Padania o morte ? Tutti i bluff di Bossi e soci

9433f10d6688a37c402174983e01d32d.jpeg1984-1990: nasce la Lega lombarda che debutta alle amministrative, la Pretura di Saronno indaga per “vilipendio della bandiera” e “associazione antinazionale”, primo raduno a Pontida reso celebre dal giuramento pronunciato nel 1167 dalla Lega dei Comuni contro l’invasore Barbarossa.

Di questo periodo è importante sottolineare come la “Lega nord per l’indipendenza della Padania”, costituita da associazioni politiche, avesse il conseguimento dell’indipendenza e il suo riconoscimento internazionale quale repubblica federale indipendente e sovrana. E la legittimità di un partito che si caratterizza per uno scopo non costituzionale e contrario all’articolo 5? Sono gli anni in cui Bossi dichiara: “In Italia ci sono due gruppi etnici: la razza celtica, che viene da migliaia di anni di lavoro e i latini che considerano il lavoro roba da schiavi”.

1990-2000: il parlamento del nord inaugurato da Umberto Bossi, mentre la Lega viene coinvolta in una inchiesta sulla maxitangente Enimont, nascono le Camicie verdi (comitato di liberazione della Padania), Bossi invoca (senza risultato) la disobbedienza fiscale sull’Isi (imposta straordinaria sugli immobili), va a Belgrado e parla da “fratello” al leader serbo Milosevic. Otto serenissimi vengono processati e condannati per direttissima per l’assalto al campanile di San Marco in nome della “Veneta serenissima armata”. “Siamo qui per un passo incontrovertibile, per la prima dichiarazione di guerra allo Stato centralista, alla partitocrazia di Roma, alla prima repubblica che non vuole lasciare il posto alla seconda” (Umberto Bossi, La Stampa, 11 maggio 1992).

“Ho già preparato i manifesti: “Nord prepara la valigia”. Se riusciamo a convincere questo nord di brava gente a non pagare l’Ici allora sì che viene il bello. Che mi arrestino, arrestino pure uno della Lega e qui è la rivoluzione” (La Stampa, 19 agosto 1992).

“Bisognerebbe far scattare la legge per il ricostituito partito fascista. Questi sono quella cosa lì. E si può dimostrare facilmente. Questo partito è messo in piedi da una banda di dieci persone che lo controllano nascosti dietro paraventi, non rispettano le regole della Costituzione, chiamano golpista il presidente della Repubblica, svuotano il parlamento e vogliono fare un esecutivo senza nessun controllo superiore”. (Ansa, 19 gennaio 1995).

“Inoltre usano le televisioni che sono strumenti politici messi insieme da Berlusconi quando era nella P2, secondo il progetto Gelli: dove il Paese dal punto di vista politico doveva essere costituito da uno schieramento destra contro sinistra (…) usano la televisione come un randello per fare e disfare. Si tratta di una banda antidemocratica su cui è bene che ci sia qualche magistrato che indaghi se viene commesso il reato di ricostruzione del partito fascista” (Ansa, 19 gennaio 1995).

“La Padania deve combattere contro il nazionalsindacalismo e il nazionalclericalismo. Sono lontani i tempi di Giovanni XXIII il gran lombardo. Ora è arrivato il Papa polacco che ha portato la Chiesa a interessarsi molto più del potere temporale che di quello spirituale. I vari casi Ior e Marcinkus sono a dimostrarlo” (9 agosto 1997).

“Il tricolore lo metta al cesso signora!” (Venezia, riva Sette Martiri, 16 settembre 1997).

“Quando vedo il tricolore io m’incazzo. Il tricolore io lo uso soltanto per pulirmi il c…” (Comizio a Cabiate, 1997): questa frase venne udita dai presenti, tra cui i carabinieri di Cantù di servizio in borghese, chiamati poi a raccontare l’episodio durante il dibattimento: il processo finì con la sentenza di condanna per vilipendio del 2001.

