Spigoli e spigolature

Il consigliere Eboli propone di riaprire le case chiuse per risolvere il problema della prostituzione di strada. Per un esponente dela Partito dell’amore (mercenario) mi sembra una giusta intuizione. In fondo chi meglio di loro conosce le problematiche di quel “mercato”?

A Scandiano la notte rosa è stata animata da una intelligente operazione culturale: concerti? dibattiti? presentazione di libri? Naaaah, roba vecchia, stantia. Loro sono più avanti: corsa sui tacchi a spillo! Sì, non è un errore di stampa: corsa sui tacchi a spillo per maskietti e femminucce. C’era ancora una pagina bianca nel catalogo delle boiate dopo il ruttosound. Bene. Ora mettiamoci avanti! L’anno prossimo facciamo gare di rutti su tacchi spillo. In attesa dell’apoteosi dell’intelligenza: gare di petosound per “rinfrescare” le notti estive (basta mettersi sotto vento…).

Dieci piccoli indiani, nove piccoli indiani, otto piccoli indiani…No, non è Agatha Christie, è il gioco ad eliminazione del “governo” che ci regge. Scajola, Brancher, Caliendo…chi sarà il prossimo? Basta aver pazienza….

 

 

I have a dream..

benedetto-xvi.jpgS.S.Benedetto XVI va’ in visita in Gran Bretagna. Evento storico. trombe e fanfare, pereppepè! Ma. C’è un piccolo ma. Chi vorrà andarlo ad ascoltare dovrà PAGARE. Contributo alle spese di viaggio, etc…Tutto normale, anche per ascoltare il Discorso della montagna c’era da pagare, o no? E pensate che mangiare quei pani e quei pesci fosse gratis, con quel che costava allora il catering?

I have a dream. Da povero cattolico affannato e tanto, tanto, peccatore. Sogno di vedere il papa andare in giro come un normale cittadino, al massimo con un segretario. Volare Ryanair. Scendere dall’aereo e prendere un’auto Hertz o magari salire ospite di un fedele e andarsene in giro a parlare con la gente.

Sogno che un papa un mattino si alzi e, illuminato dallo Spirito, dica: “Fratelli, è ora di cambiare. Fine dello Stato del Vaticano. Nominatevi voi un Presidente, un Re, un Sultano, ma lasciate la Fede al posto suo. Io ho altro da fare, far conoscere il Vangelo che già è un lavoraccio..Signori cardinali, se volete, lasciate le vostre gonne e le vostre papaline, sembrate delle uova di Pasqua, vestitevi da persone normali e andate ad aprire le tante chiese abbandonate, fate il vostro lavoro di pastori e lasciate perdere tutto il resto! Da oggi si cambia! Chi vuole restare nello Stato estero del Vaticano lo faccia, giochi con lo Ior e il potere ma sia chiaro che tutto ciò con il Vangelo c’entra tanto quanto il Presidente del Consiglio italiano con un galantuomo…fate voi!”

I have a dream! Un sogno, certo, ma se avvenisse qualcosa di simile scommettete che le Chiese si riempirebbero di nuovo, i seminari traboccherebbero di giovani entusiasti e, forse, il mondo andrebbe (un pochino) meglio?

p.s.

Un giorno la Trinità sta discutendo su dove passare le ferie.

Il Padre: “Io vorrei andare sull’Himalaya, bel posto, nevi eterne, aria pulita, potrei dare un’occhiata al mondo da lassù…”

Il figlio: “A me piacerebbe tornare in Palestina, magari riesco a mettere un po’ di pace in quel casino..”

Lo Spirito Santo: “A me, invece, piacerebbe andare a Roma, in Vaticano…sapete, non ci sono mai stato…”

Non ci posso credere…invece..

cepu.jpgQualche volta, anzi spesso, la realtà supera la fantasia. Uno pensa di aver visto già abbastanza, cose che “voi umani…”, invece no. C’è sempre di più nel Regno dei Birboni.

