Modesta proposta missionaria

missionari2.jpgCapita di trovarmi ad ascoltare una Messa, celebrata da un sacerdote ignoto, e rimanere stupito dalla efficacia, simpatia, chiarezza del suo linguaggio. Omelie concise, chiare, lontane dal vacua fumosità che spesso mi trovo a dover patire. Mi chiedo: chi sarà quel sacerdote? E 100 su 100 ecco spiegato l’arcano: è un sacerdote che viene/va/è stato in missione.

Modesta proposta (una anzi due): 1. Rendere OBBLIGATORIA l’esperienza missionaria nel percorso formativo di ogni aspirante sacerdote; 2. Rendere OBBLIGATORIA l’esperienza missionaria nel curricolo per accedere a posti di responsabilità (far carriera), in misura proporzionale alla durata dell’esperienza: parroco? 2 anni di missione; vescovo vicario? 4 anni; vescovo 5 anni; arcivescovo? 6 anni; Presidente della CEI? 9 anni. Sono convinto che una norma di questo tipo ci avrebbe salvato da tanti disastri passati e ci proteggerebbe nel futuro da quelli venturi.

Che dite? Non si può? Il Codice Canonico non lo prevede? Ah, beh, si beh…, dimenticavo questi non sono i famosi “principi non negozziabbilli…”

p.s.: apprendo oggi (1 settembre) che don Ranza, noto parroco reggiano, ha passato alcun anni in missione. Beh, come si dice, ogni eccezione ha la sua regola. E poi la mia era una modesta proposta, per i miracoli sto studiando…

 

Lettera aperta al vescovo di Modena

Abbiamo bisogno di sentire l’eco delle parole di Gesù nelle parole dei Vescovi !

Caro vescovo Antonio, siamo un gruppo di cristiani della Chiesa di Modena e ci rivolgiamo a lei perché è il nostro pastore. Sappiamo che il suo ruolo e il suo ministero è proprio quello di ascoltare, confortare, tenere unito il gregge, cioè guidare il popolo cristiano e aiutarlo a vivere nella fede, nella speranza e nella carità. Vogliamo quindi esprimerle alcune nostre gravi preoccupazioni, con semplicità ma anche con tutta franchezza.

–    Siamo preoccupati perché vediamo il nostro Paese scivolare sempre più in una crisi generale, vissuta da molti con disperazione e senza vie d’uscita, crisi che rischia di compromettere l’unità stessa della Nazione, nei suoi aspetti istituzionali, politici e sociali. E la disperazione non è una virtù cristiana.

–    Siamo sconvolti perché vediamo la classe politica che governa questo paese sprofondare sempre più nel degrado morale, nell’arroganza dell’impunità, nella ricerca del tornaconto personale e dei propri amici, nel saccheggio della cosa pubblica e nella distruzione sistematica delle basi stesse del vivere civile e democratico.

–    Siamo indignati perché questa stessa classe politica al governo ha ingannato e continua a ingannare i poveri con false promesse, con un uso spregiudicato e perverso dei mezzi di comunicazione, con l’esibizione ostentata di modelli di comportamento radicalmente contrari al comune sentimento morale della nostra gente. Pian piano sono riusciti a corrompere il cuore e le menti dei più semplici. Guai a chi scandalizzerà questi piccoli…!

Ma la preoccupazione maggiore, in quanto credenti, riguarda la nostra Chiesa e in particolare i nostri Vescovi. Ecco i pensieri che ci fanno star male e che manifestiamo a cuore aperto.

–    sappiamo che i vertici della CEI e gli ambienti della curia vaticana hanno deciso già da tempo di appoggiare la maggioranza di destra ancora oggi al governo. È opinione sempre più diffusa, anche tra i cattolici credenti e praticanti, che questa alleanza sia frutto di accordi di potere, volti a ottenere  privilegi per la Chiesa e legittimazione per il governo. Vale la pena di compromettere la credibilità dell’annuncio del Vangelo e l’immagine della Chiesa per un piatto di lenticchie?

