Piranha in camicia neroverde..

piranha-3d.jpgUna volta si parlava di “vento del nord”, quel desiderio di un’Italia migliore portato dai partigiani dopo la Liberazione al governo del paese. Poi, lo sappiamo, quel vento arrivò sì e no fino ad Orvieto-Orte e Roma rimase tranquilla com’era sempre stata.

Poi passarono i democristi (sì, perchè oggi di fronte all’orrore quotidiano dell’Impero marron-azzurro quasi rimpiangiamo quel sistema di (sotto) governo), dimenticandoci che proprio da lì viene il disfacimento morale ed etico di questo inizio di millennio. I democristi rubavano alla grande ma il ruttino di fine pranzo lo facevano in bagno. Per loro contava la comunione dei santi: vieni ce n’è anche per te…Questi qua prima ruttano e poi mangiano, loro e congiunti. Ma è il sistema che conta.

Ed il sistema è tanto forte e l’uomo tanto debole che anche i nuovi arrivati, quelli che si erano presentati come il cavaliere bianco, stile Dash, ce li ritroviamo anche loro nel guano e nella fanga fino alle ascelle. Alemanno ha piazzato cubiste, ex terroristi neri, amici, congiunti. Pare che il suo cane non sia stato assunto come autista all’ATAC solo perchè non arrivava ai pedali.

E i leghisti (scusate la parolaccia)? Quello che si sta rivelando come un vero partito nazi-popo-affaristico? Nella “Roma ladrona” si sono inseriti alla grande come nelle banche del nord, tanto, come noto, la moralità per un banchiere è come lo slip per una escort, prima te la togli e meglio è. Fame, fame e fame. Perchè lo spirito già è debole, figuriamoci poi la carne…

C’è sempre qualcuno più a nord di te…(ovvero: i “padani” sono terroni)

campagnacontrofrontalieri.jpgPena del contrappasso per i lavoratori “padani” che tutti i giorni attraversano il confine svizzero. Dal Canton Ticino infatti è partita l’iniziativa “Bala i ratt” (www.balairatt.ch) contro l’invasione quotidiana dei 45mila frontalieri del Belpaese. Nella homepage del sito, curata dalla Ferrise Comunicazione di Muralto, tre ratti sono alle prese con la spartizione di una forma di Groviera e raffigurano gli obiettivi della pubblicità: gli italiani che portano via il lavoro ai ticinesi, gli stranieri responsabili del 70% dei reati e il “paladino delle cause perse” Giulio Tramonti che brandisce lo scudo fiscale contro chi ha la “colpa di voler mettere al sicuro i propri soldi”. Nei giorni in cui spopolano le invettive di Bossi contro i “porci” romani, gli svizzeri ricordano ai “padani” che, per loro, sono solo “terroni”. Anche se sono muratori, operai, camerieri, impiegati, infermieri, ricercatori o professori. Proprio come tanti meridionali che lavorano nel Nord del Carroccio.

Eleonora Bianchini

Il Fatto, 29.9.2010

Merchandising padano

sole-delle-apli-300x225.jpgRegalo un’ideuzza a qualche imprenditore: perchè non realizza e mette in vendita un bello zerbino come quello della nobile scuola della leeeegha di Adro?

Un bello zerbino su cui pulirsi le scarpe tutte le volte che si torna a casa?

Sì, lo so, c’è un rischio: tornare a fare come si faceva da bambini. Saltare nelle pozzanghere apposta per infangarsi ben bene. Ma volete mettere il gusto?

Bella gente..

8.jpgQuesto bel tomo sghignazzante sarebbe il Sindaco di Adro, ridente località del bresciano dove è stata inaugurata una bella scuola leeeeeghista. Il bel tomo indica un povero Cristo extracomunitario, già inchiodato una volta per salvare individui come il sindaco dalla dannazione eterna, e nuovamente inchiodato al muro perchè così qualche comunista non possa staccarlo.