Il vecchio satiro plastificato va in visita all’Università. Possibile? Va in quel tempio di sapienza e merito che sono le nostre benemerite Accademie? Magari in quella Università di S.Raffaele Pisu dove alla figliolina hanno già assicurato una cattedra appena laureata? Magari per portare qualche altro fantastiliardo e garantire, oltre la cattedra, anche le penne e le gomme? Nahhhhh….lui va oltre, sempre. Dove ti va? Alla Sapienza? All’Alma Mater? Al Politecniko? Ingenui! Zuzzurelloni! Lui va al CEPU! Yes, al CEPU! Quello dove hanno bocciato il suo sodale “ditomedio” Bossi (scusate la parolaccia).

Al CEPU! Meraviglia? Siete dei bambinoni! Chi è docente di Storia Contemporanea al CEPU??? Il chiarissimo dott.prof.lup.mann.gran.masc. Marcello Dell’Utri! Lui! Il condannato fresco in Appello a 7 anni per concorso in associazione mafiosa. Docente di storia contemporanea! Del resto chi meglio di un fine intellettuale che ha avuto per maestri figure come l’eroico Mangano, può spiegarci la nostra Storia?

Siamo a vertici inattingibili! “Cose che voi umani…”, altro che  “navi in fiamme al largo dei bastioni di Orione”, quelle sono robe da boyscout. Questa è kultura, altrochè (sfpd).

p.s.

A corollario di questa meraviglia vi ricordo-perchè possiate prenotarne subito una copia-che in autunno, presso l’Editore Bompiani usciranno i (falsi) diari di Mussolini, a cura del medesimo docente CEPU. Sono falsi, bufale, note e stranote. Ma Bompiani pubblica. La responsabile editoriale, tale Elisabetta Sgarbi (sorella dell’urlante capelluto), ha dichiarato: “Non è compito nostro verificarne l’autenticità”. Capito? Come se il Direttore dell’Arcispedale S.Maria Nuova vi dicesse: “il dott. Carciofotti vi opera di appendicite e non è un chirurgo? Non è compito nostro verificarne la laurea..”. Siamo in un paese meraviglioso, o no?

L’ultimo colpo alla memoria: Via Tasso a rischio per 50mila euro

di Lucina Cimino

C’è una piccola strada il cui solo nome, nella Capitale occupata dai nazisti, a pronunciarlo alle donne di Roma (madri, mogli, sorelle, che aspettavano con il cambio in mano sotto le finestre murate pregando che fosse loro restituito) metteva i brividi. Perché al numero 145 di via Tasso si trovava il carcere delle SS di Herbert Kappler. Oggi in quella via che porta dritta alla Basilica di San Giovanni, si respira di nuovo un’aria oscurantista, perché il Museo della Liberazione che è sorto all’interno di quelle stesse mura dagli anni 50 è a rischio chiusura, con tutto il suo patrimonio di memoria.

Hanno attraversato quel portone 2500 persone in 9 mesi, tra il ’43 e il ‘44. I cosiddetti prigionieri politici: comunisti, sindacalisti, badogliani. Interrogati violentemente fino alla tortura e rimandati nelle strette celle sanguinanti e piegati dal dolori affinché i compagni di sventura potessero vederli e fossero loro di monito. Tra quelle mura sono stati detenuti l’ex-presidente della Corte Costituzionale Giuliano Vassalli, il sindacalista Bruno Buozzi, l’italianista Carlo Salinari, il sacerdote don Pietro Pappagallo (che ispirò a Roberto Rossellini il personaggio interpretato da Aldo Fabrizi nel film “Roma Città Aperta”), il colonnello Giuseppe Montezemolo e tanti altri sconosciuti partigiani e cittadini, tra cui oltre 300 donne, che hanno lasciato sulle pareti delle celle i segni graffiati della loro resistenza: avvertimenti, firme, messaggi di incoraggiamento per i compagni, notizie ai famigliari.

Dal 1955 i locali di via Tasso sono diventati il “Museo Storico della Liberazione”, visitato ogni giorno da decine di scolaresche. Alle pareti documenti e profili dei caduti per la libertà. Ora però tutto questo corposo patrimonio di memoria, che ricorda che Roma è una città antifascista, capitale di uno stato la cui Costituzione si fonda sui valori scaturiti dalla Resistenza, ebbene tutto questo rischia di chiudere. «Il Museo compariva fin nei primi comunicati ufficiali ministeriali sui tagli finanziari – dice Antonio Parisella, presidente – anche se ancora non c’è arrivata nessuna comunicazione al riguardo». La situazione è grave e Parisella la sintetizza così: «Se il governo ci taglia i fondi, c’è il rischio che dopo la chiusura estiva non riapriamo, se non ce li taglia, riusciremo ad andare avanti fino a febbraio o marzo».

