L’inevitabile prevalenza del mediocre (Nicola Fangareggi)

Condivido pienamente la proposta del Movimento a Cinque Stelle affinché le sedute del consiglio comunale vengano trasmesse in diretta web e mi auguro che il Comune di Reggio – come altri che lo hanno già fatto – l’adotti senza ulteriori indugi. Si tratta della stessa proposta che avanzai alla sala del Tricolore nell’estate del 1999, poco dopo la nascita di Emilianet, allora sdegnosamente respinta dall’aula. Ricordo in particolare la veemenza con cui il capogruppo della Margherita, all’epoca Giovanni Catellani, osteggiò quella proposta che avrebbe consentito al Comune di Reggio di conquistare non tanto un primato, ma di dare un segno di forte attenzione allo sviluppo della tecnologia digitale al servizio dei cittadini.

Allora la proposta non passò per ragioni di gelosie interne alla maggioranza. Anziché affidarsi a un servizio esterno, dissero, sarebbe stato meglio fare da soli. Indiscutibile. Solo che sono trascorsi undici anni, sono cambiati sindaci e giunte e la proposta è ancora lì. Se non fosse per il consigliere grillino Matteo Olivieri manco se ne parlerebbe. Quando si dice la buona amministrazione, vero?
La diretta web delle riunioni consiliari dovrebbe essere attiva da allora. Non già perché esse siano interessanti, tutt’altro, ma come atto indispensabile alla trasparenza dell’amministrazione. Molte altre assemblee hanno già adottato sistemi analoghi. D’altronde, viviamo in un mondo dove il presidente degli Stati Uniti non si separa mai dal suo Blackberry personale per consultare e inviare le email. In ritardo siamo noi.

Parlo di digitale perché la sfida di ogni amministrazione pubblica, oggi, si gioca su questo terreno.
Lo ripetiamo da anni con scarsi risultati. Gli amministratori e i politici, in genere, o non sanno di quel che si parla oppure tendono a mettervi il cappello. I più credono si tratti di una moda che, come tale, sia destinata a passare. Non hanno capito niente.
Quando giorni fa ho scritto che Fotografia Europea sarebbe un eccellente format pensato per la rete non volevo fare una battuta. Dicevo sul serio. Se fosse stata realizzata in versione web, con le idee giuste, sarebbe costata parecchi zero in meno e avrebbe raggiunto visitatori con diversi zeri in più.
Il problema è che politici e amministratori non lo credono possibile. Oppure divagano. Organizzano format festivalieri obiettivamente vecchi di decenni, forse perché si sono ispirati durante le vacanze in Europa negli anni giovanili e hanno imparato ad amare festival e mostre. Lo abbiamo fatto tutti ed è stato bello davvero. Ma andiamo avanti, santo cielo, non fermiamoci lì.
Non voglio parlare solo di cultura. Parlo di politica. Ne parlo perché vedo avanzare il Grande Nulla come nelle epopee di Michael Ende. Vedo trionfare la mediocrità e la definitiva, rassegnata sconfitta dell’intelligenza.
Le recenti vicende – il segretario del Pd, il vicesindaco, ma in fondo anche le regionali – confermano che il degrado è inarrestabile. Non ce l’ho con i singoli, che rispetto: è il sistema che produce l’inevitabile prevalenza del mediocre.
Possibile che il Pd a Reggio, dal quale in teoria dovrebbero partire idee e pratiche di buon governo, riesca a scovare un segretario oscuro di cui non si è letto né ascoltato mai nulla in sede pubblica? Possibile che una perfetta sconosciuta finisca per diventare vicesindaco? Qualcuno, a Ferrari e alla De Sciscio, ha fatto un esame di cultura generale?

Io farei così. Nominerei una commissione di saggi per l’accesso alle candidature. Vuoi fare il segretario del Pd? Bene, adesso ti interroghiamo. Materie: Gramsci, Sturzo, Gobetti, Prampolini, Moro. Poi Steve Jobs, la Costituzione, il Tricolore, la Repubblica Cispadana.
Non passi l’esame? Niente, stai a casa. Avanti il prossimo.

