Un libro da leggere

Per uscire con stile, e qualche utilità, dal pantano quotidiano, consiglio la lettura del saggio di un amico:

Guido Crainz, Autobiografia di una Repubblica. Le radici dell’Italia attuale, Donzelli 2009. €16.50 (ben spesi)

Dove affonda le sue radici l’Italia di oggi? Guido Crainz cerca le risposte a questa e a altre domande non in vizi plurisecolari del paese ma nella storia concreta della Repubblica, muovendo dall’eredità del fascismo, dalla nascita della “repubblica dei partiti” e dagli anni della guerra fredda. L’analisi si sofferma soprattutto sulla “grande trasformazione” che ha inizio negli anni del “miracolo” e prosegue poi nei decenni successivi: con la sua forza dirompente, con le sue contraddizioni profonde, con le tensioni che innesca. In assenza di un governo reale di quella trasformazione, e nel fallimento dei progetti che tentavano di dare ad essa orientamento e regole, si delinea una “mutazione antropologica” destinata a durare. Essa non è scalfita dalle controtendenze pur presenti – di cui il ’68 è fragile e contraddittoria espressione – e prende nuovo vigore negli anni ottanta, dopo il tunnel degli anni di piombo e il primo annuncio di una degenerazione profonda. “Mutazione antropologica” e crisi del “Palazzo” – per dirla con Pier Paolo Pasolini vengono così a fondersi: in questo quadro esplode la crisi radicale dei primi anni novanta, di cui il tumultuoso affermarsi della Lega e l’esplosione di Tangentopoli sono solo un sintomo. Iniziò in quella fase un radicale interrogarsi sulle origini e la natura della crisi, presto interrotto dalle speranze in una salvifica “Seconda Repubblica”: speranze destinate a lasciare presto un retrogusto amaro.

http://www.ibs.it/code/9788860363848/crainz-guido/autobiografia-di-una-repubblica.html

Un amico

Se n’è andato un amico, Franco Boiardi, un intellettuale, uno storico, una brava persona. Ero andato a trovarlo quindici giorni fa, nella memoria le tante chiacchierate nella sua casa-biblioteca sui tetti di Reggio, ad ascoltare ed imparare. La sua dolcezza, la sua cultura, la sua arguzia. Un pezzo di storia della nostra città che non c’è più. Ciao, Franco.

Libertà di (in)formazione…

Come noto, siamo in un paese meraviglioso, roba che neanche nei meravigliosi film dei fratelli Marx avremmo mai potuto vedere. “Il bello è brutto, il brutto è bello” le streghe che accolgono Macbeth, al ritorno dalla guerra, hanno vinto. Oltretutto non sono neanche streghe ma sventolone siliconate. Grande confusione sui media (per favore, messaggio agli amici, “media” è latino, quindi non diciamo “mìdia”, grazie) sulla trasmissione “Annozero”, per aver fatto vedere agli italiani quello che non dovevano vedere. Non tanto la prostituta (per favore, secondo messaggio agli amici, usiamo il termine corretto di prostituta e lasciamo la “escort” alla storia dell’auto, grazie) che raccontava tranche de vie della sua attività, quanto la conferenza stampa con Zapatero. Vedere il povero Zappy, occhioni spalancati, guardarsi in giro con l’aria di chi non aspetta altro che qualcuno lo salvi da quel disastro, è stato imperdibile. Ma la polemica è giusta: da quando in qua i media devono informare? Devono “formare”, meglio se “de-formare”, comunque “disin-formare”. Quindi tutto normale. Lo scandalo non è l’evento, cosa è successo. Lo scandalo è averlo detto.

Considerazione che viene dal sottoscritto, che non ha mai apprezzato Santoro (tribunizio, creatore della “ggente”) e che normalmente guarda “Annozero” i primi cinque minuti (Travaglio) e gli ultimi cinque (Vauro), che pratica lo stesso trattamento al teatrino di “Ballarò” (Crozza e amen). Non per snobismo, quanto, proprio, per amore dell’informazione che dovrebbe essere fatta soprattutto da fatti e domande (giornalisti) e risposte (politici), non da un circo equestre dove scatenare uno di destra vs. uno di sinistra e vedere di nascosto l’effetto che fa…senza capirci nulla, salvo aumentare il comprensibile disgusto degli ascoltatori/elettori verso un simile mondo.