Il museo si regge su un finanziamento statale del valore nominale di 100 milioni di lire del 2000, e cioè 50 mila euro, che, in base ad una legge del ‘57 dovrebbero garantire il funzionamento dell’istituto, che, è bene ricordarlo, si basa sul lavoro volontario. E nel frattempo il potere d’acquisto si è dimezzato e le spese sono cresciute perché sono stati acquisiti altri due appartamenti dello stabile e perché i visitatori sono aumentati nell’ultimo decennio da 7/8 mila a 12/13 mila unità. Inutile in questo contesto aspettarsi installazioni multimediali o finanche revisione dell’impianto elettrico. «Abbiamo un impianto audio-video obsoleto, i muri andrebbero ritinteggiati, non possiamo aumentare le ore di apertura d’inverno per non far lievitare i costi di energia elettrica, i volantini li autoproduciamo con le fotocopie, abbiamo esigenza di produrre materiali informativi in lingua straniera: siamo sulle guide ma poi i turisti vengono qui e hanno pochi strumenti per la visita».

Tutto è fermo all’allestimento del ‘55, basato sul modello “sacrario militare”. «Vorremmo togliere i quadretti e mettere i pc – continua Parisella – senza togliere nulla al valore etico e civile del posto, ma ci vuole una scelta politica di investire sul Museo, non solo centrale ma anche delle amministrazioni locali per adeguarlo agli standard degli analoghi delle capitali europee». Già, gli enti locali. Il presidente del museo ha scritto a maggio una lettera indirizzata al sindaco Gianni Alemanno, al presidente della Provincia di Roma, Zingaretti e a Renata Polverini, presidente della Regione Lazio e ad Andrea Mondello, presidente della Camera di commercio. Chiedeva loro di accordarsi per integrare il contributo statale per garantire la gestione ordinaria dei servizi e di chiedere alle società partecipate di quegli enti che invece contribuissero per le spese straordinarie (come le audio guide, adesso a far da guida alle scolaresche ci pensano insegnanti in pensione). Finora nessuna risposta ufficiale, solo qualche disponibilità espressa oralmente.

«La Cgil il 25 aprile ci ha inviato 500 euro e anche associazioni, gruppi, circoli Anpi ogni tanto ci fanno giungere contributi significativi, anche se modesti. Ma per andare avanti abbiamo bisogno di un flusso abbastanza continuo anche dei contributi di cittadini e società civile: lo sviluppo sarà in mano loro». Per questo hanno lanciato un appello su Facebook: «La solidarietà è tantissima, ma i versamenti finora sono pochi, anche se per creare – dice ancora Parisella – un atteggiamento di disponibilità a partecipare al finanziamento del Museo serve un po’ di tempo». Museo che, tra l’altro, è stato vittima di un attentato dinamitardo di stampo antisemita nel 99 ed è spesso oggetto di scritte naziste, le ultime il 27 gennaio 2010, «vederlo chiuso farebbe piacere a molti».

L’Unità, 20.7.2010

Come in Italia…

germany.gifIn Germania, in occasione dei recenti Campionati del mondo di calcio, prima di ogni partita (tutte trasmesse in chiaro) andava in onda questo spot: http://www.youtube.com/watch?v=gBzJWF8-E74

Per i non germanofoni la voce fuori campo chiede: “Cos’hanno in comune tutte queste persone?” e la risposta è “I loro figli giocano nella nazionale di calcio della Germania”. Inno e fine. Viva.

In Itaglia, nel paese dei Birboni, cosa potevamo mandare in onda prima delle (poche) partite fatte vedere? Calderoli e borghezio (scusate la parolaccia) che berciavano su Balotelli negro di…? Al massimo le chiappe di Belen Rodriguez che tanto non fanno mai male…

Pover Flèp!

brindisi.jpgUn attimo di raccoglimento. Un istante di riflessione. Un lampo di pietà. Pover Flèp! Ti organizza un mega evento nel cortile di casa sua a Casina (previste 2700 persone dal suo ufficio stampa, 27 dalla Questura), con nientepopopopodimeno che ANgelino Jolie ALfano! Per la “festa della vittoria”. Sì, avete letto bene, “festa della vittoria”. Vittoria de che?