Paradossi, certo. Ma siccome “più diventa tutto inutile, più credi che sia vero”, e ne siamo avvertiti, bisogna che qualcuno si prenda la fatica di dirlo.
Signori, il degrado avanza perché abbiamo smarrito il senso dell’etica pubblica. E non c’è etica senza preparazione culturale, storica, letteraria, umanistica, scientifica. L’etica è un portato della conoscenza. Quando tutto diventa pragmatismo, la politica finisce. E vince Berlusconi, com’è ovvio.
Questo centrosinistra reggiano, lo dico con delusione, sta scivolando lungo una china pericolosa. Ogni scelta è al ribasso, ogni nomina abbassa l’asticella della presentabilità. Nelle amministrazioni vedo figure che non sarebbero in grado di organizzare un condominio.
E soprattutto ascolto fiumi di parole vuote, di slogan, uno sciocchezzaio infinito di bla bla slegati dalla realtà in cui viviamo e per la quale vorremmo di meglio.
Ora c’è questo can can sulla ‘ndrangheta. Toh, che scoperta. Si sono accorti che la ‘ndrangheta esiste anche dalle nostre parti perché un’automobile è stata fatta saltare in aria.
Se ne dovevano accorgere prima. Se ne dovevano accorgere quando la ‘ndrangheta muoveva i propri colletti bianchi nella gestione della pulizia del denaro anche dalle nostre parti. Vi dice niente l’esplosione demografica di Reggio Emilia tra gli anni Novanta e oggi? E quella edilizia? Tutto regolare?

Leggo che ieri il consiglio comunale ha approvato un piano a Canali per altri 230 alloggi. Fantastico. Gli alloggi invenduti nella Reggio di oggi sono sette-ottomila. Cosa volete che siano 230 in più?

Vedo molta ignoranza, sì. Ma anche tanta ipocrisia. E piccole furbizie di un ceto politicante di livello troppo scarso perché lo si possa prendere sul serio. So bene che al peggio non c’è limite, dunque mi guardo bene dal rimpiangere il passato. Però, amici, lo spettacolo è sgradevole. Sul ponte sventola bandiera bianca.

http://www.reggio24ore.com/Sezione.jsp?idSezione=13522

S’avanza uno strano partito…

pioggia.jpgSaranno le piogge primaverili, sarà il crac greco, saranno le occasioni immobiliari di Scajola (a proposito lancio un avviso: se qualcuno vuole pagarmi un auto nuova-la mia ha 12 annni-io sono disponibile a non accorgermi di nulla…) però certe cose mi suonano strane, pur nella bella Reggio che ci ospita e ci nutre. L’amica Normanna osservava che almeno del buon Filippi sappiamo cosa “pensa”, ma dei piddini capiamo solo la tendenza alla sedentarietà seggiolara (patologia di antica data diffusa in Italia), quando poi non ci sorprendono con trovate geniali come quella di bocciare la concessione della cittadinanza onoraria a Gino Strada (è successo a Castelnovo Monti). IO non capisco molto di politica, sono un montanaro venuto giù con l’ultima piena, però. Però mi suona strano un partito che non fa proseliti. Dopo la nascita del PD mi immaginavo una campagna acquisti, entusiasti attivisti che battessero le contrade per staccare tessere, per costituire circoli etc. Nulla. La logica mi sembrava (e mi sembra) fosse “chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori…”, come quando si giocava a nascondino. Se si vuole, ma proprio se si vuole, uno può iscriversi, se proprio vuole…e poi, particolare banale, come ci si iscrive? Il PD aveva una sede in centro in via Guido da Castello, chiusa. Costava troppo. Ma una volta si usava fossero gli iscritti a pagarla, si faceva alla romana: tot euro x tot persone=affitto. Non è difficile. No. Impossibile. Taglio dei costi. E sede chiusa. Poi ci vengono a sassare le gonadi con la storia della Lega radicata nel territorio. Boh. Ti riaprono una sede, lo so perchè è sotto casa mia. Beh, una sede..Una mezza sede, una stanza 6×4 (ventiquattro), aperta solo tre giorni la settimana nei mesi dispari, in quelli pari si vedrà…Da qualche elezione si perde il centro storico e lo si lascia in mano a una folcloristica congrega di fascio-leghisti-forzaitalioti, prima con un presidente cotonato, ora con il benzinaio leghista. Un bel salto di qualità. Dai bassi alla..fossa. Bene, si perde il centro storico e con un distacco limitato. Qualcuno è mai venuto a chiedere voti, aiuti, idee a noi cittadini del centro che (ancora, pervicacemente) votiamo a sinistra? Nulla, a un certo punto spuntano le liste che qualcuno avrà fatto, uno se le legge, si chiede quali sostanze abbiano usato i sagaci compilatori e poi si vota. E, regolarmente, si perde. Bene, bravi. Bis? No, ormai ter! Mah. Ma io non capisco nulla di politica, si sa.

