Sospetti…

Come ben sa chi mi conosce di persona, sono cattivo d’animo avendo avuto un’infanzia difficile. Quindi tendo al sospetto malevolo per non cadere nella ingenua delusione di speranze infondate. C’ è una forza politica, la lega (vero testimone del degrado che la politica ha avuto in Italia) che, più o meno apertamente, ormai rivendica una secessione nei fatti. Solo uno stato sovrano ha diritto infatti ad un inno, bandiera, lingua etc…Non entro nel merito della bufala, ma come Hobsbawm ci ha insegnato, la invenzione della tradizione può avere successo indipendentemente dalla fondatezza degli elementi costitutivi il mito stesso.

Bene. Di fronte a questa situazione, oggettivamente seria, anche se mascherata da toni grotteschi grazie a ministroni (ministri buffoni) come calderoli, bossi e marroni, il PD che fa? Coglie al volo l’occasione culturale e storica della scadenza dei 150° dell’Unità d’Italia? Si fa paladino di una mobilitazione in difesa della povera Patria. Naaahh, lancia il suo grido di battaglia, alto e forte: “ci vedremo a settembre!”, lasciando il povero eroico Ciampi come vedetta lombarda a gridare nel deserto estivo.

E qui scatta il retropensiero cattivo. Premetto che, in linea di massima, fra un cretino e un mascalzone preferisco il secondo, anche perchè ogni tanto anche i peggiori vanno in ferie, i cretini mai. E allora il silenzio è sospetto. O per stupidità o per mascalzonaggine. Temo che il caso ricada nella prima tipologia. C’è qualche cretino che, magari, pensa, di far accordi con la lega contro il pdl? Questo spiegherebbe l’appeasement verso la deriva verde che ci minaccia. Del resto quella bella testa (si fa per dire) di minimodalema se ne uscì con la definizione della lega come”costola della sinistra”, facendoci chiedere perchè lo stesso minimo non salisse sul suo yacht e salpasse l’ancora verso le Bermude (e relativo benefico triangolo) al canto bocelliano di “Con te partiroooò…”.

Staremo a vedere, anche se i silenzi incrociati di pigi e dario su questo e altri temi centrali  (conflitto d’interessi, etica degli eletti, legge elettorale) non è che ci lascino proprio tranquilli. Incomincio a credere anch’io, come l’amico Giannifotografo, che il vero problema della sinistra sia la sua classe dirigente. Ma, come detto, sono cattivo d’animo…..

Cervelli in fuga

Difficile per ferragosto affrontare argomenti seri: ero incerto fra le opere giovanili di Heidegger, le geometrie non euclidee e qualche accenno alla fenomenologia di Husserl, poi mi è caduto l’occhio su due cosette e mi è scattato il R.B.S. (rigurgito di buon senso).

La prima: avremo una legge che rende obbligatorio lo studio del dialetto, seguirà una norma che ci costringerà a mangiare gnocchi il giovedì o a copulare solo il sabato sera (con apposito Lodo Carfagna che esenta le cariche istituzionali e liberalizza il rapporto sessuale-solo per loro-24 ore al giorno, 7 giorni la settimana).

Studiare il dialetto già mi sembra estroso in un paese dove l’inglese è così poco diffuso, basta ascoltare i nostri studenti all’estero farfugliare “Ai uont a gièlat of ciocoleit”, ma poi quale dialetto, di cosa stiamo parlando? Uno di Busana non capisce uno di Luzzara, solo a Reggio si possono individuare almeno 3/4 ceppi di dialetto. E poi avrete mai provato a scrivere in dialetto? Io l’ho fatto e vi garantisco di aver avuto bisogno di dotte consulenze su come usare vari accenti, dieresi et similia. Lo stesso “lumbard” come la Padania è una invenzione ridicola e penosa, provate a far parlare in dialetto uno di Bergamo con uno di Mantova e vedrete che dialogo ioneschiano ne salta fuori.