Forse Flèp aveva l’asso nella manica: collegamento skype con il polpo indovino Paul e rivelazione di chi vincerà domenica: Spagna? Olanda? A Casina si sarebbe saputo già venerdì sera! Capperi! Loro sì che sono avanti! Grande, geniale, sublime, superno!

Ma. Pover Flèp! ANgelino Jolie non viene! Dramma, sventura, disgrazia, stipsi. E il polpo? E skype? Manifesti ricoperti e corretti. AL posto di Angelino sui manifesti ora brilla “ai presenti sarà offerto un rinfresco!”. Wow! Almeno per i beoni del circondario l’occasione è ghiotta. Vedo già, dalla torre di Fortezza Bastiani pullman di alpini alla carica. Hic!

Pover Flèp! Quasi quasi ci vado anch’io: un prosecchino come aperitivo non si rifiuta mai (si fa per dire…).

buone notizia dalla lega

antilega.jpgBuone notizie dalla lega (che non merita nemmeno la maiuscola). Cioè notizie normali che testimoniano che esiste un ordine nell’universo. alessandri ha buttato fuori lusetti. Lotte intestine, potere, spazi, poltrone e divani.

alessandri gira con le auto blu pagate da noi e non paga le multe. Come l’on.Scatafuro o Capocchione. Uhhh, ma lo fa per il nostro bene, no?

Nella amministrazioni del nord la lega mangia a quattro ganasce, infila i suoi omini verdi ovunque, dalle Fondazioni bancarie alle Bocciofile padane.

Ah, dannata sete dell’oro…direbbero i vecchi saggi latini.

Ah, il potere…

Chi lega avvelena anche te, digli di smettere….

Ciao Lauro, Emilio, Ovidio, Afro, Marino.

reggio-farioli-morto.jpgQuesto per il consigliere Eboli era uno degli insorti quel 7 luglio di 50 anni fa. Lauro Farioli.

Strani insorti, a mani nude contro fucili e mitra.

Ma si sa i comunisti sono perfidi, vanno all’assalto disarmati…

Che dire? La rubrica “Aiutiamoli a vergognarsi” sembra inadatta a simili porcherie. Gente così, come Eboli, Filippi, don Gaetano Incerti, è così proprio perchè non sa dove la vergogna stia di casa.

Ciao Lauro, Emilio, Ovidio, Afro, Marino.

Un governo “geograficamente scorretto” (Ilvo Diamanti)

s21649.jpgPuò apparire una sindrome maniacale, la mia insistenza sulla geografia. Eppure non mi capacito della disattenzione sull’argomento. Tanto più da parte di questa maggioranza e di “questo” governo. Che, come rammenta Gino De Vecchis, Presidente dell’Associazione Italiana Insegnanti Geografia, ha sensibilmente ridimensionato la materia nei diversi indirizzi delle scuole superiori. Infatti, la geografia è stata eliminata del tutto dagli Istituti Professionali, mentre negli Istituti Tecnici è rimasta solo nell’Indirizzo economico (con decurtazioni di orario). Nel biennio dei Licei, infine, è stata accorpata con la Storia antica (tre ore insieme).?

Insomma, l’idea implicita  –  anzi, esplicita –  nelle scelte del legislatore è che la geografia non serva. Che non sia, comunque, un bene primario ma, semmai, voluttuario. Come il dessert a fine pranzo. A cui si può rinunciare, con beneficio per il peso. Non torno a ripetere quel che ho già scritto altre volte, sulla geografia, come scienza dei confini: del territorio, della società, della persona. Dell’identità.  Per non apparire noioso. E un po’ maniaco (anche se, indubbiamente, un po’ lo sono). Però  fatico a capire un provvedimento del genere da parte di “questo” governo. Di “questa” maggioranza. La più “geograficamente” definita di ogni epoca. A partire, ovviamente, dalla Lega Nord. Poi il PdL. Che somma Forza Italia. E Alleanza Nazionale.  Più che una coalizione, un catalogo di definizioni e di appartenenze riferite al territorio. La Lega, in particolare. Più del Nord, da tempo, evoca la Padania. Come potrà spiegare di che si tratta, senza chiarirne i confini? Dove comincia e dove finisce? E quando invoca il modello “catalano! oppure “bavarese”: come riuscirà a chiarire, a un popolo di geo-analfabeti, che di Comunità autonome della Spagna e di Länder tedeschi si tratta – e non (appunto) di dessert?

