Dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggere

“Venga, venga nel nuovo partito!” mi disse un giorno un Venditore di almanacchi incontrato sul postale per Montelaccio.
“Un nuovo partito? Acciderboli, che novità, ma perchè?”
“Per unire due grandi ispirazioni ideali, due grandi storie, due grandi mondi ideali, per affrontare le sfide del domani..”
“Ma i due partiti vecchi da chi sono guidati ora, così essi non siano più atti ad affrontare le sfide del domani?”
E il Venditore di almanacchi mi rispose:
“Uno è guidato da Sarti; Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Domenghini, Suarez, Corso. L’altro invece è guidato da Sarti; Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Domenghini, Suarez, Corso”.
“Bene”, dissi io, speranzoso oltre ogni attesa. “Sia fatto il nuovo partito per affrontare le nuove sfide del domani. Quali le idee, gli orizzonti, quale speme che alla tenzon ci mena?”
“Di questo ne parleremo in un’apposito congresso che s’ha da far pria che si puote!” rispose solenne il Venditore.
“E chi sarà la nuova classe dirigente di cotal nuovo meraviglioso strumento per affrontare le sfide del domani?”
Il Venditor sorrise e con voce come da flauto uscita:
“Sarti; Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Domenghini, Suarez, Corso”.

E fu così che mettemmo insieme chi, dicendo di ispirarsi al Vangelo, quel messaggio aveva ben poco praticato, con quelli che, dicendo di essere laici, quei valori avevano ben poco condiviso. Solo per conservar il posto a chi aveva fatto della mission un lavoro.

Ricordate?

Ricordate? Il 3 febbraio 2002 Nanni Moretti indicando i dirigenti radunati sul palco di Piazza Navona disse “Con questa classe dirigente non vinceremo mai”.
Quella “Classe eterna” di dirigenti, sconfitti e risconfitti ma ancora lì. D’Alema e Veltroni stanno litigando da 4 partiti, come ricordava oggi Ezio Mauro, partiti scomparsi nel frattempo, eppure tutti ancora lì. Senza che nessuno capisca quale sia mai stata la causa del conflitto, salvo frattaglie personali.
Rutelli sconfitto nel 2001? Ancora lì, a minacciare scissioni. Il nulla che si scinde, roba che neanche Heidegger…
Nasce un nuovo partito a freddo, unito da qualche passata di colla Pritt, che unisce pezzi di potere qui e là, di Fondazioni e Comuni, di Giunte da occupare ad aeternum. Un partito dove ancora si ragiona in termini di “noi” e “loro”, mentre gli elettori se ne vanno al mare, o ai monti. Valeva la pena?
Oggi Veltroni si è dimesso. Emozione, scompiglio “PD nel caos” recitano i titoli sul web. Semplice normalità. Correttezza. Perdo? Me ne vado.
Ma in Italia dove un ministro che si dimise per il caso Moro lo fecero, come premio per l’eccezionalità, Presidente della Repubblica (si chiamava Kossiga), come pretendere?
Di fronte alla forza di un partito populista che fa della mancanza di qualunque etica la sua forza corruttrice della morale pubblica, se non c’è una risposta chiara e basata su linee chiare che si confrontano all’interno di un partito con vincitori e sconfitti, come impone la democrazia, cosa aspettarsi? E le linee chiare, come Obama ha insegnato, devono essere su temi forti, su scelte impegnative, anche al limite dell’utopia. O pensiamo di mobilitare i giovani sulla lotta per l’ICI, lasciandoli in un paese senza speranze per il domani (anzi per oggi pomeriggio)?

Bachelet: «La chiesa sta sbagliando sul testamento biologico così come sbagliò sui trapianti»

Bachelet: «La chiesa sta sbagliando sul testamento biologico così come sbagliò sui trapianti»
Cesare Baquicchio

«Diciamo la verità. A Berlusconi è andata male. Speculare sul dolore del prossimo alla fine gli si rivolterà contro».
Giovanni Bachelet, cattolico, professore di fisica a l’università La Sapienza e deputato del Partito democratico, è stato uno dei primi a firmare l’appello de l’Unità a sostegno di Napolitano e sarà in piazza giovedì 12 febbraio alla manifestazione indetta dal Pd a difesa della Costituzione.
«Il premier sperava di tenerci crudelmente per settimane a votare ogni giorno in Parlamento – spiega Bachelet –. Se avessimo fatto ostruzionismo avrebbe detto che eravamo assassini, se votavamo avrebbe detto che ci eravamo arresi. Non gli è andata bene e si è visto anche con l’applauso che ha avuto Napolitano a Napoli. Gli italiani ragionano con la loro testa. E questa forzatura è stata un autogol».