Cosa starà dicendo quel bel tomo leeeghista?

a. Uèh…tel chì al crist!

b. L’om inciuldàa inscì scapa no…

c. L’è un terùn ma…

Lo so, amici cari di FB, è difficile restare calmi. I leeeeghisti non li tollero perchè (oltre a 1000 buoni motivi) mi fanno avere idee che non condivido, tipo: 1. Sorvolare Adro con un branco di mucche diarroiche e coprire la ridente località di concime organico; 2. Augurare al beltomo ghignante (e giunta annessa) un attacco di cacarella a spruzzo; 3. La peggior cosa per un leeeeghista: come Alex in Arancia meccanica costringerli a forza a leggere libri, leggere libri, leggere libri…. Lo so, quest’ultima idea sfiora il sadismo puro ma, che volete, a me i leeeghisti fanno questo effetto…

buone notizia dalla lega

antilega.jpgBuone notizie dalla lega (che non merita nemmeno la maiuscola). Cioè notizie normali che testimoniano che esiste un ordine nell’universo. alessandri ha buttato fuori lusetti. Lotte intestine, potere, spazi, poltrone e divani.

alessandri gira con le auto blu pagate da noi e non paga le multe. Come l’on.Scatafuro o Capocchione. Uhhh, ma lo fa per il nostro bene, no?

Nella amministrazioni del nord la lega mangia a quattro ganasce, infila i suoi omini verdi ovunque, dalle Fondazioni bancarie alle Bocciofile padane.

Ah, dannata sete dell’oro…direbbero i vecchi saggi latini.

Ah, il potere…

Chi lega avvelena anche te, digli di smettere….

Un governo “geograficamente scorretto” (Ilvo Diamanti)

s21649.jpgPuò apparire una sindrome maniacale, la mia insistenza sulla geografia. Eppure non mi capacito della disattenzione sull’argomento. Tanto più da parte di questa maggioranza e di “questo” governo. Che, come rammenta Gino De Vecchis, Presidente dell’Associazione Italiana Insegnanti Geografia, ha sensibilmente ridimensionato la materia nei diversi indirizzi delle scuole superiori. Infatti, la geografia è stata eliminata del tutto dagli Istituti Professionali, mentre negli Istituti Tecnici è rimasta solo nell’Indirizzo economico (con decurtazioni di orario). Nel biennio dei Licei, infine, è stata accorpata con la Storia antica (tre ore insieme).?

Insomma, l’idea implicita  –  anzi, esplicita –  nelle scelte del legislatore è che la geografia non serva. Che non sia, comunque, un bene primario ma, semmai, voluttuario. Come il dessert a fine pranzo. A cui si può rinunciare, con beneficio per il peso. Non torno a ripetere quel che ho già scritto altre volte, sulla geografia, come scienza dei confini: del territorio, della società, della persona. Dell’identità.  Per non apparire noioso. E un po’ maniaco (anche se, indubbiamente, un po’ lo sono). Però  fatico a capire un provvedimento del genere da parte di “questo” governo. Di “questa” maggioranza. La più “geograficamente” definita di ogni epoca. A partire, ovviamente, dalla Lega Nord. Poi il PdL. Che somma Forza Italia. E Alleanza Nazionale.  Più che una coalizione, un catalogo di definizioni e di appartenenze riferite al territorio. La Lega, in particolare. Più del Nord, da tempo, evoca la Padania. Come potrà spiegare di che si tratta, senza chiarirne i confini? Dove comincia e dove finisce? E quando invoca il modello “catalano! oppure “bavarese”: come riuscirà a chiarire, a un popolo di geo-analfabeti, che di Comunità autonome della Spagna e di Länder tedeschi si tratta – e non (appunto) di dessert?

Poi: il “federalismo”. Per la Lega, più che un progetto, il Progetto. Anzi, un’ideologia. Il Federalismo come la Riforma delle riforme. Che, ai contesti regionali, garantisce poteri, competenze, identità. Come crederci davvero, quando il governo riduce loro le risorse? Se inibisce la geografia? (Che sta al federalismo come la televisione sta a Berlusconi).