“È una sentenza pesantissima e ingiustificata. Ma i ragazzi di Venezia si facciano coraggio. Non sconteranno tutta la pena: infatti non appena arriverà la Padania saranno liberati con tutti gli onori” (Dichiarazioni di Roberto Maroni, attuale ministro degli interni della Repubblica italiana, il 10 luglio 1997 sulla vicenda dell’assalto armato al campanile di Venezia).

“La Padania è una realtà politica nota in tutto il mondo, anche se la classe politica stracciona del Mezzogiorno finge di non saperlo mentre per noi il meridione esiste solo come palla al piede che ci portiamo dolorosamente appresso da 150 anni” (Mario Borghezio durante un comizio ripreso dal film “Camicie Verdi” di Claudio Lazzaro).

Dal 2000 ad oggi: nasce la Casa delle libertà, Bossi diventa ministro delle Riforme, nasce la Bossi-Fini, viene approvata la devolution, Bossi rilancia con il trasferimento della Rai a Milano invocata anche come capitale d’Italia.

“Noi parlamentari, deputati, senatori, ministri e sottosegretari giuriamo fedeltà alla Padania e al suo popolo e promettiamo di batterci con tutte le forze per la libertà e la prosperità della nostra terra e delle sue genti” (Pontida, La Stampa, 18 giugno 2001).

“Profughi non ne vogliamo, stiano a casa loro”, (Sull’emergenza umanitaria della guerra in Iraq, l’Unità, 21 marzo 2003).

“I vecchi democristiani per i danni che hanno fatto al Paese andavano fucilati” (Corriere della Sera, 26 settembre 2003).

“Il nord potrebbe vivere meglio senza tirarsi addosso il centralismo dello stato italiano. Dobbiamo svegliarci. E visto come stanno le cose non ci rimane che la via della secessione. Basta con le chiacchiere” (Pramaggiore (Ve), Repubblica.it, 26 ottobre 2006).

“La libertà non si può più conquistare in Parlamento ma con uomini lanciati in una lotta di liberazione. Senza la devoluzione da qui possono partire ordini di attacco dal Nord. Io sono certo di avere dieci milioni di lombardi e veneti pronti a lottare per la libertà”. (Al parlamento padano, Mantova. Ansa, 29 settembre 2007).

“Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L’inno dice che l’Italia è schiava di Roma… toh (gestaccio). E’ arrivato il momento fratelli, di farla finita. Basta di far martoriare i nostri figli da gente che non viene dal nord” (Padova, Repubblica.it, 20 luglio 2008).

“So quanti di voi sono pronti a battersi, anche milioni, ma io ho scelto la strada pacifica rispetto a quella del fucile. La lotta della Lega non finirà fino a quando la Padania non sarà libera” (Pontida, 20 giugno 2010).

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/06/26/padania-o-morte-tutti-i-bluffdi-bossi-e-soci/

La libertà dei servi. Il mestiere dei cittadini

 

copj13.asp.jpegGli italiani hanno dimostrato nei secoli una spiccata capacità di inventare sistemi politici e sociali senza precedenti. Anche la trasformazione di una repubblica in una grande corte è un esperimento mai tentato e mai riuscito prima. Rispetto alle corti dei secoli passati, quella che ha messo radici in Italia coinvolge non più poche centinaia, ma milioni di persone e le conseguenze sono le medesime: servilismo, adulazione, identificazione con il signore, preoccupazione ossessiva per le apparenze, arroganza, buffoni e cortigiane. Poiché il sistema di corte ha plasmato il costume diffondendo quasi ovunque la mentalità servile, il rimedio dovrà essere di necessità coerente alla natura del male, vale a dire riscoprire, o imparare, il mestiere di cittadini. Per quanto sia ardua, è la sola via. Il primo passo è capire il valore e la bellezza dei doveri civili.


