Cronache italiche

“Il popolo mi ama. Torniamo alle elezioni!” “Mai detto di volere elezioni anticipate.”

In due affermazioni/negazioni la fotografia di un paese che cerca di prendere sonno, mentre il rumore cresce. Come cercare di appisolarsi sul bordo di un’autostrada. Difficile ma non impossibile. Un chiacchiericcio che diventa urlo e rutto. Come in tanti western il cattivo riccastro che dopo aver comprato tutto il comprabile sa, in fondo al cuore, di essere morto. O mortale. Che è più o meno la stessa cosa. Perchè puoi comprare tutti, una, due volte, poi però capisci che è difficile comprare tutti, sempre.

Certo, come a Dongo, resteranno gli ultimi cani da guardia, i convinti, i disperati che andranno a fondo perchè non avevano altro da fare nella loro povera vita che servire fino all’ultimo. Allora si chiamavano Bombacci, Pavolini, finirono contro una spalletta sul lungolago, anche con una certa dignità. Qui sarà diverso, il grottesco dominerà, il circo si sfalderà poco alla volta, i nani, le ballerine, i tirapolvere cercheranno una loro Hammamet, cercheranno l’ultimo passaggio segreto, l’ultima tenda dietro cui nascondersi.

Poi sarà il tempo delle domande, ma soprattutto delle giacche cambiate, della grande dimenticanza. Come altre volte. Il 26 luglio non c’era più un fascista. Solo il direttore dell’Agenzia Stefani si uccise. Ingenuo. Bastava aspettare, insabbiarsi, il precetto nazionale. Poi si torna fuori, tutti, tranquilli. Ci sono uomini per tutte le stagioni, li conosciamo, sono già pronti, il conto corrente in una mano, l’aspersorio nell’altra. Per assolversi. Candidi come la neve.

Sono sopravissuti alla caduta del Muro, al mondo che cambiava. Cosa volete che sia un vecchio plastificato che prima o poi toglierà il disturbo.

Sono Silvio B., il migliore da 150 anni”. “Io? Mai stato Silvio B.”

Il Pacs ha dieci anni: un successo

Il 13 ottobre del 1999 l’Assemblea nazionale votava definitivamente il Pacs, il “contratto concluso tra due persone maggiorenni, di sesso opposto o dello stesso sesso, per organizzare la vita comune”. E’ stato un successo: nel 2008, 145mila Pacs sono stati firmati, in crescita del 43% rispetto all’anno precedente. Nel frattempo, il numero dei matrimoni è rimasto stabile in Francia, intorno ai 270mila l’anno nell’ultimo decennio. I Pacs conclusi tra omosessuali sono stati il 5,62% nel 2008, mentre erano circa il 50% nel primo anno di entrata in vigore di questo contratto.
Ormai, il Pacs è diventato una scelta banalizzata in Francia. In questi giorni è in corso a Parigi il secondo Salone del matrimonio e del Pacs. Eppure, nel ‘99, le polemiche infuriavano. All’Assemblea erano stati presentati 2161 emendamenti alla legge che lo istituiva, una deputata della destra  aveva fatto un intervento-fiume di più di 5 ore con la Bibbia in mano. Il Pacs era accusato di essere solo “un’unione per omosessuali”, di “distruggere il matrimonio”, di essere un “attacco alla famiglia”. Ma nulla di tutto questo è successo. Per molti, il Pacs è semplicemente una tappa verso il matrimonio. Molto meno romantica, una delle motivazioni principali per “pacsarsi” è fiscale. La legge è stata modificata nel 2005, quando è stato abolito il periodo di prova di tre anni, prima di poter presentare una dichiarazione comune (più favorevole, una coppia paga meno tasse di un contribuente celibe), mentre nel 2006 è stata introdotta la possibilità di scegliere la separazione dei beni tra pacsati. Oggi, secondo uno studio, il 30% sottoscrive un Pacs principalmente per ragioni fiscali.

http://mir.it/servizi/ilmanifesto/franciaeuropa/?p=343

Pensieri (poco)”politici”

