E io che mi lamentavo del PD!

1.

bersani_dalema.jpgE io che mi lamentavo del PD! Che non si desse da fare per fare nuovi iscritti! Leggo la seguente notizia:

“Massimo D’Alema sarà ospite della cena di finanziamento e apertura della campagna di tesseramento 2011 organizzata dal’Unione Provinciale del Pd di Reggio per venerdì 10 dicembre (ore 20) al Salone delle Feste di Correggio, in via Fazzano. L’appuntamento, parte della Festa dei diritti e della solidarietà, sarà presieduta da Roberto Ferrari, segretario provinciale Pd.”

Magnifico! Sublime! Come invitare il Conte Dracula alla festa dell’AVIS! Speriamo che sia predisposto un adeguato servizio d’ordine per disciplinare le folle che accorreranno. D’Alema, l’Aureliano Buendia di Gallipoli (quello che fece 333 rivoluzioni e congiure e le perse tutte, salvo due: far fuori Prodi e risuscitare il vecchio satiro…), che meraviglia…

(nella foto: D’Alema spiega a Bersani la sua ultima idea per conquistare il mondo)

2.

Matteo Renzi alla Ruota della Fortuna.jpg“Il nuovo che avanza…se avanza, buttiamolo via!” Diceva Lella Costa. Vogliamo parlare del buon Renzi? Il “rottamatore”, il nuovo che non solo avanza ma va a parlare col vecchio satiro. Parla di gnocca? Di feste, di nipoti varie? No. Parla di questioni ufficiali e urgenti: pattume. Bene. Giusto. Ma la prossima volta vada a Palazzo Chigi, se ci va come Sindaco di Firenze. Se va ad Arcore vuol dire che ci va come privato cittadino, a parlare di gnocca, di feste, etc…Appunto. “Io vado oltre le ideologie”, dice il Renzi. “Vado dove mi chiamano”. Attenzione, lo dicevano anche la Patty, Debby, Cinzia e Katiuscia, proprio quando andavano ad Arcore. O no?

(nella foto: Mike spiega a Renzi il decalogo del sindaco perfetto)

E’ vero c’è un complotto!

Parti_principe.jpgDiciamolo chiaro e forte: per una volta dobbiamo essere d’accordo con il povero vecchio satiro plastificato. C’è un complotto contro di lui, povera stellina! E che complotto! Wikileaks ce l’ha detto a chiare lettere e la stampa l’ha riportato: “Berlusconi rovinato dai Parti!”. Sì avete capito bene, proprio i Parti, quel popolo infido e violento che già fece la festa ad un altro specchiato galantuomo come Marco Licinio Crasso, ucciso da quelle belve nel 53 a.C.. I secoli sono passati eppure loro, i Parti, che noi pensavamo spariti nel gorgo della storia, ora riemergono, belluini e criminali come è nella loro natura e colpiscono un altro specchiato galantuomo italico! Quando la finiranno? Fino a quando sopporteremo? Quousque tandem? Attendiamo notizie più precise per scatenare un attacco di precisione chirurgica, condotto magari da Ignazio LaRissa. E poi, un complotto così, può essere stato pensato solo da gentaglia come i Parti? Voci di corridoio, o di lupanare, sussurrano che dietro ci siano anche i Medi, gli Elamiti, persino i Traci (e i Gomorrei no?)! Vogliamo la verità e in un colpo solo vendicheremo Crasso e spezzeremo le reni alla Partia, o Parzia, insomma quella cosa lì! Popolo italico alle armi!

Don Antonelli al card. Bagnasco: “Su Berlusconi il silenzio complice e immorale della Chiesa”

Signor Cardinale,

mi rivolgo a Lei come Presidente della Conferenza Episcopale Italiana per esprimerle il mio disagio e porle delle domande.