Alla difficile definizione di libertà e alla sua storia, Viroli riferisce la sua lettura della società italiana contemporanea, fatta di “gente” affascinata e asservita dallo spettacolo della televisione in cui ammira e invidia la fama, gli onori e i denari dei personaggi pubblici che non lesinano le loro presenze autocelebrative. Se la libertà del cittadino consiste nel non essere sottoposti al potere arbitrario o enorme di un uomo o di alcuni uomini, Viroli conclude, quella degli italiani è solo la libertà dei servi, quella che consiste nel non essere ostacolati nel perseguimento dei propri fini. Come riscoprire o imparare il mestiere di cittadini? Fahreneit ne parla con Maurizio Viroli, docente di Teoria politica ll’Università di Princeton.

ascoltalo a: http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=316819

Meraviglioso Filippi!

Come noto, fra orrido e sublime corre un sottilissima linea. Su quella linea Filippi salta, balla, piroetta. Quasi sempre cade. L’ultima impresa del kasinese scegliete voi in quale versante si colloca: emette un feroce comunicato stampa contro l’Italia dei Valori per un banchetto in piazza dove era esposto un manifesto con le foto di Stalin e Berlusconi e lo slogan “stessa pasta”. Leggere per credere (o meglio cridere):

idv_berlusconi_stalin.jpg“Parole che ci riportano indietro nel tempo – attacca Fabio Filippi, consigliere comunale del Popolo della Libertà – e una riproposizione del linguaggio dei gruppi eversivi più radicali, attivi in Italia negli anni settanta. Un linguaggio inaccettabile da parte di una forza politica organica alla maggioranza in Comune a Reggio Emilia e per anni forza di governo nel Paese. Tutti sanno chi era Stalin, un sanguinario comunista, un dittatore che sulla coscienza conta milioni di vittime innocenti. Il leader politico di un tremendo regime come era quello dell’Unione Sovietica”.

“Non ci risulta che Berlusconi – prosegue l’esponente del Pdl – sia un comunista, non ci risulta che Berlusconi sia un assassino e non ci risulta che Berlusconi sia un dittatore, tanto più che personaggi irresponsabili come i militanti reggiani dell’Idv si arrogano il diritto, senza che nessuno dica nulla, di scrivere sui propri manifesti idiozie che neppure divertono i più sprovveduti. Personaggi che, purtroppo, abbiamo avuto modo di conoscere in altre occasioni: famosi gli insulti, sempre a Reggio, alla seconda carica dello Stato in occasione della festa del tricolore. Un momento triste per la nostra città, a dimostrazione che a sinistra c’è ancora chi non ha rispetto per le istituzioni statali”.

Filippi ha chiesto quindi al sindaco Delrio di espellere dalla sua maggioranza e dalla sua giunta i rappresentanti dipietristi, “partito che si rapporta alla vita politica reggiana con un linguaggio lontano da ogni forma di decenza e un approccio antidemocratico alla realtà sociale e civile della nostra città. Il modello democratico e liberale promosso in tanti anni di governo dal presidente Berlusconi – conclude Filippi – è apprezzato e riconosciuto da tutti i paesi democratici. Un lavoro costante, portato avanti con responsabilità e capacità. Un esempio per tutti che potrebbe essere utile, soprattutto, a quegli irresponsabili dell’Italia dei Valori”.

Peccato però:

1. Il banchetto NON fosse dell’IdV ma dei Grillini (ben visibile l’amico Marmiroli), vabbè, tanto sono tutti comunisti….

2. Che ” Il modello democratico e liberale promosso in tanti anni di governo dal presidente Berlusconi …è apprezzato e riconosciuto da tutti i paesi democratici”, in realtà sia goduto solo da sinceri democratici come Putin, Gheddafi e Lukashenko.

Da nostri fidati informatori a Mosca pare che il defunto Josif alla notizia dell’accostamento al premier mascarato si sia rivoltato alcune volte nella fossa….