Ma come e perché si è arrivati a questo scontro su una vicenda così delicata come quella di Eluana Englaro?
«Al governo il problema interessava poco. È stato usato solo in modo strumentale per sviare l’attenzione pubblica da tanti altri guai dell’economia o della sicurezza o dal terribile decreto che obbliga i medici a denunciare i clandestini».

Qual è la sua posizione di cattolico e di parlamentare Pd nel merito del problema?
«Innanzi tutto è bene chiarire che nel caso di Eluana non stavamo parlando di una alternativa tra la vita e la morte. E poi come cattolico voglio ricordare che la definizione di accanimento terapeutico l’ha “inventata” Pio XII in una udienza con le infermiere che gli chiesero proprio come regolarsi nei casi in cui non c’è più niente da fare, quando al paziente rimane solo la sofferenza. La questione del testamento biologico, inoltre, è un problema che riguarda tutti. Con il migliorare delle terapie e delle tecniche mediche sempre più persone si troveranno in quelle condizioni difficili tra la vita e la morte».

A giudicare dalle dichiarazioni degli ultimi giorni, la chiesa non sembrava della sua stessa idea.
«Sono cristiano e mi dispiace che la chiesa sbagli. Anche sui trapianti la chiesa si è sbagliata. Ha prima detto una cosa poi un’altra. Equiparava il trapianto di cuore ad un omicidio. Poi, con il tempo, i trapianti sono diventati un’opera buona e il Papa ora è in una associazione di donatori d’organi».

Avrebbe votato contro il Ddl del governo?
«Quando vengono violate in modo così plateale delle regole importanti della democrazia non so se è meglio abboccare alla provocazione, votare contro e andare sotto o dire io a questo gioco non mi presto. Non ci gioco. Penso che me ne sarei rimasto a casa».

Non tutti nel Pd la pensano come lei.
«Io rispetto chiunque abbia idee diverse, ma ho letto che i cattolici del Pd erano tutti a favore del Ddl. Due sono le possibilità: o era una forzatura, un errore, o io sono diventato mussulmano senza saperlo».

(l’ Unità, 11-02-2009)

Stat rosa pristina nomine

“stat rosa pristina nomine nomina nuda tenemus.” (la rosa fin dall’inizio esiste solo nel nome: noi possediamo soltanto nudi nomi).
Possediamo soltanto nudi nomi, parole. Ma quel “soltanto” non è riduttivo, anzi. Le parole descrivono e contengono il mondo e noi dentro di esso. Prima si cambiano le parole, poi si cambia l’uomo e il mondo. Le parole si corrompono, si deformano, si rovesciano, ma non per un scherzo o per un gioco alla Bartezzaghi, ma per cambiare il mondo, per corromperlo, deformarlo. Basta ripetere, come a scuola, cento volte “gli stranieri ci invadono” e, oplà, il gioco è fatto: dato che gli stranieri ci stanno invadendo, è un dato di fatto (no?), dobbiamo difenderci. E chi meglio dei cialtroni che ci governano possono difenderci dal nulla, essendo essi stessi il nulla?
Ci hanno detto, in questi giorni tristi per il nostro paese, che noi siamo per una “cultura di morte”. Ripetuto cento volte e oplà, il gioco è fatto. “Loro” sono per una “cultura di vita”, come testimonia il CPT di Lampedusa, la proposta di cannonneggiare i barconi in arrivo, i pestaggi a morte di poveri disgraziati, il permesso di denunciare clandestini ammalati. Noi siamo contro la famiglia, loro sono “defensores familiae”, infatti ne hanno 2 o 3, unitamente a stuoli di fanciulle di gamba svelta.
“Il bello è brutto e il brutto è bello”, le streghe di Macbeth hanno fatto carriera e sono ministre, sottosegretarie, opinion leaders. Ma la distruzione di una democrazia inizia dalle parole, roba già vista. Si comincia equiparando “regola” a “impiccio”, “democrazia” a “confusione” e si promuovono nuove parole, giuste e moderne: efficienza, rapidità, governabilità, decisione. 2 volte a giorno prima e dopo i pasti la razione minima e la “cura” funzionerà a dovere.
Le parole sono preziose, sforziamoci sempre di non sprecarle. Esiste il dizionario della lingua italiana: difendiamo lo Zingarelli e magari, dopo aver spento l’inutile video, torniamo a leggere. Chissà, magari aiuta.