Poi: il “federalismo”. Per la Lega, più che un progetto, il Progetto. Anzi, un’ideologia. Il Federalismo come la Riforma delle riforme. Che, ai contesti regionali, garantisce poteri, competenze, identità. Come crederci davvero, quando il governo riduce loro le risorse? Se inibisce la geografia? (Che sta al federalismo come la televisione sta a Berlusconi).

Insomma, se perfino questo governo – fondato sul territorio (e sui media) – dimentica la geografia, allora: non c’è più speranza per noi. Individui etero-diretti da navigatori satellitari e GPS. Viaggiatori sperduti in un mondo di non-luoghi senza nome. Un movimento immobile. Da un aeroporto all’altro. Da un villaggio turistico all’altro. Spaesati in un paesaggio sempre più devastato e devastante. Impegnati a divincolarsi da una rotatoria all’altra.
Non c’è più speranza. Non c’è più senso. Anche i “marchi” delle mie rubriche, ispirati alla geografia e al territorio: Mappe, Bussole, Atlanti. Rischiano di diventare incomprensibili – oltre che inattuali. Al più: reperti di antiquariato. Meglio ricorrere ad altre metafore, meno consumate. Più trendy. Chessò: Tagli, Ritagli, Rimozioni. Perché oggi l’importante non è trovare e ritrovarsi, ma risparmiare. Senza troppi interrogativi. Adeguiamoci.

http://www.repubblica.it/rubriche/bussole/2010/07/01/news/un_governo_geograficamente_scorretto-5303290/?ref=HREC1-5

Padania o morte ? Tutti i bluff di Bossi e soci

9433f10d6688a37c402174983e01d32d.jpeg1984-1990: nasce la Lega lombarda che debutta alle amministrative, la Pretura di Saronno indaga per “vilipendio della bandiera” e “associazione antinazionale”, primo raduno a Pontida reso celebre dal giuramento pronunciato nel 1167 dalla Lega dei Comuni contro l’invasore Barbarossa.

Di questo periodo è importante sottolineare come la “Lega nord per l’indipendenza della Padania”, costituita da associazioni politiche, avesse il conseguimento dell’indipendenza e il suo riconoscimento internazionale quale repubblica federale indipendente e sovrana. E la legittimità di un partito che si caratterizza per uno scopo non costituzionale e contrario all’articolo 5? Sono gli anni in cui Bossi dichiara: “In Italia ci sono due gruppi etnici: la razza celtica, che viene da migliaia di anni di lavoro e i latini che considerano il lavoro roba da schiavi”.

1990-2000: il parlamento del nord inaugurato da Umberto Bossi, mentre la Lega viene coinvolta in una inchiesta sulla maxitangente Enimont, nascono le Camicie verdi (comitato di liberazione della Padania), Bossi invoca (senza risultato) la disobbedienza fiscale sull’Isi (imposta straordinaria sugli immobili), va a Belgrado e parla da “fratello” al leader serbo Milosevic. Otto serenissimi vengono processati e condannati per direttissima per l’assalto al campanile di San Marco in nome della “Veneta serenissima armata”. “Siamo qui per un passo incontrovertibile, per la prima dichiarazione di guerra allo Stato centralista, alla partitocrazia di Roma, alla prima repubblica che non vuole lasciare il posto alla seconda” (Umberto Bossi, La Stampa, 11 maggio 1992).

“Ho già preparato i manifesti: “Nord prepara la valigia”. Se riusciamo a convincere questo nord di brava gente a non pagare l’Ici allora sì che viene il bello. Che mi arrestino, arrestino pure uno della Lega e qui è la rivoluzione” (La Stampa, 19 agosto 1992).

“Bisognerebbe far scattare la legge per il ricostituito partito fascista. Questi sono quella cosa lì. E si può dimostrare facilmente. Questo partito è messo in piedi da una banda di dieci persone che lo controllano nascosti dietro paraventi, non rispettano le regole della Costituzione, chiamano golpista il presidente della Repubblica, svuotano il parlamento e vogliono fare un esecutivo senza nessun controllo superiore”. (Ansa, 19 gennaio 1995).

