Perchè stupirsi?

Come diceva il poeta “hanno dato il gregge in mano al lupo e adesso piangono perchè spariscono gli agnelli”. Abbiamo/hanno dato il governo ai leghisti e ora ci stupiamo delle pensate del ministro (protempore) marroni? Questa gente che già a Chiasso si sente sperduta, che costruisce il proprio risibile potere sulla paura altrui, che vive di ignoranza e ingordigia, che fa dell’egoismo e dei bassi istinti il proprio credo, che altro poteva dare?

Io però, ammetto, sono d’accordo con una operazione di reimbarco. Cambierei però i passeggeri. Meglio 100 migranti all’uscio che un leghista sotto casa. Quindi: si carichino dei bei barconi di leghisti, li si porta attraverso il Mediterraneo (I lombardi alla prima crociera) e poi li si consegni, loro, ai libici. Gheddafi sappia che siamo disposti a pagare per il cambio.

Fuga dalla realtà (uno e due)

Il premier (provvisorio) dice che l’Italia non deve essere un paese multietnico. Capisco che l’anziano satiro sia troppo indaffarato in feste e che la gnocca in quantità massiccia dia alla testa (tanto più a chi ha una certa età) ma mi chiedo: dove vive il (poco) onorevole cavaliere? Gira per le strade, lui che è un uomo del popolo? Mai andato in una scuola, un asilo? Mi ricorda un imbianchino austriaco che aveva fatto carriera che, chiuso in un bunker, spostava bandierine su una carta per mandare all’attacco divisioni inesistenti. Ma almeno lui chiuse la sua esperienza di governo in maniera dignitosa, ma questo qua? Per quanto dobbiamo tenercelo?

Dall’altra parte della barricata altri singolari personaggi si stanno impegnando per scomparire definitivamente dalla scena. Cancellati dal nostro parlamento appena un anno fa, anzichè andare tutti a casa (con pensioni e casali in campagna), lasciare spazio ad altri e unire, unire, unire i dispersi resti della sinistra estrema, hanno continuato a scannarsi per presentare liste e listine alle europee, con falci e martelli, trotzkisti e bordighisti. Ci mancano solo gli etruschi e i rosacroce e poi ci sono tutti. Questi qua, però, almeno sappiamo quando spariscono: il pomeriggio del 8 giugno, a urne chiuse e conti fatti. O no? Magari, si divideranno ancora! Io mi prenoto, aderirò alla corrente degli etruschi trotzkisti, tanto per stare sul sicuro!

Un consiglio per Salvini

Vorrei dare un consiglio al SS (Sapido Salvini), che ha proposto di riservare posti in metro solo per milanesi. L’idea non è male ma tecnicamente come si fa? Mica puoi costringere i lumbard a girare con l’atto di nascita appuntato sul petto, che poi a Milano piove e la carta si stinge e sporca la giacchettina di Armani. No, ci vuole una cosa pratica, da veri meneghini. Allora visto che sarebbe scomodo mettere un qualsiasi segnale sui non-milanesi (magari sono migliaia e migliaia, sti’ impuniti!) propongo di segnare solo i veri “milanesi-lumbard”. Si crea un distintivo da appuntare su questi fortunati: propongo un ovale marrone con al centro stampata una bella “M” giallina.

“M” come meneghini? Milanesi? Mah, fate voi, cos’è quella cosa marrone che inizia per “M”?

La corruzione delle parole

Prima si corrompono le parole, poi si distruggono le idee. Giorno per giorno, con metodo, nell’indifferenza generale. Una parola perde il suo significato e, o ne assume un altro ben diverso, o diventa un suono vuoto. Già con termine “socialista” in passato si definivano strutture dittatoriali in varie parti del mondo che con il socialismo non avevano nulla a che fare (ricordate le “Repubbliche socialiste” dell’Est?).

Ora, qui da noi la parola “libertà” e l’aggettivo “libero”.

C’è qualcosa di meno libero del neonato Pollo della Libertà? Libertà? La “loro” libertà, di fare, disfare, strafare, senza regole se non l’arbitrio o la privata libidine. Tutti agli ordini del sultano.

Libero. C’è qualcosa di più osceno e ributtante del giornale che inalbera questa parola come testata?  Sì, forse c’è, un altro quotidiano che si titola con un toponimo. Ma della geografia scomparsa parleremo un’altra volta.