La mia mamma, santa donna, mi diceva sempre “stai lontano dalla politica!”, avvertimento affettuoso e prudente di una madre iperprotettiva per un figlio unico negli anni settanta. Così ho fatto, un po’ per obbedienza e un po’ per convinzione, niente carriera quindi (vabbè), niente posti succulenti (vabbè), niente cattedre universitarie (vabbè), poi mi sono accorto che, in realtà, la politica era sempre più vicina. Per quanto mi riguarda mi sono accorto di fare “politica” con il mio modesto lavoro di “storico di quartiere”, perchè lo ritengo giusto, perchè quello so fare, con la libertà di non avere tessere in tasca che non siano quelle dell’Anpi, dell’ACI e del CAI (quando ero più frizzolino e capace di arrampicarmi). Quindi ai tanti che mi hanno chiesto in queste settimane: “Dario?Bersani?Marino?” non sapevo davvero cosa rispondere. Nessuno mi ha mai neppure chiesto di iscrivermi al PD. E mi sono chiesto perchè. Le risposte che mi sono dato sono tre. Una ottimistica (sanno che un intellettuale è un rompiscatole), una pessimistica (non conto un piffo) e una realistica (i posti sono pochi, meno invitati arrivano meglio è). Sia chiaro, avrei rifutato, con cortesia, lusingato forse, ma avrei rifiutato. Proprio per quella risposta ottimistica che mi passava per la testa. Chi fa un lavoro culturale usa il cervello (spesso) e quindi va dove lo porta il neurone, magari l’aorta, ma mai la tasca o il pisello (pardon)e così uno si può godere la propria libertà, francescana e un po’ irosa, ma libertà.

Del resto non essere tesserato ha dei bei vantaggi: in giornate come oggi (dopo che oltre una ventina di deputati da noi nominati hanno fatto focaccia dal voto che poteva far saltare lo scudo fiscale) non devo vergognarmi di appartenere ad alcun partito e posso tranquillamente godermi lo spettacolo, in sede locale come in quella nazionale delle prove per il GP (si chiama Congresso) dove ognuno, proprio come in F1 sgomita, tira la curva, scalda le gomme per raggiungere la poleposition o almeno un posto nelle prime file. Così poi, dopo il “prontivia” si può puntare meglio a sedie, seggioline, strapuntini et similia. Che bello spettacolo! E qui, pur restandone fuori, devo dire che la mia simpatia va a Marino e a quanti l’hanno scelto, sapendo di perdere, per una motivazione ideale. O no? Magari qualcuno aveva trovato le sedie già occupate altrove e allora…magari poi con la scusa della tutele delle minoranze, qualcosa può saltar fuori, no?

Cara Mamma, grazie!

Domandine del venerdì

L’estate se n’è andata, le giornate si accorciano, l’aria fresca del mattino ci avverte che è ora di riporre bermuda e ciabatte per recuperare felpe e giacche impermeabili e a me vengono in mente domande che restano sospese come foglie sull’albero, d’autunno, appunto.

Ieri sera ad Annozero il video su Brunetta: non era il vero ministro, era Crozza, vero?

A Milano un’avvocata è stata sospesa dall’ordine per aver avuto un rapporto orale con un detenuto in parlatorio. Perchè non è stata candidata in nessuna lista, neppure un posto di s/segretario, se non ministro?

Nel processo di Palermo contro dell’utri, il proc.generale Gatto sostiene che Mangano non era ad Arcore come stalliere, non sapendo una cippa di cavalli, bensì era stato inviato colà a rappresentare i boss. Che sia anche questo magistrato un “gatto-comunista”?

Il vecchio satiro si è vantato di aver ispirato il discorso di Obama all’Onu. Troppo modesto: perchè non si vanta del merito (reale) di aver scritto il discorso di Gheddafi?

Il (cosiddetto) ministro marroni proclama che è un reato non applicare la legge sugli immigrati clandestini. Ma non era il sig.marroni un pregiudicato, con sentenza passata in giudicato?

Polemiche sullo scudo fiscale e sulla depenalizzazione del falso in bilancio. La legge fu fatta nel 2002 dal vecchio satiro, ma perchè nel periodo del II governo Prodi (2006-2008) nessuno pensò di abrogarla?

Sabato scorso all’incontro (organizzato da grillini ed Anpi) sul tema “Reggio perde la sua memoria?”, sono stati invitati Lega e PD. Chi dei due non si è presentato?

Secondo studi compiuti al Mit (Massachusets Institute of tecnology) sarà possibile collegare una videocamera al bulbo oculare di non vedenti, restituendo loro la vista. Speranze anche per Calderoli, collegando il suo encefalo ad un rospo smeraldino (tanto per stare in tema), riuscirà a formulare un (1) pensiero?

Il (presunto) ministro Scajola esterna: “E’ ora di finirla. Quella di ieri è l’ennesima puntata di una campagna mediatica basata sui pruriti, sulla spazzatura, sulla vergogna, sull’infamia, sulle porcherie”. Si è finalmente accorto di sporcasporca?

