Jacqueline Morgenstern

Nel 1939 nel centro di Parigi, al numero 8 di di Rue Beaurepaire – non lontano da Place de la Republique – c’é un grande salone di parrucchieri con 24 posti. Lo gestiscono Karl Morgenstein e suo fratello Leopold. Gli affari vanno bene.
Karl e suo fratello sono arrivati in Francia nel 1928. Provengono da Czernowitz, una cittadina della Bessarabia rumena. Stanchi delle ondate di antigiudaismo che devastano la Romania. Karl – divenuto cittadino francese – si è cambiato nome: non più Karl ma Charles.
Leopold ha portato con se la moglie Dorothea, Charles ha conosciuto una parigina autentica: Suzanne. Charles e Suzanne si sposano e il 26 maggio 1932 nasce una bambina dagli occhi chiari, la chiameranno Jacqueline.
Nel 1940 i tedeschi vincitori arrivano a Parigi. Nel luglio 1943 i due fratelli Morgenstein sono costretti a vendere il loro negozio ad un francese ariano.
Comincia l’incubo. Charles e Suzanne insieme alla piccola Jacqueline riescono a raggiungere Marsiglia nel settembre 1943.
Si sono fabbricati documenti falsi e riescono a nascondersi in Courd Lieuthad 160.

Frattanto, a Parigi, il 18 ottobre 1943 scatta l’operazione Leopold viene arrestato mentre Dorothea e i suoi bambini riescono a nascondersi.
A Marsiglia il 15 maggio 1944 qualcuno denuncia Charles e Suzanne come ebrei alla Gestapo.
morgenstern.jpgLa Gestapo entra in casa a mezzogiorno. Jacqueline è sola, sta facendo i compiti. I poliziotti sono gentili e le chiedono se sa dove si trova sua madre. La caricano in automobile e si fanno condurre dove mamma Suzanne lavora e l’arrestano.
Charles è stato avvertito di ciò che sta accadendo, è fuggito ma vuole vedere sua moglie e sua figlia, sta dall’altra parte della strada e vede Suzanne e Jacqueline che vengono portate via. Jacqueline lo vede, lo riconosce e urla: “Papà!”. Le SS gli sono addosso in un attimo.
Il 20 maggio 1944 Charles, Suzanne e Jacqueline vengono caricati sul convoglio “74”. Con loro ci sono 564 uomini, 630 donne, 191 bambini. All’arrivo ad Auschwitz 732 persone vengono inviate direttamente alle camere a gas. Charles viene internato nel campo maschile, Suzanne e Jacqueline in quello femminile.
Suzanne cercò di far sopravvivere la sua bambina dandole parte delle sue magre razioni ma ciò significò per lei una denutrizione sempre più rapida. Così venne ben presto selezionata ed inviata alle camere a gas.
Charles sopravvisse ancora.
Quando – all’avvicinarsi delle truppe sovietiche – i tedeschi evacuarono Auschwitz venne trasferito a Dachau dove giunse nel gennaio 1945 stanco, affamato, malato.
Era ancora vivo quando gli americani liberarono il campo ma era ridotto ad una larva umana. Morì il 23 maggio 1945 nell’ospedale di Feldafing.

Alla morte della mamma Jacqueline venne inviata nel “Block 10”, la baracca dei bambini. Jacqueline era sola. Tutti i bambini intorno a lei parlavano polacco a parte un bambino di nome Georges, un francese come lei.

segue in: http://www.olokaustos.org/argomenti/bambini/bullen2.htm

Sabato 16, se qualcuno ha tempo e voglia..

INCONTRO CON LO STORICO MASSIMO STORCHI
Sabato 16 gennaio, alle ore 17.00, per il terzo appuntamento del ciclo “Happy Hours d’Autore”.