Grazie

Un “grazie” all’amico Vindice Lecis che sul suo sito pubblica la recensione a “Il sangue dei vincitori”.

(http://www.fuoripagina.net/cult-soc-generale/il-sangue-dei-vincitori-la-verita-sul-dopoguerra-senza-revisionismi-alla-pansa.html)

Cercasi persone smarrite

In questo turbinio di gonne, cosce, alcove, tresche e lenocinio mediatico mi sorge spontanea una preoccupazione: ma dove sono finiti i nostri defensores fidei? I Teodem, Teocon, Atei devoti, sacerdoti intrippati, mistici da pizzeria? La famiglia è sotto attacco, ma non una famiglia, no. LA famiglia di Arcore. E loro? Forse stanno preparando un nuovo Family day? Sono intenti a stampare i volantini e a preparare gli striscioni? A un primo colpo d’occhio gli unici striscioni che vedo sono i giornalisti che strisciano a terra, la lingua sulle scarpe dell’Homo priapicus. Ma forse mi sbaglio.
Sono certo che la Binetti sia intenta a stringere il cilicio sulle sue carni virginali per scontare i peccati del leader, mentre cardinali e monsignori si stanno mangiando le mani: “proprio stavolta che avevamo trovato uno che ci dava tutto, guarda che casino va a combinare! Ma facesse le sue cosine come tutti, in silenzio, discretamente, da bravo cattolico!”. Già, un bel problema, bisogna capirli, abituati a secoli di peccati discreti lavati con magnanimità nella penombra del confessionale, questo qua (che deve aver scambiato le pilloline blu per mentine all’anice) ti va ad esibire le sue demi-vierges in tv, a “Porca a porca”! Ah, non c’è più rispetto, non c’è più decoro, signora mia, dove andremo a finire? Già, dove andremo a finire? Quale sarà la prossima frontiera che il cavaliere azzurro (e glielo avevano detto che troppe pilloline blu danno quest’effetto secondario…) abbatterà per renderci ancora più liberi? Presentarsi davanti alle scuole con solo l’impermeabile addosso, aprirlo a sorpresa e poi dire che faceva lezioni di educazione sessuale alle giovani generazioni?

La nostra fantasia inciampa ma siamo certi che Lui ci saprà stupire, come sempre.

Sondaggi e idee-regalo

Secondo il sondaggio IPSOS-Sole 24 Ore, il 40% degli operai voterà a destra (Lega o PdL). I casi sono due: o si tratta di un caso storico di tafazzismo di massa, oppure la sinistra sta facendo tanto la sinistra che nessuno se ne accorge più.

Un’idea regalo per il vostro peggior nemico: “Devi augurarti che la strada sia lunga” (Editore Ponte alle Grazie) del cashmiroso Fausto Bertinotti, degno erede di quel Giacinto Menotti Serrati, il massimalista parolaio che fu il primo alleato del cavalier Benito nel 1922.

Nel 1953 quando i tank sovietici repressero la rivolta degli operai a Berlino, il buon Berchtold Brecht lucidamente osservò: “Quando la classe operaia si ribella ai suoi dirigenti, si cambia…la classe operaia!”

Facile, no? (si fa per dire)

Ei fu…

“Ei fu, siccome immobile, dette il mortal sospiro…quale sarà il fortunato poeta che canterà la fine, ingloriosa, ridicola e grottesca del nostro presidente (provvisorio)? Chi lo travolgerà, l’ennesima minorenne, la velina-assassina che farà schioppare l’ultima, eroica, coronaria, un peto tonante sfuggito al cospetto dei grande del G8? No, lo sappiamo: sarà un complotto della sinistra, un colpo di stiletto dei soliti comunisti o di qualche giornalista-giustizialista che sobillerà, mesterà, tramerà. E il grande uomo cadrà, come la statua di Saddam sulla piazza di Bagdhad, e noi come la cara Jenny dei Pirati di brechtiana memoria, diremo “oplà!”.

Nell’attesa registriamo il risveglio della CEI che si è ricordata che un leader dovrebbe, almeno, non esagerare in ciarpami e vaccate varie. Meglio tardi…Ma intanto l’operazione “Salvate il satiro Silvio” è partita, ohibò, con la solita vecchia tattica: 1. Intervista a “Porca a porca”; 2. Insulti alla signora Veronica della stampa leccobarda; 3. Fuoco di copertura dei giornalisti della “Compagnia dell’agnello”. Se qualcuno ha lo stomaco si legga oggi “Il limite che non c’è” del sublime P.L.Battista, ovviamente attrezzandosi con stivaloni e grembiule per non rimanere inzuppati della saliva del “giornalista”, impegnato nella sua linguistica occupazione. E quello una volta era il “Corriere” di Ronchey e Ottone. Tempi duri, non c’è che dire.