La (fascinante) ministra Carfagna querela “Repubblica”. Il (suo) legale, nella querela, insiste innumerevoli volte sullo stesso tasto: “Le espressioni “s…….to l’uccello”, “amante quasi ufficiale”, “come soddisfare il primo ministro” e “evocano le iniezioni che deve farsi prima di ogni rapporto” hanno travalicato il limite della continenza”. Forse il legale, per un lapsus freudiano, parlando di un anziano signore con problemi prostatici,  ha usato il termine “continenza”, anzichè “convenienza”o “decenza”? http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-30/berlusconi-divorzio-30/berlusconi-divorzio-30.html


Finito…

Chiunque abbia sentito l’ultimo intervento telefonico del vecchio satiro isterico alla trasmissione mattutina del tg5 di ieri

(http://www.corriere.it/politica/09_settembre_07/berlusconi_liberta_stampa_minoranza_cattocomunista_ca030b7e-9b7d-11de-88f0-00144f02aabc.shtml)

ha capito che è un uomo politicamente (ed anche umanamente) finito, bolso, cartonato, più assomigliante ad un imitatore che a sè stesso. Ripeteva, come un vecchietto un po’ citrullo, quattro parole: “comunisti”, “cattocomunisti”, “sono al 70% dei sondaggi” e via così. Andato.

Ma non basta essere andati, finiti, scoppiati. L’Impero romano era finito da almeno un paio di secoli prima di Romolo Augustolo, il fascismo era morto il 10 giugno 1940 prima ancora che il 25 luglio 1943 ma massacrò l’Italia con Salò prima di finire (giustamente) a Piazzale Loreto. Il berlusconismo è finito, ma quanto ci vorrà per uscirne? E quanti danni porterà ancora a questo paese? E cosa lascerà dopo? Casini-Formigoni-Bertone? Brrr, che trio d’attacco!

Una cosa sola è purtroppo condivisibile delle sgangherate frasi del vecchio satiro: “gli italiani mi amano tanto perchè nella maggioranza, nel loro intimo, si riconoscono in me, vorrebbero essere come me…”. In questa frase sta tutto il grottesco dramma di questo paese, mai diventato nazione, ma rimasto congerie di paesi, vicoli, campanili. Un paese rimasto bambino, addomesticato da 4 caramelle, mezzo chilo di tetteeculi, dove la prospettiva è vendersi (pardon “esprimersi”) come escort o velina, espatriare, o rimanere precari a vita.

Il tutto all’insegna dell’eterno credo nazionale “lei non sa chi sono io”. No, non lo sappiamo e nemmeno ci interessa.

Magari ci piacerebbe sapere come si riparte se non si riescono a mettere in circolo le idee e i pensieri migliori di quei “moralisti” (come li chiama con sussiego panebianco) che rimangono l’ultima risorsa. Perchè essere onesti, seri ed etici non è nè di destra, nè di sinistra, è semplicemente giusto.

Commenti

L’amico Giannifotografo così ha commentato il post di R.Cotroneo di ieri:


Non mi iscrivo al rito collettivo dell’isteria di sinistra sul caso escort-querela-boffo.
Mi da fastidio questa scorciatoia che ci evita di vederci allo specchio privi di idee e progetti, privi di una identità se non quella riflessa e contraria all’immagine del novello Belzebu.
Mi urta molto l’intelligenza questa polemica che vuole la nostra morale meglio della sua, i nostri agguati giornalistici giusti e i suoi illeciti, le nostre querele una difesa le sue un’aggressione.
E trovo desolante essere l’unico a scandalizzarsi del livello in cui ci stiamo dimenando.
Per convenienza, anzi per aggregazione oppositiva, oggi andiam d’accordo con la sottana di Ruini e Bertone, senza capire che non siam neanche invitati al palazzo.
Domani saremo pronti a decretare Santo il Draghi-Montezemolo della rinascita nazionale e sommessamente giudicheremo necessario portare le pensioni a 65 anni anche per le donne del settore privato.
Scusate, ma non mi iscrivo in questa politica.

Parto dalla fine: credo che chiamarsi fuori dalla politica non sia mai una cosa saggia. Ho avviato l’avventura di questo piccolo blog di montagna proprio alla domanda di mia figlia “quando tutto questo sarà finito, cosa diremo di aver fatto mentre succedevano queste cose?”. Chiamarsi fuori è istintivo, magari anche comprensibile (chi potendo scegliere fra un tuffo in piscina e uno nella fanghiglia fognaria non sceglierebbe il primo?) ma la realtà è questa, queste le “condizioni al contorno” come diceva il mio prof di Analisi matematica il secolo scorso. E allora, lo dico subito e chiaramente: aspetto Draghi, Montezemolo, Zoff, Burgnich, Facchetti… e chiunque possa farci salire almeno un centimetro dalla melma dove siamo chiamati a sguazzare ogni giorno. Accetto fino in fondo la teoria del male minore e auspico l’arrivo di una destra “normale” ed “europea” che non ci faccia vergognare ogni giorno. Una destra con cui si possa riprendere a confrontarsi, se e quando anche noi, della “sinistra” avremo qualche idea plausibile, cosa che oggi mi pare latitante. Raccolgo del resto la lezione dei nostri nonni del CLN: figuriamoci se il cattolico Dossetti godeva a discutere con il comunista “Eros” (e viceversa) e Marconi con “Miro”, ma quelle erano le “condizioni al contorno”, le accettarono e andarono avanti, convinti di lavorare per quella cosa divenuta per noi incomprensibile che si chiama “bene comune”. Certo ci fu anche di arricciò il naso, disse “no”, che lui non si sporcava le mani per una questione “borghese”: affiancare i capitalisti nella lotta contro altri capitalisti. Jamais. Che si rompessero le corna fra loro e poi, allora sì, si sarebbe fatta la rivoluzione mondiale. Erano quelli di “Stella rossa”. Duri e puri. Inutili, dannosi e cancellati dalla storia. Per fortuna.