Balle, le solite balle, cervelli in fuga, prese per i fondelli. La lega mostra i muscoli per far dimenticare quello che succede, per far vedere di essere dura e pura, distruggendo, prima che il senso del ridicolo, il senso di appartenenza a una nazione. Perchè si può distruggere non solo prospettando secessioni o spaccature ridicole, ma anche facendo vergognare i cittadini di appartenere ad uno Stato che lascia ancora in libertà figuri simili, anzichè internarli al primo Diagnosi e cura disponibile.

Ma anche su queste ultime sparate sarebbe sbagliato riderci su, dobbiamo rialzare la nostra sensibilità. La lega individua i problemi ma da risposte sbagliate, violente e stupide. Noi abbiamo soluzioni serie ai problemi? L’opposizione ne ha o sta discutendo sulle “soggettività” bertinottiane? Su questo avrei qualche dubbio.

La seconda “cosetta”:  Il 20 apre Festa Reggio, ho scorso il programma (anch’io ci sarò alcune volte a presentare libri o video), alla fine mi è caduto l’occhio sul tema della festa. In questa Italia devastata, senza lavoro, in crisi etica e morale, sbeffeggiata in tutto il mondo, mi aspettavo un tema bello tosto, massiccio, un’idea, un progetto.

Il tema della festa è: “La felicità”. Sì, avete capito bene, la felicità! Perchè non l’amore? L’estasi? L’infinito? L’ipoteposi? L’ultra e l’intra? L’ex e il post? No. La felicità!

E’ meglio essere felici che infelici. Capperi! Tutti abbiamo diritto alla nostra felicità…ed altre banalità che i pensierini dei Baci Perugina sembrano massime di Pascal. E io che volevo parlare di Heidegger! A Reggio nel PD si annidano menti capaci di partorire idee così sublimi: nell’Italia del 2009, in questa melma, di cosa parliamo? Della felicità! “La felicità, con un panino, un bicchiere di vino, la felicità! Felicità è un cuscino di piume, l’acqua del fiume che passa e che va…”. Da Gramsci ad Albano Carrisi il passo è stato lungo, ma ce l’abbiamo fatta! Era facile, bastava mandare il cervello in vacanza e sparare la prima pirlata che ti passava per la mente.  Era facile, bastava pensarci…(si fa per dire)

Ahhhh, rieccolo…!

Ahhhh, rieccolo! Non bastava la pausa ferragostana, le boiate di bossi, i ricorsi della gelmina, ci voleva anche il ritorno del rivoluzionario in cashmere, dell’erede di Menotti Serrati: il sig.bertinotti che torna ed esterna! Non pago della lauta pensione ci invita alla riflessione, al “dibbattito”, su cosa? Ma sulla sinistra, ovvio, no?

Per l’ex presidente della Camera: “non si tratta di unire tutto quello che c’e’ adesso a sinistra, al contrario si tratta di dar vita a un’altra cosa rispetto a tutto il campo dell’esistente. Un’altra soggettivita’, che oggi non c’e'”.

(http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/BERTINOTTI-SCOMPORRE-SINISTRA-E-FONDARE-NUOVO-PARTITO/news-)

Ora, a parte l’evidente sconnessione cerebrale che testimonia un simile argomentare, degno del miglior onanismo solipsistico, mi chiedo: ne sentivamo il bisogno? Ci arrovellavamo sull’inquietante interrogativo: ma cosa dirà il compagno Fausto? Dove sarà il compagno Fausto?

No. In realtà il delirio berinottiano ci convince solo che, oggi, come allora (quando Menotti Serrati e gli altri massimalisti, i primi e migliori alleati del cav.benito) che c’è bisogno, per dirla evangelicamente, che “i morti seppelliscano i morti”, e che di simili geniali riflessioni si occupino gli psichiatri o gli psicologi sociali, meglio adusi a simili inutili elaborazioni.

Nell’attesa la classe operaia vota lega e partito delle libertà (loro). Magari questo è un problema più urgente, anche se mi rendo conto, non all’altezza della riflessione in cachemire sulla “soggettività”. Pazienza!

