una simile boiata pirotecnica. Domanda: ma se le leggi le può fare e disfare solo il parlamento cosa cavolo ha incendiato il calderolo padano? Ipotesi: 1. Pacchi di fatture false Fininvest; 2. Dispense della Scuola Radio Elettra Torino (dove fu bocciato il capo); 3. Ultime tracce di buon senso e senso del ridicolo.

 

carl_b1.jpg.jpegGabriella Carlucci, onorevole PdL e candidata sindaco al comune di Margherita di Savoia ha aggredito l’onorevole Cusmai del PD davanti a 200 militanti del PdL. Domanda: ma se quello è il Partito dell’Amore la signora Carlucci, nota per la sua attività intellettuale, cos’ha fatto? Ha tentato un abbraccio vigoroso? Era un approccio un po’ troppo spinto? Mah, ma l’onorevole (si fa per dire) non è nuova ad esibizioni muscolari, ricordiamo lo scontro con Le Iene, ove si palesò tutta la sua “signoritudine” http://www.youtube.com/watch?v=bqbKWfqpu9A

carfagna7.jpg.jpegEsiste un’armonia nell’universo? Perchè no? Per noi, maschietti italici, che abbiamo conosciuto e apprezzato la ministra (sfpd) Carfagna dalle pagine patinate di riviste altamente specializzate, eravamo un po’ tristi nel vederla ridotta al ruolo di stupefatta donna di governo che ammira il mondo con candore giovanile con i suoi occhioni spalancati. Non era al suo posto, diciamolo! Ma ora l’armonia dell’universo si sta ricomponendo: il nonno si abbiocca a Gerusalemme e la nostra mara si lancia in un sapido e lepido coretto, con tanto di mossette e sculettamenti di non trascurabile qualità. Finalmente. http://www.youtube.com/watch?v=C8ZxL5j-rrs

Il buon esempio (C.De Gregorio)

Scatta l’ora legale, speriamo che sia vero. Giochiamo con le parole, fa bene alla testa, occupiamoci della loro manutenzione, oliamole come si fa con le biciclette e sentiamole suonare distinguendole una per una come i vecchi sapevano fare col canto degli uccelli quando ancora l’unico suono che tutti ci ipnotizza non era quello della tv. L’ora legale scatta stanotte, bisogna rimettere a posto l’orologio e il destino che ci aspetta: dipende da noi, da noi che andiamo a votare. Ostinatamente, con rabbia e con pazienza, con la certezza che sono le piccole azioni quotidiane quelle che cambiano il mondo, le azioni e le parole insieme, il loro senso. Legalità, onestà, democrazia, libertà. Le sentite suonare? Riuscite a ricordarne il senso? C’è bisogno di questo. Di restituire un senso a quel che abbiamo ereditato dalla fatica dei padri per consegnarlo intatto ai figli: quando ci diranno, fra molti anni, «dov’eravate mentre accadeva tutto questo» noi dovremo poter dire eravamo lì, è stato difficile e faticosissimo, sembrava una fatica inutile a volte, ci dicevano che stavamo perdendo ma non ci siamo lasciati incantare, non li abbiamo ascoltati ed è stato così, come in certe favole, è stato non ascoltando e andando diritti lungo quella strada lastricata di nomi che hanno fatto la storia che abbiamo, invece, alla fine, vinto quel maleficio che stava per portarci in rovina. Sarà un bel racconto. Non importa quanto tempo ci vorrà. Si vince poco per volta, certe volte. E comunque sempre si vince quando non ci si arrende.

Servono i simboli, anche. Certo. Serve un dito che indichi lontano e la capacità di chi guarda di non fissare il dito. Pazienza se c’è un po’ di nebbia, se non è proprio tutto chiaro all’orizzonte. Importante è tenere il passo e conoscere la meta. Uscire di qui. Andarsene via da questo posto dove Kim Il Sung in versione catodica compare come in un videogioco impazzito da tutti gli schermi ogni minuto, guarda in favore di telecamera e ti dice come devi votare, basta una croce, mi raccomando, fate i bravi e con le candidate ricordatevi che ho lo jus primae noctis. Ha paura, i suoi sondaggi questa volta gli dicono che ha commesso molti errori, persino chiudere gli odiati programmi di giornalismo in tv si è rivelato un boomerang. Così si trasformano i nemici in eroi, possibile che non abbia nessuno tra i suoi vassalli che glielo spieghi? Sì, glielo spiegano. Ma non resiste. Non sopporta altre voci che non siano la sua. Altri specchi che i suoi.

Fini se ne andrà. La Lega potrebbe facilmente superarlo. La sua stagione è finita. Bisogna fare molta attenzione: è nella coda il veleno, certe code di dinosauro sono lunghissime. Bisogna anche pensare presto il dopo, che non è detto che sia migliore di questo: non basterà che Berlusconi tramonti perché il paese abbia indietro quello che in vent’anni ha perduto. Ce ne vorranno altrettanti, ci vorrà molto lavoro da fare insieme, con le teste con il cuore e con le mani. Bisogna cominciare subito. Dai cancelli delle fabbriche al primo turno: quello è un bel simbolo. Dal lavoro. Dalla scuola. Dalla cultura. Dall’esempio. Da una cosa semplice come dare il buon esempio: è rivoluzionario.

http://concita.blog.unita.it//Il_buon_esempio_1125.shtml