Insomma, se perfino questo governo – fondato sul territorio (e sui media) – dimentica la geografia, allora: non c’è più speranza per noi. Individui etero-diretti da navigatori satellitari e GPS. Viaggiatori sperduti in un mondo di non-luoghi senza nome. Un movimento immobile. Da un aeroporto all’altro. Da un villaggio turistico all’altro. Spaesati in un paesaggio sempre più devastato e devastante. Impegnati a divincolarsi da una rotatoria all’altra.
Non c’è più speranza. Non c’è più senso. Anche i “marchi” delle mie rubriche, ispirati alla geografia e al territorio: Mappe, Bussole, Atlanti. Rischiano di diventare incomprensibili – oltre che inattuali. Al più: reperti di antiquariato. Meglio ricorrere ad altre metafore, meno consumate. Più trendy. Chessò: Tagli, Ritagli, Rimozioni. Perché oggi l’importante non è trovare e ritrovarsi, ma risparmiare. Senza troppi interrogativi. Adeguiamoci.

http://www.repubblica.it/rubriche/bussole/2010/07/01/news/un_governo_geograficamente_scorretto-5303290/?ref=HREC1-5

Padania o morte ? Tutti i bluff di Bossi e soci

9433f10d6688a37c402174983e01d32d.jpeg1984-1990: nasce la Lega lombarda che debutta alle amministrative, la Pretura di Saronno indaga per “vilipendio della bandiera” e “associazione antinazionale”, primo raduno a Pontida reso celebre dal giuramento pronunciato nel 1167 dalla Lega dei Comuni contro l’invasore Barbarossa.

Di questo periodo è importante sottolineare come la “Lega nord per l’indipendenza della Padania”, costituita da associazioni politiche, avesse il conseguimento dell’indipendenza e il suo riconoscimento internazionale quale repubblica federale indipendente e sovrana. E la legittimità di un partito che si caratterizza per uno scopo non costituzionale e contrario all’articolo 5? Sono gli anni in cui Bossi dichiara: “In Italia ci sono due gruppi etnici: la razza celtica, che viene da migliaia di anni di lavoro e i latini che considerano il lavoro roba da schiavi”.

1990-2000: il parlamento del nord inaugurato da Umberto Bossi, mentre la Lega viene coinvolta in una inchiesta sulla maxitangente Enimont, nascono le Camicie verdi (comitato di liberazione della Padania), Bossi invoca (senza risultato) la disobbedienza fiscale sull’Isi (imposta straordinaria sugli immobili), va a Belgrado e parla da “fratello” al leader serbo Milosevic. Otto serenissimi vengono processati e condannati per direttissima per l’assalto al campanile di San Marco in nome della “Veneta serenissima armata”. “Siamo qui per un passo incontrovertibile, per la prima dichiarazione di guerra allo Stato centralista, alla partitocrazia di Roma, alla prima repubblica che non vuole lasciare il posto alla seconda” (Umberto Bossi, La Stampa, 11 maggio 1992).

“Ho già preparato i manifesti: “Nord prepara la valigia”. Se riusciamo a convincere questo nord di brava gente a non pagare l’Ici allora sì che viene il bello. Che mi arrestino, arrestino pure uno della Lega e qui è la rivoluzione” (La Stampa, 19 agosto 1992).

“Bisognerebbe far scattare la legge per il ricostituito partito fascista. Questi sono quella cosa lì. E si può dimostrare facilmente. Questo partito è messo in piedi da una banda di dieci persone che lo controllano nascosti dietro paraventi, non rispettano le regole della Costituzione, chiamano golpista il presidente della Repubblica, svuotano il parlamento e vogliono fare un esecutivo senza nessun controllo superiore”. (Ansa, 19 gennaio 1995).

“Inoltre usano le televisioni che sono strumenti politici messi insieme da Berlusconi quando era nella P2, secondo il progetto Gelli: dove il Paese dal punto di vista politico doveva essere costituito da uno schieramento destra contro sinistra (…) usano la televisione come un randello per fare e disfare. Si tratta di una banda antidemocratica su cui è bene che ci sia qualche magistrato che indaghi se viene commesso il reato di ricostruzione del partito fascista” (Ansa, 19 gennaio 1995).