Vigilanza democratica

In questa povera Italia governata da bossi-calderoli-marroni con il vecchio satiro che ci mette la faccia, bisogna passare a piccole azioni significative. Intanto appena si sente qualcuno dichiarare di aver votato lega, intervenire subito con frasi del tipo: “Oh, e io che pensavo che lei fosse una brava persona” oppure “mi scusi, provi a vergognarsi, appena un po’..”, fino a “Niente di male, c’è anche chi sgozza sua madre..”. Potremmo dotarci di T-shirt (da togliere al momento del bagno, mi raccomando!) con scritto: “Sono del nord ma non sono leghista” o il classico “chi vota lega sporca anche te, digli di smettere”.

Sull'”informazione” (si fa per dire) di oggi leggo una sapida intervista a tal don gaetano incerti, sì l’anziano cappellano delle Reggiane. Dichiara di votare lega e che il premier “è stato tonto a farsi beccare.” Lo ringrazio per le lezioni di morale cattolica che testimonia quanto ferma e fondata sia la sua fede kattolica, aspettiamo una bestemmia in diretta. Vista l’età non ci attentiamo a indicargli dove dovrebbe andare, ma lo invito a leggere “Avvenire” di oggi (foglio notoriamente bolscevico) laddove sottolinea come “La messa in mora di uno stile sobrio ha causato alla Chiesa cattolica mortificazione e sofferenza” (sullo stile letterario del foglio della CEI torneremo un’altra volta, per ora mi piace ricordare che qualcuno disse “il vostro parlare sia si/si, no/no, tutto il resto appartiene al demonio…).

Il mistero della maglietta bianca

Chiedo scusa se qualche minorenne incapperà in questo post. Vorrei parlare di bondi, sì del gommoso e viscidoso sedicente Ministro dei Beni Culturali. Mettere un simile figuro a dirigere un Ministero simile in Italia sarebbe come affidare la Banca Mondiale a Pappagone, ma tant’è, questi sono i tempi…

Ma sul viscidoso si è aperto un piccolo mistero, aperto dal solito paparazzo che si guadagna la vita beccando i vip (very important pirla) in vacanza qui o là. Il viscidoso (che ricordiamo defensor fidei et familiae) è stato beccato al mare con la sua nuova “compagna” una pimpante deputata del Partito della libertà (loro) per la quale ha lasciato la signora bondi. Come nel solito plot del deputato e uomo di potere. Ma passi. Lo spirito è forte, la carne è debole, il viscidoso ha anche lui un suo cotè sentimentale eccetera.

Fin qui tutto normale. La solita ipocrisia, con benedizione CEI, di chi ce la mena con la famiglia e poi fa quello che ormoni e pisello reclamano.

Ma se vedete le foto (lo so, ci vuole coraggio) noterete una cosa: il viscidoso veste una bianca T-shirt sempre, sullo yacht, in acqua, fra le braccia della fortunata deputata concubina. Una T-shirt bianca. Anche in acqua. Perchè? Il mistero si infittisce. Il Corriere della Sera che riporta le edificanti immagini non ce lo dice.

Lancio quindi un concorso a premi: indovinate perchè il viscidoso non si toglie la T-shirt. Le prime ipotesi:

1. Per non mostrare un enorme tatuaggio con la Carfagna impegnata nelle sue attività meritorie che le sono valse la poltrona (e il letto) di Ministro.

2. Per non mostrare un enorme tatuaggio fatto nel 1980 con una grande falce e martello e il motto “Lotta dura senza paura”, risalente ai bei tempi del PCI, di cui Bondi fu solerte amministratore.

3. Per non mostrare il suo difetto congenito: 3 capezzoli che fanno il paio (per somma algebrica) con lo zero cerebrale che lo contraddistingue.

Inviate le vostre risposte a Fortezza Bastiani, in palio la collezione degli articoli dell’ing.Filippi in campagna elettorale, rilegato in marocchino rosso (che non è la pelle di un extracomunitario comunista…). Attendo curioso….

Parole, inni e bandiere

Torniamo un attimo sull’ultima bufala dei legonzi (inni e bandiere regionali). Abbiamo riso perchè la prima reazione è quella, inevitabile, che si ha di fronte allo scemo del paese che dice le sue corbellerie. Si ride. Poi, però, ci si pensa, magari si prova pena per il poveretto così svantaggiato dalla natura e forse ci si vergogna un po’ della risata appena risuonata.