In Germania ha vinto la Merkel: e se chiedessimo l’annessione? Un bell’anschluss, magari sarebbe la soluzione, come dici Gianfilippo? E dopo dove andiamo? Cosa ci hanno fatto di male i tedeschi per beccarsi una simile polpetta avvelenata? Già, come al solito Gianfilippo è un ragazzo di buonsenso (si fa per dire…).

Domandine del venerdì

L’estate se n’è andata, le giornate si accorciano, l’aria fresca del mattino ci avverte che è ora di riporre bermuda e ciabatte per recuperare felpe e giacche impermeabili e a me vengono in mente domande che restano sospese come foglie sull’albero, d’autunno, appunto.

Ieri sera ad Annozero il video su Brunetta: non era il vero ministro, era Crozza, vero?

A Milano un’avvocata è stata sospesa dall’ordine per aver avuto un rapporto orale con un detenuto in parlatorio. Perchè non è stata candidata in nessuna lista, neppure un posto di s/segretario, se non ministro?

Nel processo di Palermo contro dell’utri, il proc.generale Gatto sostiene che Mangano non era ad Arcore come stalliere, non sapendo una cippa di cavalli, bensì era stato inviato colà a rappresentare i boss. Che sia anche questo magistrato un “gatto-comunista”?

Il vecchio satiro si è vantato di aver ispirato il discorso di Obama all’Onu. Troppo modesto: perchè non si vanta del merito (reale) di aver scritto il discorso di Gheddafi?

Il (cosiddetto) ministro marroni proclama che è un reato non applicare la legge sugli immigrati clandestini. Ma non era il sig.marroni un pregiudicato, con sentenza passata in giudicato?

Polemiche sullo scudo fiscale e sulla depenalizzazione del falso in bilancio. La legge fu fatta nel 2002 dal vecchio satiro, ma perchè nel periodo del II governo Prodi (2006-2008) nessuno pensò di abrogarla?

Sabato scorso all’incontro (organizzato da grillini ed Anpi) sul tema “Reggio perde la sua memoria?”, sono stati invitati Lega e PD. Chi dei due non si è presentato?

Secondo studi compiuti al Mit (Massachusets Institute of tecnology) sarà possibile collegare una videocamera al bulbo oculare di non vedenti, restituendo loro la vista. Speranze anche per Calderoli, collegando il suo encefalo ad un rospo smeraldino (tanto per stare in tema), riuscirà a formulare un (1) pensiero?

Il (presunto) ministro Scajola esterna: “E’ ora di finirla. Quella di ieri è l’ennesima puntata di una campagna mediatica basata sui pruriti, sulla spazzatura, sulla vergogna, sull’infamia, sulle porcherie”. Si è finalmente accorto di sporcasporca?

La (fascinante) ministra Carfagna querela “Repubblica”. Il (suo) legale, nella querela, insiste innumerevoli volte sullo stesso tasto: “Le espressioni “s…….to l’uccello”, “amante quasi ufficiale”, “come soddisfare il primo ministro” e “evocano le iniezioni che deve farsi prima di ogni rapporto” hanno travalicato il limite della continenza”. Forse il legale, per un lapsus freudiano, parlando di un anziano signore con problemi prostatici,  ha usato il termine “continenza”, anzichè “convenienza”o “decenza”? http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-30/berlusconi-divorzio-30/berlusconi-divorzio-30.html


Silenzio, parla il Corsera

Riporto integralmente il pezzo di G.Caliceti, apparso oggi su Reggio 24Ore:

Dopo il ritratto di Gelmini come un San Sebastiano trafitto dalle polemiche firmato da Galli Della Loggia, ieri dal Corriere della sera arrivano le parole di stima al ministro attraverso la penna di Aldo Cazzullo.