In questi ultimi tempi si è andata ingrossando la valanga di volgarità e di oscenità che già da tempo investe il paese Italia e che sta cancellando, ogni giorno di più, ogni traccia di pudore, senso del limite, coscienza di dignità e che ha imposto un degrado dell’etica pubblica, insomma tutte quelle virtù che con fatica noi parroci cerchiamo di impiantare e tener vive nell’anima dei nostri fedeli.
Da tempo anche i laici più avvertiti lamentano i pericoli di questa deriva, se già nel lontano 2007 Eugenio Scalfari su Repubblica denunciava il pericolo di un andazzo che “vellica gli istinti peggiori che ci sono in tutti gli esseri umani. Impastando insieme illusorie promesse, munificenza, bugie elette a sistema, tentazioni corruttrici, potere mediatico. Una miscela esplosiva, capace di manipolare e modificare in peggio l’antropologia di un intero paese” (Repubblica, 5.11.2007).
Il disagio di fronte a questo stato di cose è ancor più esacerbato dalle cene allegre del segretario di Stato, dalle parole equivoche di Mons. Fisichella e dal silenzio correo di Lei, presidente della CEI.
Soprattutto le parole di contestualizzazione di mons. Fisichella che mirano a giustificare ciò che invece bisognerebbe condannare e i Suoi silenzi prudenziali che tendono a “coprire” ciò che non si può più tacere, appaiono a noi, parroci di periferia, inequivocabilmente immorali e omicidi.
Noi, cui le bestemmie dei violenti fanno meno paura che il silenzio degli onesti.
Cosa altro deve avvenire perché finalmente si oda il Vostro grido e la Vostra condanna? Quale maledizione perché Voi Vescovi finalmente parliate? Il disagio, alla base, è grande.
E in questo disagio si fa strada lo smarrimento, lo sconcerto, la desertificazione degli orizzonti, il dubbio di non essere più all’altezza delle problematiche che la realtà impone. E sorgono delle domande, grosse e gravi come macigni.
Sinteticamente, per non trattenerla oltre il dovuto, ne enumero tre.

1. Circa le parole di mons. Fisichella, le chiedo: ci possono essere situazioni nelle quali la bestemmia diventa lecita? E, nel caso, quali sono? Noi parroci vorremmo conoscerle queste situazioni, individuare questi contesti, anche per risparmiare ai nostri fedeli inutili rimorsi di coscienza…
2. Sempre in tema di “contestualizzazione” le chiedo: perché questa “accortezza cautelativa” è stata usata per Berlusconi mentre è stata accantonata per casi ben più gravi e drammatici come per Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro? Forse che nell’applicazione della legge morale, anche nella Chiesa esistono corsie preferenziali per l’imperatore ed impraticabili ai comuni mortali?
Ricordo che per i funerali religiosi di Welby, vergognosamente vietati dalla chiesa, fui contattato dai familiari per una benedizione in aperta piazza; declinai l’invito, ricorrendo quel giorno la Domenica della Palme, ma anche per una mancanza di coraggio di cui oggi mi vergogno.
3. Quanto ai suoi silenzi, che sembrano programmati al fine di barattarli con vantaggi corposi circa, per es., il finanziamento delle scuole cattoliche, le chiedo: che differenza c’è tra una prostituta che vende il corpo per danaro ed una chiesa che, sempre per danaro, svende l’anima? Nella mia sensibilità morale una differenza c’è: una donna povera ha comunque il diritto a vivere, mentre la chiesa, per vivere, memore delle parole del suo Maestro, deve pur saper morire.

Questa lettera, signor Cardinale, la invio, per conoscenza, anche al mio Vescovo e resterà fraternamente “riservata”.

Voglio sperare in una sua pronta risposta.

In caso contrario mi sentirò libero di farla conoscere ai miei parrocchiani e a quanti frequentano la chiesa per la quale svolgo servizio.

Antrosano, 4 Novembre 2010

(23 novembre 2010)

http://temi.repubblica.it/micromega-online/su-berlusconi-il-silenzio-complice-e-immorale-della-chiesa-lettera-aperta-di-don-aldo-antonelli-al-card-bagnasco/

Cronaca di una fine annunciata

romolo_il_grande_una_commedia_storica_che_non_si_attiene_alla_storia.jpgIl vecchio satiro è incerto fra tristezza, disperazione e furore. Dietro le quinte briga, agita minacce e bonifici estero su estero. Ma, forse, e soprattutto, non capisce. Ma come, lui che ha pagato tutti (destra e sinistra), uomini, donne, trans, ninfo, persino lelemora, lui che ha donato gioia e bellezza a questo povero mondo, ora si trova sempre più solo, pur ancora nella folla di servi, nani, puttane e ballerine? Lui, che ha fatto rifare braccia, nasi e piselli alle statue romane così tristi nella loro incompiutezza, lui che ha valorizzato la bellezza (pur secondo canoni da bordello piuttosto che da Louvre), adesso vede sfaldarsi il sogno che ha costruito per sè e per tutti (almeno per quelli che ci hanno creduto gratis o a tariffa). Qualunque psicologo da parrucchiera vi direbbe che dietro al suo furore in fondo c’è solo la disperazione per l’imminente, anzi già ben avviato, crollo, la dissoluzione fisica prima che politica. E’ la Commare secca, per dirla con Pasolini e Bertolucci, che lo guarda, lo aspetta con la pazienza dell’eterno vincitore.