E per chiudere questa piovosa riflessione: come si sceglie il nuovo segretario del PD provinciale? Facile. Come riferiva ieri Reggio 24: “alcuni maggiorenti si sono trovati a discutere gli equilibri e i ticket..?”. Wonderful! Uno legge ed è contento di sapere di aver votato, simili “maggiorenti”. Poi, pare, che si siano messi d’accordo i “maggiorenti” (o gerarchi?) e così avremo il segretario, come recitava quella poesia del Giusti, ricordate?

Al Re Travicello piovuto ai ranocchi, mi levo il cappello e piego i ginocchi;
lo predico anch’io cascato da Dio:
oh comodo, oh bello un Re Travicello!

Perchè stupirsi se continua a ritmo vorticoso il gioco dei 4 cantoni? “Allora quello da lì lo mettiamo la, l’altro da là lo mettiamo lì…” I posti sono limitati e le natiche sono tante, bel problema! Vuoi che vada a cercare anche degli iscritti al club, che poi magari le natiche crescono e le sedie rimangono sempre quelle? Ma che? Son scemo? “Ma mi faccia il piacere”, diceva il buon Totò… A proposito Zanichelli dove lo mettiamo?


“Ma chi te lo fa fare?”

“Ma chi te lo fa fare?” E’ la domanda ricorrente, ormai è diventato quasi un mantra. Ma oggi è una di quelle giornate in cui le risposte si trovano facilmente. Basta ascoltare, come stamattina al Teatro Ariosto, la testimonianza di  Andrée Geulen Herscovi, una dei Giusti fra le Nazioni. Aveva 19 anni e salvò centinaia di bambini ebrei nel Belgio occupato. Oggi ha 96 anni ma è ancora lucida, chiara, a rivendicare di aver fatto la cosa giusta. Insieme a lei uno di quei ragazzi che l’ha considerata da allora la sua “seconda mamma”. Il Teatro era pieno, centinaia di giovani, quei giovani partiranno fra poche settimane per il “Viaggio della Memoria” verso Auschwitz-Birkenau. Quasi mille giovani. Si chiama investimento sul nostro futuro, si chiama istruzione democratica, si chiama credere nel valore dell’umanità.

“Ma chi te lo fa fare?”, la risposta oggi è più facile per i tanti che lavorano perchè questo progetto vada in porto. Ma oggi è un giorno speciale. Poi viene la normalità. La fatica di lavorare sulla memoria, sulla costruzione di una cittadinanza repubblicana antifascista per gli altri 364 giorni. Fatica. Sì, a Reggio Emilia, medaglia d’oro per il suo contributo alla Resistenza. La terra dei Cervi, di don Pasquino e di altri mille ragazzi e ragazze che decisero che valeva la pena rischiare a propria vita. Facile ricordare una volta all’anno, ma l’educazione si costruisce giorno per giorno, con quell’opera di “manovalanza democratica” che coinvolge tanti amici, operatori, ricercatori. Fatica, di fronte all’indifferenza, talvolta all’educata sopportazione di amministratori e uomini di potere che ti guardano con un misto di benevolenza e noia, come a dire: “ancora ‘sta roba?”, senza rendersi conto che loro hanno quello che hanno perchè qualcun’altro ha fatto quelle scelte, ha costruito quella democrazia di cui loro stanno godendo gli aspetti migliori.

Fatica. Perchè qui a Reggio, nella quotidianità degli altri 364 giorni le cose sono difficili, quasi si tratta di ripartire ogni giorno in un’opera di convincimento che si infrange il più delle volte nell’arroganza, nella supponenza, nella vanità. Reggio è una città che non ha un luogo dove viva la Memoria della città, un luogo dove chi viene a trovarci possa capire il perchè della nostra storia, di come abbiamo costruito la nostra identità democratica e antifascista, oggi così traballante. Reggio ha condotto, in passato, un’operazione di avanguardia concentrando in un unico Polo Archivistico gli archivi del ‘900, salvandoli dalla distruzione. E’ la memoria di tutti, messa al riparo perchè tutti possano usufruirne. Ora quell’esperienza rimane appesa, mese per mese, alla generosità di un nuovo piccolo contributo, sottrattto alle “grandi iniziative” con cui si pensa di cambiare la storia della nostra comunità, cadendo invece nel provincialismo più inutile.

