La corruzione delle parole

Prima si corrompono le parole, poi si distruggono le idee. Giorno per giorno, con metodo, nell’indifferenza generale. Una parola perde il suo significato e, o ne assume un altro ben diverso, o diventa un suono vuoto. Già con termine “socialista” in passato si definivano strutture dittatoriali in varie parti del mondo che con il socialismo non avevano nulla a che fare (ricordate le “Repubbliche socialiste” dell’Est?).

Ora, qui da noi la parola “libertà” e l’aggettivo “libero”.

C’è qualcosa di meno libero del neonato Pollo della Libertà? Libertà? La “loro” libertà, di fare, disfare, strafare, senza regole se non l’arbitrio o la privata libidine. Tutti agli ordini del sultano.

Libero. C’è qualcosa di più osceno e ributtante del giornale che inalbera questa parola come testata?  Sì, forse c’è, un altro quotidiano che si titola con un toponimo. Ma della geografia scomparsa parleremo un’altra volta.