Nella Roma imperiale, al momento del trionfo, sul carro del vincitore che sfilava fra ali di folla entusiasta, dietro a lui a reggere sul suo capo la corona d’alloro c’era un liberto con un compito preciso: sussurargli nell’orecchio il mantra “Ricordati che sei un uomo”. Oggi in trionfo, domani, magari a nutrire vermi e mosche. Ma i dittatori non conoscono incertezze, gli imperatori finirono tutti, chi a fil di spada, chi sistemato da funghi provvidenziali (Claudio) quando la loro presenza era divenuta ormai un ingombro per tutti, servi lanciati a rifarsi una verginità, avversari pronti a prenderne il posto, a scimmiottare, poco dopo, la stessa crudele inutilità.

Ora anche Mara, l’icona del berlusconismo, del sogno che rendeva possibile ogni traguardo, uniche doti: gioventù, bellezza e disponibilità, anche lei è in partenza. con i suoi occhioni spalancati sul mondo, nella sorpresa prima (“io, sono ministro..?”) poi nella rivelazione (“il PdL è dominato da affaristi!..). L’impero romano era finito almeno da un secolo, ci volle Odoacre a deporre Romolo Augustolo (che potè occuparsi delle amate galline) qui chi arriverà, e quando? E dove fuggirà il vecchio imperatore, il cinghialone aveva solo Hammamet (dilettante..), magari passeremo ancora qualche mese a cercarlo nelle sue decine di palazzi, ville, resort, castelli, sparsi per il mondo, in quel mondo che non ha capito il suo grande progetto di bellezza, gioventù e felicità. Solo la Commare secca saprà dove trovarlo quando sarà ora, chissà se gli apparirà come Mara, Ruby, Natascha, Deborah…A dire il vero, come dicono a Roma, “nun ce ne potrebbe fregà de meno..”

p.s. per par condicio: come finiranno i degni epigoni del vecchio satiro, i solerti “oppositori”? In barca a vela verso l’ignoto? O ancora a scannarsi per gli ultimi brandelli di potere, a perdere le ultime primarie del lotto? Dopo Romolo Augustolo arrivarono i barbari, noi lo siamo già diventati grazie a lui, insieme a lui. Intere generazioni tagliate fuori, le più giovani scampate all’estero. Anche noi a raccattare quattro stracci per tirare avanti, fino all’ultimo libro letto, l’ultima giornata vissuta.

Hellzapopping Italia

HELLZAPOPPIN.jpgHellzapopping era un bel film comico del 1941, anzi non un film, Hellzapopping ma un insieme di gags, di trovate esilaranti, di numeri comici divertentissimi. La trama, piuttosto esile, è infatti la storia di un giovane autore che deve convincere un produttore a finanziare il suo spettacolo. Il pretesto per far succedere tutto e di più, lanciare gags spassose. Insomma l’Italia di fine Impero di questi giorni. Un paio di chicche.

Sport: La Ferrari perde il mondiale, o meglio Vettel e la Red Bull si aggiudicano meritatamente il titolo. alonso arriva solo 7° per un’errore di strategia dei box. Bene (per lo sport), male per i tifosi. Tutto regolare. Così stamattina nei bar ci sarà qualcosa su cui discutere. E invece. Invece quell’incrocio fra un paracarro e un paio di bermuda che sta sotto l’identità del sedicente ministro Calderoli (scusate la parolaccia) che ti fa? Già in serata chiede le immediate dimissioni di Montezemolo! Sublime. E dell’ingegnere che ha deciso ai box che ne facciamo? Impiccagione in Val Brembana? Impalamento sul Monviso? Pare che dietro alla genialata padana ci sia in realtà: a. Mettere fuori gioco il Montezemolo da una possibile successione al vecchio satiro esploso (non in pista ma nell’alcova); b. Stoppare l’operazione immobiliare e miliardesca del GP a Roma, per tutelare il lumbard autodromo di Monza. Insomma, alta politica.

