Egemonia culturale….

L’on.(si fa per dire) Fabrizio Cicchitto, tessera P2 n.2232, ci onora della spiegazione del successo dell’egemonia culturale del premier provvisorio. Certamente l’argomento è interessante ma l’intervista all’onorevole (si fa per dire), in qualche modo, parla da sola:

«Una delle conquiste del Pdl dev’essere quella di superare il complesso di inferiorità culturale verso la sinistra. La sinistra è sconfitta anche perché la sua egemonia è stata smontata pezzo a pezzo, sul terreno di una grande battaglia culturale. E oggi c’è un’egemonia berlusconiana».

“…Intanto, tutti gli intellettuali italiani più importanti degli ultimi trent’anni sono stati avversi alla sinistra. Renzo De Felice. Lucio Colletti. Augusto Del Noce. Luigi Giussani. E non è affatto vero che Berlusconi non c’entri nulla con loro…Berlusconi ha un antico rapporto con i ciellini, in cui ha visto gli unici che, pur prendendo calci in faccia, hanno resistito al ’68. Ha del fascismo la stessa visione “laica” di De Felice e in fondo della borghesia italiana: nessuna simpatia o indulgenza, ma diffidenza verso l’antifascismo di maniera e strumentale. Quanto a Del Noce, ha portato in Parlamento suo figlio. Così come Piero Melograni e Colletti: il più importante studioso italiano del marxismo, che ha distrutto il marxismo. Penso poi al rapporto con Giuliano Ferrara e Gianni Baget Bozzo».

…È stato smontato il connubio Gramsci-Togliatti, mostrando come sulla strategia del primo, basata sulla conquista dei cervelli, sia prevalsa quella del secondo, fondata sul totalitarismo criminale sovietico. È stato smontato il mito dell’autonomia del Pci, mostrando come dietro la svolta di Salerno ci fosse Stalin. Ed è stata smontata la narrazione postcomunista, che indicava in democristiani e socialisti i grandi ladri e rimpiazzava l’operaismo e il bolscevismo con il primato della magistratura come una sorta di nuova classe generale e del giornale di Scalfari come fonte di legittimazione. La svolta di Violante, uno dei registi dell’operazione, è indicativa.

La battaglia si è combattuta anzitutto con i libri…Il lavoro di storici come Perfetti. Le traduzioni di Furet e Glucksmann. I saggi controcorrente di Giuseppe Gargani, Giancarlo Lehner, Mauro Mellini. Gli stessi libri di Pansa ancora qualche anno fa non avrebbero avuto lo stesso successo. E poi il colpo di teatro: Berlusconi che al congresso di Verona di An, propensa (o indotta) a legittimare i postcomunisti per legittimare se stessa, porta migliaia di copie del Libro nero del comunismo. Quale altro leader politico ha fatto qualcosa del genere?

Alla sinistra non resta nulla?
Resta l’organizzazione della cultura. Finita nelle mani della sinistra peggiore, quella giustizialista. L’università. I libri di testo. Il teatro. Il cinema e la distribuzione del cinema: si rende conto che non si riesce a vedere Katyn, il film di Wajda sul massacro degli ufficiali polacchi? Lo sa che in tutta Italia lo danno solo in 12 sale? Guardi Bondi alla Cultura: uomo di grande intelligenza, alle prese con una nomenklatura di sinistra che lo pressa da ogni parte.”

Da tanta sapienza è giusto cogliere due elementi positivi: il primo che i libri di Pansa sono, finalmente, riconosciuti parte della cultura della destra (per quanto mescolare a studiosi del calibro di Furet e Glucksmann autori come Gargani, etc.. e Pansa stesso sottopone l’umana decenza a una dura prova), il secondo è che a noi, la sinistra peggiore, rimarrebbe (ancora) l’organizzazione della cultura. Mah, per una volta devo sperare che la tessera P2 n.2232 abbia ragione e che almeno da lì, proprio dalla cultura, si possa ripartire per questa traversata nel deserto.

(http://www.corriere.it/politica/09_marzo_25/cicchitto_9dc39380-190a-11de-8031-00144f486ba6.shtml)

Aiutiamoli a vergognarsi (3)

Latorre e compagnia briscola

“Giustizialismo e anticomunismo si sono nutriti entrambi di parzialità e hanno condizionato in negativo la possibilità di ricostruire una storia d’Italia condivisa”. Ipse (Latorre) dixit a un succoso convegno dove si presentava il volume “L’influenza del comunismo nella storia d’Italia” e dove dibattevano, oltre che il nostro, eminenti storici come Bondi, Cicchitto e comunicatori come Galli della Loggia e Quagliarello. Cicchitto, già socialista di sinistra (corrente lombardiana) ha solennemente affermato che “il comunismo non è un cane morto: il retaggio di quella storia è presente anche nel PD attuale, che ha superato lo stalinismo con elementi di fortissimo giustizialismo” (Repubblica, 25/11/08).
Non potendo, per regolamento, offrire due volte allo stesso candidato la possibilità di vergognarsi nello stesso mese, scegliamo il buon Fabrizio Cicchitto per un “vergognati!”. Cicchitto del quale ricordiamo le posizioni di estrema sinistra alla fine degli anni ’70, l’appoggio al compromesso storico, le accuse rivolte alla CIA per l’omicidio Moro e la sua iscrizione alla Loggia P2 con tessera n.2232 del 12/12/80, allontanato dalla direzione Psi torna alla ribalta con Craxi fino al 1992, fonda il Partito Socialista riformista con Enrico Manca (anche lui P2), entra in Forza Italia di cui è vicecoordinatore nazionale. (P.Gomez, M.Travaglio, Se li conosci li eviti, Chiarelettere 2008, p.129)