“Quando la settimana scorsa Mariastella Gelmini ha denunciato, in un’intervista al Corriere, la persistenza di aree di militanza politica nella scuola, si sono levate contro di lei molte critiche. Ora appare chiaro che il ministro non aveva torto.” Di cosa si sarebbero macchiati alcuni docenti italiani? Di aver gridato pace subito o ritiro delle truppe?
No, di non aver fatto osservare in modo compatto ai propri studenti il minuto di silenzio per i soldati morti. E così Cazzullo usa morti e bambini per difendere Gelmini. E ci da una lezione di pedagogia di guerra. E si rammarica perchè la scuola riesce a trasformare anche un’occasione di unità nazionale in un punto di divisione e si ostina a leggere qualsiasi vicenda attraverso le lenti della politica, peggio ancora dell’ideologia.

Forse sarebbe meglio che Cazzullo lasci stare i morti e i bambini. E ci dica piuttosto se trova naturale – o troppo politico o ideologico – che oggi, già alle elementari, un bambino italiano non sappia il nome del Papa o del presidente della Repubblica ma quello di Berlusconi. Accadeva così solo in un altro periodo storico dell’Italia.
Bello riempirsi la bocca con parole come Dio, Patria, Famiglia. Importanti, per carità. Ma solo se calate nella realtà, altrimenti restano esercizi di retorica.
Posso assicurare a Cazzullo che, scendendo nella trincea della scuola primaria italiana di oggi, ci si accorge per esempio che ci sono tante famiglie molto diverse da quelle che abbiamo in mente. E bambini che credono in religioni differenti. E gli stessi concetti di “patria” o di “unità nazionale”, o semplicemente di “nazione”, almeno per come forse lo si aveva in mente nel primo dopoguerra, oggi sono assolutamente sorpassati dalla realtà.

Bisognerebbe riflettere sulla frase di un mio ex alunno extracomunitario: forse se non ci dicevano che eravamo tutti nati in nazioni diverse sarebbe stato più facile vivere e andare d’accordo.

L’editorialista del Corsera ha scritto anche, riferendosi al dolore provato dai familiari dei soldati morti nella basilica di San Paolo, che quel dolore è stato la migliore delle lezioni. E anche i piccoli l’hanno capita benissimo. Ecco, speriamo che il futuro non ci riservi una scuola in cui la migliore delle lezioni che possiamo dare a un bambino o a un ragazzo sia la morte di un padre in missione di pace (o di guerra). Non credo sia questo il mondo che i cittadini italiani di domani, ma anche i loro genitori e docenti di oggi, si augurano per il loro futuro nè per quello dei loro figli.

http://www.reggio24ore.com/Sezione.jsp?titolo=Silenzio%2C+parla+il+Corsera&idSezione=6005

Benvenuto “Il Fatto”

Benvenuto al nuovo quotidiano “Il Fatto quotidiano”. Cosa si deve fare per sopravvivere! Anche spendere 1,20 euro in più al giorno per non vergognarsi troppo! Comunque spero che il nuovo giornale abbia vita lunga per noi tutti farabutti.

A proposito di quotidiani: a Reggio sta succedendo una cosa che (confesso) mi mette un po’ in crisi. Avevamo l’anomalia di avere quattro quotidiani, roba che nemmeno Berlino può vantare, ora uno dei quattro, “L’Informazione” (che vendeva circa 1200 copie), è in crisi. Il padrone ha predisposto il licenziamento di quasi la metà dei giornalisti. Perchè mi sento (un po’, poco) in crisi? Perchè da un lato un giornale che chiude è una perdita per la democrazia (così mi hanno insegnato), ma dall’altro se considero il livello del quotidiano in crisi…beh, i miei principi democratici scricchiolano. Perchè “L’Informazione” in questi anni, per faziosità, incompletezza di informazione (nomen omen) e poca correttezza, è stato l’esempio negativo di come si possa operare nel campo dei media (basta leggere il ributtante articolo su Cervarolo di domenica scorsa per rendersene conto). Però a nessuno piace rimanere senza lavoro e quindi..auspico che nessuno venga licenziato ma anche (veltronianamente) che un po’ di senso professionale investa quella redazione. Hai visto mai…