Reggio può vantare su un patrimonio fondamentale di luoghi, di pietre ancora parlanti: il carcere di S.Tommaso, il Poligono di Tiro, la canonica di Tapignola, la nostra montagna tutta. Quando i testimoni non ci saranno più resteranno le pietre a parlare, se le vorremo ascoltare. Ma resteranno mute, di fronte all’incapacità, alla superficialità contro cui ogni giorno ci troviamo a confrontarci. Siamo stati incapaci di rinnovare la nostra cultura democratica, di dare una sostanza al futuro. Ascoltiamo lo smarrimento degli amministratori di fronte al diffondersi del virus leghista senza capire di quanto abbia bisogno la nostra comunità di cultura, di educazione democratica. Ha bisogno di strutture, di muri, di archivi, non di vanità, di notti più o meno colorate, di kermesse intellettualistiche.

“Ma chi te lo fa fare?”. Io la so la risposta. L’ho trovata sulla judenrampe di Birkenau quella volta, nevicava, il gelo e il vento di febbraio. Il caso mi aveva portato lì nello stesso giorno, sabato 26, in cui era arrivato il convoglio da Fossoli, fra i tanti i dieci ebrei reggiani e Primo Levi. Ho recitato per loro il kaddish, la preghiera dei morti, non sono ebreo ma credo fosse quello il modo migliore per dire che c’era ancora chi ricordava. Chi sarebbe tornato a casa e avrebbe continuato a far fatica. Perchè era giusto e ne valeva la pena.

Lo chiamavano Moshè lo Shammash…

Lo chiamavano Moshè lo Shammash*, come se dalla vita non avesse avuto un cognome. Era il factotum di una sinagoga chassidica. Gli ebrei di Sighet-questa piccola città della Transilvania dove ho trascorso la mia infanzia-gli volevano molto bene. era molto povero e viveva miseramente. Di solito gli abitanti della mia città, anche se aiutavano i poveri, non è che li amavano tanto: Moshè lo Shammash faceva eccezione. Non dava fastidio a nessuno, la sua presenza non disturbava nessuno. Era diventato maestro nell’arte di farsi insignificante, di rendersi invisibile.

Fisicamente aveva la goffagine di un clown, e suscitava il sorriso con quella timidità da orfano. Io amavo quesi suoi grandi occhi sognanti perdti nella lontananza. Parlava poco. Cantava, o meglio canticchiava. Le criciole che si potevno cogliere parlavano della sofferenza della Divinità, dell’Esilio della Provvidenza, che, secondo la Cabala, attendeva la Sua liberazione in quella dell’uomo. (segue)

*in ebraico: inserviente

(E.Wiesel, La notte, Giuntina 1980, pag.11)

Domenica 24 gennaio, Sinagoga di via dell’Aquila, ore 15,30 Lettura integrale.

Pensierini post elettorali e libri consigliati

Del Rio è passato al primo turno. Non di tanto, ma per come si era messa la partita, la vittoria è ancora più gradita. E poi, come diceva Schumacher: “non importa vincere di 1 minuto o di un secondo, quel che conta è vincere”. Libro consigliato: “Le mie gioie terribili” di Enzo Ferrari.

Il mai dimenticato Carlo Maria Cipolla definiva lo “stupido” come colui che “senza guadagnarci nulla fa danno agli altri”. Credo che Baldi e l’ex sindaco non abbiano mai letto Cipolla. Libro consigliato: “Allegro ma non troppo. Le leggi della stupidità umana” di C.M.Cipolla.

Pare che Filippi ancora non abbia capito cosa sia successo, è stato visto girare per la città promettendo il ballottaggio per domenica prossima, forse al bosco del Cernaieto… Libro consigliato: “Alice nel paese della meraviglie” di L.Carroll (ma nella versione con tante figure…)

Johnny Rovacchi pare sia soddisfatto del risultato: Rifondazione diventa invisibile anche in Consiglio Comunale. Forse vuole imitare la setta dei Rosacroce che, si diceva, meno la vedi e la senti e più è potente. Libro consigliato: “Il club dei suicidi” di R.L.Stevenson.

I grillini sono entrati in Consiglio. Bene, giovani ed entusiasti forse daranno uno scossone al mercatino del pesce cui si era ridotto il Consiglio nell’ultima legislatura. Libro consigliato:”I bambini che salvarono il mondo e cento altre storie” di Autori vari.

