Sicurezza e no

Secondo dati aggiornati ai primi mesi del 2009 la struttura delle organizzazini criminali attive in Italia è così sintetizzabile:

Camorra: 231 cosche, 9.401 affiliati, 132.001 fiancheggiatori.
Cosa nostra: 230 cosche, 9.400 affiliati, 132.000 fiancheggiatori.
‘Ndrangheta: 160 cosche, 6.000 affiliati, 72.000 fiancheggiatori.

La sola camorra ha ucciso 121 persone nel 2007, 67 nel 2008, 22 al 31 marzo 2009.

Nel maggio 2008 sono stati sequestrati, in una solo operazione di polizia, 154 chili di cocaina in 140 panetti. Il corriere era un noto buttafuori di varie discoteche romane.

Nel 2008 sono morte 502 persone per abuso di sostanze stupefacenti. Alto anche il numero delle vittime delle stragi del sabato sera: 302 persone decedute in 280 incidenti mortali, la maggior parte dovuti all’abuso di alcol e droga.

Questo lo scenario. Eppure si continua  a discutere di sicurezza, di città diventate invivibili per i rom, sinti, romeni, albanesi e quanti altri poveri diavoli. Si progettano ronde di diverso tipo e colore e fanno affari i venditori di paura. Forse perchè la coca non sporca e la camorra paga bene? Per chi può interessare: seguendo l’andamento economico negativo nelle ultime settimane anche la cocaina costa meno.

Secondo la  Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze, la Regione con il più alto consumo di coca nel 2008 è la Lombardia. Considerata l’espansione della Lega qualcuno aveva dei dubbi?

Auguri Rita!

Mercoledì Rita Levi Montalcini compie 100 anni. 100 anni spesi bene. Auguri! Rita ci ricorda sempre che esistono persone speciali in questa povera Italia, persone con l’ottimismo e le capacità di guardare sempre avanti, con una assoluta fedeltà ai propri principi e alla propria etica.

Grazie e ancora auguri!

Candidati e no

Reggio. Roba da campagna elettorale, come se questo giustificasse tutto, invece no. Liste su liste, quasi quasi mi candido anch’io: che ci vuole? “Lista del carciofino” e si va…Ma la cosa più debilitante è scorrere gli elenchi dei candidati. Lo diciamo? E’ quasi sempre una selezione al peggio. Nei migliori dei casi saltano fuori persone di poco o nessun spessore, come si diceva una volta boun ragas, ma nulla di più. Per un mese ci si scannerà per un posto e poi, una volta conquistato l’obiettivo, sarà un problema raggiungere il numero legale delle democratiche assemblee. Come sullo scenario nazionale ecco affacciarsi anche da noi veline, miss, etère e ballerine. Exmanager, maneggioni, razzisti, comitatisti, palazzinari, avvocaticchi (tanti) anche un pregiudicato per traffico di denaro falso (poi assolto, eh?). Lo specchio della società? Forse, o ricordando Andy Warhol, ognuno avrà i suoi cinque minuti di celebrità e così sia.

Una menzione all’unico, impareggiabile, irresistibile, candidato del Po(pollo) della Libertà (loro). Meglio che la melatonina prima del sonno, meglio del Chianti con l’arrosto, meglio della spuma di parmigiano alle Pere. Talmente inadeguato da mettere in imbarazzo anche i giornalisti (parola forte per quelli reggiani) di destra chiamati ad intervistarlo (Vedere “Confronti” su Teletricolore del 17/4). Il candidato perfetto perchè i voti vadano ad un’altra candidata-sindaco, mentre i voti di lista restino in casa. Il nostro ha accusato di nuovo Istoreco di “insabbiare” la storia. Forse ha ragione, anche perchè lui di sabbia (con quella che si trova ad avere fra orecchio e orecchio) se ne intende….

Primo: non demonizzare

Leggo una intervista a Marc Lazar (L’Espresso, 26 febbraio). Si torna su due questioni: non demonizzare Berlusconi e la necessità di proporre valori di sinistra.