–    In nome di questo sostanziale accordo si sono di fatto avallate politiche, alcune di stampo prettamente xenofobo,  del tutto contrarie non solo al Vangelo ma anche alla dottrina sociale della Chiesa. Per denunciare questa deriva molte voci si sono alzate nel mondo cattolico, sempre ignorate o censurate o minimizzate. Non appartengono forse anche questi ai cosiddetti “principi non negoziabili”?

–    Neppure adesso, quando l’abisso morale e lo stile di vita inqualificabile dello stesso presidente del consiglio sono sotto gli occhi di tutto il mondo, neppure adesso i vertici della CEI trovano la forza e la dignità di pronunciare parole chiare, di uscire dalle deplorazioni generiche che riguardano tutti e quindi nessuno, di usare finalmente il linguaggio evangelico del sì  sì, no  no.

–    In ben altro modo fu trattato l’ultimo governo Prodi, debole ma onesto e capace, di ben più alto profilo morale, che non solo non fu sostenuto ma venne addirittura osteggiato, forse proprio perché più libero, sicuramente più laico e quindi meno disponibile ad accordi sotto banco. Vogliamo rivendicare con forza questo fatto: molti di noi, cattolici credenti e praticanti,  hanno sostenuto quell’esperienza politica,  condividendone fatiche e speranze e anche delusioni. Di certo ci ha molto ferito l’ostracismo di allora come ci ferisce la complicità di adesso.

Occorre che ci si renda conto davvero che alla base della Chiesa sta aumentando il disagio, il dissenso, la sofferenza, il lento e silenzioso abbandono. L’amara sensazione di molti, giusta o sbagliata, è che i pastori hanno tradito il loro gregge, hanno preferito i morbidi palazzi di Erode alla grotta di Betlemme, hanno colpevolmente rinunciato alla profezia. E questo non fidarsi di Dio, tecnicamente, è un comportamento ateo.

Avanziamo una piccola proposta, che può sembrare provocatoria, della quale lei stesso potrebbe farsi portavoce: la CEI e il Vaticano dichiarino pubblicamente di rinunciare all’esenzione del pagamento dell’ICI sulle proprietà della Chiesa che siano fonti di reddito; che abbiano il coraggio di dire di no a questa proposta scellerata. Acquisterebbero un po’ di stima e credibilità, perché questo, fra i tanti, è uno scandalo che grida vendetta.

Caro vescovo Antonio, preghiamo insieme perché lo Spirito ci aiuti tutti a una vera conversione, a un saper ritornare sui nostri passi, a riscoprire la dimensione di un servizio povero e disinteressato, a seminare gioia e bellezza e speranza, nella libertà e nella verità.

La comunità cristiana di base del Villaggio Artigiano
Modena, febbraio 2011

PS  Questa lettera è una lettera aperta e sta già circolando nella nostra città tra cattolici e tra persone che comunque hanno a cuore queste questioni. Non abbiamo alcuna intenzione di raccogliere firme, tuttavia sappiamo che nei suoi contenuti essenziali essa è largamente condivisa da tantissimi.

Inizia la scuola

L’estate sta finendo e la scuola si riapre. Peggio che da noi solo in Uganda, diceva Gaber, no, non esageriamo: peggio che da noi solo in Slovacchia, dicono le statististiche OCSE sulla scuola.

Bene. Del resto dalla Enterogelmina cosa attendersi? Princeton? Cambridge?