Lo stesso con i legonzi, sparano le loro corbellerie, li compiangiamo, facciamo battute sull’arioso vuoto nella loro scatola cranica. Però. Come altre volte in questi anni, hanno ottenuto il risultato che volevano e noi non siamo stati in grado di far nulla. Hanno spostato un poco più avanti il confine della decenza, hanno pronunciato l’indicibile, hanno pervertito il dizionario condiviso. Hanno piantato la loro bandierina verde un poco più avanti verso la dissoluzione della nostra Nazione, delle nostre comunità. Cos’è in fondo questo se non una sorta di terrorismo linguistico?

Le ronde: togliere allo Stato il monopolio della violenza, uno dei pilastri dello Stato di diritto. Farsi giustizia da sè. La tribù si organizza e colpisce lo straniero. Fatto.

Il dialetto: rompere il collante naturale della lingua nazionale per riportarci all’epoca preunitaria. Poco importa se non si sa neppure cosa siano i dialetti e il loro rapporto con la lingua nazionale. Insegnare il dialetto locale. No all’italiano, no all’Italia. Fatto.

La fallocrazia: certo ora l’Europa ride/piange sull’Italia governata da un vecchio satiro, ma l’esaltazione del “celodurismo”, del braccio alzato a mimare padane erezioni, dove l’abbiamo vista? Il leader verde (fra l’altro-si dice- rimasto offeso proprio nel corso di una dimostrazione delle suddette doti con italica soubrette) fu il precursore: in fondo il vecchio satiro è stato solo il ripetuto “utilizzatore finale” dell’oggetto così vantato. Donne come oggetti usa e getta. Fatto (anzi fallo).

Il razzismo: dai bar della valtrompio agli autobus e metro milanesi, le sparate di Borghezio e i cori di Salvini. Dalli al nero, al marocchino, all'”altro”. Basta leggere le cronache della nostra “informazione”(si fa per dire) e sentire le bordate dei nostri legonzi contro rom/sinti e immigrati. Fatto.

La violenza: abbiamo riso quando quattro pirla serenissimi arrivarono con un trattore truccato da tank in piazza S.Marco. Io ho avuto i brividi. I simboli sono più forti dei fatti, spesso, anche se non ce ne accorgiamo. E i proiettili vantati sempre dal leader padano? Non bastano le parole? Abbiamo le armi. Fatto.

E ora gli inni e le bandiere. Bufala, boiata, demenzialità. Certo. Però. Chi ha un inno e una propria bandiera? Uno stato indipendente. Anche la Transnistria ce l’ha. Uno stato indipendente. Secessione. Fatto.

E noi ridiamo, abbozziamo, facciamo battute sul cervello (presunto) di calderoli. Intanto, senza accorgersene, ci troviamo ogni giorno ad inseguire una nuova realtà su terreni ignoti, inseguire gli altri. In difesa. Discutiamo sulle bandiere mentre il paese si sta decomponendo, senza riuscire a trovare un punto comune da cui ripartire. Viviamo un momento drammatico in cui ogni parte del paese sembra riscoprire il proprio peggio: il nord l’egoismo becero e ignorante degli arricchiti, il sud l’assistenzialismo piagnone e corrotto del vecchio familismo amorale.

Magari si riuscisse a proporre qualcosa, noi, l’opposizione, quelli che sono convinti che ci sia spazio per raggiungere l’Europa, che non sia tutto perduto.

Comunque nel chiuso delle sue mura Fortezza Bastiani sta già allestendo il proprio inno (indeciso fra Einaudi, Wagner e Paolo Conte) e la propria bandiera (un drappo verde: tranquilli, il verde non è nè padano nè islamico, è semplicemente…economico, del resto cosa posso chiedere? Mica sono un dirigente comunale…)

E la bandiera dei tre colori….

Qui a Fortezza Bastiani la sera è fresca, la luna è piena. In lontananza le note di una qualche festa estiva, un valzer forse o una mazurca. Musiche di altri tempi quando per divertirsi bastava poco. Adesso invece siamo complicati, in bilico fra la farsa e la tragedia. In questo la lega (che, come dice mio figlio, non merita neppure la maiuscola) tiene alto il livello comico. Pagliacci a piede libero i leghisti, squallide maschere del disfacimento morale e politico di un paese che non è mai stato un esempio di rigore.