Sul primo tema ormai, per dirla con Camilleri, ne ho i cabasisi pieni: non demonizzate Berlusconi è il mantra di buona parte della sinistra e dintorni. Intendiamoci sulla questione: se qualcuno ha pensato che Berlusconi sia il demonio che ha stregato i poveri cittadini-elettori-consumatori e che basti attendere la sua scomparsa perchè la parentesi si chiuda, beh, credo che quel qualcuno possa prendere il primo volo per Goa e cercare qualche spiaggia adeguata al suo presente di consumatore di sostanze pesanti. Uso una veccchia metafora gobettiana ma il Cavalier Banana è l’autobiografia del nostro paese, un paese “orribilmente sporco” che si riconosce in un simile figuro che rappresenta ceti economici e sociali ben definiti, altro che innocenti cittadini ammaliati dal grande venditore. Che poi questo cavaliere abbia collaborato attivamente a creare questa decomposizione morale e culturale con i suoi massmedia non è certo un luogo comune ma un dato di fatto. Domani il suddetto potrebbe scomparire ma i problemi resterebbero immutati, non basta avere in mano il volante se non si sa dove si vuole andare.

E qui torna la questione dei valori, legata a quella dell’identità. O siamo in grado di capire in cosa crediamo e farlo capire agli altri oppure resteremo sempre in una nebbia che non fa altro che nascondere la nostra inconsistenza. Sono stato precario per anni ma non ho mai sentito che il problema del precariato fosse sentito come una emergenza, anzi. Come fosse un metoerite caduto sulla terra. C’era e basta. Arrangiarsi. Per anni le nostre amministrazioni si sono sperticate in lodi della “esternalizzazione”, il sindacato ha curato i garantiti e i pensionati, lasciando alla deriva migliaia di giovani.

Sulle questioni etiche non parliamone: preoccupati di turbare le “sensibilità ” di dodici deputati e di sette vescovi e prelati si è rinunciato a dar voce alla maggioranza dell’opinione pubblica laica e non (e sottolineo il non) che, a.e., sul caso Englaro aveva una posizione limpida e moralmente di alto profilo. Terrorizzati (loro) dalla eventuale uscita della Binetti che sta al Vangelo come una Trabant a una Porsche.

Nel primo statuto del PD non figuravano termini come “antifascismo”, “Resistenza”, “memoria”. “Ma erano scontati” ci hanno detto: come se si potesse dare per scontati i principi fondamentali. Ma come pensiamo di attirare i giovani? Con una battaglia sull’ICI? O sulla rottamazione dell’usato? O presentando l’antifascismo ancora come negli anni 70 con vecchi arnesi e gerarchie defunte?

Magari riprendere i temi berlingueriani della modestia, della misura, della severità, no? O, perchè siamo di sinistra, ci limitiamo a comprare il video piatto a 24 pollici anzichè 32? O a volare con Ryanair che fa tanto proletario?

Terremoto: mancano i fondi. Perchè non dire che i nostri signori deputati per 3/6 mesi si dimezzano lo stipendio che viene versato a un fondo di solidarietà?

Riforme istituzionali: Perchè non proporre l’abolizione delle Provincie subito e il taglio del 50% dei parlamentari? Forse perchè abbiamo dei presidenti di provincia che non hanno un lavoro a mano (e poi dove li mettiamo?) o perchè abbiamo parlamentari che piffero sappiamo cosa ci stanno a fare a Roma 3 giorni alla settimana?

Candidature: mettiamo in lista Cofferati? Ma diamoci una martellata subito alla Tafazzi: si fa prima e si soffre meno! Immaginatevi le folle che correranno ai seggi delle europee per votarlo!