Sangue_vincitori 13-52-41.jpgDopo i primi due appuntamenti, svoltisi nell’anno ormai passato, si avvicina il primo incontro del 2010 per il ciclo degli “Happy Hours d’Autore” organizzato da Assessorato alla Cultura e Università Popolare “La Sorgiva” di Montecchio Emilia.
L’appuntamento di sabato 16 gennaio, non a caso prossimo al giorno dedicato “alla memoria”, si presenta con una forte impronta storiografica. È previsto infatti l’incontro con Massimo Storchi, che presenterà il suo ultimo libro “Il sangue dei vincitori. Saggio sui crimini fascisti e i processi del dopoguerra (1945-46)” edito nel 2008 dalla casa editrice reggiana Aliberti; converserà con l’autore Damiano Pignedoli, editor della casa editrice milanese Ubulibri.
Anche questo incontro avrà inizio alle ore 17.00 e si terrà presso la Sala della Rocca del Castello medievale allestita per l’occasione come un conviviale caffè letterario, dove – alla fine della presentazione – sarà possibile intrattenersi e brindare con ospiti e intervistatori.

http://www.comune.montecchio-emilia.re.it/Sezione.jsp?titolo=INCONTRO%20CON%20LO%20STORICO%20MASSIMO%20STORCHI&idSezione=332

Felici di odiare (1)

La Lega è naturalmente e felicemente xenofoba. Essa ha scoperto cioè da una ventina d’anni quanto il suo ‘popolo’ sia felice nell’odiare qualcuno, come se fosse una curva di tifosi perennemente in guerra contro un’altra curva. E quindi, paradossalmente, la Lega ha bisogno dell’immigrazione e dell’insicurezza”.

di Alessandro Dal Lago, da MicroMega 6/2009

And hereupon it was my mother dear
Did bring forth twins at once, both me and fear.
Thomas Hobbes, Vita carmine expressa, vv. 27-28 (1).

1. […] Il berlusconismo è soprattutto un blocco sociale e culturale relativamente maggioritario, grosso modo lo stesso che a suo tempo sosteneva il Caf. Nel 1993-1994, il talento di Berlusconi si è manifestato nell’aver compreso che, dopo la fine di Craxi e del Caf, questo blocco era privo di un leader. Ecco allora la discesa in campo, l’invenzione di Forza Italia, del Popolo delle libertà e poi del Partito della libertà. È vero che senza le televisioni l’impresa di Berlusconi sarebbe stata impossibile. Ma lo stile è sempre stato quello del maestro Craxi (non a caso grande alleato e sponsor del Cavaliere) e dei congressi pacchiani allestiti dall’architetto Panseca. Che il Pdl, soprattutto nella cerchia più vicino a Berlusconi, pulluli di ex socialisti ed ex democristiani di destra (nonché di transfughi della sinistra) dà un’idea della continuità tra la prima e la seconda repubblica. Se il programma del Cavaliere era quello di Gelli, come molti hanno scritto, significa che il grottesco capo della P2 ha espresso meglio di ogni altro l’anima profonda della destra italiana.
Un blocco sociale e culturale non è solo un’aggregazione di interessi, anche di lungo periodo. È stile di vita idealizzato, assemblaggio più o meno riuscito di quello che un tempo i sociologi avrebbero chiamato «valori», e cioè punti di vista profondi, è un insieme al tempo stesso concreto e immaginario, e quindi un sistema di rappresentazioni in cui riconoscersi. Berlusconi ha offerto al blocco sociale orfano del Caf – lo sterminato mondo della piccola impresa e del commercio che un tempo votava Dc, le tante vandee italiane, il cosiddetto popolo delle partite iva, del l’evasione fiscale e dell’interesse particolare a ogni costo, la piccola borghesia impiegatizia del Sud, le clientele elettorali (a cui si aggiungono anche pezzi di classe operaia delusi dai sindacati) eccetera – un modello culturale in cui identificarsi. Il mito della riuscita personale, il paternalismo del «ghe pensi mi», il maschilismo, la rozzezza da cumenda, le barzellette da caserma corrispondono esattamente ai sentimenti profondi e allo stile di vita del blocco sociale di centro-destra. Esattamente come il provincialismo, l’indifferenza in materia di politica internazionale, il cattolicesimo opportunista, l’ostilità per gli stranieri, le tendenze forcaiole in tema di ordine pubblico e sicurezza (2).
Berlusconi, il cui fiuto politico è indubbiamente superiore a quello dei suoi avversari ha sintetizzato tutto ciò nella sua persona. Nella coalizione che sta guidando gli accenti possono essere molto diversi – la truce goliardia xenofoba della Lega, il moderatismo dell’ala cattolica e centrista del Pdl, il perbenismo statalista degli ex missini, le tendenze separatiste a nord come a sud eccetera – ma Berlusconi rappresenta la capacità di mediazione tra posizioni anche lontane. Non avendo probabilmente nessuna idea personale o qualcosa in cui credere (che non sia la volontà spasmodica di guadagno e successo in ogni campo), egli è volta per volta e allo stesso tempo tutto quello che sono i suoi alleati. Si potrebbe dire, con Lao Tzu, che è il vuoto che dà senso al pieno e quindi permette a una sparsa pluralità di funzionare come unità. Che questa sua capacità di leadership si sia affermata con la manipolazione mediatica e la trasformazione di una saga personale in vicenda pubblica non cambia i termini della questione. Berlusconi è un caudillo in declino. Ma ciò significa soltanto che se mai e quando sparirà, il blocco sociale e culturale che lo sostiene andrà in cerca di un nuovo padrone.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/felici-di-odiare/