“La Padania deve combattere contro il nazionalsindacalismo e il nazionalclericalismo. Sono lontani i tempi di Giovanni XXIII il gran lombardo. Ora è arrivato il Papa polacco che ha portato la Chiesa a interessarsi molto più del potere temporale che di quello spirituale. I vari casi Ior e Marcinkus sono a dimostrarlo” (9 agosto 1997).

“Il tricolore lo metta al cesso signora!” (Venezia, riva Sette Martiri, 16 settembre 1997).

“Quando vedo il tricolore io m’incazzo. Il tricolore io lo uso soltanto per pulirmi il c…” (Comizio a Cabiate, 1997): questa frase venne udita dai presenti, tra cui i carabinieri di Cantù di servizio in borghese, chiamati poi a raccontare l’episodio durante il dibattimento: il processo finì con la sentenza di condanna per vilipendio del 2001.

“È una sentenza pesantissima e ingiustificata. Ma i ragazzi di Venezia si facciano coraggio. Non sconteranno tutta la pena: infatti non appena arriverà la Padania saranno liberati con tutti gli onori” (Dichiarazioni di Roberto Maroni, attuale ministro degli interni della Repubblica italiana, il 10 luglio 1997 sulla vicenda dell’assalto armato al campanile di Venezia).

“La Padania è una realtà politica nota in tutto il mondo, anche se la classe politica stracciona del Mezzogiorno finge di non saperlo mentre per noi il meridione esiste solo come palla al piede che ci portiamo dolorosamente appresso da 150 anni” (Mario Borghezio durante un comizio ripreso dal film “Camicie Verdi” di Claudio Lazzaro).

Dal 2000 ad oggi: nasce la Casa delle libertà, Bossi diventa ministro delle Riforme, nasce la Bossi-Fini, viene approvata la devolution, Bossi rilancia con il trasferimento della Rai a Milano invocata anche come capitale d’Italia.

“Noi parlamentari, deputati, senatori, ministri e sottosegretari giuriamo fedeltà alla Padania e al suo popolo e promettiamo di batterci con tutte le forze per la libertà e la prosperità della nostra terra e delle sue genti” (Pontida, La Stampa, 18 giugno 2001).

“Profughi non ne vogliamo, stiano a casa loro”, (Sull’emergenza umanitaria della guerra in Iraq, l’Unità, 21 marzo 2003).

“I vecchi democristiani per i danni che hanno fatto al Paese andavano fucilati” (Corriere della Sera, 26 settembre 2003).

“Il nord potrebbe vivere meglio senza tirarsi addosso il centralismo dello stato italiano. Dobbiamo svegliarci. E visto come stanno le cose non ci rimane che la via della secessione. Basta con le chiacchiere” (Pramaggiore (Ve), Repubblica.it, 26 ottobre 2006).

“La libertà non si può più conquistare in Parlamento ma con uomini lanciati in una lotta di liberazione. Senza la devoluzione da qui possono partire ordini di attacco dal Nord. Io sono certo di avere dieci milioni di lombardi e veneti pronti a lottare per la libertà”. (Al parlamento padano, Mantova. Ansa, 29 settembre 2007).

“Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L’inno dice che l’Italia è schiava di Roma… toh (gestaccio). E’ arrivato il momento fratelli, di farla finita. Basta di far martoriare i nostri figli da gente che non viene dal nord” (Padova, Repubblica.it, 20 luglio 2008).

“So quanti di voi sono pronti a battersi, anche milioni, ma io ho scelto la strada pacifica rispetto a quella del fucile. La lotta della Lega non finirà fino a quando la Padania non sarà libera” (Pontida, 20 giugno 2010).

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/06/26/padania-o-morte-tutti-i-bluffdi-bossi-e-soci/

Lettere

caro Serra, non passa giorno senza che esponenti della Lega non tengano alta la tensione del loro elettorato con iniziative che suonano punitive per altre persone: Dopo la storia dei bambini lasciati senza mensa, è la volta degli esami di lingua italiana per gli extracomunitari che volessero aprire esercizi commerciali.
Forse vale la pena licordare l’invenzione dei test di intelligenza da parte di Goddard, un sedicente scienziato che nel 1912 si mise al servizio delle autorità statunitensi sull’immigrazione, che gli avevano chiesto una giustificazione scientifica al 101% al desiderio di respingere gli immigrati che venissero da Paesi «inferiori». Con i suoi test, Goddard concluse che l’83 per cento degli ebrei, l’87 dei russi, l’80 degli ungheresi e il 79 degli italiani erano «deboli di mente», e quindi suscettibili di un rientro forzato.
Ieri come oggi l’esaltazione delle «differenze» tra gli uomini serve solo a produrre esclusione sociale e dolore.
Francesco Mantero