Satira vera e satira farlocca

Tempi duri per le risate: la satira di Vauro censurata, la battuta di Crozza che, a Ballarò,  suscita lo sdegno di tale Marroni Roberto (in arte Bobo), ministro degli interni provvisorio. Ma detto Marroni Roberto ha ragione: Crozza che ha fatto la battuta ha sbagliato bersaglio e non ha fatto ridere. La vera battuta che ci fa scompisciare è un’altra: “Marroni Roberto (in arte Bobo) è il ministro degli interni (provvisorio)”!!! Sì, lo so, neanche Totò ci sarebbe riuscito: altro che Cosimo Trombetta! Altro che “noio volevon savouar l’indiriss…”! Volete mettere? “Marroni Roberto (in arte Bobo) è il ministro degli interni (provvisorio)”!!!!!!!! Ahahaha, sublime, meraviglioso! Ma dove le trovano queste battute!?

(http://tv.repubblica.it/copertina/battuta-di-crozza-maroni-s-infuria/31722?video)

Come volevasi dimostrare…

Come volevasi dimostrare: lo scandalo non è commettere reati, appropriarsi di denaro pubblico, vendere cemento tarocco al posto di calcestruzzo. Lo scandalo è dirlo. Se poi l’informazione sembra un coretto di voci bianche cantanti lodi al Signore, lo scandalo diventa insopportabile. Dimenticandosi la regola base dell’informazione: una regola binaria, facile facile. Vero/falso. I concetti di “equilibrio” e di “completezza” sono succedanei trappolosi. Vero/falso. Annozero ha detto il falso? E allora? Vauro ha offeso qualcuno? Chi? I morti rimasti sotto il cemento tarocco? Ma il cemento tarocco non è stato la vera offesa?

No. Offesa perchè se ne è parlato. Si è alzata una voce stonata nel coro di voci bianche da veri castrati qual’è la nostra informazione, incapace a chiedere ma disposta solo ad ascoltare e trascrivere, conformemente. A me Santoro non piace particolarmente, troppo assertivo, troppo tribunizio, ma avrà il diritto di raccontarci anche quello che gli altri, inginocchiati, tacciono?

Comunque nulla di clamoroso. Abbiamo dato il gregge in mano ai lupi e adesso ci stupiamo se spariscono gli agnelli.

A proposito: adesso aspettiamo il coro di proteste dei bravi giornalisti taliani: Panebianco, Battista, Polito e la Compagnia leccante…Dite che ne sentiremo delle belle? O un coretto a bocca chiusa?

(Il sito di Vauro: www.vauro.net; il sito di Annozero: www.annozero.rai.it)

 

La terra trema…

La terra trema…e quelli scappano. Le cronache degli ultimi, tragici, giorni ci hanno confermato l’immagine del paese “orribilmente sporco” (P.P.Pasolini) in cui ci troviamo a vivere.

Alla prima scossa importante la notte del sisma i funzionari della Prefettura dell’Aquila sono..fuggiti e basta. Senza avvertire, senza dare ordini di evacuazione, nulla. In perfetto stile Savoia/8 settembre se la sono filata e gli altri..alla malora! Sono fuggiti e buon per loro perchè la Prefettura, che già da anni era stata dichiarata a rischio crollo, è effettivamente crollata.

L’Ospedale San Salvatore non aveva l’agibilità. Ma è normale. Come poteva averla visto che…non esisteva? Al catasto non figurava e come poteva avere un qualunque certificato una costruzione inesistente? Ora il solerte dirigente ASL ci rivela le piccole magagne. Sì perchè lui, fino al terremoto, era un pastore sul Gran Sasso e quindi non poteva sapere. Quindi lo avremo finalmente a gestire la ricostruzione dell’Ospedale della cui inesistenza non si era mai accorto (e beh, si sa, le pecore distraggono…).

Ricostruzione. E qui vengono i brividi. Perchè chi sarà chiamato a ricostruire spartendosi bottini grassi e succulenti? Gli stessi che si sono rimpinzati prima con cementi ridicoli e travi fragili come savoiardi. Impregilo e soci….Meraviglioso! Noi abbiamo escogitato la cura omeopatica della corruzione: affidare ai corrotti e corruttori le stesse situazioni di prima. Loro le hanno fatte crollare? Bene, facciamogliele ricostruire, semplice no? Controlli? Processi? Ci pensa il nostro Presidente provvisorio a fare i calcoli in c.a., lui sa come si fa no?