continua..

Il «post Duomo» e la fiction a reti unificate

Il «post Duomo» e la fiction a reti unificate
Enzo Costa
Anche Mario Pirani odia? Lunedì 21 dicembre, l’editorialista di Repubblica è tornato a Bonn, riavvolgendo il nastro a prima del lancio sconsiderato e criminale del souvenir, per rileggere quel discorso del Premier e definirlo come un manifesto di un nuovo Stato totalitario. In cui un Capo votato dal popolo annulla gli altri poteri, i contrappesi di una normale democrazia liberale. Questo, era il discorso di Bonn. Basato su presupposti tanto indimostrati (i giudici sono al servizio della sinistra; i giudici della Consulta favoriscono la sinistra giacché in gran parte nominati da Presidenti di sinistra; gli ultimi tre Presidenti della Repubblica, essendo stati votati dalla sinistra, non agiscono imparzialmente) quanto gravi e offensivi, per le persone cui si riferivano e le istituzioni che esse rappresentano.
Un quadro deliberatamente distorto (un “violento attacco”, per Napolitano), propedeutico a un disegno alternativo: uno Stato dall’unico Potere. Totalitario, per Pirani (e Scalfari e Barbara Spinelli). Definizione tecnicamente perfetta, ma moralmente colpevole? Impiegarla per descrivere il progetto di Berlusconi, significa odiare quest’ultimo, e attentarne l’incolumità armando la mano dei più fragili? Così è, per la vulgata (maggioritaria) Cicchitto. E il vittimismo feroce con cui lo si ripete in tv è già una prova tecnica di moderno totalitarismo.
Esemplare, su questo, il dopo-Duomo: nell’etere posseduto e controllato dal Capo ogni giorno, per ore e ore, si è inscenata una rappresentazione unica, a base di Sangue e Fede: le immagini cruente del volto insanguinato si accompagnavano a litanie ossessive, beatificanti la vittima fino a elevarla, con don Verzé a Porta a Porta, a novello Cristo («Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno»); chi osava rifiutare l’equiparazione aggressione-opposizione ri-bollato da tutti, da Capezzone alla Zanicchi, come odiatore e mandante morale dell’aggressore.
Colpiva, da quello show, la sparizione dei fatti. Di molti fatti: gli insulti scagliati da anni da Berlusconi e sottoposti contro chi, per credo politico o dovere istituzionale, ne avversa i piani; le contestazioni toccate a suo tempo a Prodi, tra il tripudio ghignante della destra e la civile accettazione di Prodi stesso; l’attentato patito da quest’ultimo nel 2003, e da lui vissuto con riserbo, senza grancasse mediatiche, vittimismi ringhiosi o patenti di odiatori affibbiate a nessuno. Il fatto che oggi, dai sondaggi, tale rappresentazione risulti premiante, ne conferma il carattere totalitario: le fiction a reti unificate trionfano inevitabilmente.