Successione al vecchio satiro 2: il destino batte alle porte (e anche i carabinieri), l’imperatore azzurro (con perchè venga da Pandora/Avatar ma per l’uso smodato di pilloline azzurre) forse dovrà lasciare il trono e allora che ti propone Sallustj (scusate l’oscenità), quello che sembra il cugino cattivo di Heydrich? Semplice, come in tutte le buone vecchie monarchie: il sovrano abdica? C’è l’erede al trono, anzi l’ereda: Marina I berlusconi! Domanda: ma a Sallustj le battute chi gliele scrive? Bombolo?

Colleghi: Rocco Siffredi, noto per le sue prestazioni virili (almeno lui ci ha sempre messo …la faccia) lancia in un messaggio su Youtube un apello al vecchio satiro: “Siamo colleghi, sei sessuomane? Posso aiutarti!” Quando si dice la carità cristiana..Altro che il buon samaritano, qui siamo al buon sibarita, roba fina insomma!

La destra che non c’era (Riccardo Chiaberge)

Invece di citare Saint Exupéry (copiando incautamente e, voglio sperare, inconsapevolmente il compianto Veltroni) e di dialogare a distanza con Pigi Battista, nel suo storico discorso di domenica a Perugia, Gianfranco Fini avrebbe fatto meglio a citare Piero Gobetti: “Un partito conservatore poteva compiere in Italia una funzione moderna, indirettamente liberale, in quanto facesse sentire la dignità del rispetto della legge, l’esigenza di difendere scrupolosamente la sicurezza pubblica, e l’efficacia del culto delle tradizioni per fondare nel paese una coesione morale”.

Questa sì sarebbe stata una degna epigrafe all’atto di nascita di Futuro e Libertà. Non a caso un grande intellettuale di destra, Giuseppe Prezzolini, l’aveva posta all’inizio del suo “Manifesto dei conservatori” (1972). Forse davvero dopo la lunga notte della destra fascista e lo sgangherato carnevale della destra sfascista, in Italia sta finalmente per vedere la luce la destra moderna ed europea cara a Prezzolini? E’ quello che tutti i democratici si augurano. Ma questo presuppone due condizioni: la prima, che nelle file del partito di Fini non si riaffaccino certi residuati della vecchia politica, inquisiti e voltagabbana di lungo corso.

Secondo, che spunti da qualche parte nel paese una borghesia degna di questo nome, che sappia anteporre il bene delle aziende e della società al proprio tornaconto personale. Su questo secondo punto nutro forti dubbi. Ammesso che sia mai esistita, una classe di questo tipo, sedici anni di sultanato berlusconiano l’hanno geneticamente modificata fino a stravolgerla. Non e’ vero, come sostiene Beppe Severgnini, che il Cav rappresenta la pancia del Paese. Semmai e’ vero il contrario. Questa pancia, lui e’ riuscito a scalpellarla come un chirurgo plastico (avrà preso ripetizioni dall’ex marito della Santanche’?) a propria immagine e somiglianza. Ha corrotto così in profondità la società civile (sinistra inclusa) che la bonifica richiederà anni e anni, sempre che mai si riesca a portarla a termine. Berlusconi finirà o prima o poi, ma il  berlusconismo sopravvivrà a Berlusconi. E la destra vagheggiata dai Gobetti, dai Prezzolini e dai Montanelli resterà, temo, ancora a lungo un bell’ideale letterario.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/09/la-destra-che-non-cera/76031/

La sindrome di Salò e l’ultima legione del capo (Luca Telese)

rsi.jpgEcco una notizia. A Il Fatto, in questi giorni siamo seriamente preoccupati per Silvio Berlusconi. Povero Silvio: solo, abbandonato nel momento del bisogno, non più difeso dal plotone dei fedelissimi che un tempo assaltavano lieti i canali televisivi per propagandare il Verbo. Gli stessi che nelle fiere della libertà si commuovevano fino alle lacrime quando i giovani fanciulli azzurri recitavano il credo Berlusconiano, che oggi tirano la gamba indietro, e che ti dicono, con vincolo di riservatezza: “Non si può morire per Ruby….”.

Solo un anno fa nei salotti televisivi i lottatori del Cavaliere facevano a gara per mostrare il petto ed ergere il proprio corpo a difesa del Capo. Oggi Libero si chiede se valga ancora la pena di difendere B., i ministri (e le ministre) non vanno in televisione (“Se si parla di politica”), il soldato Sandro Bondi viene abbandonato sotto il fuoco nemico, e ogni tanto – nella sorpresa generale – un disertore si strappa le mostrine e agita bandiera bianca consegnandosi al nemico. Orrore. A Salò il vero appello non è quello di chi c’è, ma quello di chi si defila.