Ministero della Verità

Ogni coincidenza è puramente CAUSALE:

A sua volta, poi, l’Archivio non era che un ramo del Ministero della Verità, il cui scopo primario non consisteva nel rifabbricare il passato, ma nel fornire ai cittadini dell’Oceania giornali, film, libri di testo, programmi televisivi, opere teatrali, romanzi, insomma nel fornire loro informazione, istruzione e divertimenti di ogni genere: si andava dalla statua allo slogan, dal poema lirico al trattato di biologia, dall’abbecedario al dizionario di neolingua.
Il Ministero non aveva solo il compito di rispondere alle svariate esigenze del Partito, ma doveva anche ripetere l’intero procedimento a un livello inferiore, specificatamente rivolto al proletariato.

Un intera catena di dipartimenti autonomi si occupava di letteratura, musica, teatro e divertimenti in genere per il proletariato. Vi si producevano giornali-spazzatura che contenevano solo sport, fatti di cronaca nera, oroscopi, romanzetti rosa, film stracolmi di sesso e canzonette sentimentali composte da una specie di caleidoscopio detto “versificatore”.

Non mancava un’intera sottosezione (Pornosez, in neolingua) impegnata nella produzione di materiale pornografico della specie più infima, che veniva spedito in pacchi sigillati, inaccessibile-eccezion fatta per quelli che ci lavoravano-ai membri del Partito.

(G.Orwell,1984, trad. S.Menferlotti, Oscar Mondadori 1987, pag.46-47)

“Sentinella, quanto resta della notte?”

Commemorando Giuseppe Lazzati il 18 maggio 1994, Giuseppe Dossetti rivolse la propria riflessione-religiosa ma anche politica, riannodando fili fili mai del tutto recisi-su una contemporaneità percorsa, come scrisse all’allora sindaco di Bologna Vitali, da propositi di “una modificazione frettolosa e inconsulta del patto fondamentale del nostro popolo, nei suoi presupposti supremi in nessun modo modificabili”.
In quella commemorazione don Dossetti richiamò un brano di Isaia (cap.21, 11-12):

Mi gridano da Seir
Sentinella, quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte?
La sentinella risponde:
Viene il mattino, e poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite!

In giornate come oggi viene spontaneo chiedersi: Sentinella, quanto resta della notte? Di questa notte della Repubblica e del nostro paese dove, come nella notte di Macbeth “il bello è brutto, il brutto è bello”. Quanto durerà ancora questa notte delle coscienze, dell’etica, questa notte iniziata, non a caso, proprio in quel 1994 quando il monaco parlò, ma preparata negli anni da tanti tramonti di idee, speranze, principi. E dall’arrivo del Signore dei Barbari. E noi dentro a questa notte dove l’arbitrio è la regola, l’infrangere le regole un vanto, nel silenzio e nell’indifferenza complessiva.
Sentinella, quanto resta della notte? Quando anche il rispetto per la vita (e la morte) umana è svanito e si usa il dolore come clava per imporre una regola irregolare. Quanto resta della notte per i tanti (perchè siamo tanti) che non trovano una rappresentanza per riuscire a salvare uno Stato che sia tale, libero da ingerenze, laico, dove i cittadini siano tutti sub-lege, uguali nei loro diritti e doveri?
Sentinella, quanto resta della notte? Quanto ancora dovremo resistere, giorno dopo giorno, su una strada che ogni giorno diviene sempre più ingombra di carcasse, di carogne, di relitti, come dopo una ritirata, una Caporetto, una disfatta?

Viene il mattino, e poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite!

(il testo completo della commemorazione è in: http://www.dignitas.it/pdf/DOSSETTI_sentinella.pdf)

Cari Vescovi italiani

CARI VESCOVI ITALIANI
di Giuseppe Caliceti

Cari vescovi italiani, vi prego: rappresentateci! Oltre a difendere gli interessi della scuola privata cattolica, i lavoratori che vi operano al loro interno, difendete anche gli interessi e i lavoratori della scuola pubblica italiana! Questo è un appello. Lo so, può apparire un po’ paradossale che io, come docente della scuola pubblica italiana, mi rivolga proprio a voi. Eppure, se ve lo chiedo c’è più di un motivo.