http://www.unita.it/news/enzo_costa/93055/il_post_duomo_e_la_fiction_a_reti_unificate

A Natale si può…

A Natale siamo tutti più buoni. Bel problema per il sottoscritto che, come gli amici sanno, è cattivo d’animo (ha avuto un’infanzia difficile). Uno ci prova anche, ma poi il pensierino carogna, lo spiritello bastardo, oplà, saltano sempre fuori. Pazienza. Tanto il Paradiso me lo sono già giocato da un bel pezzo…

Notte di Natale, Basilica di S.Pietro. Una squilibrata salta le transenne e spintona il papa facendolo cadere. Anche Benedetto XVI è chiaramente vittima del clima d’odio che si è instillato contro di lui. Pare che alla notizia il vecchio satiro ricucito abbia esultato, gridando: “Cribbio, il tedesco mi ha copiato!” e poi è corso subito a scrivere (oddio, a chiedere a Letta di farlo) una lettera apostolica di partecipazione. Nel fondo buio (ma proprio buio) del suo animo ha pensato: “A me un Duomo intero, a lui neanche una colonna, tzè..”

Aureliano Buendia di Gallipoli s’è offeso: contro di lui una “Una campagna di calunnie per aggirare il congresso e spaccare il nostro partito”. Diciamolo, ha ragione! Chi si permette di rompere il monopolio, ormai consolidato, del nostro Aureliano di fare, disfare, accoltellare, sabotare, segretari, partiti, coalizioni? Un po’ di ordine! Mettersi in fila e prendere il numero: quando lui, il “più migliore” avrà finito, se ci resterà qualcosa da distruggere arriveranno anche gli altri. Ma non prima. E che diamine!

PEC (Kosovo) – Il 2010 potrebbe essere l’anno buono per le riforme, anche perchè, per il presidente del Senato, renato schifani, «stiamo chiudendo l’anno in un clima politico quasi di riappacificazione». «Io lavoro per questo, e insieme a me lavorano anche tanti altri uomini della politica e delle istituzioni – ha detto Schifani a margine della visita ai militari italiani impegnati in Kosovo -. Io trovo dei grandi spiragli. Questo non può che essere salutato con grande ottimismo e con grande fiducia per un domani dove la politica sia meno litigiosa e conflittuale, ma più dialogante sulle grandi riforme sulle quali ci richiama sempre il Capo dello Stato». Sentir parlare uno che si chiama schifani (i nomi avranno un senso, o no?) di “grandi spiragli” dà semplicemente i brividi, come parlare di “facile avanzata” ai nostri alpini ai tempi dell’invasione della Russia. Ma chi è quel demente con tendenze suicide che davvero pensa che con questi schifani si possa discutere di qualcosa che non sia l’orario del bus o il pronostico di milan-inter?

A proposito:

Su Reggio24ore potete firmare una appello al sindaco DelRio perchè non inviti schifani il 7 gennaio a Reggio.http://www.reggio24ore.comSezione.jsp?titolo=Appello+a+Delrio.+Schifani%3F+No%2C+grazie&idSezione=8639

Voglio fare il test antidroga

Voglio fare il test antidroga
di Fabio Filippi

Lettera del consigliere regionale Fabio Filippi all’attenzione della Presidente dell’Assemblea Legislativa regionale, Monica Donini

In riferimento alla missiva del 5 novembre 2009, relativa alla richiesta di sottoporre i consiglieri regionali al test antidroga, non ho ricevuto da parte sua alcun riscontro. Le chiedo se reputi tanto inutili le mie istanze sul tema della droga. Se non pensi che un problema che coinvolge tutti i settori della società vada, prima di tutto, affrontato tra i rappresentanti dei nostri principali organi istituzionali. Le rinnovo pertanto l’invito, nel rispetto dei cittadini che ci hanno votato, a predisporre il test anche in Regione Emilia-Romagna. Confido nel suo impegno affinché entro la fine di febbraio, prima della chiusura della presente legislatura, siano resi pubblici i nominativi dei consiglieri e degli assessori regionali che si sono sottoposti al test antidroga. La ringrazio per l’attenzione e porgo cordiali saluti, l’occasione mi è gradita per augurarle Buon Natale e felice Anno Nuovo.
Con stima

