Annozero (Massimo Gramellini)

Ieri in Italia sono finiti gli Anni Ottanta. Raramente nella storia umana un decennio era durato così a lungo. Gli Anni Ottanta sono stati gli anni della mia giovinezza, perciò nutro nei loro confronti un dissenso venato di nostalgia. Nacquero come reazione alla violenza politica e ai deliri dell’ideologia comunista. L’individuo prese il posto del collettivo, il privato del pubblico, il giubbotto dell’eskimo, la discoteca dell’assemblea, il divertimento dell’impegno. La tv commerciale – luccicante, perbenista e trasgressiva, ma soprattutto volgarmente liberatoria – ne divenne il simbolo, Milano la capitale e Silvio Berlusconi l’icona, l’utopia realizzata. Nel pantheon dei valori supremi l’uguaglianza cedette il passo alla libertà, intesa come diritto di fare i propri comodi al di fuori di ogni regola, perché solo da questo egoismo vitale sarebbe potuto sorgere il benessere.

Purtroppo anche il consumismo si è rivelato un sogno avvelenato. Lasciato ai propri impulsi selvaggi, ha arricchito pochi privilegiati ma sta impoverendo tutti gli altri: e un consumismo senza consumatori è destinato prima o poi a implodere. Il cuore del mondo ha cominciato a battere altrove, la sobrietà e l’ambientalismo a sussurrare nuove parole d’ordine, eppure in questo lenzuolo d’Europa restavamo aggrappati a un ricordo sbiadito. La scelta di sfidare il Duemila con un uomo degli Anni Ottanta era un modo inconscio di fermare il tempo. Ma ora è proprio finita. Mi giro un’ultima volta a salutare i miei vent’anni. Da oggi si guarda avanti. Che paura. Che meraviglia.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41

Aria nuova?

Libero_300511.jpgAria nuova? Ci stiamo svegliando?

Intanto, dopo tanta notte, un po’ di luce fa sempre piacere.

Libero (si fa per dire) ci dà la linea. Mah…

Il pensiero corre al nostro Aureliano Buendia di Gallipoli, cosa dirà adesso? Un brivido corre lungo la schiena, vabbè oggi c’è caldo, possiamo farcela…

Presentazione di “Question Time. Cos’è l’Italia?”

Cover_Blog.jpgMARTEDI’ 31 MAGGIO ORE 18

LIBRERIA ALL’ARCO

PRESENTAZIONE DI

MASSIMO STORCHI

QUESTION TIME. COS’E’ L’ITALIA.

CENTO DOMANDE  (E RISPOSTE) SULLA STORIA DEL BELPAESE.

Aliberti Editore 2011

 

Partecipano all’incontro con l’autore
MIRCO CARRATTIERI
Presidente Istoreco
e
“FOGLIAZZA”
Autore satirico

Se i miei 25 lettori vorranno farsi vivi sono previsti ricchi premi e cotillons…

Intervista all’autore:

http://reggio24ore.netribe.it/reggio24ore/Sezione.jsp?titolo=Le+cento+risposte+di+Storchi+sulla+storia+d%27Italia&idSezione=25507

Chi l’ha detto?

circo.jpgMladic è un patriota, lo andrò a trovare“. ? (Facile: Borghezio, l’ultimo visigoto sopravissuto (senza offesa per i visigoti).

Sono perseguitato dalle toghe rosse!” ? (Facile: un vecchio satiro cui deve aver telefonato quel medico tedesco, come si chiama? Ah, sì, dott. Alzheimer.)

Cazzo! Sono il Presidente degli USA, mica della Polisportiva, dov’era la security? Se il primo vecchietto demente che passa può attaccarmi un bottone con i suoi deliri senili, siamo messi bene!” ? (Barack Obama dopo essere stato marcato da un anziano coi tacchi e la testa di plastica.)

“Il voto a Pisapia è una croce sul vostro stipendio” ? (Draculino Tremontolo, che, com’è noto, di tagliar stipendi ai poveretti è vero esperto).

I borghesi che credono a Pisapia sono ignoranti” ? (Daniela Santadekè, quella che, come ricorda Cirino Pomicino, si faceva leggere i libri di storia mentre si faceva il pedicure..)

Comunque senza Osama e Mladic il mondo è un posto appena un po’ migliore dove vivere, se poi anche gli anziani plastificati e fusi si togliessero dai cabasisi anche noi italiani daremmo il nostro piccolo contributo all’armonia dell’universo.

