Notizie dal Monviso

“..Poi, Bossi e Calderoli si sono bagnati la testa con le ultime gocce e con le dita bagnate hanno toccato il capo ad alcuni bambini che li affiancavano nell’atto conclusivo.”

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/udc-soli/bossi-venezia/bossi-venezia.html

Eravamo preoccupati ma a torto. I leghisti sono una certezza: dove non arriva la fantasia o la vergogna, loro vanno oltre. Il cuore oltre l’ostacolo, si decidessero, nelle loro imprese, a tirarsi dietro anche il cervello sarebbe meglio, ma, signora mia, tutto non si può avere. Così siamo al battesimo padano. Già il calderoli si era sposato con rito celtico (sacerdote forse Panoramix?), ora siamo all’imposizione delle mani, ai re taumaturghi, o semplicemente alla demenza collettiva.

Facile ridere. Ma faceva ridere il duce che trebbiava il grano, occhialoni e pancetta al sole? Facevano ridere i giovani della hitlerjugend zompettare nudi e biondi nelle foreste teutoniche? Si comincia ridendo, poi sorridendo, alla fine toccherà ai pochi scampati ricostruire un minimo di decenza collettiva.

Su una cosa però io sono d’accordo con i leghisti e lo dico forte: bisogna difendere la padania dall’invasione con una catena umana. Giusto. Ma la proposta di farla sul Po il prossimo maggio mi sembra un po’ deboluccia, roba da checche insomma (o da froci per stare al loro rude lessico). E poi volete lasciare l’Emilia e la santa Lombardia agli infedeli, ai turchi, agli “abbronzati”. Non sia mai!

Allora propongo una vera azione per uomini veri. Una catena umana non sul Po ma sugli Appennini, dal Colle di Cadibona alla Futa. Ma ora, subito, i tempi stringono!

Quanti chilometri saranno? Diciamo 400? Allora facendo due conti: un leghista tiene un metro, mille a chilometro fanno 400.000 leghisti, manina nella manina, a vegliare notte e giorno sul crinale. Per noi. Per difenderci.

Cosa dice, signora? Oltre i 1000 metri già incomincia far freddo? Cosa vuole che sia per veri uomini come loro?

D’inverno nevica? E certo, mica siamo in Tunisia o in terronia! E poi qualche sacrificio si deve pur fare no?

I lupi? Già questo è un problema, povere bestie, si meritano di azzannare qualche polpaccio della val brembana? Magari il wwf si incacchia pure, però…valutiamo i vantaggi. Grazie al loro sacrificio (sì, perchè si può pensare a perdite come per la Julia in Russia del 75%) l’Italia risorgerà più bella e più superba che pria, per dirla alla Petrolini!

Vuol mettere, signora?

Respinti

Domenica sera è andato in onda la prima puntata del reportage “Respinti” di Riccardo Jacona, per la serie “Presa diretta”.

Articolo su: http://www.viaemilianet.it/notizia.php?id=2935 (con video su Novellara).

La domanda finale del sindaco: “Ma è lungimirante seminare odio e paura?”

Non sarà lungimirante ma certamente è stato utile alla creazione di un clima di intolleranza e chiusura, gestito e promosso dalla lega e goduto dalla destra. Un clima che abbiamo lasciato crescere e dove anche la gerarchia cattolica ha dato un suo contributo, almeno in termini di silenzio e accondiscendenza, quando non con aperta collaborazione, come nel caso del parroco (protempore) di s.francesco di città, vero campione di una chiesa dei ricchi.

10 domande a Umberto Bossi

Da “Antefatto”: “Su la testa” di S.Amurri (http://antefatto.ilcannocchiale.it/)

1) E’ vero, signor Bossi, che lei si rivolge affettuosamente a suo figlio Renzo chiamandolo “trota” e se sì perché?

2) Dopo aver lanciato su Facebook il gioco “Rimbalza il clandestino”, suo figlio Renzo è stato nominato membro di un osservatorio dell’Expo di Milano. Attraverso quali canali di reclutamento e in ossequio a quali criteri suo figlio ha ottenuto tale nomina da 12mila euro al mese?