“Inoltre usano le televisioni che sono strumenti politici messi insieme da Berlusconi quando era nella P2, secondo il progetto Gelli: dove il Paese dal punto di vista politico doveva essere costituito da uno schieramento destra contro sinistra (…) usano la televisione come un randello per fare e disfare. Si tratta di una banda antidemocratica su cui è bene che ci sia qualche magistrato che indaghi se viene commesso il reato di ricostruzione del partito fascista” (Ansa, 19 gennaio 1995).

“La Padania deve combattere contro il nazionalsindacalismo e il nazionalclericalismo. Sono lontani i tempi di Giovanni XXIII il gran lombardo. Ora è arrivato il Papa polacco che ha portato la Chiesa a interessarsi molto più del potere temporale che di quello spirituale. I vari casi Ior e Marcinkus sono a dimostrarlo” (9 agosto 1997).

“Il tricolore lo metta al cesso signora!” (Venezia, riva Sette Martiri, 16 settembre 1997).

“Quando vedo il tricolore io m’incazzo. Il tricolore io lo uso soltanto per pulirmi il c…” (Comizio a Cabiate, 1997): questa frase venne udita dai presenti, tra cui i carabinieri di Cantù di servizio in borghese, chiamati poi a raccontare l’episodio durante il dibattimento: il processo finì con la sentenza di condanna per vilipendio del 2001.

“È una sentenza pesantissima e ingiustificata. Ma i ragazzi di Venezia si facciano coraggio. Non sconteranno tutta la pena: infatti non appena arriverà la Padania saranno liberati con tutti gli onori” (Dichiarazioni di Roberto Maroni, attuale ministro degli interni della Repubblica italiana, il 10 luglio 1997 sulla vicenda dell’assalto armato al campanile di Venezia).

“La Padania è una realtà politica nota in tutto il mondo, anche se la classe politica stracciona del Mezzogiorno finge di non saperlo mentre per noi il meridione esiste solo come palla al piede che ci portiamo dolorosamente appresso da 150 anni” (Mario Borghezio durante un comizio ripreso dal film “Camicie Verdi” di Claudio Lazzaro).

Dal 2000 ad oggi: nasce la Casa delle libertà, Bossi diventa ministro delle Riforme, nasce la Bossi-Fini, viene approvata la devolution, Bossi rilancia con il trasferimento della Rai a Milano invocata anche come capitale d’Italia.

“Noi parlamentari, deputati, senatori, ministri e sottosegretari giuriamo fedeltà alla Padania e al suo popolo e promettiamo di batterci con tutte le forze per la libertà e la prosperità della nostra terra e delle sue genti” (Pontida, La Stampa, 18 giugno 2001).

“Profughi non ne vogliamo, stiano a casa loro”, (Sull’emergenza umanitaria della guerra in Iraq, l’Unità, 21 marzo 2003).

“I vecchi democristiani per i danni che hanno fatto al Paese andavano fucilati” (Corriere della Sera, 26 settembre 2003).

“Il nord potrebbe vivere meglio senza tirarsi addosso il centralismo dello stato italiano. Dobbiamo svegliarci. E visto come stanno le cose non ci rimane che la via della secessione. Basta con le chiacchiere” (Pramaggiore (Ve), Repubblica.it, 26 ottobre 2006).

“La libertà non si può più conquistare in Parlamento ma con uomini lanciati in una lotta di liberazione. Senza la devoluzione da qui possono partire ordini di attacco dal Nord. Io sono certo di avere dieci milioni di lombardi e veneti pronti a lottare per la libertà”. (Al parlamento padano, Mantova. Ansa, 29 settembre 2007).

“Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L’inno dice che l’Italia è schiava di Roma… toh (gestaccio). E’ arrivato il momento fratelli, di farla finita. Basta di far martoriare i nostri figli da gente che non viene dal nord” (Padova, Repubblica.it, 20 luglio 2008).

“So quanti di voi sono pronti a battersi, anche milioni, ma io ho scelto la strada pacifica rispetto a quella del fucile. La lotta della Lega non finirà fino a quando la Padania non sarà libera” (Pontida, 20 giugno 2010).

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/06/26/padania-o-morte-tutti-i-bluffdi-bossi-e-soci/