Sulla morale. Io credo che la mia morale, come quella di tante persone che conosco sia meglio di quella degli altri, basta intenderci sul pronome “nostra” che Giannifotografo usa. Crollate le grandi agenzie formative (partiti, scuola, famiglia, chiesa) la morale è quella dei singoli, di quei singoli che si uniscono insieme per scelta. Certo di non condividere la “morale” di una “sinistra” che ha assunto i medesimi riferimenti degli “altri”. Stessi gusti, stesse facce, stesse vacanze, stessa divorante fame di denaro e potere, stesso gusto per l’ignoranza. Non siamo tutti uguali, non accetto la vulgata feltriana della merda diffusa e unificante, c’è un’Italia migliore, probabilmente non tutta collocabile in una delle tradizionali caselle della geografia politica. Una Italia nascosta e (per ora) sconfitta e umiliata ma presente. A me piace pensare di parlare soprattutto a quel tipo di persone, convinto, nella mia senile ingenuità, di non essere finito in un patetico soliloquio.


Grazie, don Farinella!

“Perché trattate così bene Berlusconi?”
Don Farinella scrive al cardinal Bagnasco
“Io e molti credenti crediamo che così avete perduto autorità. Molti si allontanano dalla Chiesa per la vostra morale elastica”

di don PAOLO FARINELLA

Questa lettera, scritta da don Paolo Farinella, prete e biblista della diocesi di Genova al suo vescovo e cardinale Angelo Bagnasco, è stata inviata qualche settimana fa e circola da giorni su internet. Riguarda la vicenda Berlusconi, vista con gli occhi di un sacerdote. Alla luce degli ultimi fatti e della presa di posizione di Famiglia Cristiana che ha chiesto alla Chiesa di parlare, i suoi contenuti diventano attualissimi.

Egregio sig. Cardinale,

viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.

Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato – o meglio non ha trattato – la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.

Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di “frequentare minorenni”, dichiara che deve essere trattato “come un malato”, lo descrive come il “drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio”. Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull’inazione del suo governo. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.

Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la “verità” che è la nuda “realtà”. Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi “principi non negoziabili” e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono “per tutti”, cioè per nessuno.

Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi.
Non date forse un’assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi “parlate per tutti”? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.

I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra a stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull’odio dell’avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con “modelli televisivi” ignobili, rissosi e immorali.

Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l’altro 50% sotto l’influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d’interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa?

Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita “dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale”? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall’eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l’etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant’Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché “anche l’imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa”. Voi onorate un vitello d’oro.

Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da “mammona iniquitatis”, si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che – è il caso di dirlo – è un silenzio d’oro? Quando il vostro silenzio non regge l’evidenza dell’ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: “troncare, sopire … sopire, troncare”.

Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? “Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo … si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti… A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire” (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una “bagatella” per il cui perdono bastano “cinque Pater, Ave e Gloria”? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: “Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix” (La Stampa, 8-5-2009).

Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo sant’Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell’imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: “Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro” (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5).

Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei “per interessi superiori”, lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.

Lei ha parlato di “emergenza educativa” che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei “modelli negativi della tv”. Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del “velinismo” o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull’altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l’Italia.

Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all’Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: “Non licet”? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro “tacere” porta fortuna.

In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.

Genova 31 maggio 2009
Paolo Farinella, prete

http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-10/lettera-farinella/lettera-farinella.html

Oltre il fascismo…

Sui muri di Roma sono apparsi manifesti fascisti a firma “Vita est Militia”. Uno  di essi recita “25 aprile 1945. Foibe, via Rasella, Triangolo Rosso. Questa la vostra Resistenza”. Tutto normale: foibe, via Rasella e triangolo rosso sono 3 degli argomenti più gettonati dai (neo)fascisti dei giorni nostri per la loro personale riscrittura della storia. Un altro manifesto si conclude con una esplicito e perentorio “Oltre il fascismo nulla!”: su questo siamo d’accordo, oltre il fascismo c’è davvero il nulla, politico, etico, morale, storico.