La ricostruzione di Napoli dopo il terremoto del 1980 fu il fertilizzante della camorra, avanti l’Abruzzo che tanto per quanto attiene a delinquenza nella classe dirigente già non scherzava: l’Abruzzo è quello che ha avuto l’intera giunta regionale arrestata nel 1992; il presidente della regione arrestato meno di un anno fa, Del Turco; il sindaco di Pescara arrestato; l’ex presidente della regione, pregiudicato, Rocco Salini, in Parlamento; l’europarlamentare Patriciello, che è molisano, che sta al Parlamento Europeo in Forza Italia essendo sotto processo in udienza preliminare perché insieme al fratello aveva fatto costruire la famosa variante autostradale di Venafro coi piedi d’argilla.

Auguri!

Appello per una Chiesa più solidale e compassionevole

Appello per una chiesa più solidale e compassionevole

Molti fatti con i quali veniamo a contatto ci dicono che oggi la Chiesa tende progressivamente a isolarsi dal mondo contemporaneo. Molti uomini e donne, specie giovani, avvertono, da parte loro, una radicale estraneità dalla Chiesa. Tra Chiesa e società si è determinata una drammatica frattura su questioni importanti come la libertà di coscienza, i diritti umani (fuori e dentro la Chiesa), il pluralismo religioso, la laicità della politica e dello Stato. La Chiesa appare ripiegata su se stessa, chiusa e incapace di dialogare con gli uomini e le donne del nostro tempo.
Siamo molto preoccupati per le conseguenze negative che tale perdurante situazione produce per l’annuncio del Vangelo. Per questo, ci sembra saggio riprendere e rilanciare la feconda intuizione di Giovanni XXIII nel suo discorso di apertura del Concilio Vaticano II: quella di «un balzo in avanti» della Chiesa per una testimonianza in grado di rispondere «alle esigenze del nostro tempo».
Il tentativo in atto di contenere lo Spirito del Concilio è, a nostro avviso, un grave errore che, se perseguito fino in fondo, non può che aumentare in modo irreparabile lo steccato tra Chiesa e società, Vangelo e vita, annuncio e testimonianza. A noi sembra che l’insistere su visioni e norme anti-storiche o non biblicamente fondate o, talvolta, anti-cristiane, non aiuti la credibilità ecclesiale nell’annuncio del regno di Dio.
Vanno ripensati, ad esempio, le questioni riguardanti l’esercizio della collegialità episcopale e del primato papale, i criteri nella nomina dei vescovi che salvaguardino il pluralismo, la condizione dei divorziati, dei separati e delle persone omosessuali, l’accesso delle donne ai ministeri ecclesiali, la dignità del morire.
Vogliamo una Chiesa che non imponga mai a nessuno le proprie convinzioni sui problemi dell’etica e della politica e si fidi solo della forza libera e mite della fede e della grazia di Dio.
Vogliamo una Chiesa che pratichi la compassione e trovi nella pietà la sua gloria. E faccia sue le parole che il santo padre Giovanni XXIII incise sul frontone del Concilio: «Oggi la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità. Essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi non rinnovando condanne ma mostrando la validità della sua dottrina… La Chiesa vuol mostrarsi madre amorevole di tutti, benigna, paziente, piena di misericordia e di bontà, anche verso i figli da lei separati».
Vogliamo una Chiesa che sappia dialogare con gli uomini e le donne e le loro culture, senza chiusure e condizionamenti ideologici, e impari ad ascoltare e a ricevere con gioia le cose vere e buone di cui gli interlocutori sono portatori. La verità e la bontà sono di Dio, il quale le dà a tutti gli uomini e non solo ai cristiani.
Vogliamo che al centro della Chiesa venga messo il Vangelo e la sua radicalità. Solo così la Chiesa potrà essere vista e sperimentata come “esperta in umanità”. È tempo che, senza paura, nella Chiesa e nella città prendiamo la parola da cristiani adulti e responsabili, pronti a rendere conto della speranza cristiana.