Fabio Filippi

Ho pensato a lungo in quale categoria mettere questo meraviglioso prodotto dell’umano intelletto. “Aiutiamoli a vergognarsi” o “Per sorridere”? O nella nuova “Neuroni in fuga?”. Cari lettori, fate voi. Io spero che più che sottoporsi al test, il nostro consigliere cambi fornitore di sostanze: chissà magari con roba buona qualche cosa di buon senso salterebbe fuori. Nooo, dite di no? Beh, almeno provasse con le droghe di una volta: garofanino, cannella e noce moscata. “Dice: si sente un po’ meno, però la salute ci guadagna..” (Talking sul sesso, F.Guccini)

Finalmente!

SANREMO – Pupo ed Emanuele Filiberto: è questa la coppia (canora?) più bizzarra al prossimo Festival di Sanremo, condotto da Antonella Clerici in programma dal 16 al 20 febbraio. In gara sedici «big» e molti «giovani». Sicuramente l’accoppiata più strana è quella di Pupo ed Emanuele Filiberto con il tenore Luca Canonici con la canzone Italia amore mio. Non manca la vincitrice delle nuove proposte della scorsa edizione, Arisa, che si cimenta in Ma l’amore no, canzone sull’ambiente. La pupilla di Caterina Caselli, Malika Ayane, è stata promossa fra i big con Ricomincio da qui, mentre Simone Cristicchi propone Meno male.

http://www.corriere.it/spettacoli/09_dicembre_18/festival-sanremo-coppie_8a16bcfe-ebff-11de-b41e-00144f02aabc.shtml

Finalmente! Questa sì che è una buona notizia! Emanuele Filiberto Savoia Carignano si dà al canto. Meglio tardi che mai: pensate se anche i suoi antenati si fossero dati allo spettacolo: il bisnonno Vittorio Emanuele II al cancan (con tutte quelle ballerine scosciate..), Umberto I al circo (con Bava Beccaris come uomo-cannone), Vittorio Emanuele III come clown (alto un metro e una vigorsol era perfetto) e il papino Umberto II al teatro impegnato (come italo Amleto sarebbe stato grande). Tanta arte in più e tanti danni in meno a questo povero paese….

Vedi alla voce “Amore”

Il bon ton con gli avversari
“Veltroni è un coglione” (Berlusconi, 3/9/95). “Veltroni è un miserabile” (Berlusconi, 4/4/2000). “Giuliano Amato, l’utile idiota che siede a Palazzo Chigi” (Berlusconi, 21/4/2000). “Prodi? Un leader d’accatto (Berlusconi, 22/2/95). “La Bindi e Prodi sono come i ladri di Pisa: litigano di giorno per rubare di notte” (Berlusconi, 29/9/96). “Prodi è la maschera dei comunisti” (Berlusconi, 22/5/2003). “Prodi è un gran bugiardo pericoloso per tutti noi” (Berlusconi, 21/10/2006). “Prima delle elezioni ho potuto incontrare due sole volte in tv il mio avversario, e con soli due minuti e mezzo per rispondere alle domande del giornalista e alle stronzate che diceva Prodi”. (Berlusconi alla scuola di formazione politica di Forza Italia, 2 luglio 2007).”Con Prodi a Palazzo Chigi è giusto dire: piove governo ladro” (Berlusconi, 10/4/2008). “Il centrosinistra? Mentecatti, miserabili alla canna del gas” (Berlusconi, 4/4/2000).”Signor Schulz, so che in Italia c’è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti. La suggerirò per il ruolo di kapò” (inaugurando la presidenza italiana dell’Unione europea e rispondendo a una domanda del capogruppo socialdemocratico, il tedesco Martin Schulz, sul conflitto d’interessi, 2 luglio 2003). “Sono in politica perché il Bene prevalga sul Male. Se la sinistra andasse al governo l’esito sarebbe questo: miseria, terrore, morte. Così come avviene ovunque governi il comunismo (Berlusconi, 17/1/2005).