L’ultima è contro il Tricolore. Ora, per quanti mi conoscono sanno bene la mia scarsa simpatia verso le operazioni trasformistiche condotte proprio a Reggio da bolsi ex comunisti, pronti a riciclarsi come strenui difensori del vessillo nazionale. Buffoni e opportunisti. Però. Però non posso scordare Giorgio Morelli, il “Solitario” che entra a Reggio il 24 aprile su una vecchia bicicletta e porta il Tricolore in Comune. Non posso dimenticare la commozione dei tanti emigranti (avi incolpevoli della massa di cefalopenici leghisti) in tante parti del mondo di fronte alla loro bandiera.

Adesso questi tragici buffoni se ne escono con la necessità di modificare l’articolo 12 della Costituzione per dare spazio ai “vessilli regionali”. Crisi economica devastante, cassa integrati, un premier-satiro ormai scaricato anche dai congiunti, zone intere del paese in mano alla criminalità organizzata e questi legonzi cosa vanno a pensare? Alle bandiere regionali?

Superata la spiacevole senzazione di essere presi per i classici fondelli, con l’ennesima trovata per gonzi della Valtrompio, raccolgo la sfida e propongo alcuni dei nuovi vessilli che garriranno sulle torri delle capitali regionali.

Lombardia: una casseula fosforescente verde su fondo grigio topo color aria di Milano.

Piemonte: Il profilo del seno plastico di Simona Ventura su fondo color gianduiotto.

Veneto: fondo color polenta, con osei azzurri in volo.

Liguria: verde pesto

Emilia: a strisce orizzontali bianche verdi rosse arancio (besciamella, pasta, ragù e formaggio gratinato).

Toscana: una fiorentina fumante su un fondo rosso Chianti.

Lazio: nera con un bel fascio che sorge dal Colosseo

Campania: un Kalashnikov adagiato su una pizza alla Napoli

Sicilia: una coppola e il motto “Il sordo, il cieco, il muto campano cent’anni in pace”

Sardegna: una villa con 64 tette al vento.

Finalmente! Così procede la putrefazione del belpaese, fra legonzi in preda a fumi alcoolici, un premier in perenne (o attesa) erezione e code di gitanti sulle autostrada. Che meraviglia!

Per fortuna qui a Fortezza Bastiani la sera è fresca, la luna è piena e c’è una musica nell’aria, che sia l’inno comunale di Casina? O forse quello di Carpineti? Approfondirò…


Il più antico mestiere del mondo

Vignetta del sommo Altan. Due signore a colloquio, la prima: “Suo marito va ancora con le escort?” Risposta:”No, non ce lo possiamo permettere, lui va ancora a puttane!”.

Lotta in classe nelle alcove? No, “tutela del decoro” si chiama. Ti fermi a parlare-trattare con una puttana sulla via Emilia? Capperi: orrendo, turbi il decoro di quei bei piazzali asfaltati, di quelle belle aree di sosta! 400 euro: concilia?

Ma te li meriti! Vai sul web, trovi 1000 siti di escort, girl, trans, fric, urp, ging e bong. Numero di cellulare e via. Un po’ di decoro, no?

Se poi sei un po’ più retrò e non sei pratico di web, tranquillo, comprati il morigeratissimo Resto del Carlino, defensor fidei, familiae ed ecclesiae e trovi paginate di inserzioni (a pagamento…) di AAA. offresi. Facile, no?

Ma sulle strade no, turbi il decoro. Grazie al nostro governo (si fa per dire) che pensa a noi. Solo perchè nessuna puttana da strada avrà i soldi e il tempo per presentare istanza di anticostituzionalità per una tale ridicola norma. Sì perchè dove viene definita la figura della “puttana” legalmente? Se nostra nipote una sera aspetta un amico e scende al cancello e si ferma un conoscente per salutarla, il malcapitato paga 400 euro? No? E perchè? Spesso le nostre nipote girano con abbigliamenti “estrosi”, cosa qualifica una “puttana” allora? Che tratti con un passante o che ceda servizi a pagamento? O magari è una “puttana” perchè non parla l’italiano? O perchè è nera? O solo perchè non ha soldi per stare a casa e chattare sul web?