Avviso ai lettori

copj13.asp.jpegAvviso ai suddetti 25 lettori: se qualcuno fosse interessato a leggersi il classico “Sangue al bosco del Lupo” sulla vicenda di Azor, vicecomandante della 76a Brigata SAP, ucciso dai suoi nel marzo 1945 si faccia vivo. Negli oscuri meandri di Fortezza Bastiani sono emerse alcune copie del saggio che, vista la mia amicizia con l’autore, consiglio vivamente di leggere…

S.Vitale di Carpineti

DSC00230.JPGAll’interno della Rassegna Duemiladieci (http://www.duemiladieci.net/duemiladieci.php) sabato pomeriggio abbiamo presentato il libro “Il primo giorno d’inverno” presso l’Ostello-Ristoro di S.Vitale di Carpineti. Luogo magico e, credo, un pomeriggio davvero speciale per l’interesse, l’attenzione, la simpatia dei presenti e degli organizzatori. Un grazie a Chiara, violinista e cantante e alla sua collega chitarrista.

In questa Italia orribilmente sporca (per dirla alla PPP) passare quasi tre ore e mezzo a parlare di libri, di storia, di memoria è un buon segno, un’altra piccola azione di manovalanza democratica.

Segnalazione turistica ai 25 lettori di Fortezza Bastiani: non perdetevi un luogo come S.Vitale!

Buone notizie (si fa per dire)

Possiamo stare tranquilli: il nostro premier plastificato procede verso il baratro trascinandosi dietro un popolo di italioti masochisti, i tagli della finanziaria colpiranno il futuro dei nostri figli, eccetera…ma chi se ne frega?

Ci sono buone notizie che ci tengono il morale alto:

ruttosound.jpg1. a Reggiolo sono attese in questo weekend 40.000 persone al “Ruttosound”. Le notizie di agenzia ci riferiscono che, novità, quest’anno parteciperanno all’aerea tenzone anche due signore (sfpd), una delle quali tale Monica Bertolani di Mantova è stata “promossa sul campo dopo un provino telefonico che ha lasciato di stucco gli esaminatori.” Siamo addolorati di non aver potuto assistere al provino, potendo godere della sonorità esofagea espressa dalla signorina. Deve essere stato un momento alto nella nostra storia di comunità digerente. Fra le attrazioni non dimentichiamo il ben noto “Rutt Mysterio” di Savignano sul Panaro che si esibisce, come noto, con una maschera sul volto. Non sappiamo se per amplificare l’effetto sonoro dell’emissione o per semplice vergogna (propendiamo per la prima ipotesi).

Ai geniali organizzatori di Reggiolo regaliamo una ideuzza per il prossimo anno: perchè fermarsi al “Ruttosound”? Andiamo oltre e lanciamo il “Petosound” e perchè no? Il “Burning petosound”, con l’incendio dell’emissione del partecipante, come tante belle e nobili storie da caserma ci hanno tramandato. Immaginiamo lo spettacolo di fiamme bluastre saettanti nel cielo di Reggiolo all’insegna di un’operazione culturale e benefica, sì perchè logicamente-come in gran parte di ogni puttanata svolta nell’italico paese, “parte dell’incasso andrà in beneficenza” e, come ci insegna S.Paolo, “L’amore copre una moltitudine di peccati” (sfpd).

00 Brixellum.jpg2. Se poi qualcuno volesse cimentarsi in un’operazione storica di alto profilo, niente paura, la ferace pianura reggiana offre di tutto e di più: a Brescello c’è il Festival “Brixellum romanorum”: ” Oggi l’allestimento del campo militare per tutta la giornata e alle 21 in piazza la cena romano-celtica dove saranno riproposte, in un ambiente appositamente ricreato, antiche ricette romane con intervalli animati dai gladiatori, danze antiche, riti propiziatori alla battaglia, musiche e teatro antico. Domenica ancora una conferenza storica, poi le attrazioni varie in costumi romani, concludendo alle 17 con la ricostruzione della Battaglia di Tannetum.”