Lettera di un’anima bella a una militante di Comunione e Liberazione

di Roberta De Monticelli, da Il Fatto quotidiano

Ti ho vista, che tentavi di convincere a leggere i tuoi volantini i fedeli all’uscita dalla messa domenicale. Non ci riuscivi granché – anche se la signora che aveva accettato la discussione pareva assai gentile nel suo fermo disaccordo. E d’un tratto mi ha preso una sorta di materna tenerezza nei tuoi confronti, una specie di stretta al cuore per la tua giovinezza regalata, senza forse neppure saperlo, a chi calpesta il suo bene più grande – la tua libertà che si stava risvegliando all’esistenza, forse all’angoscia delle domande, sola.
Ma sai che cosa ne sta facendo di questa tua giovane libertà, chi ti ha mandato qui? Eccolo, il tuo volantino, che parla chiaro. Ma lo sai che cos’è, o almeno come lo si intende qui, il “principio di sussidiarietà”, che sta su questo volantino? Ecco, l’essenziale non è che voglia semplicemente dire: soldi dello Stato alle scuole e associazioni cattoliche e occupazione di posti e potere nelle istituzioni,e qui in Lombardia soprattutto nella Sanità, da parte di quelle associazioni.
Certo, vado anche in collera quando penso che in cambio della preziosa solitudine cui stai rinunciando, tu magari passerai davanti a tutti i ragazzi che di consorterie e falangi come quelle non ne hanno voluto mai sapere, e troverai il tuo impiego meglio e prima degli altri. Ma poi – ora che i volantini, quelle signore sul sagrato te li tirano dietro – mi riprende un po’ di tenerezza, e vorrei fermarmi sui gradini della chiesa a far due chiacchiere – ad ascoltarti, anche.
Perché è proprio la “concezione dell’uomo e della società” cui richiamano i tuoi volantini, a stringermi il cuore. Non perché siamo chiamati a votare su “concezioni dell’uomo e della società” – no, basta scegliere il sindaco di Milano. Ma perché mi chiedo quale “concezione” possa mai essere quella che ispira un volantino tanto zeppo di bugie da attribuire all’avversario, addirittura, di incoraggiare lo spaccio di droga, l’eutanasia, l’aborto….
Vedi, sembra uno dei quotidiani deliri di quel signore che venne a Milano sventolando bandiere di mutande – con felice intuizione, come se il pensiero e il sentimento si fossero ossessivamente bloccati lì, all’altezza dell’uomo che di solito quell’indumento copre. Quel signore, e altri con lui, continuano a gridare quanto è storto il legno dell’umanità, e quanto grande ricchezza di vita, sebbene intrisa di grossolanità e di peccato, è quella che i “moralisti” e le “anime belle” – cioè la mezza Italia che si sta svegliando dal torpore – vorrebbero assoggettare alle loro mortifere regole di civiltà.
Assoggettare alla legge tutta questa bella vitalità di mafie, di svendita di beni comuni, di abusi e soprusi e condoni e perdoni. Richiamare il legno storto al rispetto che dobbiamo alle istituzioni, perché sostituiscono l’urbanità della nostra ragione e l’esercizio del libero arbitrio all’urlo delle selve, alla legge dei recinti tribali, alla pernacchia dei capi-branco. Che programma sanguinario questo, assomiglia proprio a Robespierre, la virtù e il terrore.
Ecco: ultimamente circola un libello, che sotto il titolo L’umiltà del male proprio a te si rivolge, ragazza, e questo è il ritratto che fa della tua giovinezza: che è “umile e disponibile”. E nei panni di un Uomo di Chiesa, amorevole e pietoso, le offre “complicità e convenienze”, che ti spingano “a optare per lui, ad accettarne la protezione e il potere.
L’obiettivo è chiaro: mantenere gli uomini in uno stato di perenne immaturità, come se fossero dei bambini”. Ti pace questo ritratto, questa offerta? Che peccato che da capo a fine di questo libello, dedicato alle grandi pagine dostoevskiane sul Grande Inquisitore, non ci sia una sola menzione della sola cosa che dice in quelle pagine il Nazareno, il Cristo tornato in terra che l’Uomo di Chiesa rimprovera di essergli tornato fra i piedi. Sono solo due parole, e anche quelle erano rivolte a te – non a lui. Peccato che tu non le ascolti: “Svegliati, ragazza”.