Però. La storia ci insegna che quando non si vogliono fare le riforme poi arriva il primo barbaro/a di turno che disfa tutto per motivi più o meno ignobili. E così è stato anche nella scuola italiana. I timidissimi tentativi di Berlinguer li ricordate? Massacrato dai nostri eroici “democratici” professori. Bene, verrebbe da dire, sull’onda di Bart Simpson: ora ciucciatevi la Enterogelmina (bleah!). Perché le riforme, quelle vere, costano-non tanto in denaro- quanto in innovazione e rottura di vecchi equilibri e privilegi. E la “sinistra” divenuta conservatrice e garantista dei garantiti ha chiuso gli occhi, convinta di andare avanti così, con insegnanti che non insegnano, dirigenti che non dirigono, bidelli che non bidellano. Tutti poco pagati ma tranquilli a sguazzare nella loro brodazza tiepida.

 

Avanzo allora la mia modesta proposta. Tranquilli, democratici benpensanti, non diventerò mai neppure consigliere di condominio, figurarsi Ministro della Pubblica Istruzione (come dovrebbe chiamarsi l’apposito Ministero):

  1. Alla data del 31.12.2010 tutti i contratti del settore istruzione sono risolti.
  2. Sono istituiti Corsi Europei di abilitazione all’insegnamento, senza formazione di alcuna graduatoria o elenco di merito.
  3. Dal 1.1.2011 viene concessa autonomia a ogni Istituto scolastico (o gruppo o cooperativa) a stipulare contratti di lavoro di diritto privato con insegnanti e personale dirigente e tecnico. I contratti di lavoro saranno tutti a scadenza, rinnovabile per non oltre la durata di due cicli scolastici (anni dieci).
  4. La copertura economica dei contratti è garantita dal Ministero d’intesa con le autorità regionali.
  5. Il Ministero concede a detti Istituti in comodato gli edifici scolastici di cui si assumono la responsabilità, in comune accordo con Enti locali.
  6. I dirigenti scolastici (abilitati da apposito corso universitario europeo) non devono avere mai avuto nella loro carriera professionale nessun tipo di attività docente.
  7. I programmi scolastici sono elaborati dal Ministero della P.I.
  8. Le scuole private, secondo il dettato costituzionale, possono svolgere liberamente la loro attività, senza oneri per lo Stato.

 

Insegnare, come prendere i voti, non è obbligatorio. Chi non sarà chiamato o avrà il contratto non rinnovato cambierà (finalmente) mestiere con grande giovamento proprio e altrui e degli studenti in primis. Non avremo più (o avremo meno possibile) dirigenti incapaci e fannientoni, ex-insegnanti scoppiati e depressi, spostati altrove a far ancora danno.

Tranquilli, proffi abulici e iracondi, non succederà mai: resterete semplicemente e pigramente complici della distruzione della scuola pubblica, ridotta a girone infernale per poveri e sfigati, di fronte allo splendore e luccicore di quella privata. Tutto normale, alla faccia del riformismo (quello vero).

Firma per Emergency

“Sabato 10 aprile militari afgani e della coalizione internazionale hanno attaccato il Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah e portato via membri dello staff nazionale e internazionale.

Tra questi ci sono tre cittadini italiani: Matteo Dell’Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani. Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi EMERGENCY ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso”.

FIRMA L’APPELLO SUL SITO DI EMERGENCY www.emergency.it

Modesta proposta

Modesta proposta per un futuro premio (ig)Nobel per la Pace: in Iran i Guardiani della Rivoluzione hanno assaltato la nostra ambasciata per protestare contro le parole del vecchio satiro ricucito pronunciate in Israele.

Se tutti i problemi del mondo avessero soluzioni così semplici! Il Vecchio satiro prende l’aereo e va a Teheran, appena sceso dichiara che è ora di farla finita con quei giudei avari, trafficoni e con il nasone come Gad Lerner. Va dal matto Ahamadinejad e gli racconta la barzelletta sugli ebrei e la bolletta del gas. Fatto, semplice, efficace. Ci vuole tanto?