3) Prima di intraprendere l’attività politica lei ha per molti anni svolto l’attività di cantante col nome d’arte di Donato arrivando a partecipare (e venendo bocciato) al festival di Castrocaro. Perché ha smesso?

4) Nel 1995 lei definiva Berlusconi un mafioso con cui non si sarebbe mai alleato. Quando e perché ha cambiato idea?

5) Signor Bossi, ha rinunciato all’idea della secessione da “Roma ladrona”? Chi ha la proprietà sul “marchio” della Lega?

6) Dopo aver ottenuto il diploma di perito tecnico elettronico presso la scuola per corrispondenza Radio Elettra, lei da 22 anni siede ininterrottamente in Parlamento. Che lavoro farebbe, signor Bossi, se non facesse il deputato?

7) Dice il vero la sua prima moglie, Gigliola Guidali, quando afferma in un’intervista di aver chiesto la separazione dopo aver scoperto che lei usciva tutte le mattine di casa con la valigetta del dottore (dicendole “ciao amore, vado in ospedale”) senza essersi però mai laureato?

8) Nel 1992 esplode Tangentopoli, un evento epocale che vide lei fra i più convinti sostenitori del pool di magistrati intenti ad indagare sui fenomeni di corruzione. Nel 1993 lei venne coinvolto in una questione legata a un finanziamento illecito di duecento milioni, ricevuti dagli allora dirigenti Montedison. Smise per questo di sostenere i magistrati?

9) Che fine ha fatto il Parlamento del Nord?

10) Il 26 luglio del 1997 lei affermò testualmente: “Il Tricolore lo uso per pulirmi il culo”. Signor Bossi, ricorre ancora a questa pratica palesemente antigienica?

Domandine serali

Le giornate si accorciano, il sole cala fra nuvole rossastre sulle colline davanti a Fortezza Bastiani, fra poco calerà la notte e le sentinelle inizieranno il loro primo turno di guardia. E mi chiedo:

A Tripoli le Frecce Tricolori avrebbero dovuto diventare Frecce Verdi. Verde, colore dell’Islam, della Libia del brigante del deserto, dell’integralismo islamico, dei suicidi per il profeta. Ma verde anche come le camicie della lega, come le cravatte dei (poco) onorevoli leghisti, delle bandiere a Pontida. Stesso colore. Stessa testa (si fa per dire)?.

C’era una volta in Italia il Partito socialista. Una volta. Poi arrivò l’eroico esule di Hammamet e la cosa finì lì. Un secolo di storia finito, letteralmente, nello sciacquone di mario chiesa. E i socialisti? Sono diventati gli àscari del sultano. Il piduista cicchitto (scusate la parolaccia) ulula roba che neanche Farinacci avrebbe detto, in quanto a stupido servilismo verso il capo. Sacconi, brunetta “gridolo” e via così. Tornasse Pertini, basterebbe un container di sberle per questa gente?

Devo aver alzato il gomito (anche se quel Montepulciano d’Abruzzo non era male..) perchè ho avuto l’impressione di aver letto che qualcuno ha proposto di candidare bassolino (nomen omen) a sindaco di Napoli. Noooo. Avevo bevuto, vero? Ditemi che avevo bevuto troppo!

Come noto, non sono un estimatore del vecchio satiro isterico. Però una domanda me la devo porre: uno che è nei guai come lui, che ha più scheletri nell’armadio che veline sul divano, che si è messo contro l’Europa e anche il Vaticano (mica Istoreco, eh?), cosa fa? Se ne sta buono, zitto, naviga a pelo d’acqua, sull’esempio di andreotti spegne, calma, sopisce? Noooo. Tutte le mattine si alza, un po’ azzurrino per il farmaco preso, ma ancora arzillo nonostante l’età e inizia a sparare boiate ad alzo zero contro il mondo. Demenza senile? Intossicazione da farmaci? Sindrome di Vasco (gli piace la vita spericolata)? Mah!

Buonanotte.