Caro Mantero, la fortuna politica della Lega è stata l’invenzione di un «nemico esterno» che permettesse di dare uno sbocco alla frustrazione dei ceti popolari e della piccolissima borghesia. Se il «padrone» si rivela un avversario imbattibile, se la crisi corrode il portafogli, se la vecchia identità di classe scompare insieme alla grande fabbrica e alla sinistra sconfitta, si aprono varchi enormi alla paura e al disorientamento. L’immigrazione, con il suo impatto energico e sconvolgente, è stata un eccellente pretesto per creare una «identità padana»(ben più mitologica e improbabile della vecchia «coscienza di classe») che ha consentito di racimolare un gruzzolo politico di notevole rilevanza. Ne è nata una tipica guerra tra poveri che, come lei giustamente scrive, si alimenta della dubbia consolazione che esista comunque un’inferiorità contro la quale accanirsi. Se il povero non riesce a eguagliare il ricco, eccolo battersi contro chi è più debole di lui, cercare di escluderlo e punirlo ulteriormente: si sentirà meno povero e meno debole, “padrone a casa sua”, come suggerisce la Lega, anche se a casa sua soggiace a speculazioni e prepotenze, e vede aumentare la sperequazione tra abbienti e meno abbienti.
Leggo spesso spericolatì paragoni tra Lega e il fu-Pci, ìn quanto entrambi «partiti popolari» e «radicati sul territorio». Incredibile come si sia persa quasi ogui cognizione della storia: sforzo massimo del movimento operaio, direi quasi suo scopo fondante, era la fratellanza tra gli oppressi, l’internazionalizzazione della lotta di classe, la fraternità e l’alleanza tra gli ultimi.
La Lega lavora per l’obiettivo opposto: dividere i più deboli, separarne le speranze e allontanarne i destini secondo un pretestuosissimo vaglio «etnico» e locale che lascia intatta l’ingiustizia di classe, e produce, sottoscrivo le sue parole, solo nuova esclusione sociale, nuovo dolore.

“Venerdì” Repubblica, 21.5.2010

Matti di paese e tipi da bar

Su “Donna” di Repubblica di oggi Giacomo Papi sottolinea, dolendosene, della scomparsa dei “matti di paese”. “Fino a dieci anni fa ogni paese d’Italia aveva il suo matto. Erano istituzioni, come il prete, il panettiere e il medico condotto. Integrati e rispettati, in qualche strano modo. Poi è accaduto qualcosa. Hanno iniziato a sparire. E nessuno si è accorto che qualcosa accadeva anche a noi. I matti, oggi, si vedono molto di meno, ma sono molti di più“.

Per parte mia ricordo Fermo, che si definiva il “sindaco di Migliara”, era scampato al lager di Kahla, suo fratello no. Già capiva poco l’italiano, figurarsi gli ordini urlati in tedesco. Finito a suon di botte in pochi giorni. Fermo arrivava per un piatto di minestra ma era preciso. Cibo in cambio di qualcosa, sempre. Un giorno arrivò con due piantine di noce, alte un palmo. Mio padre, scettico, disse, “piantiamole lì, in mezzo al prato, davanti a casa”. “E se poi crescono?”, chiesi. Mi guardò con un sorrisetto, come a dire: le ha portate Fermo…. Ora ho due piante di noce alte quindici metri, in mezzo al prato, così alte da non riuscire a potarle. E’ il regalo di Fermo. Era preciso, dava sempre qualcosa in cambio.

Sono spariti i matti di paese, forse non li vediamo più. Troppa concorrenza.