(27 maggio 2011)

Moralista?

jpg_4258660.jpgInvecchiando, si sa, da incendiari si diventa pompieri, da giovani suini (forse) moralisti. Però. Leggo su un locale quotidiano (http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2011/05/22/news/siffredi-e-il-gigolo-due-rocco-nella-notte-e-il-mito-resiste-4258659) del successo per l’arrivo in una discoteca di Castellarano di Rocco Siffredi. Le cronache riportano dell’entusiasmo femminile al cospetto del dotato pornoattore.

..E poi tante ragazze pronte a discutere con i body-guard per salire sul palco lasciando giù fidanzati e borsette (da una di queste spunta un «giocattolo» potenzialmente in grado di far concorrenza a Rocco). E mani ovunque, autografi su cosce e seni. Una ragazza: «Se vado in albergo con lui, non è una scopata; è una notte con un mito».

Sarà. Non vi affliggerò con noiose questioni moralistiche del tipo “Ma che famiglie metteranno su quelle coppiette in cerca di emozioni a Castellarano? o simili fanfaluche. Mi chiedo: spesso quelle “signorine” erano accompagnate dai rispettivi fidanzati, morosi, mariti (?). Non ho del genere maschile un altissimo concetto ma a ogni stron..ata c’è un limite. Mi viene a chiedere al primo a caso di quei “signori: porti la tua ragazza a vedere Rocco Siffredi, perchè?

a. Perchè ti ha rotto talmente le scatole che non ne potevi più?

b. Perchè pensi/speri che torni più scatenata di prima?

c. Perchè “tanto che male c’è”?

d. Perchè tu e lei, insieme, avete 1 neurone e mezzo nella scatola cranica?

Ogni lettore si darà la risposta che preferisce (io propendo per la d.), anche se sono in qualche modo affascinato (come capita nel caso dell’horror o del kitsch) dall’immagine di una signorina che, magari, sul tram o all’Ipercoop, inciampa (cosa non difficile visto i tacchi alpini in giro) e dalla borsetta lascia cadere, fra lo stupore di mamme, zie e nonne e controllori ACT, un accessorio fallico di notevoli dimensioni. Tranquilli, il gelo passerà subito quando la fanciulla proclamerà ad alta voce: “Sapete, ho visto Rocco Siffredi…!”

Question time. Cos’è l’Italia

Cover_Blog.jpgMa che paese è questo?

Un libro nasce spesso da un altro libro e così è anche per questo Question time. Cos’è l’Italia, che trae le sue origini dal saggio “Il sangue dei vincitori” uscito nel 2008. Un libro che mi ha regalato un’esperienza umana e professionale straordinaria con le oltre 50 presentazioni (per l’esattezza 58) tenute in giro per l’Italia del centro-nord nel corso di un biennio.
Certamente il ricordo di sale affollate, di aule scolastiche attente, di piazzette e luoghi all’aperto diventati sede di appassionate discussioni è già una ricompensa sufficiente al lavoro dello storico ma anche altri elementi mi hanno colpito in quei mesi di incontri con tante centinaia di persone. Mi trovavo fuori dall’ambito territoriale di riferimento del saggio (le violenze fasciste nei venti mesi di occupazione tedesca e la mancata giustizia del dopoguerra nel reggiano) eppure ovunque ritrovavo due aspetti sorprendenti che superavano il mio ormai radicato pessimismo sulle sorti del nostro paese.
In primo luogo un diffuso interesse  dei presenti alle presentazioni a svolgere un ruolo civile e culturale attivo. Da tanti trapelava il desiderio di tornare alla storia “vera”, fondata su fatti e fonti, dopo tanti presunti scoop giornalistici e propaganda spiegata a reti unificate, un desiderio quasi mai ripiegato sul desiderio di ritrovare antiche e infrante certezze ma, al contrario, pronto a spingere la discussione al limite spesso dell’autocritica più rigorosa.
Il secondo elemento era quello che sta più direttamente alla base della genesi di questo libro. Nella quasi totalità dei casi le presentazioni si concludevano con una serie ininterrotta di domande, di chiarimenti, di informazioni che non si limitavano solo alle tematiche del volume appena discusso ma andavano oltre, a toccare tanti aspetti della storia del nostro paese, dall’Unità d’Italia fino alla nostra difficile contemporaneità.
Era come se, messi di fronte allo storico, tante persone, di diversa età, estrazione sociale e formazione culturale, cogliessero l’occasione per ritrovare un aggancio alla realtà storica troppo spesso confusa e riscritta dai mezzi di informazione dei nostri giorni.
Questi dialoghi esprimevano chiaramente non solo un’interesse per la narrazione storica ma un bisogno di chiedersi il “perché” delle cose. Qualità queste non frequenti oggi nel Belpaese, dove, come abbiamo dolorosamente verificato negli ultimi anni, anche il confine fra “vero” e “falso”, in campo storico come in ambito politico ed etico, è andato lentamente sfumando, in tempi in cui ormai è sufficiente ripetere più volte una qualunque cosa sui media per renderla vera e consegnarla alla consapevolezza collettiva.
Emergeva in fondo una domanda di conferma di un’identità messa in crisi da troppi anni di fumoso e sgangherato dibattito sulla storia comune, era un continuo chiedersi “Ma che paese è questo?”, capace di combattere per i valori che la Costituzione ha sancito ma anche troppe volte passivamente esposto a progetti autoritari o pronto a chiudersi nel proprio “particolare” accettando tanti compromessi etici prima ancora che politici.

