Guardarsi dalle imitazioni!

Alt! Fermi tutti! Nel circo mediatico, spettacolare, volgare e prossenetico che è diventato il nostro povero paese, è stata tirata in ballo anche Fortezza Bastiani. Il presidente della Camera on. Fini ha paragonato il premier (provvisorio) al ten.Drogo! Insostenibile per chiunque abbia un minimo di buone letture. Il premier (provvisorio) al massimo può essere accostato a qualche personaggio balzachiano o maupassantiano, stile Bel ami o dintorni, anche se la dimensione da frequentatore di locali di quarto d’ordine e di signorine a tassametro è certamente specifica del satiro-premier (provvisorio).

Quindi giù le mani da Fortezza Bastiani e sorbiamoci queste storiacce degne di alberghette compiacenti, di villette in stile geometrile, di locali per scambisti e parcheggi per camionisti.

Più si invecchia, più si ama l’indecenza. (V.Woolfe)

E il compagno Gianfranco mise la freccia..

…E il compagno Gianfranco mise la freccia…e ci sorpassò a sinistra…!

“Parole di apprezzamento per il sacrificio degli uomini e delle donne che non collaborarono con i nazisti e così “salvarono la patria” sono arrivate da Gianfranco Fini. Parlando a un convegno per ricordare una delle vittime delle Ardeatine, Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, il presidente della Camera ha detto “Furono molti i soldati e gli italiani che la patria continuarono a farla vivere, anche in condizioni di estrema precarietà e di pericolo”. La patria sopravvisse “grazie a uomini che non accettarono la smobilitazione”.

“Quella nuova idea di nazione democratica – insiste Fini – è entrata nella Costituzione ed ne costituisce uno dei fondamenti morali”. Il presidente della Camera poi cita una frase di Piero Calamandrei che spiega le scelte fatte da uomini come Montezemolo in quei drammatici momenti: ‘Era giunta l’ora di resistere, era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini’. “A questi uomini che vollero vivere da cittadini liberi in un paese libero – conclude Fini – deve andare sempre la gratitudine degli italiani”. “

(http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/politica/napolitano/fosse-ardeatine/fosse-ardeatine.html)

Sentire un uomo di destra, anche se ora nella veste istituzionale di Presidente della Camera, pronunciare simili espressioni, citare Piero Calamandrei e riconoscere che si debba ringraziare quegli uomini che scelsero la strada della libertà, combattendo contro il fascismo e il nazismo, non può che fare piacere. E’ un tratto europeo in un paese delle banane quotidiane che lascia intravedere un barlume di luce in fondo al tunnel. Da politico avveduto, Fini si sta costruendo, giorno per giorno, il proprio futuro di leader di una destra italiana più simile all’Europa che al circo equestre che, provvisoriamente, ci governa. Consapevole che, una volta caduto il Tappone mascarato, per la banda di nani, ballerine, etère, manigoldi e celti vari che sta imperversando non ci sarà un gran futuro, il buon Gianfranco si chiama fuori e guarda oltre le Alpi, dove ancora (e per fortuna) l’antifascismo è un valore aggiunto e non un fardello, se non una tara.

Ci piacerebbe sperare nel valore trascinante dell’esempio, per ora basta questa piccola buona notizia nello squallore quotidiano.

 

Il compagno Gianfranco

Fini: “Leggi razziali, un’infamia e la Chiesa non si oppose”