Di certo però so dove sono finiti i “tipi da bar”, quelli un po’ balenghi, monomaniaci. Entravano e facevano il loro siparietto in cambio di un bicchiere. Di solito tiravano fuori l’ultima barzelletta grassa o se la prendevano con il vigile o con i terroni. Avevano la soluzione facile e semplce a problemi enormi: le tasse, la fame nel mondo, la formazione della nazionale. Dieci minuti e poi si sedevano, ombrosi a un tavolino, il bicchiere davanti. Anche loro spariti, ma so dove sono finiti. Nella lega (che, ricordo, come dice mio figlio, non si merita neppure la maiuscola). Se va bene sono diventati assessori, se va male sindaci e annessi. Stessi siparietti, stesse boiate. Anche senza il viatico di un bianchetto. Solo che prima si rideva e tutto finiva lì. Ora c’è chi la vota, quella gente lì.

Forse è il caso che il bianchetto ce lo beviamo noi. Così per dimenticare.

Xenofobia l’anomalia italiana (Paolo Soldini)

jobbik_wideweb__470x3580.jpgIl 16 percento ottenuto dai sedicenti liberali della Fpö nelle elezioni presidenziali austriache conferma che in quasi tutti i paesi del continente esiste ormai uno zoccolo duro di consensi, tra il 7-8% e il 20%, per partiti che, in modo diverso, si richiamano a valori e princìpi dell’estrema destra. Alcuni esprimono una “protesta contro la storia”: sono i movimenti che rivalutano i vari fascismi europei e il nazismo, come i Republikaner tedeschi, l’estrema destra russa, magiara o baltica. Per altri, il motivo fondante non è l’occhio al passato. Il Front national di Le Pen, il partito popolare dello svizzero Blocher, gli olandesi di Wilders, il belga Vlaams Blok, il partito del popolo danese di Pia Kjaersgaard ritengono di cogliere ed esprimere al meglio lo Zeitgeist: la paura degli “invasori” stranieri e della globalizzazione, il rifiuto di ogni idea di cessione di sovranità e l’ostilità contro la Ue, un evidente egoismo sociale, apertamente ammesso, sia su base statuale che regionale. Ciò che accomuna tutti i partiti di destra, del primo e del secondo tipo, sono da un lato il razzismo, la xenofobia e un forte conservatorismo in materia di valori morali privati, dall’altro lato il populismo costruito intorno a figure carismatiche. Tutti interpretano un mito comunitario, che può esprimersi nel nazionalismo classico o in un regionalismo che costituirebbe la trama “moderna” dell’”Europa dei popoli”. La retorica regionalista spinge a prospettare ipotesi di rottura della comunità nazionale per le aree “ricche e represse, incomprese e tartassate dal centro”. Come si colloca in questo contesto europeo la Lega nord? Il nocciolo della politica leghista pare fortemente collegato al patrimonio consolidato dell’estrema destra continentale. Xenofobia e razzismo, ostilità verso la Ue, (in)cultura localista, perenne rivendicazione di risorse e “diritti” sequestrati dallo stato centrale. Il fatto che un movimento intimamente eversivo abbia acquisito una sua rispettabilità e oggi partecipi al governo del paese è una delle straordinarie anomalie italiane. Ci sono paesi europei nei quali quel che dicono e ciò che fanno in tema di razzismo e xenofobia ministri leghisti verrebbero considerati se non reati quanto meno farneticazioni da stigmatizzare nella politica e nei media. Qui li consideriamo intemperanze folkloristiche, fossili di un estremismo superato. Le analogie con l’estrema destra europea sono invece costitutive per la Lega. Il secessionismo non è stato abbandonato: è stato costretto nei panni di un federalismo che il sistema politico accetta come una prospettiva sensata pur non avendo in Italia alcuna tradizione, né alcuna storica spinta reale ed essendo immerso, oggi, in una fitta nebbia sul che sarà, come sarà, perché. L’egoismo “comunitario” non è diverso da quello che si manifesta altrove e la spia di questa identità della Lega sono la xenofobia e il razzismo. È il piano sul quale nessun processo di addomesticamento moderato appare credibilmente in atto.

http://www.unita.it/news/paolo_soldini/97956/xenofobia_lanomalia_italiana

foto: militanti del movimento fascista ungherese Jobbik.