Questi cristiani sono matti…

da: Il Sicomoro (http://ilsicomoro.jimdo.com)

QUESTI CRISTIANI SONO MATTI!
Riceviamo e (poco volentieri) pubblichiamo:
Spettabile SICOMORO,
Voi cristiani siete incredibili: volete festeggiare una delle vostre verità più importanti (il Natale cioè Dio che si fa uomo per essergli vicino) proprio in un periodo nel quale la gente è distratta oltre misura da acquisti, viaggi, lucine, cene, … Per non parlare di un certo Babbo Natale che ruba decisamente la scena al vostro Gesù.
Perché non lo festeggiate in bassa stagione? In ottobre, novembre, finite le vacanze estive, quando non si può ancora andare a sciare …
Passi la richiesta di fare, oltre l’albero, il presepe. Ma ora il vostro “servo” (si fa chiamare così!) reclama che non è sufficiente il gesto formale di preparare il presepe: secondo lui bisognerebbe pure “cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni quello che il presepe rappresenta, cioè l’amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà”.
Siete proprio pazzi voi cristiani: in quest’epoca di edonismo, di spese superflue e di “beati i ricchi” a voler ricordare che “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli (Mt 19,24).
Certo che un po’ vi ammiro per il vostro andare controcorrente:e dire che già duemila anni fa venivano perseguitati “Quei tali che mettono il mondo sottosopra” (At 17,7).
Chi pensate di convincere esaltando una figura come quella di Maria, vergine, in quest’epoca di sensualità prevaricante, di strumentalizzazione del corpo della donna (e dell’uomo), di ricerca del piacere? Non vedete quale immagine della donna presenta la televisione? Come ne parlano certi politici?
E allora: perché scrivere ancora quel retorico “Santo Natale”? perché non vi accontentate di un innocuo “Buon Natale”? in questo modo potrebbero annettersi tutti gli italiani che un “Buon Natale” non lo negano a nessuno, tanto: cosa costa? “Santo Natale” invece impegna a riconoscere in quel bambino povero il vero re del mondo, a essere poveri e perseguitati come lui.
Cambiate strategia di marketing, cari cristiani, sennò i clienti scapperanno tutti. Annacquate un po’ quel Vangelo a voi così caro (almeno così dite). Illudete le persone che è sufficiente qualche formalità per autoproclamarsi cristiani e rivendicare da Dio la salvezza. Fate della vostra fede una religione civile, a servizio del potente di turno che vi ricompenserà. No, non sono il diavolo: non vi chiedo di trasformare i sassi in pane perché le folle vi seguano. Vi suggerisco solo un po’ di buon senso al posto di quella “follia della croce” che si è inventata San Paolo: e voi che formate le comunità di San Paolo e Santa Croce lo sapete bene!
Buon Natale (e Felice Anno Nuovo)
E. T.

Il Papa alla mensa dei poveri

Il Pontefice in visita alla comunità di S. Egidio dove ha pranzato coi clochard
ROMA
Per la prima volta nella storia, un Papa visita la mensa dei poveri della Comunità di Sant’Egidio, pranzando con circa 150 clochard. Al termine dell’Angelus, durante il quale il Pontefice ha fatto appello a salvaguardare e tutelare la famiglia «perchè è di fondamentale importanza per il presente e il futuro dell’umanità», Benedetto XVI è partito alla volta di via Dandolo, nel rione romano di Trastevere, per sedere a tavola con i poveri.

La mensa, gestita dalla Comunità di Sant’Egidio, è stata aperta nel 1998 per soccorrere i numerosi clochard che ogni giorno bussano per avere un pasto caldo, una coperta, o un vestito con cui coprirsi. All’inizio aiutava circa 40 persone a settimana. Oggi offre assistenza a oltre duemila persone a settimana. In media distribuisce 1.200 pasti al giorno, per il 75% a stranieri. La mensa è aperta tre volte alla settimana: il mercoledì, il venerdì, il sabato dalle 17 alle 20 e fornisce ogni anno 150mila pasti.