Statistiche, sondaggi…

Sul Corriere di oggi leggo un articolo di Verderami “Il cavaliere e il compromesso obbligato”, sull’incontro di ieri del vecchio satiro isterico con Fini. Valutazioni, ipotesi, percorsi, schieramenti, eccetera. Ma la cosa che mi colpisce sono i sondaggi che vengono citati. Non tanto perchè l’articolista riferisce che, secondo tali sondaggi, la popolarità del vecchio satiro non solo non è calata ma è in crescita, ma proprio perchè il ragionamento politico (Fini e il vsi non possono fare a meno uno dell’altro) si basa sui sondaggi. I sondaggi SONO la realtà. Non esiste il mondo, la gente. Quattro persone stanno in una stanza, hanno i loro foglietti con i grafici, i numeri, e su quello decidono della nostra vita. Questo mi provoca un misto di orrore e senso del ridicolo. Orrore perchè forse è tutto vero e hanno ragione loro e quindi “tutto è perduto fuorchè l’odore”; senso del ridicolo perchè ho la speranza che prima o poi qualcosa (un meteorite? l’influenza suina? il mal pollino?) ci liberi da questa banda (destra e sinistra) di buffoni.

Dizionarietto

E’ appena uscito nelle peggiori librerie il Nuovo Dizionario Democratico (a cura di f.cicchitto, t.malgioglio, a.minzolini) (Ed.Labufala). Da esso estriamo alcuni lemmi di grande interesse che dimostrano come l’insulto “cattocomunista” usato dal vecchio satiro isterico possa essere ulteriormente implementato da una nuova serie di interessanti neologismi:

Gattocomunista: genere pericoloso di felino, sanguinario e spietato, particolarmente ghiotto di infanti e neonati.
Gastrocomunista: divoratore insaziabile delle altrui proprietà.
Ca…comunista: militante bolscevico afflitto da satiriasi.
Lattocomunista: militante inserito nel settore agroalimentare delle cooperative “rosse”.
Mattocomunista: caso umano diffusissimo nelle regioni “rosse”. Si distingue per sue bizzarre credenze, quali la giustizia, l’uguaglianza e la dignità umana.
Fattocomunista: individuo dedito all’uso di sostanze oppiacee che utilizza per suoi personali viaggi in paradisi artificiali (i cosiddetti “Kolkoz”).
Dattocomunista: militante sovversivo diffuso nei paesi del maghreb, cosiddetto per la sua alimentazione fondata su datteri.
Pastocomunista: cosiddetto il cibo assunto presso le varie cooperative di ristorazione “rosse”.
Spasmocomunista: rara forma patologica che prende l’elemento sovversivo alla lettura di articoli e/o saggi di autori “onesti e democratici” (pansia, panebianco, galli della pioggia, peltri, veneSSiani, etc.).

Parole, memoria, problemi..

Secondo una ricerca condotta dall’Università ebraica di Gerusalemme e dalla Fondazione Friedrich Ebert, condotta su 1200 ebrei e 500 arabi, tutti cittadini israeliani, soltanto il 5% degli intervistati continua a rifiutare di comprare prodotti tedeschi, mentre il 52% approva il coinvolgimeneto di Berlino nella politica del Medio Oriente. “In passato ogni tedesco era identificato automaticamente con i nazisti, ma oggi la situazione non è più questa“, ha commentato il prof. Moshe Zimmermann, spiegando i risultati della ricerca.

Che gli israeliani avessero qualche motivo di “diffidare” dei tedeschi era comprensibile, ora anche questo è stato superato. Ora mi chiedo: cosa è successo invece qui, nel belpaese, dove ancora c’è chi vive di rendita usando il termine “comunista” come un anatema, un insulto, una minaccia? Perchè il percorso di elaborazione della memoria è rimasto incompiuto, perchè questo termine “comunista” funziona ancora nell’immaginario e nell’incoscio di tante persone?

(LaRepubblica, 11.8.2009)