L’odio puro della Lega (G.Caliceti)

Riporto integralmente l’intervento di oggi dell’amico Giuseppe Caliceti su “Reggio 24h”:
Berlusconi fa pena, ma anche la Lega. Che schifo. Adesso, dopo che il manifesto razzista girava da mesi per internet, diventato l’immagine di una pagina di Facebook, di un gruppo, a cui aderiscono, tra gli altri, Bossi e quel cervellone di suo figlio. Il testo:”Immigrati clandestini: torturali! E’ legittima difesa”.

Torturateli, capite? Siamo arrivati a questo. La pagina Facebook chiamata “Lega Nord Mirano”. E vi sono legati da “amicizia” oltre 400 persone.

Accanto a nomi tradizionali della mitologia del Carroccio come “Attila flagello di Dio” e “padano guerriero”, anche Umberto Bossi e suo figlio Renzo, ideatore del gioco “Rimbalza il clandestino” (poi tolto da Fb dopo la denuncia di Repubblica.it).

Ma come possibile che gente del genere ci governi? Lo chiedo anche ai leghisti reggiani. Ma come si fa? Nella sua intervista a FestaReggio il sindaco di Reggio Emilia ha affemato che tra i leghisti ci sono amministratori bravi e giovani. Non ne dubitiamo, ma come fanno a sopportare queste cose? Perchè non le trovano scandalose come tutti gli altri cittadini italiani? Forse non sono italiani? Forse non sono cittadini?

Tra i nomi del gruppetto di Facebook anche Enzo Erminio Boso, già parlamentare leghista. E il giovane Roberto Cota, capogruppo alla Camera.

Tante, poi, le strutture del partito amiche, tra cui i giovani padani di Pavia e il gruppo Lega Nord di Vicenza. Cosa diranno i leghisti? Che tra i loro sindaci c’è anche un uomo di colore? Possibile che non capiscano che non è questo il punto? Possibile che non capiscano che così fomentano gli istinti peggiori?

Walter Veltroni, che quando era segretario del Pd si poteva occupare di tante cose di cui pare si occupi quasi di più adesso, è intervenuto: “Stamattina aprendo Facebook ho visto un’email inviatami da un’amica di Brescia: la foto che la sezione di Mirano della Lega Nord. Io credo che questo sia inaccettabile. E’ contrario a ogni forma di civiltà, prima ancora che alla nostra storia e alla nostra tradizione di emigranti”. Veltroni ha perciò annunciato: “Chiederò al ministro degli Interni Maroni di adoperarsi perchè venga immediatamente cancellato”.

Lo mettiamo, lo cancelliamo. L’importante è che se ne parli. Ma poi? Possibile che per affermazioni così gravi non ci siano contromisure e punizioni severe come quelle invocate tante volte dalla stessa Lega? Questa “non Tolleranza Zero”, questa “Intolleranza Mille”. Questo odio allo stato puro.

Mi stupisco che in questa Italia nessuno abbia ancora fatto un partito pro pena di morte. Sappiamo che la maggioranza degli italiani è a favore. A rigor di logica potrebbe vincere le elezioni alla grande.

La malattia della Lega

Riporto integralmente l’intervento di oggi dell’amico Andrea Canova su “Reggio 24h”:

La malattia della Lega
Non so a voi, ma a me non è mai capitato di incontrare un’orda di ciclisti ubriachi. Uno sì: un tossico quasi sempre ubriaco che di norma fa cinque sei metri con la bici poi casca per terra, però salvando la bottiglia. Oramai è un acrobata, è bravissimo, la bottiglia non la rompe mai, né mai ne rovescia un goccio. Per questo, sinceramente, lo ammiro.

Se non fosse che è una legge dello Stato, il nuovo Ddl sulla sicurezza è grottesco. Così come è grottesco chi l’ha voluto, la Lega Nord e questo governo. Bossi, Maroni, Calderoli, la Lega in generale, mi fanno compassione. Sono un B movie all’italiana, una nebbia che offusca una serena percezione del mondo, sono un grumo di nervi disfatti. Dei comici falliti… ma, e qui c’è la tragedia, dei comici falliti che sono al governo di un paese.

Finisce la compassione e si chiudono le risate, per cercare di capire qualcosa che, forse, è incomprensibile, oppure che ha una sua logica.