Palermo, 25 febbraio 2009

Promotori dell’appello sono alcuni sacerdoti e laici, non solo palermitani. In ordine alfabetico: Giuseppe Barbera (laico), Nino Fasullo (prete), Rosellina Garbo (laica), Rosario Giuè (prete), Tommaso Impellitteri (laico), Teresa Passatello (laica), Teresa Restivo (laica), Franco Romano (parroco), Zina Romeo (laica), Rosanna Rumore (laica), Cosimo Scordato (prete), Francesco Michele Stabile (parroco). All’appello, che finora ha raccolto più di 300 adesioni, hanno aderito i seguenti preti: Aurelio Antista, Liborio Asciutto, Gregorio Battaglia, Alberto Neglia, Giovanni Calcara, Gianni Novelli, Egidio Palombo.

L’intervista a don Rosario Giuè sarà scaricabile nei prossimi giorni dal sito: http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/facciaafaccia/index.cfm

L’uomo delle tende azzurre

Intervista di P. Spataro a Edoardo Sanguineti

…..

L’emergenza mostra sempre il lato migliore degli italiani. Ma secondo lei nella normalità l’Italia di oggi non è invece cinica e indifferente?

«Io direi che questa Italia è molto scoraggiata. È caduta ogni fiducia, ormai si dice solo “spendete e spandete”. Ma questo scoraggiamento va oltre i nostri confini. La globalizzazione infatti sta mostrando i suoi effetti perversi. C’è un mondo pieno di proletari che non sanno di esserlo e la coscienza di classe si è persa. Ormai la pratica sociale più diffusa è il mobbing».

Qualcuno dice che è fallito un modello, quello del consumismo. È d’accordo?
«Certo. Ormai siamo cittadini non più di una Repubblica fondata sul lavoro ma di una Repubblica fondata sulla concorrenza spietata. Quando il consumo è tutto la Costituzione può essere rovesciata come un guanto. È quel che dice il nostro premier».

Insomma ha vinto Berlusconi?

«Sì, ha vinto violando, tanti anni fa, le norme sulle tv. Lì è nato un avveduto affarista che costruisce il suo apparato di persuasione. La tv non serve più a insegnare a leggere e a scrivere come faceva il maestro Manzi, né a formare una coscienza critica. La tv si occupa di questioni di letto, di grandi fratelli. E allora Berlusconi diventa un modello. Appunto: è l’uomo che ricava consensi dalle tende azzurre del terremoto. Le tende azzurre sono il simbolo del berlusconismo.
Si è comprato il paese e utilizza ogni mezzo per dominarlo: il suo è un modello nazional popolare».

Che arriva persino all’uso delle ronde contro gli immigrati…
« Anche le ronde sono espressione di un paese arcaico. Un paese che non è più in grado di sopportare la presenza di chi non è noto. Non si tollera lo straniero e allora si occupa il territorio. È un elemento spaventoso della nostra storia recente».
«Ma che cosa c’è d’altro? Il mondo è precarizzato, l’uomo è ridotto a merce. Quando vai in banca ti rendi conto che chi ti serve dietro lo sportello è uno sportello. È un essere docile che obbedisce per salvarsi. Se questo è il mondo bisogna impegnarsi e non solo con le manifestazioni o con le notti bianche. Ho spiegato due anni fa, proprio in occasione di un compleanno di Ingrao, come si diventa materialisti storici, come ci sono diventato io…»

E come ci si diventa?
«Con gli operai. La mia storia di materialista comincia con un operaio. Per me, bravo ragazzo borghese, tutto è cambiato quando ho conosciuto un operaio per la prima volta. Eravamo in guerra, lui si è fermato e ho capito che era parte di un altro mondo. L’ho visto poi con il fucile in spalla il giorno della Liberazione: l’operaio era un partigiano. Abitavo a Torino, tutto è cominciato da lì».