Primo tra tutti: il modo in cui vi siete posti contro l’annunciato taglio economico che riguardava le vostre scuole e il modo in cui siete riusciti a far cambiare idea in meno di due ore al governo in carica. Mi rivolgo a voi perché mi sento male e, soprattutto, non mi sento rappresentato. Mi rivolgo a voi perché siete italiani e perché certamente tenete ai bambini e ai ragazzi italiani, anche a quelli che non frequentano le scuole cattoliche ma la scuola pubblica. Mi rivolgo a voi perché ho già provato, invano, a rivolgermi ad altri. Mi rivolgo a voi perché ho visto che la vostra parola, oggi, in Italia, conta di più da quella di tanti altri: sindacati compresi. Come si sente un docente della scuola pubblica in queste settimane? Male. Solo. Non rappresentato. Non solo perché gli effetti disastrosi della Riformaccia Gelmini, con l’arrivo degli applicativi, arriva a compimento impugnando la mannaia di migliaia e migliaia di posti di lavoro. Ma perché l’opposizione dorme. I sindacati dormono. L’informazione dorme.

L’ottobre dello scorso anno – quando migliaia di genitori e docenti e studenti scioperarono, non minacciarono solo di scioperare – appare lontanissimo. Per esempio, qualche giorno fa Cisl e Uil hanno firmato un rinnovo contrattuale umiliante per i docenti della scuola pubblica; con la scusa che, in tempi di crisi economica, è meglio accontentarsi di ogni cosa proponga il governo. Anche se poi, magari, organizzano incontri con la base e convegni di studi in cui si dichiarano fortemente preoccupati contro la Riforma Gelmini. Cgil Scuola non ha firmato, ma è ugualmente spaesata e non sa bene che fare. Invita i Collegi docenti, nel pieno esercizio della loro autonomia, a pronunciarsi attraverso delibere che chiariscano la inapplicabilità di una circolare che non ha ancora concluso il suo iter procedurale (parere della Conferenza Unificata Stato-Regioni e Consiglio di Stato). Insomma, invita a prendere tempo. A perdere tempo. A mettere qualche pallido e timido stuzzicadente nel mastodontico ingranaggio pronto a smaltellare la scuola pubblica messo in piedi dalla Gelmini. Non propone blocchi degli scrutini per paura di non avere la maggioranza dei genitori di alunni e studenti dalla propria. Altra flebile proposta targata Cgil: forti della loro autonomia, i docenti sono invitati a promuovere incontri preliminari (?) alle iscrizioni con le famiglie dei bambini interessate alle iscrizioni alla scuola primaria per illustrare il POF definito all’inizio di questo anno scolastico con particolare riguardo alle motivazioni pedagogiche che ispirano l’utilizzo della compresenza, la modularità, la didattica laboratoriale. Nel corso di questi incontri, consiglia sempre Cgil Scuola, i docenti dovrebbero invitare i genitori a sconsigliare i genitori delle classe prime a chiedere espressamente la conferma del POF in vigore, a scegliere il modello orario più lungo possibile, a specificare che si intende scegliere un modello che garantisce compresenza, moduli, laboratori (cioè?), ad esigere che tale richiesta venga registrata e protocollata.