In questa estate, ho letto che in un certo luogo di mare è vietato usare gli zoccoli perché fanno rumore; da un’altra parte non si possono fare i castelli di sabbia; poi avevano tolto le panchine, poi le impronte digitali, poi un sindaco che gridava al genocidio degli zingari; i ciclisti ubriachi; due persone sono un assembramento vietato, ho letto per qualche parte d’Italia; sentimenti xenofobi dilaganti e potremmo continuare a lungo. Ma non lo facciamo perché, di dettaglio in dettaglio non si va da nessuna parte. Meglio, secondo me, provare a cercare una matrice di fondo.

Quindi, divieti: divieti particolari e divieti generali. L’Italia si sta riempiendo di divieti.

Come nella Torah, come nel Corano, come nella Bibbia – anche se un po’ meno – il pensiero e l’azione politica della Lega intendono regolamentare la vita degli italiani e degli stranieri, in generale e nei dettagli, come in una religione. Sì, perché nella Lega, nella cultura che sospinge e che esprime, c’è, di fondo, una logica religiosa, cioè un pensiero magico. Una logica che si regge, principalmente, su due coppie: puro/impuro e lecito/illecito, dove la prima coppia è l’architrave che porta l’intero edificio. La coppia puro/impuro è la fune trainante dell’ideologia leghista, quella lecito/illecito la sua manifestazione pubblica e il sentimento di fondo che genera queste coppie, come nelle religioni e nel pensiero fascista, è la paura: una paura irrazionale, infantile e infondata ma, tuttavia, potente perché ripetuta come un mantra.

Il grande Pascal diceva che, indipendentemente dall’esistenza o meno della fede, è necessario comportarsi “come se” la fede ci sia, pregando e pregando, che poi la fede arriva davvero. La Lega fa un po’ la stessa cosa: le paure che scatena da vent’anni a questa parte non esistono, ma loro si comportano “come se” fossero fatti certi e reali fino a farli diventare davvero fatti certi e reali. Come i tre monoteismi, fondati su una nevrosi, la Lega, per poter convivere con le proprie nevrosi, ne fa un modello del mondo: invece di usare la ragione, la Lega preferisce nevrotizzare il mondo perché ha paura del mondo, non avendo gli strumenti per leggerlo e per capirlo e non avendo la cultura per assaporarne la vitalità e la novità. Da questo nevrotico analfabetismo di ritorno la paura e, da qui, la chiusura, le radici, le tradizioni, i dialetti, l’identità, la xenofobia, ossia la ricerca di una purezza che, appunto perché non esiste, li porta ad imporla con la forza della legge (per ora).

Il puro è ciò che è senza mescolanza, è ciò che non contamina, è ciò che non sporca, ossia è il puro spirito contro l’impura realtà; l’impuro è l’eretico, il diverso, lo straniero, il meticciato sotto ogni forma. La Lega, al contrario, è prigioniera di una logica magica che, alla fine, è anche una logica di tradizione fascista e nazista: dall’alto ti purifico con la forza della legge, impedendoti di sbagliare (l’illecito) e impedendoti di mescolarti (l’impuro), cioè di vivere.

John Stuart Mill ha detto: “Se la società lascia che un considerevole numero dei suoi membri rimanga in uno stadio infantile, incapace di comportarsi sulla base di una valutazione razionale dei fatti non immediatamente presenti, essa non deve rimproverare se non se stessa per le conseguenze di ciò”.

Andrea Canova
http://www.reggio24ore.com/Sezione.jsp?titolo=La+malattia+della+Lega&idSezione=5185

Modesta proposta nautica

E’ difficile scherzare dopo quello che è successo nel Canale di Sicilia, ma anche l’incazzatura nuoce all’incarnato, signora mia. Quindi lancio una modesta proposta che si potrebbe concretizzare in una raccolta di firme, di altre idee, di materiali atti all’uso.

Proposta nautica: si prenda in un deposito di residuati marini una tipica barca italica da pesca, il gozzo, di lunghezza fra i sei e gli otto metri. Viene via con poco se non serve-come a noi non serve-un motore funzionante nè un timone efficiente. Un gozzo di tale dimensione è omologato per 7 persone. Applichiamo il vecchio principio militare (“cavalli otto, uomini quaranta”) alla nuova situazione: “persone otto, leghisti cinquanta”.