Ma il decoro è salvo. Le escort lavorano a tutto spiano (e fanno carriera) e le “puttane” si spostano un po’ più in là. Fatto! Che poi anche dietro a una “puttana” ci sia una persona viene in mente solo a qualche pazzerello, magari qualche prete “comunista”. Come è che diceva quel libriccino? “I ladri e le prostitute vi precederanno nel Regno dei cieli”. I commercialisti non erano previsti nel Vangelo, chissà perchè….

Reggianità? Boh….

Normanna mi segnala un articolo dell’amico Marco Sotgiu sulla “reggianità” (http://www.viaemilianet.it/notizia.php?id=2618), si può sorridere ma poi qualche dubbio resta dentro.

Torna il vecchio discorso sulle parole e sul linguaggio. Prima si corrompono le parole poi le persone e la società, e tutto finisce a catafascio, tutto va a escort (per essere aggiornati). Abbiamo lasciato che corrompessero le parole, che cambiassero senso all’espressioni più semplici (gente, famiglia, popolo), che tornassero ad essere usate parole che speravamo obsolete (razza). Per educazione, tolleranza o pigrizia abbiamo lasciato correre. E adesso ce le troviamo lanciate addosso come pietre dal leghista di turno o dal preteso democratico che vuole dimostrare che anche lui è dotato di attributi padani. Un pezzettino alla volta, si ascoltano i ragionamenti di questa gente e si entra nel gioco, come lo spacciatore la prima volta. Sembra tutto ragionevole, soluzioni semplici a problemi complessi, finalmente. Ci si sente ascoltati, capiti, nei nostri piccoli odi quotidiani, odi di condominio, di cortile, di parcheggio. Odi di piccoli uomini, di piccoli patetici ignoranti “usi ad obbedir tacendo” al più forte di turno, a cercare|trovare la giustificazione a ogni bassezza, ad ogni compromesso.

Se il premier-satiro ha sdoganato il maiale che è dentro di noi maschietti italionzi, la lega sdogana il vigliacco, l’Alberto Sordi che ci tiriamo dietro da una vita. Forti coi deboli e deboli coi forti, tornati alla logica della tribù, spaventati ad ogni stormir di fronde, chiusi in casa davanti alla tv, solo preoccupati del nostro “io”. Tutta roba che, a pensarci bene, con calma, con un amico che ti facesse ragionare, sarebbe da vergognarsi, da martellarsi le dita per sette giorni come penitenza. Invece no. C’è chi ti dice che hai ragione, che è giusto, leggi L’Informazione, ascolta don Ranza, ciucciati i TG e finalmente capirai! Sei i-t-a-l-i-a-n-o, benvenuto! Ora scegli pure la tua tribù: reggiano? Benissimo! Eh, signora mia, non si vedono più reggiani in giro! Eh, una volta era diverso. Ma dobbiamo difenderci, tutelare la “reggianità” contro gli “altri”.

Lunedì mattina esami di “reggianità. Materie del corso: “Teoria e pratica dell’erbazzone”, “Bestemmie da Gardenia e Massenzatico”, “Storia dei bordelli reggiani”, “La Reggiana fra realtà e invenzione”, “Vecchie usanze della nonna: il filoss”, “Musica popolare: La “Giagiasa in tal canèl”.

Ohhh, finalmente! Benvenuti a bordo della “nave dei folli” che è la nostra patria. In Italia ormai ci sono 5 milioni di immigrati, dovremmo lavorare per progettare, insieme, una società armoniosa, per i nostri figli, per cogliere la grande opportunità che queste nuove presenze ci offrono: intelligenze, conoscenze, potenzialità, scambio di culture. E che facciamo? Diamo il 18 % alla lega? Facciamo le ordinanze contro gli accattoni? Ci inventiamo la “reggianità”?