In occasione di questo primo bagno di folla del Papa dopo dopo l’incidente avvenuto giovedì notte nella Basilica di San Pietro, quando una donna di 25 anni italo-svizzera si è lanciata contro Benedetto XVI trascinandolo a terra, le misure di sicurezza sono state rafforzate. Anche se, – come ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede – è «impossibile blindare il Papa e garantire sicurezza al 100%, anche perchè la sua missione è quella di stare in mezzo alla gente».

Il percorso sul quale ha transitato Benedetto XVI a per dirigersi a Trastevere è stato blindato, con controlli a tappetto su cassonetti e auto in sosta; le linee dell’autobus deviate e le strade chiuse. Appena arrivato alla Comunità è stato accolto dal presidente Andrea Riccardi, prima di sedersi a tavola, insieme a un centinaio di clochard. Il menu: lasagne e polpette con lenticchie.
Al termine del pranzo, il Pontefice ha consegnato ai bambini alcuni regali, poi è salito al secondo piano per incontrare e salutare alcuni stranieri che frequentano la scuola di italiano Louis Massignon.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200912articoli/50739girata.asp

Modesta proposta: se anzichè “UNA TANTUM” perchè alla mensa dei poveri non vanno tutti i giorni dell’anno a servire i signori cardinali, monsignori, addetti alla segreterie di stato, maniscalchi, incensieri, turibolanti e compagnia di giro? Non sarebbe male.

Salvate il sovrano!

Bisogna fare qualcosa! Non possiamo rimanere indifferenti al grido di dolore che si alza da Palazzo Grazioli! Salviamo il Sovrano del regno Birbonico! Basta una legge semplice: un solo articolo. Silvio I (e ultimo, speriamo) è dichiarato dal 15 novembre 2009 “Legibus solutus”. Qualunque legge, dispositivo, provvedimento, procedura legale non lo può riguardare, perchè lui è sopra, oltre, sotto, ovunque ma non sotto la legge. Un articolo e sia finita! E’ il minimo che dobbiamo al Sovrano che ci sta dimostrando (come dice il buon Vecchioni) l’esistenza di Dio: solo un Dio può imporci un così continuo, doloroso, persistente scassamento di cabasisi come quello che ci affligge. Ci affligge ma ci tempra, ci fa uomini veri, tira fuori l’animale resistente che è in noi. In fondo ci migliora (se prima non ci uccide…).

Un articolo solo. Basta poco e rende molto. L’alternativa? La legge che i dementi legulei del Sovrano stanno appprestando sembra fatta da Paperoga, dieci su dieci finisce come il lodo Alfano (B7 affondato..), salvo riaprire un tourbillon frenetico per i prossimi mesi. Quindi: un articolo unico e siamo tranquilli. il Sovrano continuerà nella sua opera di devastazione nazionale ma almeno potremo dedicarci ad altro (ricamo, partite a polo, lezioni di tantrayoga) e vivere come felici sudditi del meraviglioso regno Birbonico di Silvio I (si fa per dire).

Modesta proposta nautica

E’ difficile scherzare dopo quello che è successo nel Canale di Sicilia, ma anche l’incazzatura nuoce all’incarnato, signora mia. Quindi lancio una modesta proposta che si potrebbe concretizzare in una raccolta di firme, di altre idee, di materiali atti all’uso.

Proposta nautica: si prenda in un deposito di residuati marini una tipica barca italica da pesca, il gozzo, di lunghezza fra i sei e gli otto metri. Viene via con poco se non serve-come a noi non serve-un motore funzionante nè un timone efficiente. Un gozzo di tale dimensione è omologato per 7 persone. Applichiamo il vecchio principio militare (“cavalli otto, uomini quaranta”) alla nuova situazione: “persone otto, leghisti cinquanta”.