Il rispetto per gli elettori
“Lei ha una bella faccia da stronza!” (alla signora riminese Anna Galli, che lo contestava, 24/7/ 2003).“Non credo che gli elettori siano così stupidi da affidarsi a gente come D’Alema e Fassino, a chi ha una complicità morale con chi ha fatto i più gravi crimini come il compagno Pol Pot” (Berlusconi, 14 dicembre 2005). “Ho troppa stima dell’intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo il proprio disinteresse” (discorso di Berlusconi davanti alla Confcommercio il 4/4/2006). “Le nostre tre “I”: inglese, Internet, imprese. Quelle dell’Ulivo: insulto, insulto e insulto” (27/5/2004).

La sacralità delle toghe
“I giudici sono matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana… Se fai quel mestiere, devi essere affetto da turbe psichiche” (Berlusconi, The Spectator, 10/9 2003). “In tutti i settori ci possono essere corpi deviati. Io ho una grandissima stima per la magistratura, ma ci sono toghe che operano per fini politici. Sono come la banda della Uno bianca” (Berlusconi, dopo l’arresto del giudice Renato Squillante, 14/5/96. Ma il riferimento è per quelli che l’hanno arrestato). “I Ds sono i mandanti delle toghe rosse. Noi non attacchiamo la magistratura, ma pochi giudici che si sono fatti braccio armato della sinistra per spianare a questa la conquista del potere” (Berlusconi, 1/12/99). “I giudici di Mani Pulite vanno arrestati, sono un’associazione a delinquere con licenza di uccidere che mira al sovvertimento dell’ordine democratico” (Vittorio Sgarbi, “Sgarbi quotidiani”, Canale5, 16/9/94).“Gian Carlo Caselli è una vergogna della magistratura italiana, siamo ormai in pieno fascismo: si comporta come un colonnello greco, in modo dittatoriale, arbitrario, intollerante. I suoi atti giudiziari hanno portato alla morte” (Vittorio Sgarbi, 8/12/94). “Nelle mie televisioni private non ci sono mai state trasmissioni con attacchi, perchè noi siamo liberali” (Berlusconi, 21/ 5/2006). “Silvio Berlusconi, durante l’ufficio di presidenza del Pdl ancora in corso, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, ha parlato di una vera e propria persecuzione giudiziaria nei suoi confronti , che porta il paese sull’orlo della guerra civile” (Ansa, 29/11/09)

La fiducia nella democrazia
“Si è messo mano all’arma dei processi politici per eliminare l’opposizione democratica. Non siamo più una democrazia, ma un regime. Da oggi la nostra opposizione cessa di essere opposizione a un governo e diventa opposizione a un regime” (Berlusconi, dopo una condanna in primo grado tangenti, 8/8/98). “La libertà non si può più conquistare in Parlamento, ma con uomini lanciati in una lotta di liberazione. Senza la devoluzione, da qui possono partire ordini di attacco dal Nord. Io sono certo di avere dieci milioni di lombardi e veneti pronti a lottare per la libertà” (Umberto Bossi al “parlamento padano”, presente Berlusconi, Ansa, 29/9/2007). “Boicotteremo il Parlamento, abbandoneremo l’aula, se necessario daremo vita a una resistenza per riconquistare la libertà e la democrazia” (Berlusconi, 3/3/95). “In Italia c’è uno Stato manifesto, costituito dal governo e dalla sua maggioranza in Parlamento, e c’è uno Stato parallelo: quello organizzato in forma di potere dalla sinistra nelle scuole e nelle università, nel giornalismo e nelle tv, nei sindacati e nella magistratura, nel Csm e nei Tar, fino alla Consulta. Se si consentirà a questo Stato occulto di unirsi allo Stato palese, avremo in Italia un regime vendicativo e giustizialista, mascherato di legalità e ostile a tutto ciò che è privato” (Berlusconi, 5/4/2005). “Adesso diranno che offendo il Parlamento ma questa é la pura realtà: le assemblee pletoriche sono assolutamente inutili e addirittura controproducenti”.(Berlusconi, 21/5/2009)