Mesi fa Giuliano Ferrara, per descrivere la situazione del centrodestra cesellò una provocazione metastorica: “Siamo al 24 luglio?”. Cioè alla vigilia della Riunione del Gran consiglio del fascismo che detronizzò Mussolini. La settimana scorsa, il direttore de Il Foglio ha aperto un dibattito chiedendo ai suoi opinionisti se si stia verificando un nuovo 25 luglio. Si sbaglia. Il governo del fare è già a Salò, con le ausiliarie che sparano raffiche e i “badoglisti” infami che corrono verso Brindisi. Il primo caso sorprendente è quello del comandante Massimo Teodori, colto dal dubbio sul campo di battaglia di Linea notte. Teodori – politologo di professione, una lunghissima biografia radicale alle spalle, editorialista de Il Giornale – è stato arrestato dai carabinieri del suo (ex?) quotidiano, dopo essersi lasciato sfuggire queste compromettenti affermazioni: “Ormai Berlusconi non risponde a nessuna logica che non sia la sua…. Non c’è razionalità in lui, se non quella dell’autocrate!”. Mentre infuria la battaglia pensavate che queste frasi potevano essere ignorate? Macché, il giorno dopo il quotidiano di Alessandro Sallusti lo ha subito passato per le armi, ratta-ta-ta-tà: “Il Teodori tirato fuori dai cassetti e riproposto in tv con la scusa di parlare di Obama, a patto che in realtà parli (male) di Berlusconi è lo stesso Teodori che fino a poco tempo fa telefonava un giorno sì e l’altro pure a Il Giornale, più che disposto a scrivere (bene) di Berlusconi purché lo si facesse scrivere, ovviamente non gratis?”. Già. Se avanzo seguitemi, se indietreggio sparatemi!

Nel codice della guerra l’onore, la fellonìa, e il sospetto dell’essersi venduto al nemico prevale su tutto. Ai tempi della guerra di Noemi Sandro Bondi ululò contro Ezio Mauro, e Stefania Prestigiacomo si conquistò l’imitazione toreando nell’arena di Santoro. Ora le ministre disertano gli inviti di Ballarò, e così Il Fatto non può che tessere un commosso elogio di Claretta-Petacci-in Santanchè, che difende l’hombre orizzontal con le unghie e i denti. Curioso paradosso: quelle elette da lui si scansano, mentre lei che lo combatteva adesso si è acquartierata negli studi de La7 notte e dì con la baionetta fra i denti: la sera si scalda a In Onda sparando contro Sofia Ventura, in prime time compie azioni di guerriglia sulla corazzata di Annozero per colpire Luigi De Magistris, la mattina si sveglia a Omnibus lanciando granate contro Adolfo Urso. Maledetti Traditori Futuristi, non mi avrete viva! L’altro combattente è Sallusti, che ha dimesso giacca e cravatta per indossare la divisa tattica: maglioni a girocollo e tuta mimetica. E quando incontra Oliviero Toscani, dà fuoco alle polveri: “Probabilmente lei è un fallito che soffre per il fatto che non si parla più di lui”, Rattattatà, sistemato. E che dire del povero Bill Emmott, milite della perfida albione? Scrive un libro contro il Cav., e si permette di girare con un fiore rosso all’occhiello? “Ora mi rendo conto che ha dei gusti bizzarri, che è molto gaio, capisco perché si è innamorato di Vendola!”. Bang, bang!, onore all’eroico combattente Sallusti (quel fiore era il simbolo del Remembrance day dei martiri di guerra ma è solo un’aggravante).

A presidiare la linea gotica nello studio amico del cinegiornale Tg4 Luce c’è il bollettino di guerra di Daniele Capezzone: “Caro direttore, accusano Berlusconi, ma non sanno che i consensi per lui stanno crescendo…”. Bravo, bene: Vincere, e vinceremo! Giorgio Stracquadanio viene dai movimenti, è stato radicale, e ha lavorato persino a Rifondazione, non può essere che un novello Nicola Bombacci, che fondò Il Pci, e se ne andò a morire a Salò gridando: “Viva il socialismo!!”. Anche il mitico comandante “Stracqua”, brigata Predellino, non tentenna: “Questa guerra la vinceremo noi!”. Anche Maurizio Gaspari, e soprattutto Ignazio La Russa – onore a loro – non depongono le armi e calzano il basco effigiato con il teschio e il fiore in bocca come il mitico Junio Valerio Borghese, memento audere sempre! (ricordati di osare sempre). Sallusti dirige la Stefani come già l’intrepido Pavolini (e senza i sospetti tentennamenti di Vittorio Feltri!). Beppe Pisanu trama come Dino Grandi, Giampaolo Pansa difende la ridotta su Libero, pugnando con egual vigore contro i partigiani della Garibaldi ed Eugenio Scalfari. Per tutti gli eroici combattenti che non tradiscono un solo grido: Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio!!