Come è stato possibile arrivare al nostro oggi, alla «libertà dei servi», partendo dalle speranze per una «libertà di cittadini» che aveva animato, pur fra tante debolezze, la nostra storia dal processo di unificazione fino ai mesi della lotta di Liberazione? Questa un’altra domanda che, mi rendo conto – né poteva essere altrimenti – è rimasta in sospeso.
Da quegli interrogativi e dai tanti incontri che ho avuto in questi anni con giovani italiani (e non) sono nate queste domande (e relative risposte) che ho voluto raccogliere in occasione dei primi 150 anni di storia unitaria.
Nessuna pretesa di risposte definitive o di completezza da questi dialoghi fra storico e cittadini, soltanto un piccolo contributo a mantener viva l’ostinata speranza che esista la possibilità di un’Italia migliore, che riesca, finalmente a recuperare, anche attraverso una seria riflessione sulla sua storia, il proprio ruolo nel panorama europeo.

Un affettuoso ringraziamento alle capacità di Gianluca Foglia (Fogliazza) che ha saputo cogliere, con la consueta ironia (anche nei confronti dell’autore), con le sue illustrazioni il senso dei vari capitoli di questa raccolta.

Massimo Storchi,
Migliara, 19 agosto 2010

(dalla introduzione dell’autore)

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Domani sarà in libreria Question time. Cos’è l’Italia. Cento domande (e risposte) sulla storia del Belpaese Aliberti Editore.

In questa nuova avventura mi accompagna Fogliazza, che sarà di Parma, ma è proprio bravo e coraggioso, visto che ha accettato la mia proposta di illustrare un libro di storia. In compenso si è preso la sua piccola vendetta, trasformandomi in un fumetto. Acc.., stavolta non posso neppure dire il classico “ogni riferimento a persone o avvenimenti è puramente casuale”!

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L’Italia è stata fatta contro la Chiesa cattolica?
Mazzini può essere definito un terrorista?
Cosa successe a Pontelandolfo? E a Debrà Libanòs?
Chi erano gli IMI (Internati militari italiani)?
La Resistenza è stata un fenomeno nazionale?
I partigiani comunisti volevano instaurare un regime stalinista?
Cosa c’entra la Resistenza con la Costituzione?
Alla fine della guerra c’è stata la mattanza dei fascisti?
Cos’è stato il “boom economico”?
Cos’era “Gladio”? E la P2?
Cos’è la Padania?

Cento domande (e risposte) per rispondere all’interrogativo che sempre più si diffonde “Ma che paese è questo?”. Un paese capace di combattere per i valori che la Costituzione ha sancito ma anche troppe volte passivamente esposto a
progetti autoritari o pronto a chiudersi nel proprio “particolare” accettando tanti compromessi etici prima ancora che politici. Un percorso storico attraverso 150 anni di storia unitaria, un contributo a mantenere viva l’ostinata speranza che esista la possibilità di un’Italia migliore, che riesca finalmente a recuperare, anche attraverso una seria riflessione sulla sua storia, il proprio ruolo nel panorama europeo.

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Mancano 3 giorni all’arrivo in libreria del nuovo libro del sottoscritto.

Lo so, lo sanno i miei 25 lettori: l’attesa è spasmodica, catafrastica, iperallergenica.

Ma non solo sotto i nostri cieli azzurri. Qualche anticipazione dalla stampa estera:

“Tres bòn!” (L’echo de Bergerac)

“Ein klein pinzimonie wunder matrimonie krauten und erbeeren und patellen und arsellen” (Der Stürmer, Koln)

Per i soliti 25 lettori: il libro sarà nelle librerie il 19 maggio. Presentazione il 31 del corrente anno domini.