La nostra speranza è che, nella ridente Brescello che già ci ha sassato i cabasisi con don Camillo e Peppone, in questo weekend arrivino i Vandali, gli Ostrogoti, gli Unni o chi volete voi e passino a fil di spada questa manica di cialtroni e cefalopenici.

L’otto per mille ai valdesi, una scelta di laicità (P.Flores D’Arcais)

Chiesa pigliatutto: le carte truccate dell’otto per mille

Per molti italiani è tempo di dichiarazione dei redditi. Dunque è anche tempo di otto per mille, questo balzello clericale che arricchisce la Chiesa gerarchica come Mammona e viola sfacciatamente il principio di laicità dello Stato.

All’origine della democrazia liberale, infatti, sono i Padri fondatori degli Stati Uniti d’America, che stabilirono in modo rigoroso il principio secondo cui ogni confessione religiosa si mantiene materialmente con le donazioni dei fedeli, “senza oneri per lo Stato” (per dirla con la nostra Costituzione, platealmente disattesa, riferita alle scuole private). Punto. Tanto è vero che Madison, quarto presidente, si avvalse addirittura del veto presidenziale per bloccare un provvedimento del Congresso non sufficientemente rispettoso del principio.

L’otto per mille è invece una violazione doppia del principio di laicità, l’Italia in questo vuole essere all’avanguardia. Non solo perché lo Stato si fa esattore per la Cei – Conferenza Episcopale Italiana – di oboli che i fedeli dovrebbero versare direttamente, secondo generosità volontaria (che comprende anche a quale istituzione particolare dentro la Chiesa destinare il proprio contributo), ma perché il cittadino che non firma per nessuna confessione religiosa e neppure per lo Stato (almeno la metà dei contribuenti), versa egualmente l’obolo che palesemente non intende dare: d’ufficio e obtorto collo, a tutte le confessioni religiose e allo Stato (cioè al governo) in proporzione alle scelte fatte dagli altri contribuenti. Ma non finisce qui.

Lo Stato, cioè il governo, della quota racimolata fa spesso un uso che più improprio non si può, cioè la storna di nuova alla Chiesa gerarchica come sostegno e contributo alle iniziative più diverse. Insomma: l’otto per mille andrebbe abrogato, questa è l’unico obiettivo coerente da un punto di vista democratico. Del resto andrebbe abrogato il Concordato in quanto tale, sempre secondo quella coerenza che nel centocinquantesimo anniversario della nascita della strombazzata – solo nella retorica – “Patria”, sarebbe un piccolo omaggio concreto alla memoria dei patrioti che l’Italia hanno fatto, cominciando da Garibaldi, Mazzini e Cavour, il più “moderato”, ma comunque intransigente nell’opporre a ogni cedimento concordatario il “sacrilego” (Pio IX dixit) “libera Chiesa in libero Stato”.

Oggi non c’è nessuna forza politica disposta a prendere neppure lontanamente in considerazione l’abrogazione dell’otto per mille (non parliamo del Concordato). E poiché il tema – almeno a sé stante – non sembra tale da mobilitare le masse in piazza, per il cittadino laico sembra non resti nulla da fare se non rodersi il fegato in isolata e impotente indignazione. E invece no, qualcosa si può fare, e anche di notevole e materialissima efficacia, contro questa prepotenza clericale.

Abbiamo visto che firmare per lo Stato anziché per la Cei è come dalla padella nella brace, visto che comunque significherebbe dare altri soldi a partiti lottizzatori e alle loro cricche di affaristi al seguito. Altra cosa sarebbe se l’alternativa a una confessione religiosa fosse un elenco di associazioni tipo la ricerca sul cancro, ma questa concorrenza leale la Chiesa gerarchica e i politici del bacio della pantofola non la consentiranno mai.