Prendiamo il gozzo e ormeggiamolo alla banchina di Porto Palo, facciamoci salire: bossicalderolicotasalviniborghezioalessandri (scusate le parolacce) e altri 44 leghisti (“in fila per sei col resto di due”). Abbigliamento consigliato: canottiera padana. Forniamoli di generi di conforto: 1 bottiglia d’acqua ogni 5, ma 10 scatoletta di acciughe sottolio a testa. Carta igienica a discrezione.

Con una vedetta della Guardia Costiera rimorchiamo (lentamente, così i passeggeri si godono il paesaggio marino) il gozzo fino alle acque tunisine e quando siamo ben certi di essere stati individuati dai loro radar, zac, si taglia la gomena e si lascia il gozzo a scarocciare nell’azzurro mare. Per migliorare l’approccio umano con i militari tunisini si auspica l’utilizzo di borghezio come mediatore culturale.

Nel frattempo si allestisce un Centro provvisorio di accoglienza per gli scampati (speriamo pochi), gestito direttamente dai famigliari delle centinaia di “clandestini” affogati in questi anni. Il tutto videoripreso e controllato per l’edizione del “Grande leghista” 2010.

Si raccolgono suggerimenti e materiali per l’operazione “Vara il tuo leghista!”(Gianfilippo mi ha già assicurato un golfino cashmere per le fredde notti nel Canale di Sicilia, ma è indeciso se destinarlo a Salvini o Cota, alcune amiche massaie stanno preparando l’ossobuco che, una volta mangiata la ciccia, resta sempre l’osso che magari galleggia pure..).

Qualche commento

Qualche commento alla lettera del giovane leghista che, nonostante i sospetti di Giannifotografo, esiste davvero (http://www.corriere.it/cronache/09_agosto_20/garibaldi_stato_assente_messaggi_giovane_leghista_71371e5c-8d4c-11de-ac5b-00144f02aabc.shtml.)

La prima cosa che vorrei sottolineare, senza cadere nel vieto corporativismo, è che questo paese ha un disperato bisogno di storia. Se una persona mediamente colta, giovane che si definisce “con una certa passione per la storia” mette in fila tante banalità, imprecisioni, strafalcioni sulle patrie vicende, devono accendersi molte lucine rosse di allarme. E la scuola è la prima imputata, ma non come dice il solerte Galli dL, per aver insegnato etc.., ma per NON avere insegnato il metodo critico, la capacità di orientarsi fra saggi, fonti e altro materiale. Le tesi sostenute dallo studente non sono una sua originale produzione, sono la rimasticatura della “leggenda nera”, originale di una certa cultura cattolica integralista, zona Alleanza Cattolica, che non solo possiamo riscontrare in siti web come quello gestito da Maurizio Blondet (http://www.effedieffe.com/), antisemiti, tradizionalisti e lefebvriani, ma trovano riscontro in figure ben più prestigiose del mondo cattolico, come il caso del vescovo di S.Marino Montefeltro, Luigi Negri. Chi lo ha ascoltato un paio d’anni fa alla Sala degli Specchi, ritroverebbe le stesse tematiche sostenute dallo studente leghista. E in forma più sgangherata tutta questa paccottiglia è leggibile in “Reggionelweb” (http://www.reggionelweb.it), divenuto ormai lo sfogatoio leghista e tradizionalista della nostra città e provincia. Tutto il male viene dalla Rivoluzione francese, dall’illuminismo (non a caso definito “bieco” solo pochi giorni fa in altre circostanze), dalla rottura dell’ordine naturale, del potere temporale. Una storia che si snoda attraverso complotti della massoneria, dei Savoia, dei liberali, comunisti, laici e di chissàchi.

Il solerte studente riprende, acriticamente, questa “vulgata”, senza avere maturato gli anticorpi critici, miscelando bufale e complotti, giocando sulla moda dilagante della “controstoria”, del “finalmente possiamo dire…”. Una moda che ha avuto non pochi epigoni anche alla estrema sinistra negli anni settanta e ottanta.