Cari vescovi italiani, vorrei che qualcuno dicesse che il taglio al personale della scuola pubblica previsto nei prossimi tre anni dalla Gelmini è il più grande licenziamento di massa della storia della Repubblica italiana. Lo so, nessun giornale o tv dice questo: ma è la verità. Vorrei che aiutaste noi docenti della scuola pubblica a dire alle famiglie italiane che cosa accadrà dal prossimo anno. Bambini e ragazzi saranno i più colpiti da questa crisi economica. Non è giusto. Non è giusto che su di loro ricadano gli errori degli adulti. Non è giusto che i primi a pagare siano proprio i più deboli, i più indifesi. Mi chiedo perché i partiti d’opposizione o anche solo i sindacati, Cgil soprattutto, non facciano una cosa semplicissima: indicano un referendum che chieda ai docenti della scuola italiana se sono pro o contro la Riforma Gelmini. Un referendum per ogni ordine di scuola. Hanno paura forse di perdere? Non perderete, state sicuri. I docenti italiani apparterranno a diversi sindacati, ma difficilmente ne troverete oggi uno solo, in Italia, che vi dica che con i tagli attuati dalla Gelmini scuola e università miglioreranno. Perché non ce lo chiedete? Perché ci chiedete se siamo d’accordo di siglare o no un rinnovo contrattuale umiliante, ma non ci chiedete questo? Di che avete paura? Come docenti ci atterremo alle nuove norme e alle nuove indicazioni della Gelmini, essendo dipendenti pubblici. Ma vorremmo almeno avere la possibilità di esprimere il nostro dissenso. Dateci uno strumento per esprimerlo. Qualsiasi, ma datecelo. Non vogliamo essere complici di quanto sta accadendo. Ci atterremo a ogni disposizione, come dipendenti pubblici. Ma voi, sindacati, che male ci state difendendo, nonostante noi ogni mese vi abbiamo dato per anni parte del nostro stipendio, non toglieteci almeno la dignità: dateci, ripeto, uno strumento per esprimere il nostro dissenso. Fateci vedere che siete vicino a chi dite di rappresentare. Fate, almeno, ciò che fanno i vescovi italiani. Provateci, almeno. E se non ci riuscite, se non vi viene una sola idea in testa sul da fare, chiedete aiuto anche voi, come il sottoscritto, ai cari vescovi italiani. Per il bene non solo dei docenti della scuola pubblica italiana, ma dei loro alunni, dei loro studenti, dei figli e delle figlie di tante famiglie che frequentano la scuola pubblica, vescovi italiani, aiutate i docenti della scuola, aiutate i loro sindacati.

(questo articolo è stato pubblicato su Il Manifesto di mercoledì 4 febbraio e su Reggio 24 Ore)

27 gennaio 2019_Giornata della memoria

27 gennaio 2019_Giornata della memoria

da “La Repubblica Padana”
Grande emozione oggi per la celebrazione della giornata della Memoria: Il Presidente della Repubblica card.Silvius Berluscony, accompagnato dal Ministro della Ferrea Difesa Abbiati e dalla Ministra della Suprema Inconoscenza Maria Stella Gelminy hanno conferito l’Ordine del Tricolore all’ultima SS italiana vivente: il cap.Bruno von Vespen.
In delegazione sono poi saliti al soglio pontificio dove sono stati ricevuti da SS Papa Benedetto XVII (al secolo Richard Williamson) che ha ricordato, nel suo breve messaggio di saluto, il prezzo pagato dai valorosi camerati nazionalsocialisti per la difesa della cristianità contro le trame giudo-demo-pluto-massoniche. Un sacrificio che deve rimanere nella memoria di tutti cittadini del Regno dell’Italia Padana.
Dopo un minuto di silenzio in memoria del Beato Benito Mussolini (di cui ricorreva ieri la ricorrenza del primo miracolo), terminato con un simpatico “A noi!”, si è proceduto alla benedizione delle croci (uncinate) augurali che verranno diffuse in milioni di copie in tutte le case italiane, giusto in coincidenza con la 15 edizione del Grande fratello dove, novità annunciata dal card.Berluscony, si confronteranno ausiliarie delle rinate Brigate Nere, simpatici membri della Neonata Banda Koch, insieme a un nano bergamasco, un faccendiere socialista, Paola Binetti, un ultrà sadomaso, Massimo D’Alema e altre personalità di rilievo.
Al termine dell’incontro con SS (Schutzstaffeln) Benedetto XVII, il card. Berluscony ha poi benedetto un treno di studenti in partenza per il Campo scuola di formazione politica nazionale e Padana, recentemente intitolato all’eroico difensore della cristinianità “SS.H.Priebke”, di cui è stata avviata la pratica di beatificazione.
Terminata la benedizione il card.Berluscony ha poi insignito, nel corso di una breve ma significativa cerimonia, del prestigioso Ordine della Panzana cerchiobottista di I classe, alcuni orfani di famosi giornalisti caduti nella cruenta lotta contro gli ultimi focolai dell’antifascismo, prima della definitiva messa fuori legge con la ben nota Legge del 2011, voluta dall’allora Ministro della Sublime Giustizia Platinette. Fra essi GianPierLuigi Battista, Pierpaolo Mieli e GianErnesto Galli della Loggia.
La gioiosa ricorrenza si è conclusa con la parata sui Fori Imperiali dei Battaglioni corazzati delle ètere lombarde, degli stangatori della Val Brembana e delle veline di Pronto intervento della Brigata Arcore.