Ps. Ultimora. Al vaglio del magistrato della Militar Pol alleata – Henry Woodcock – è una intercettazione (di certo in codice) tra il gauleiter Sandro Bondi e il capo di stato maggiore B.: “Presidente! È successa una cosa incredibile. I tedeschi si sono alleati con gli americani e ci sparano addosso!”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/09/ecco-una-notizia-a-il-fatto-in-questi-giorni/75881/

In fondo ha solo paura di morire (Nicola Fangareggi)

La deriva burlesque che disegna l’epilogo della traiettoria berlusconiana merita altro che una frettolosa analisi fondata su argomentazioni ragionevoli. Disse bene monsignor Fisichella: bisogna contestualizzare.

Non occorre una laurea in psichiatria per essere consapevoli che da tempo Berlusconi evidenzi gravi problemi di equilibrio mentale. Quel che è emerso sinora dalle maglie della censura del cordone sanitario stesogli intorno per attutirne la smania autolesionistica rappresenta in tutta chiarezza la sola classica punta di iceberg. Il soggetto manifesta sintomi diagnostici che secondo i manuali di psicopatologia clinica si riconducono a molteplici forme di disturbo della personalità in chiave istrionica e narcisistica. Ciò va considerato con attenzione e rispetto: si tratta pur sempre di una persona anziana e ammalata, come certificò lo scorso anno sua moglie.

Chi abbia per formazione, passione o interesse culturale frequentato negli anni gli approdi del libertinaggio artistico e letterario non può d’altronde che osservare con benevola simpatia l’estetica decadente di un uomo che ha saputo trasformare la propria biografia in un referendum quotidiano, almeno nei confini del suo Paese, né mancare di riconoscere in quel percorso autodistruttivo il senso tragico di ogni destino nichilista. Dietro la maschera di cerone c’è il vuoto, la dissipazione degli ultimi scampoli di freschezza, la ricerca disperata di un segnale di vita, l’assenza di ogni speranza in qualcosa che possa ricondursi a un dopo. “Amo le donne, amo la vita” dice. Tradotto significa: ho una fottuta paura di morire.

Ma i festini orgiastici a base di carne fresca che ne accompagnano chissà da quanti anni le sere e le notti, lo spandimento costante di denaro e ricchezze, le regalie alle ragazze come ricevuta di buon cuore che svelano un intimo bisogno di redenzione da ciò che si percepisce come peccato morale raffigurano un caso umano che sarebbe come tanti qualora non si trattasse del capo del governo in carica e dell’uomo che più di ogni altro ha segnato l’ultimo trentennio di vita pubblica italiana. E l’ossessione erotica che si traduce in dipendenza non appare che il sintomo più manifesto di un disturbo compulsivo mai affrontato né tantomeno guarito.

Sgravato di incarichi pubblici, Berlusconi emergerebbe come il personaggio di un racconto di Bukowski. Il vecchio porco incipriato e monello, un po’ Tognazzi e un po’ Humbert Humbert, burlone e irresponsabile al punto di rischiare una crisi diplomatica con un grande paese mediterraneo per levare dai guai l’ultima delle adolescenti condotte a corte dall’inesausta pletora di papponi debosciati. Personaggio formidabile da raccontare e mettere in scena, icona pop del presente come certificò una copertina di Rolling Stone, ma appunto unfit to lead, inadatto a governare, secondo l’antica definizione dell’Economist.

I Fede, i Lele Mora, i Ghedini, gli Alfano: le maschere del reality berlusconiano abbassano quotidianamente l’asticella della volgarità percepita faticando a tenere il passo della corsa dissoluta verso l’abisso in un sabba che mescola pubblico e privato, legge e licenza, istituzioni e lap dance. Cortigiani del principe, profittatori, trafficanti e ricattatori sono l’area oscura del luccichìo televisivo a uso delle masse elettrici. Il bunga bunga diviene metafora di un ethos contemporaneo che evoca non per caso la legge della giungla. Vi si colloca uno spazio antropologico elementare: di qui i maschi allupati con le tasche piene, di là le giovani amazzoni raccolte in harem e destinatarie di regalìe pronte a offrirsi in pasto al drago e ai suoi accoliti.