C’è però già la possibilità, per quanto possa suonare paradossale, di combattere il clericalismo con la religione. Esiste infatti una confessione religiosa che si impegna solennemente – e fornisce tutti gli strumenti di controllo – a utilizzare la sua quota di otto per mille esclusivamente per opere di beneficenza o promozione culturale, puntualmente elencate, e di non spendere neppure un euro per i propri pastori d’anime o per le strutture materiali delle proprie chiese.

Non a caso ho detto “pastori”, perché si tratta della Chiesa valdese, ora ufficialmente denominata “Chiesa Evangelica Valdese – Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste”, dalle nobilissime origini eretiche e conseguenti persecuzioni di secoli, caratterizzata da un atteggiamento di rispetto della laicità che manca purtroppo a tanti scettici, miscredenti e atei (più o meno devoti). Versare l’otto per mille a questa confessione è oggi la scelta più radicalmente laica che si possa fare, e infatti a praticarla non sono solo tanti agnostici e atei (non devoti) ma perfino dei cattolici che sentono l’obbedienza a quanto dice il Vangelo più importante dell’obbedienza alla Cei dei Ruini e dei Bagnasco o al Vaticano del Papa e dello Ior.
Sarebbe perciò un bel segnale di civiltà se sul Web si scatenasse una campagna “dal basso” per invitare tutti i democratici a firmare l’otto per mille ai valdesi, se avvenisse quel contagio digitale virtuoso che amplifichi e moltiplichi un fenomeno molecolarmente già in atto da alcuni anni. E che ovviamente mass media proni nel bacio della pantofola si sono ben guardati dal raccontare.

Così come sarebbe necessario che finalmente il Parlamento (e forse anche la magistratura) si occupassero di un problema grande come una casa, o meglio gigantesco come l’intero patrimonio immobiliare della Chiesa gerarchica: il controllo sul “voto” che riguarda l’otto per mille, cioè sulle firme con cui ciascuno sceglie nella dichiarazione dei diritti a chi destinarlo.
Un “voto” non molto meno importante di quello che si esprime nelle urne, e di cui i funzionari del fisco sono certamente contabili scrupolosi. Come gli scrutatori ai seggi, cui però i partiti hanno il diritto di affiancare i “rappresentanti di lista”. Se lo stesso potessero fare i rappresentanti delle diverse confessioni, anche gli inguaribili sospettosi sarebbero più tranquilli.

Il Fatto Quotidiano, 8 giugno 2010

Caro Flores, plaudo alla tua proposta, ma per una volta c’è chi già ci aveva pensato: almeno da 10 anni il sottoscritto destina il suo 8 ‰ alla Chiesa valdese. Una scelta fatta come cristiano e come cittadino. Come cittadino per il senso dello Stato dimostrato dalla Chiesa Valdese, come cristiano per contribuire, nel mio piccolo, alla povertà della Chiesa…

IPad: chi era costui?

Applicazioni-iPad-Sono-Già-Disponibili-2.jpgLa tecnologia, si sa, è una gran bella cosa, però. Però dove il neurone arranca il byte difficilmente supplisce. Grazie alle ultime intercettazioni ancora legali possiamo raccontarvi in anteprima le reazione della nostra classe digerente di fronte all’ultima meraviglia del mitico Steve Jobs (a proposito: sapete che lo scrivente ebbe la ventura di incontrare il mitico genio? Ma questa è un’altra storia..)

_Intercettazione n1: 21.5.2010, ore 21,05

calderoli a renzo “trota” Bossi:

C.: “Uhe, caszo, cus’èl che lavòr lì?

B: “Bohhh…”

Calderoli: “A l’ho cumpràa ma l’è propri na ciulada…ho pruvàa a scriverci ma nisba! Con la Bic niente, con la stilosgrafica ‘na gott!

B: “Bohhh, et pruvàa con il gessetto?”

C: “Dio PO! Steè’ intelligint! L’è verà! L’è na lavagnetta, s’usa il gessetto! Che testa!!”