I leghisti hanno raddoppiato i voti, a conferma dell’imputridimento della nostra società. Libro consigliato: ma perchè, sanno leggere?

Il gusto del suicidio

Cronache elettorali da Reggio Emilia: Rifondazione comunista si presenterà da sola, senza alleanze. Bravi! Duri e puri! Perfetti lemmings politici lanciati verso la scogliera e il baratro. Eredi perfetti di una sinistra che, nei momenti più difficili, litiga, si divide, si scinde, si frantuma, sempre in nome dei principi. Qui più che di principi si può parlare di fine. Dopo un anno dalla catastrofe del 2008, con le stesse facce, a litigare su chi è più a sinistra. Più che lemmings mi sembrano tanti dodo. Uccelloni inutili, estinti senza nessun rimpianto.

Povera Chiesa…

A Reggio, in centro, c’è un parroco. Guida sparute manifestazioni per “riconquistare” il Parco pubblico, offre una sala parrocchiale alla Lega per il lancio della campagna elettorale. Ci viene a dire che un ex-sindaca che si ricandida è mandata dalla “Provvidenza” e che bisogna cambiare amministrazione perchè l’assessore non gli ha dato retta. E’ quel parroco che ha detto “no” alla richiesta di ripristinare la targa che ricordava che nella sua canonica il 28 settembre 1943 nacque ufficialmente il CLN di Reggio, perchè era una questione “politica”.

E’ un parroco moderno: ha imparato la regole basilari della società della comunicazione: occuparsi di tutt’altro che il proprio mestiere ma soprattutto alzare la voce, urlare, strillare. Più urli e più diventi intoccabile, più urli e più entri nel circo mediatico e politico. E’ moderno, vuole che il centro sia riaperto alle auto così la gente (evidentemente in gran parte zoppi, invalidi et similia) possa affollare la sua chiesa (anche se dietro all’abside della sua chiesa c’è il parcheggio ACI). A lui, come ad altri parroci del centro, non nasce mai il dubbio che la gente nelle loro chiese non ci vada perchè non vuole ascoltare quello che simili pastori dicono. Per autodifesa non per crisi di fede. Ma loro sono così: parcheggi pieni e chiese vuote. Felici loro…Tanto poi arriva la donna della “provvidenza” a sistemare tutto.

A Reggio, in centro, c’è un parroco. E’ moderno, è bipartizan. Per tanti secoli abbiamo sentito la lagna sulla Chiesa che difende i poveri, ora finalmente abbiamo anche un parroco che difende i ricchi. Se ne sentiva proprio la mancanza (si fa per dire).

Tagli ai partigiani

Che diavolo questo Filippi! Uno svolta l’angolo un istante e che ti fa il candidato del PdL a Reggio? Ti spara una girandola di programmi, di idee, di piani quinquennali per quella povera città cattocomunista che lui, novello, Sigfrido, si appresta a riscattare. Economia? Strade? Centrali nucleari (a proposito: che abbia passato troppi anni a Caorso il candidato? Di notte è già fosforescente?), industria, artigianato, sanità?

No. Il nulla neuronale come di consueto, tranne….tranne che lui “taglierà del 95% i fondi ai partigiani”. Per un programma di legislatura non è male. Neppure l’ispettore Clouseau avrebbe saputo far di meglio.

Pare che, dico pare, che il candidato sia ingegnere. Certo che qualche nozione di matematica, preso com’è dalla politica, deve essersela persa per strada. In particolare che qualunque sia la percentuale che si voglia calcolare se l’intero è uguale a zero, il risultato sarà comunque zero. Quindi il nostro candidato tolga pure anche il 250% dei finanziamenti ai “partigiani”, ma il risultato sarà sempre quello: come al solito, qualche momento di buon umore in questa povera Italia devastata. Grazie, candidato!

La notte dei racconti

Stasera a Reggio si leggono libri, si raccontano storie. Si spegne il video e, nel cuore delle case, si legge, insieme o da soli. Libri e storie. Una strada diversa, condividere le storie che si amano, fuori dall’orrore e dalla barbarie quotidiana dell’Italia 2009. Come salpare dalla nostra vita di ogni giorno e prendere il mare verso un’altro orizzonte, cercando un altro luogo, diverso e migliore. Resistenza, anche questo è un modo di resistere, usare la testa e lasciare le frattaglie al loro posto.

In latino, madre della nostra lingua, “libro” (sostantivo) e “libero” (aggettivo) sono la stessa parola “LIBER”. Avrà un senso, no?