Il galateo istituzionale
“Il presidente Scalfaro è un serpente, un traditore, un golpista” (Berlusconi, La Stampa, 16/1/95). “Altro che impeachment! Scalfaro andrebbe processato davanti all’Alta Corte per attentato alla Costituzione. E di noi due chi ha maneggiato fondi neri non sono certo io. D’altra parte, Scalfaro da magistrato ha fatto fucilare una persona invocandone contemporaneamente il perdono cristiano. Bè, l’uomo è questo! Ha instaurato un regime misto di monarchia e aristocrazia” (Berlusconi 18/1/95). “Io non sono in contrasto con il capo dello Stato, non ne ho nessun motivo, anzi sono un suo sostenitore convinto. Ho con lui un rapporto molto cordiale” (Berlusconi, 28/2/95). “Ma vaffanculo!” (Berlusconi, accompagnando l’insulto con un gesto della mano, mentre il presidente emerito Scalfaro denuncia in Senato il «servilismo» della politica estera del suo governo nei confronti degli Usa sull’Iraq, 27/9/2002). “Italia vaffanculo” (Tre eurodeputati leghisti, commentando in aula a Strasburgo l’intevento del presidente Carlo Azeglio Ciampi, 5/7/05). “Questi signori, che hanno vinto delle elezioni taroccate, hanno arrogantemente messo le mani sulle istituzioni: il presidente della Repubblica è uno di loro” (Berlusconi, riferendosi al presidente, Giorgio Napolitano, 21/10/06).

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578

La via d’uscita (da cosa?)

La via d’uscita dall’estremismo (Angelo Panebianco)

L’intervento di Fabrizio Cicchitto alla Camera due giorni fa, dedicato all’identificazione, nomi e cognomi, di quelli che egli considera i «mandanti morali» dell’aggressione fisica al premier, è stato del tutto sbagliato e inopportuno. Non aiuta il clima politico. Soprattutto, non aiuta il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a sciogliere i nodi che egli sa di dover sciogliere. Sarebbe anche nell’interesse del centrodestra, e del Paese, che questo avvenisse. (Sublime! Un requisitoria come quella del fratello 2232 della P2 contro Repubbblica e c. in qualunque paese liberale sarebbe messa nel museo degli orrori e lo stesso fratello messo alla berlina, qui è “del tutto sbagliato e inopportuno” perchè? Non perchè sia più vicino a Goebbels che a De Gasperi, ma perchè “Non aiuta il clima politico”!)

Possiamo mettere in questi termini il problema dell’opposizione. La sua componente estremista ha un capo riconosciuto, con un profilo netto, Antonio Di Pietro. Bersani, invece, deve ancora dimostrare di saper essere, al di là della carica politica, il capo riconosciuto, con un profilo altrettanto netto, della componente democratica dell’opposizione. Quando si dice che il Pd dovrebbe rompere l’alleanza con Di Pietro si dice una cosa giusta ma banale. Si perde di vista che «rompere con Di Pietro» sottintende una complessa operazione politica che, per essere attuata, ha bisogno di una leadership coi fiocchi. Si tratta di un’operazione che implica sia la resa dei conti con il «dipietrismo interno» al Partito democratico sia una ricalibrazione dei rapporti con le forze esterne (certi magistrati, certi giornali, eccetera), che sul dipietrismo interno al Pd hanno sempre fatto leva per condizionarne la politica. (Il “dipietrismo interno” che condiziona la politica del PD? Certamente un po’ di rigore da fastidio al nostro stracciobianco che sogna di aver finalmente davanti un PD, non più di opposizione, ma “diversamente concorde”).