Prendiamo il gozzo e ormeggiamolo alla banchina di Porto Palo, facciamoci salire: bossicalderolicotasalviniborghezioalessandri (scusate le parolacce) e altri 44 leghisti (“in fila per sei col resto di due”). Abbigliamento consigliato: canottiera padana. Forniamoli di generi di conforto: 1 bottiglia d’acqua ogni 5, ma 10 scatoletta di acciughe sottolio a testa. Carta igienica a discrezione.

Con una vedetta della Guardia Costiera rimorchiamo (lentamente, così i passeggeri si godono il paesaggio marino) il gozzo fino alle acque tunisine e quando siamo ben certi di essere stati individuati dai loro radar, zac, si taglia la gomena e si lascia il gozzo a scarocciare nell’azzurro mare. Per migliorare l’approccio umano con i militari tunisini si auspica l’utilizzo di borghezio come mediatore culturale.

Nel frattempo si allestisce un Centro provvisorio di accoglienza per gli scampati (speriamo pochi), gestito direttamente dai famigliari delle centinaia di “clandestini” affogati in questi anni. Il tutto videoripreso e controllato per l’edizione del “Grande leghista” 2010.

Si raccolgono suggerimenti e materiali per l’operazione “Vara il tuo leghista!”(Gianfilippo mi ha già assicurato un golfino cashmere per le fredde notti nel Canale di Sicilia, ma è indeciso se destinarlo a Salvini o Cota, alcune amiche massaie stanno preparando l’ossobuco che, una volta mangiata la ciccia, resta sempre l’osso che magari galleggia pure..).

Arcobaleno e tormentoni

Arcobaleno su Fortezza Bastiani, dopo uno scroscio di pioggia. Arcobaleno come segnale di pace, armonia, oltre che banale effetto ottico (confesso, sono un bieco illuminista!). Ce ne vorrebbe su questo povero paese di illuminismo, a fiotti, a pioggia, a vagonate, a container. Invece sembra di regredire, giorno per giorno, verso una melma indistinta di ignoranza, violenza, arroganza.

Come previsto il tormentone ferragostano prosegue, la gelmina, lasciato il bikini (e si capisce perchè è ministra..) farà ricorso. E chi è saltata fuori, acquasanta fiammeggiante come sempre? Yes, lei, la binetti, quella che sembra pagata da AlQaeda per l’effetto che fa su un credente medio e mediocre come il sottoscritto. Come minimo stasera rifiuto l’arrosto di maiale e chiedo alla moglie couscous e magari le propongo il velo (almeno nei gioni pari). Se noi cattolici ci ritroviamo ad essere rappresentati dalla binetti, tanto vale iniziare a costruirsi la moschea qui in cortile, a Fortezza Bastiani.

Invece ci vuole pazienza (tanta), tirare un bel respiro profondo e pensare. Pensare che chi urla e strepita si sente debole ed ha paura. E per chi dice di aver Dio dalla propria parte è la peggior ammissione di sconfitta. Di cristiani (e ce ne sono) che pensano, in buona fede, che Dio non ce la fa da solo e che allora…bisogna dargli il famoso aiutino. Hanno dimenticato quella storia del “servo inutile” e hanno sostituito la carità con il codice canonico.

Mi piacerebbe una Chiesa che non abbia più paura del mondo, che ascolti i segni dei tempi, che ami davvero l’uomo nella sua completezza, anche quando non rientra nei nostri schemi ma, soprattutto quando più ha bisogno dell’aiuto di Dio che c’è sempre e comunque, anche attraverso noi, servi davvero inutili.

Ma la Chiesa è tante cose, anche belle e importanti, basta leggere l’intervento del Presidente Caritas di Reggio, Marzocchini, sulla Gazzetta, quando definisce una truffa assoluta e una vergogna nazionale lo spettacolo del Superenalotto, specchio fedele del degrado del paese in cui viviamo.

Però. Se giocando e vincendo si potesse spedire la binetti alla Mecca, dove si troverebbe così bene, quasi quasi gioco anch’io (si fa per dire).