Sanguineti, qual è il leader della sinistra a cui si è sentito più legato?
«L’ultima persona sana è stato Berlinguer. Poi certo la sua impresa è fallita. Ma è fallita perché sono arrivate le armi. Hanno rapito Moro, sono cominciate le sedute spiritiche e il progetto si fermò».

Quale lezione ha lasciato Berlinguer?

«Berlinguer diceva allora una cosa semplice e forte: far soldi non è lo scopo dell’esistenza. C’è ancora qualcuno che lo dice? Mi pare di no e infatti guardate dove siamo finiti».

“Questa Italia scoraggiata è finita nelle mani del’uomo delle tende azzurre” (Unità, 12.4.2009)

Per ricordare: Padova, 1 dicembre 1943

Padova, 1 dicembre 1943

Sono rimasto a capo della vostra Università finchè speravo di mantenerla immune dall’offesa fascista e dalla minaccia germanica; fino a che speravo di difendervi da servitù politiche e militari e di proteggere con la mia fede pubblicamente professata la vostra sede costretta al silenzio o al segreto. Tale proposito mi ha fatto resistere, contro il malessere che sempre più mi invadeva, nel restare a un posto che ai lontani e agli estranei poteva apparire di pacifica convivenza  mentre era posto di ininterrotto combattimento.

Oggi il dovere mi chiama altrove.

Oggi non è più possibile sperare che l’Università resti asilo indisturbato di libere coscienze operose, mentre lo straniero preme alle porte dei nostri istituti e l’ordine di un governo, che-per la defezione di un vecchio complice-ardisce chiamarsi repubblicano, vorrebbe convertire la gioventù universitaria in una milizia di mercenari e di sgherri massacratori. Nel giorno inaugurale dell’anno accademico avete veduto un manipolo di questi sciagurati, violatori dell’Aula Magna, travolti sotto l’immensa ondata del vsotro infrenabile sdegno. Ed io, giovani studenti, ho atteso questo giorno in cui avreste riconsacrato il vostro tempio per più di vent’anni profanato e benedico il destino di avermi dato la gioia di una così solenne comunione con l’anima vostra. Ma quelli che per un ventennio hanno vilipeso ogni onorevole cosa e mentito e calunniato, hanno tramutato in vanteria la disfatta e nei loro annunzi mendaci hanno soffocato il vostro grido e si sono appropriata la mia parola.

Studenti: non posso lasciare l’ufficio di rettore dell’Universitàdi Padova senza rivolgervi un ultimo appello. Una generazione di uomini ha distrutto la vostra giovinezza e la vostra patria; vi ha gettato tra cumuli di rovine: voi dovete tra queste rovine portare la luce di una fede, l’impeto dell’azione, e ricomporre la giovinezza e la Patria. Traditi dalla frode, dalla violenza, dalla ignavia, dalla servilità criminosa, voi, insieme con la gioventù operaia e contadina, dovete rifare la storia dell’Italia e costituire il popolo italiano. Non frugate nelle memorie o nei nascondigli del passato i soli responsabili di episodi delittuosi, dietro i sicari c’è tutta una moltitudine che quei delitti ha voluto o ha coperto con il silensio e la codarda rassegnazione; c’è tutta la classe dirigente italiana sospinta dalla inettitudine e dalla colpa verso la sua totale rovina.

Studenti: mi allontano da voi con la speranza di ritornare a voi, maestro e compagno, dopo la fraternità di una lotta insieme combattuta. Per la fede che vi illumina, per lo sdegno che vi accende, non lasciate che l’oppressore disponga ancora della vostra vita, fate risorgere i vostri battaglioni, liberate l’Italia dalla servitù e dalla ignominia, aggiungete al labaro della vostra Università la gloria di una nuova e più grande decorazione in questa battaglia suprema per la giustizia e per la pace del mondo.

Il Rettore

Concetto Marchesi