Opporsi alla persona di Berlusconi o opporsi alle politiche del governo? La risposta rivela la concezione della lotta politica, nonché il giudizio sullo stato della nostra democrazia, di ciascun singolo oppositore. Da quando c’è Berlusconi le due anime hanno convissuto e, quasi sempre, quella antiberlusconiana pura ha prevalso, essendo stato fin qui l’antiberlusconismo il vero ancoraggio identitario della sinistra. (Ma come si può scindere l’opposizione a B. con quella alla sua politica? Il leader è la sua politica, tanto più quando si parla di un movimento populista e demagogico come quello berlusconiano)

E’ evidente che Bersani, per la sua storia personale, ambirebbe a portare il Pd fuori dall’orbita del massimalismo antiberlusconiano, dare a quel partito ciò che esso non ha: un chiaro profilo riformista. E’ anche evidente che egli (legittimamente) si preoccupa di non perdere consensi. Poiché il massimalismo antiberlusconiano è ben presente nell’elettorato e fra i militanti del Pd un’operazione che separi nettamente i destini politici degli estremisti da quelli dei riformisti appare, sulla carta, assai rischiosa. (Capissi una volta cosa sono sti’ riformisti? La Torre? D’Alema? Ma dove sono? Per dirla con Stalin: quante divisioni hanno? O per dirla con Moretti: fino a quando ci faranno perdere?)

Ma qui entra in gioco la questione della leadership. Immaginiamo che Bersani batta il pugno sul tavolo e dica: «Di Pietro non è un alleato ma un avversario da isolare e i dipietristi interni al partito sappiano che non sarà più tollerato chi tiene il piede in due staffe. A loro volta, le forze esterne che pretendono di condizionarmi sappiano che la linea politica del Pd la detto solo io a nome della maggioranza congressuale che mi ha espresso. Se vogliono opporsi a me e logorarmi si accomodino ma sia chiaro che, così facendo, favoriranno il centrodestra ». Gli antiberlusconiani duri e puri (anche quelli del Pd) griderebbero al tradimento ma ciò potrebbe essere compensato dalla scoperta, da parte degli elettori di sinistra, del fatto che c’è ora in circolazione un leader riformista forte e vero, dal profilo netto, che potrebbe domani anche portarli alla vittoria. (Portarli alla vittoria? Chi? Domani? Dopodomani, magari, o forse quello dopo ancora, perchè partire da un 10%-azzardo-non è che si vada lontani..e poi perchè chiamarlo PD? Facciamo Rutelli segretario e confluiamo noi nell’API).

La politica, si dice, è ormai troppo debole per non essere condizionata da forze esterne. Tramontata l’epoca dei partiti di massa, è solo la leadership che può ridare forza alla politica. (Questa stracciobianco dove l’ha letta? Sulla biografia di Homer Simpson?)

Angelo Panebianco

http://www.corriere.it/editoriali/09_dicembre_17/editoriale-panebianco-uscita-estremismo_03ff3c50-ead2-11de-9f53-00144f02aabc.shtml

Ja, wir sind deutsch!

Ieri, l’edizione principale del Gr di RadioRai si è conclusa con uno strano annuncio: «Può essere necessario cambiare la selezione del Paese scegliendo per esempio Germania invece che Italia». Era un invito agli abitanti del Lazio in difficoltà con il digitale terrestre (Dtt). Che provassero a impostare una diversa nazione del decoder. Germania? E perché mai? È la prima volta che la Rai ammette ufficialmente qualche inconveniente di ricezione nello switch off .

http://www.corriere.it/cronache/09_novembre_24/digitale-terrestre-tv-germania-grasso_d346a552-d8c6-11de-a7cd-00144f02aabc.shtml

Finalmente! Siamo diventati tedeschi! almeno con il digitale terrestre, l’ultima trovata di quel paese dove ogni sei mesi c’è una trovata per impuffare i cittadini fidenti e fiduciosi: il Dtt che ricorda tanto il DDT di lontana memoria. Prima vedevamo tutto gratis, ora, pagando, vediamo male qualcosa. Perfetto, no? Di che ci lamentiamo? Potevano dirci di scegliere come nazione il Guatemala o il Botswana (più adeguate ai nostri standard civili e politici), no, la Germania. Magari qualche ritaglio della vecchia DDR è rimasto in qualche magazzino, magari ce lo danno a poco..magari.