Berlusconi ha reso l’Italia un paese unico al mondo nella percezione dell’etica contemporanea. E’ il paese che ospita il Vaticano e il papa cattolico, ma lo è anche di un capo del governo di 74 anni che organizza festini con minorenni indotte a darsi nella loro freschezza. Pare che il premier dispensi loro, oltre a buste ricche di contanti, ottimi consigli sulla strada da percorrere in futuro: pensa a studiare eccetera. Omette di riconoscere che se le ragazze sono lì è proprio perché la strada dello studio o comunque dell’affermazione nella vita sulla base del merito è considerata dall’illustre ospite un’ingenua sciocchezza da moralisti d’altri tempi. Nessuno più di Berlusconi ha contribuito ad affermare da Drive In in poi la valorizzazione commerciale del corpo femminile. Al netto della propaganda di casa nessuno ricorda una conquista politica, una riforma importante, un risultato concreto della cosiddetta “politica del fare”. Berlusconi è nella storia per le vittorie del Milan e per avere sdoganato a forza di spot e di grandi tette la dipendenza delle famiglie italiane dal tubo catodico. Roba degli anni Ottanta, il resto è pura decadenza.

Provasse a farla davvero Berlusconi, la luce sul suo stile di vita, raccontando con dignità e coraggio come passi il suo tempo libero anziché umiliare l’informazione esigendo di mentire e censurare e nascondere la realtà. Lo dicesse con sincerità agli italiani a reti unificate: sono fatto così, ho i miei limiti, le mie debolezze. Se vi vado bene accettatemi e fatemi lavorare, altrimenti mi farò da parte senza problemi.

Ma non lo può fare. Basterebbe una settimana di televisione pubblica e privata minimamente obiettiva, che rappresentasse le cose per come emergono, e il consenso svanirebbe in fretta. E’ vero che Berlusconi sa parlare agli istinti più profondi di una vasta parte degli italiani. Ma quella parte è minoranza. Perché il libertinaggio è stile di vita impopolare, soggetto a invidie e a moralismi più o meno grossolani, e constatare che il presidente del consiglio sia rincoglionito al punto di non capire che le sue licenze da vecchio satiro erotomane espongano l’immagine del paese al disdoro internazionale gli costerebbe parecchi consensi.

L’Italia è un paese intossicato, a crescita zero, preda di un ceto politico incapace di trovare soluzioni efficaci alla crisi, dove un giovane su quattro è senza lavoro. Il presidente del consiglio organizza festini a luci rosse con bombastiche minorenni in cerca di fortuna, ma non riesce in sei mesi a recarsi a Shanghai per visitare l’Expo del mondo che va avanti.

Berlusconi è il volto peggiore dell’Italia di oggi: vecchia, decadente, senza speranza, immiserita nella rincorsa all’ultima sottana, che tratta le giovanissime immigrate in tacchi a spillo come carne di sollazzo senza capire che presto quella fame di vita si sostituirà alla nostra ribaltando i rapporti di forza e consegnando alle nuove generazioni l’esempio delle nostre debolezze. Si illudono, i concittadini che votano Lega, di essere o poter tornare a sentirsi padroni a casa loro. Prendono voti sulla paura. E’ il riflesso speculare della paura di Berlusconi: il futuro non ci appartiene, il futuro è degli altri, godiamoci gli ultimi scampoli di vita, poi qualcuno arriverà a spegnere la luce e buonanotte.

http://www.reggio24ore.com/Sezione.jsp?titolo=In+fondo+ha+solo+paura+di+morire&idSezione=18904

Lotta per la memoria. Voghera.