B.: “Bohhh…ehh, grunt…”

_Intercettazione n.2: 22.5.2010, ore 00,05

il cavaliere mascarato a xxx (privacy):

B.: “Sono sul sito: www. supergnocca.org, dov’è il tasto “Compra e metti nel carrello?”

_Intercettazione n.3: 25.5.2010, ore 15,00

Brunetta a capo segreteria Ministero Lavoro (loro):

B.: “A che cazzo serve questo tavolone? Cos’è, lo apparecchio per una colazione di lavoro? E il tasto “insulta a raffica” dov’è??

_Intercettazione n.4: 23 maggio 2010, ore 17,32

Scajola a Di Pietro:

S:: “Sia chiaro che qualcuno me l’ha comprato a mia insaputa…”

DP.: “A chi lo dici? Però che c’azzecca questo coso col mio trattore?”

_Intercettazione n.5: 27.5.2010, ore 21,54

D’Alema a Nicola La Torre:

D.: “Finalmente! Possiamo stare su Facecool finchè ci pare e giocare a “Piccoli banchieri II, la vendetta…”

NLT: “Grande, capo! Hai provato il widget “Sei il più furbo? Fai il test e scoprilo?”

Estate…

Qui a Fortezza Bastiani l’aria è fresca, il profumo dei tigli meraviglioso, le giornate lunghissime. Perchè sporcarsi con l’orrore quotidiano? Perchè ripensare al fatto che esiste gentaglia come quella che ci governa? In quale paese un calderoli (scusate l’espressione) potrebbe sognare di essere ministro? Una carfagna? Una enterogelmina? un sakkoni? Maddai! Ignazio larissa? Figuriamoci!

In un paese, non dico civile ma “normale”, una carfagna sarebbe mai uscita dal calendario che ce l’aveva fissato nel nostro immaginario di maskietti italici? E l’enterogelmina l’avremmo incontrata alla cassa di una qualche supermarket (esselunga, eh?), intenta a far leggere alla macchina codici a barre, l’unica forma di lettura a lei conosciuta. Calderoli (scusate l’espressione) al massimo l’avremmo incontrato dall’elettrauto, come garzone maldestro che fulmina una lampadina e l’altra pure e ti smadonna in bergamasck, strabuzzando l’occhio sul viso rubizzo da prodotto genetico di millenni di valli bergamasche. Sakkoni? Ma sì che l’abbiamo visto anche prima: era l’autista di grease-demikelis, di rino formica, del grande esule in tunisia. Roba da banda bassotti e codice Rocco.

Ignazio poi! In un paese civile sarebbe a far il giro delle 4 del mattino per la premiata ditta “Occhio di falco”, notte e metronotte incluso.

E invece. Esistono ci governano. La nostra povera cultura a uno come bondi che la dignità l’ha incontrata di sfuggita un pomeriggio 30 anni fa, si sono incrociati, non si sono riconosciuti e via, ognuno per la sua strada.

Ieri pranzavo con amici, anzi pericolosi amici: cattocomunisti della peggior (miglior) risma e delle peggiori categorie: medici, insegnanti, dipendenti pubblici. E dopo la solita “deprecatio temporum” sana e doverosa, saliva La Domanda (Die frage per dirla con la Merkel): ma questi qua (caldecarfagelmibondi etc..) sono stati votati! Ma chi li ha votati, se ora, come per la DC di buon memoria, non trovi uno che si alzi e dica “sì, amo Bondi!”, roba che già gli andrebbe fatto un monumento, magari nel cortile del neurodeliri, ma un monumento sì?

E, chiarissimo per tutti, la certezza che esiste un’Italia migliore, diversa. Minoranza? Certamente, ma certamente non rappresentata politicamente, un’Italia che sta male e soffre, nell’impotenza, nella frustrazione, nel vedere il proprio paese ridotto così.

E poi ci si stupisce se uno rimane a Fortezza Bastiani a godersi l’aria fresca e il profumo dei tigli…