Grande bisogno di storia dunque, di ripartire dalle basi, anche in questo caso uscendo dalla mitologia che tanti danni ha fatto: primo fra tutti la “sindrome del pendolo” di cui, a.e., è stata tipica la figura di Garibaldi. Eroe dei due mondi, mito di libertà prima e poi predone in sud america, terrorista, massone e chi più ne ha peggio ne metta. Il 150° dell’Unità potrebbe essere l’occasione per questa riflessione, seria e fondata? Ma la superficialità del leghista tradisce anche la totale mancanza di concetti base come “democrazia”, “pluralismo”, “Stato di diritto”, cosa non sorpprendente visto la sua provenienza politica.

Veniamo poi alla parte “attuale” della lettera, che ha mandato in sollucchero il solerte Galli dL. Dobbiamo ascoltare il disagio dice il filosofo. Bene. Ascoltato. Ma, per l’ennesima volta, se questo è lo stato del nostro paese-e lo è-è la gazzarra leghista la soluzione? O il consumismo carnale del vecchio satiro? La destra che ci governa, orrori a parte, non è semplicemente all’altezza di esprimere una cultura di governo all’altezza dei problemi che sono anche quelli raccontati dal leghista, immigrazione compresa. E sul problema meridionale, la riscossa auspicata da Galli dL, dovrebbe venire da Miccichè e Lombardo o dalla Finocchiaro e Orlando?

La lettera rimane davvero un exemplum del mondo leghista in espansione. Quasi in chiusura, infatti, leggiamo quelle che sono le parole chiave dell’intero ragionamento: “paura” e “terrore” che sono il vero motto che andrebbe inserito, per legge, nel vessillo della lega.

Di fronte alla paura e al terrore non c’è cultura che tenga, rimane solo il fucile, il muro, la barricata. Non si tratta neppure di essere razzisti o no (e lo studente lo è) perchè è qualcosa che viene prima, è una weltanshauung, un modo di vedere il mondo, è una forma mentis, contro cui le armi del ragionamento e della conoscenza hanno potere limitato. Si tratta di ricostruire un tessuto sociale e culturale dalle basi, in condizioni difficilissime, operando magari azioni sovversive come il rifiuto della tv, dell’inutile consumo. Tornando ai libri, ai dibattiti, alle discussioni civili.

Il leghista ha 24 anni, all’anagrafe, ma colpisce quanto di vecchio, di chiuso, di paranoico traspaia dalle sue parole. Una sola domanda: dov’erano le grandi agenzie formative (chiesa, partiti, famiglia, etc..) mentre questo ragazzo cresceva fino a diventare un “ignorante che ha studiato”?

Alcuni anni fa ho avuto una discussione con un ex-onorevole comunista, esempio sublime di t.t. (turbinoso trasformismo). Il tizio, per sostenere le sue tesi, mi buttò in faccia l’affermazione: “Io ho letto 3500 libri!!” Non riuscii a star zitto e quello che riuscii a dire fu semplicemente: “E quanti ne ha capiti?”

Dialogo significativo (II)

La storia è positiva

Ma protesta e paura oggi sono fondate
No, non è la lettera di un razzista la lettera di questo studente — un bravo studente, si può immagina­re — che il Corriere ha deciso di pubblicare per contribuire a far conoscere al Paese da quali sentimenti e di quali ragioni si fa forte l’opinione pubblica leghista così diffusa al Nord. Ha quasi sempre delle ragioni, infatti, anche chi non ha ragione: pure quando tali ragioni, com’è questo il caso, sono costruite su un ordito di vere e proprie manipolazioni storiche.