Voghera, targa per i repubblichini sulla prigione di partigiani e antifascisti

di Andrea Giambartolomei

Il sindaco e la giunta Pdl ricordano sei fascisti morti in guerra. Ma nella città centro della Resistenza cittadini e opposizione non ci stanno e minacciano battaglia

La targa in memoria dei repubblichini resta  dov’è, sul muro del Castello Visconteo di Voghera, l’edificio che durante la resistenza fu una prigione per partigiani e antifascisti. Lo ha stabilito il sindaco della cittadina, Carlo Barbieri, esponente del Pdl, che a fine settembre si era detto disponibile a riparlare del caso. Mercoledì, durante il consiglio comunale straordinario convocato sull’argomento, invece non lo era affatto: “Tanto il Pdl ha già deciso: quella lapide non si tocca!”. L’opposizione invece ne aveva richiesto la rimozione, ma non è riuscita a spuntarla, pur dividendo la maggioranza. E stasera ci sarà un presidio di cittadini che la memoria l’hanno ancora viva e conosco le storie dei molti uomini rinchiusi lì dentro solo perché antifascisti durante il ventennio. E non accettano che la memoria si cancelli e si invertano i martiri.

La lapide non porta la firma del Comune o del committente, ma i nomi delle sei vittime “dei tragici eventi della II guerra mondiale”, fucilate “a conflitto concluso” e “senza alcun processo” il 13 maggio 1945. Si tratta di sei esponenti delle Brigate Nere e della Sicherheits, reparto per la sicurezza della Repubblica Sociale Italiana diretto dal commando tedesco nel Nord Italia, attivo nell’Oltrepò.

La decisione venne presa due anni fa dalla giunta di centrodestra guidata dal sindaco Aurelio Torriani. La posa, sollecitata dell’Associazione dei familiari dei caduti della Rsi, fu autorizzata dall’amministrazione con un parere conforme ma senza nessuna delibera, discussione o voto. Così la targa è stata posata il 28 settembre scorso sul muro esterno del centro storico della Resistenza. A Voghera, da cui provenivano le medaglie d’oro Ermanno Gabetta e Franco Quarleri. E’ stato “per pietà dei morti”, ha detto Barbieri.

“Non è lecito usare la pietà per i morti per confondere la ragione – ribatte Roberta Migliavacca, dirigente dell’Anpi di Pavia e membro del comitato “Per dignità e non per odio”, nato per la rimozione della lapide. Non si vuole infangare il ricordo, ma la vicenda sta diventando ridicola. Abbiamo sentito affermazioni disonorevoli sui partigiani. Non si possono dire cose che non hanno alcun riscontro”.

Mercoledì scorso in aula comunale la maggioranza è riuscita a spuntarla con quindici consiglieri contrari alla rimozione, nove favorevoli e sette astenuti (due della Lega, due del Pdl, due dell’Udc e uno di una lista civica). Francesco Rubiconto, consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle, denuncia la presenza in Comune di naziskin. “Era come se presidiassero il territorio”, commenta. Una presenza costante a Voghera, raccontano, dove trovano sostegno in alcuni esponenti politici provenienti dalla Fiamma Tricolore.

Da un mese cittadini, partiti e associazioni protestano. E andranno avanti anche dopo il diktat di Barbieri. “Questa sera ci troviamo di nuovo davanti alla targa e rifaremo la manifestazione. Dopodiché nei prossimi giorni organizzeremo alcuni incontri di storia”, annuncia Migliavacca. Nei piani c’è quello di organizzare un convegno perché, “da quel che abbiamo capito, in consiglio comunale la storia è sconosciuta”.

“Continueremo a protestare, perché difendiamo la Costituzione”, conferma Rubiconto. “Sto già lavorando alla preparazione di un convegno a cui inviteremo una moltitudine di storici di tutte le aree politiche. Loro citano sempre Giampaolo Pansa e uno storico di Voghera che faceva il vigile”.

Ma non solo. Migliavacca intende portare la mobilitazione a livello nazionale “perché la vicenda non riguarda solo Voghera, ma c’è un tentativo di sovvertire la storia nazionale”, mentre Rubiconto vorrebbe proporre di mettere tante targhe sul castello quanti sono i morti fatti dal Fascismo: “ Quanti sono? Ottomila targhe, io le chiederò e voglio vedere la giunta che si riunisce e mi da una motivazione per cui non si può fare”.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/29/voghera-targa-per-i-repubblichini-sulla-prigione-di-partigiani-e-antifascisti/74299/

Bambole, non c’è una lira?!

soldi.jpgFotografia Europea:

Edizione 2009, costo totale: 968.000 euro, bilancio finale: -538.370 euro

Edizione 2010, costo totale: 817.106 euro, bilancio finale: -334.093 euro

Restate-Ost:

Edizione 2009, bilancio finale: -168.326 euro

Edizione 2010, bilancio finale: -70.249 euro

Soli deo gloria

Edizione 2010, bilancio finale: -31.980 euro

(fonte: Reporter, 22.10.2010)