Quos vult perdere, Deus dementat! Incidiamolo sulle nostre facciate, sui condomini, le villette, le maisonette, le betulle e betulline, gli oppidi e compagnia danzante. Una volta, infantilmente, qualche comune apponeva la targa “Comune denuclearizzato” all’ingresso del centro abitato. Beh, oggi mettiamoci “Comune in via di de-cerebrazione”. Riprendiamoci le parole, non sorridiamo alla battuta razzista del conoscente, non taciamo di fronte alla boiata leghista, quando ci sentiamo dire “io non sono razzista, però…” e poi arrivano robe da Kukluxklan non tiriamo via. Diciamoglielo in faccia, con educazione se possibile, che no, non è così. E che lui|lei sono pirla o, per stare alla “reggianità” che “li lòr iin di caiuon”. Arvèders!




Finalmente il trionfo della Valbrembana!

Come dicevano quelli colti: “Oportet ut scandala eveniant” (é opportuno che gli scandali vengano alla luce), e quindi saluto con favore la proposta della lega (che, come dice mio figlio, non merita nemmeno la maiuscola) di introdurre test per gl insegnanti, in modo da valutare il loro legame con il territorio, la loro conoscenza di storia, usi, tradizioni e lingua.

Quindi, com’è giusto e logico, se sei in val Brembana devi sapere il dialetto valbrembanese. Se sei a Casina il casinese, a Leguigno il leguignese. Finalmente. Agli insegnanti nella nostra provincia sarà chiesto di saper fare i tortelli e l’erbazzone. Italiano e matematica seguiranno. In tempi in cui le frontiere cadono, giriamo il mondo con un click del mouse, volete mettere? Si torna al cortile di casa, all’odore di zuppa di cavolo, al totem della tribù, alle care cose di pessimo gusto del buon Gozzano (che vi informo, udite udite, è ancora insegnato nel 2009 nei nostri licei cittadini da specchiati insegnanti reggiani!).

E’ giusto mettere un test. Io lo metterei anche agli onorevoli (si fa per dire) della medesima lega, che forse di un ripassino hanno bisogno, pòver fioi (http://www.youtube.com/watch?v=zrKKT-Y531I), ma valutiamo il fatto positivo, il contributo alla chiarezza: leghisti sono e leghisti restano. E poi: fanno quasi tenerezza, terrorizzati e terrorizzanti, spaventati, convinti di chiudere il mondo dentro a un monolocale di Gavirate, spaventati e convinti di tornare al bel tempo antico (si fa per dire). Peccato che in quel bel tempo antico i loro paparini e nonni fossero emigranti, sporchi, puzzolenti e analfabeti, pronti a prendere legnate ad Aigues Mortes. Ma si sa, tutto si scorda. Però attenti! Perchè la regione con il più alto tasso di abbandono scolastico non è la Calabria ma il Veneto. E come diceva Prodi: non è concesso a più di una generazione essere ricchi ed ignoranti. Perchè poi tutto si paga e quindi fossi nei signori (si fa per dire) della lega io mi divertirei ora, finchè c’è la ricreazione, perchè il futuro è incerto.

Però. Però la lega c’è e dà risposte sbagliate a problemi che esistono. Insegnanti delle elementari reggiane che se ne escono con un “uscite i quaderni” o “scendilo il bambino” ci sono e resteranno lì. Del sud o no. C’è chi continuerà a insegnare Corazzini e non Montale, a pensare che sia esistito Napoleone II o a non sapere proprio chi fosse quel tal Lutero, come due maestre agenti nelle nostre scuole reggiane. La qualità non è nemmeno un optional, è uno strano animale sconosciuto ai più e di nessun valore nelle nostre scuole. Insegnanti che di libri leggono solo quelli di testo, che non vanno al cinema, a teatro. Che entrano in classe al mattino come fossero in fabbrica o al bar. E su questo dov’è stato il tanto vantato “riformismo” della sinistra in questi anni? Proposte vere? Nebbia in Val Padana. E poi ti arriva la Gelmini e sulla scuola tramonta il sole. Ma guarda un po’.

Comunque, anche se fuori età, nel mio curricolum inserirò la mia conoscenza del dialetto reggiano e migliarese. So come si fanno i casàgai e il gnocco fritto, so chi era Matilde e Iller Pataccini. Ho visto almeno 3 partite della Reggiana nel 1970. Gelmini, arrivo!