Quanto scrive Matteo Lazzaro dimostra innanzi tutto, infatti, il rapporto strettissimo che inevitabilmente esiste tra storia e politica; e di conseguenza, ahimè, il disastro educativo prodotto negli ultimi decenni nelle nostre scuole da un lato da una sfilza di manuali di storia redatti al l’insegna della più superficiale volontà di demistificazione, e dall’altro da una massa d’insegnanti troppo pronti a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda. Gli uni e gli altri presumibilmente convinti di contribuire in questo modo alle fortune del progressismo «democratico» anziché, come invece è accaduto, a quelle di un autentico nichilismo storiografico di tutt’altro segno. Ecco infatti il risultato che si è fissato nella mente di molti italia ni: una storia del nostro Paese inverosimi le e grottesca, impregnata di negatività, violenza, imbrogli e sopraffazione. Una storia di cui «vergognarsi», come pensa e scrive per l’appunto Lazzaro, e che quindi può solo essere rifiutata in blocco: dominata dall’orco massone e da quello sabaudo, dalla strega della partitocrazia, dal belzebù del «clientelismo», sfociata in «uno dei debiti pubblici più alti del mondo». Nessuno sembra aver mai spiegato a que sti nostri più o meno giovani concittadini che il Risorgimento volle anche dire la possibilità di parlare e di scrivere liberamente, di fare un partito, un comizio e altre cosucce simili; o che ad esempio, nel tanto rimpianto Lombardo-Veneto di austriaca felice memoria, esisteva una cosa come il processo «statario», in base al quale si era mandati a morte nel giro di 48 ore da una corte marziale senza neppure uno straccio di avvocato. Nessuno sembra avergli mai raccontato come 150 anni di storia italiana abbiano anche visto, ol tre alle ben note turpitudini, un intero po polo smettere di morire di fame, non abitare più in tuguri, non morire più come mosche e da miserabile che era cominciare a godere di uno dei più alti redditi del pianeta. Così come nessuna scuola sem bra aver mai illustrato ai tanti Matteo Laz zaro quello che in 150 anni gli italiani hanno fatto dipingendo, progettando edifici e città, girando film, scrivendo libri: non conta nulla tutto ciò? E si troverà mai qualcuno infine, mi domando, capace di suggerirgli che la democrazia non piove dal cielo, che tra «uno dei debiti pubblici più alti del mondo» e l’ospedale gratuito sotto casa o l’Università dalle tasse presso ché inesistenti qualche rapporto forse esiste? E che la storia, il potere, la società, sono faccende maledettamente complicate che non sopportano il moralismo del tutto bianco e tutto nero, del mondo diviso in buoni e cattivi?

È quando viene all’oggi, invece, che il nostro lettore ha ragione da vendere, e alle sue ragioni non c’è proprio nulla da aggiungere. C’è semmai da capirle e interpretarle. Il che tira in ballo la responsabilità per un verso della classe politico-intellettuale di questo Paese, per l’altro quella dei nostri concittadini del Mezzogiorno. Per ciò che riguarda la prima è necessario e urgente che quello strato di colti, di giornalisti di rango, di scrittori, di attori della scena pubblica, i quali tutti insieme contribuiscono alla costruzione del «discorso » ufficiale del Paese, la smettano di assumere un costante atteggiamento di sufficienza, se non di disprezzo, verso ogni pulsione, paura o protesta che attraversa le viscere della società settentrionale (ma non solo! sempre più non solo!) tacciandola subito come «razzista», «securitaria », «egoista», «eversiva» o che altro. Pericoli di questo tipo ci saranno pure, ma come questa lettera spiega benissimo si tratta di pulsioni e paure niente affatto pretestuose ma che hanno un senso vero, spesso un profondo buon senso, e dun que chiedono risposte altrettanto vere, sia culturali che politiche: non anatemi che lasciano il tempo che trovano.

E infine i nostri concittadini del Mezzogiorno: questi sbaglierebbero davvero se non avvertissero nelle parole del lettore leghista l’eco neppure troppo nascosta di una richiesta ultimativa che in realtà ormai parte non solo da tutto il Nord ma anche da tante altre parti del Paese. È la richiesta che la società meridionale la smetta di prendere a pretesto il proprio disagio economico per scostarsi in ogni ambito — dalla legalità, alle prestazioni scola stiche, a quelle sanitarie, all’urbanistica, alle pensioni — dagli standard di un paese civile, tra l’altro con costi sempre crescenti che vengono pagati dal resto della nazione. Il resto dell’Italia non è più dispo sta a tollerarlo, e si aspetta che alla buon’ora anche i meridionali facciano lo stesso

Ernesto Galli della Loggia
19 agosto 2009

I commenti a domani.