Nuova condanna del Presidente della Camera a 70 anni dai provvedimenti. “Fare i conti con questa vergognosa pagina alla quale l’Italia e il Vaticano si adeguarono”. Levata di scudi nel mondo politico cattolico: “Sulla Chiesa Fini sbaglia”. Un richiamo apprezzato invece da Veltroni, Bondi e dalla comunità ebraica.
ROMA – Il fascismo rivelò la sua anima razzista prima delle leggi razziali, ma la Chiesa non fece abbastanza per opporsi a “quell’infamia”. Il presidente della Camera Gianfranco Fini torna a condannare duramente le leggi razziali, ma questa volta – a Montecitorio, in apertura del convegno “1938-2008: settant’anni dalle leggi antiebraiche e razziste, per non dimenticare” – sottolinea anche la passività della società italiana e della Chiesa cattolica contro la legislazione antiebraica.
Ridirei ciò che ho detto. Di fronte alle vivaci prese di posizione non solo dal mondo cattolico contro le sue parole Fini è tornato sul tema ribadendo il concetto. “Ho espresso un convincimento, direi quasi banale, non pensavo che potesse determinare delle polemiche politiche. Io mi riferivo al 1938 e non al 1942. Leggere dichiarazioni polemiche fa parte del quotidiano di un politico, ma io riscriverei il concetto che ho detto perché mi sono documentato e ho fatto riferimento ad un documento del Vaticano del 2000 sulla Chiesa e gli errori del passato”.
“Vergogna”. Fini usa parole dure, come “infamia”, “odiosità” e “vergogna” per riferirsi ai provvedimenti varati da Mussolini: “La loro odiosa iniquità si rivelò in particolare contro gli ebrei che avevano aderito al fascismo. Ma l’ideologia fascista da sola non spiega l’infamia – sottolinea il presidente della Camera – c’è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata, nel suo insieme, alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo, da parte della Chiesa cattolica”. Oggi Fini e il presidente degli ebrei italiani Renzo Gattegna hanno scoperto una targa nella sala della Regina a Montecitorio per ricordare il settantesimo anniversario.
Il significato. Fare i conti con “l’infamia storica” delle leggi razziali per Fini significa “avere il coraggio di perlustrare gli angoli bui dell’anima italiana, sforzarsi di analizzare le cause che la resero possibile, in un Paese profondamente cattolico e tradizionalmente ricco di sentimenti di umanità e solidarietà”.
Le cause. Tra le cause delle leggi razziali, ricorda il presidente della Camera, “c’è l’anima razzista che il fascismo rivelò nel 1938, ma già presente nell’esasperazione nazionalistica che caratterizzava il regime e la politica coloniale”. E alla base della “mancata reazione della popolazione”, continua, ci furono altri elementi, come “la propensione al conformismo” o la “possibile condivisione della popolazione, negata ma presente, dei pregiudizi e delle teorie antiebraiche, una vocazione all’indifferenza più o meno diffusa”. Dunque, “denunciare l’inequivocabile responsabilità politica e ideologica del fascismo non deve portare a riproporre lo stereotipo autoassolutorio e consolatorio degli ‘italiani brava gente'”.
Le reazioni del mondo politico cattolico. Dopo la netta presa di posizione di Fini, una levata di scudi bipartisan nel mondo politico cattolico. Il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi (Pdl), ha detto: “La Chiesa ha sempre con forza contrastato le leggi razziali, cercando di aiutare gli ebrei perseguitati anche a rischio della vita di numerosi sacerdoti, suore e laici. Questi sono i fatti, lo testimoniano le pagine dalla storia”. Gli ha fatto eco Enrico Farinone (Pd): “Sul fatto che leggi razziali fossero un’infamia siamo d’accordo. Sul fatto che nemmeno la Chiesa sia opposta no. Generalizzare non serve”. Secondo Renato Farina (Pdl): “Che la Chiesa non si sia opposta alle leggi razziali è una leggenda nera, e dispiace che il presidente Fini si adegui a questa versione della storia politically correct”.
Anche Veltroni d’accordo con Fini. D’accordo con le parole di Fini sulla chiesa poco esposta contro le leggi razziali si dichiara Walter Veltroni: “Sono una verità storica, una verità palmare” su cui sono incomprensibili le polemiche. A sostegno di Fini interviene anche il segretario del Pri, Francesco Nucara: “Parole coraggiose, veritiere. Del resto, c’è poco da discutere, visto che Giovanni Paolo II si scusò con il popolo ebraico per le leggi razziali e altro ancora. Vogliamo sperare di non essere noi gli unici a ricordarsi di Wojtyla”. Il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi è convinto che l’applicazione delle leggi razziali del 1938 “fu permessa da un generale ottundimento degli italiani che in buona parte, per quieto vivere, non si esposero troppo a favore degli ebrei”.
“La chiesa non prese una posizione sul massacro degli ebrei”. “Un richiamo che apprezzo perché ricorda che il mancato pronunciamento ufficiale della Chiesa di allora contro la Shoah favorì il persecutore nazista” è il commento dell’ex presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Amos Luzzatto alle parole del presidente della Camera Gianfranco Fini. “A tutt’oggi siamo nelle condizioni di dover dire che, a parte l’ipotetica enciclica di Pio XI, la chiesa cattolica non prese una posizione ufficiale sul massacro degli ebrei. E il silenzio – continua Luzzatto – rafforzò indubbiamente la possibilità del regime nazista di non doversi guardare le spalle. Quando deportarono gli ebrei romani è impossibile che in Vaticano non si sapesse”.


(16 dicembre 2008)

 

I testi delle Leggi razziali:
http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=2037&idCat=75