Dell’Utri, chi?

Il pregiudicato Dell’Utri Marcello, condannato a 9 anni di reclusione in primo grado a nove anni di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e, attualmente, senatore della Repubblica (con un cursus honorum così è il minimo) ha asserito che “Benito Mussolini non fu “dittatore spietato e sanguinario”, perse la guerra perché fu “troppo buono”, fu “blando” sulle leggi razziali e i repubblichini furono “i partigiani di destra”, perché lottarono per un ideale.”
“Mussolini – sostiene Dell’Utri – ha perso la guerra perche’ era troppo buono. Non era affatto un dittatore spietato e sanguinario come poteva essere Stalin” e “trovo Mussolini straordinario e di grande cultura”.
Secondo il senatore del Pdl, “non e’ colpa di Mussolini se il fascismo e’ stato un orrendo regime: “sono state le sanzioni a costringerlo a trovare un accordo con la Germania di Hitler”. Se non ci fossero state – sostiene Dell’Utri probabilmente non si sarebbe mai alleato con Hitler. Neanche le leggi razziali convincono Dell’Utri, che ricorda: “nei suoi diari Mussolini scrive che le leggi razziali devono essere blande”. “Io non ho alcuna intenzione di fare apologia ne’ del fascismo ne’ di Mussolini”, precisa. E al riguardo aggiunge di aver scoperto nei diari del dittatore “la figura di un grande uomo”. Per quanto riguarda i ragazzi di Salo’, l’assoluzione e’ piena: “erano al 100% partigiani di destra, hanno avuto la loro parte e credevano in alcuni valori”. “I repubblichini – sottolinea Dell’Utri – sbagliavano sicuramente pero’ sono essere umani che hanno lottato al pari degli altri per una loro idealita”‘. (http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=117231)

Sentito il Dell’Utri, per par condicio, si attende l’opinione di Bernardo Provenzano sul pontificato di Giovanni Paolo II e di Totò Reina su Madre Teresa di Calcutta.

Baciamo le mani (si fa per dire).

Caduta libera

Ormai è una gara persa: uno pensa che si sia toccato il fondo e poi, oplà, il giorno dopo, ecco aprirsi un nuovo baratro morale. Adesso siamo alle liti famigliari in pubblico, alla moglie che, chiede il divorzio, accusando il marito, ultrasettantenne, fra l’altro, di andare con minorenni (ma il Codice penale non dice nulla? Esiste l’articolo 609, o no? Ma anche su quello il Lodo Alfano fa piazza pulita). E qual’è la reazione? Sdegno popolare? “L’Osservatore Romano” tuona? “Avvenire” strepita, indignato? Nulla. Un silenzio bucolico e armonioso. Un po’ di carità verso un vecchio, patetico, satiro. Anzi, c’è da aspettarsi valangate di sterco sulla Signora che ha avuto, sobillata dal Comintern, il cattivo gusto di lamentarsi.

Leggere i siti del Pollo delle Libertà (loro) per credere: insulti, volgarità postribolari, insinuazioni. Guardare (da lontano se non siete di stomaco forte) “Libero” e “Il Giornale”.

Del resto la storia è vecchia: quale maschio italico oltre i 50 non sogna l’avventura con la fanciulla, gratis o a pagamento poco conta? Qualche anno fa un facoltoso industriale modenese, over 50, raccontava divertito di aver corteggiato una giovane pulzella che, ostinatamente, gli si rifiutava. Messa alle strette e interrogata sul perchè del rifiuto, la giovane rispose candida: “Perchè siete vecchio e brutto!”. E allora il nostro industriale, estrasse il portafoglio e mostrandolo alla fortunata replicò: “Quanto ci vuole per diventare bello e giovane?”. Non sappiamo la replica della giovane, se conservò la virtù o (probabilmente) alzò il prezzo.

Silvio è tutti noi, industriali e no, belli e brutti, rappresenta perfettamente il genere “mascalzone latino”, padre di famiglia e puttaniere, padre e prosseneta, dal night alla cattedrale in un balzo. Tanto chi ti assolve lo si trova sempre, in questa Italia in caduta libera.